Arriva l’ennesima tassa! Metterà in ginocchio hi tech?

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Se ci sono settori che non conoscono ancora la crisi in Italia sono gli smartphone, tablet, computer portatili o fissi, ma ben presto anche l’hi tech potrebbe risentire della nuova tassa che sta per abbattersi sui dispositivi eletronici. Come se in Italia non ci fossero già abbastanza tributi da pagare allo Stato, ora arriva anche quello della Siae che sostiene che  che bisogna pagare “in cambio della possibilità di effettuare una copia personale di registrazioni, tutelate dal diritto d’autore”. Dunque per fare una copia di contenuti audio-video di cui siamo già legittimi proprietari. Per esempio per portare la compilation di Cd e Dvd su un secondo dispositivo personale come un lettore Mp3, smartphone o tablet. Naturalmente vale anche per un programma Tv, un cartone animato e un filmato (anche di YouTube) che riversiamo su un hard disk esterno. I più colpiti saranno i giovani che sono la fascia che maggiormente utilizza tali dispositivi e non sarà per nulla leggera:  5,20 euro per i nuovi smartphone e tablet che acquisteremo in futuro, fino a toccare 40 euro per i decoder con memoria interna da 400 GB.  Se l’imposta voluta dalla Siae per ottenere un ‘equo compenso’ entrasse in vigore gli introiti arriverebbero a 200 milioni di euro, considerati gli utenti dei device e le stime d’acquisto per il 2014. Una cifra esorbitante che tuttavia andrebbe a penalizzare mettendoli fuori mercato molti apparecchi.

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Il governo blocca il canone ma la Rai non ci sta

rai-canone-tuttacronacaIl governo ha disposto il blocco del canone Rai a 113,5 euro per il 2014 ma in Viale Mazzini non ci stanno e vogliono aumentare la tassa e per questo hanno deciso di portare il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, davanti al Tar. Il decreto del governo non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, scrive Repubblica:

“La Gasparri stabilisce che il servizio pubblico ha diritto a recuperare l’inflazione «programmata » e a ricevere il carburante necessario al suo «sviluppo tecnologico ». Per 7 anni, questo meccanismo ha garantito alla Rai un canone più alto. Stavolta, per il 2014, l’imposta sarebbe arrivata a 115 euro (uno e mezzo in più dell’anno prima). Invece, il 20 dicembre, Zanonato annuncia via Twitter il blocco della gabella e l’impegno a recuperare risorse semmai «dalla lotta agli evasori». La decisione del governo ha un impatto immediato sui conti della televisione di Stato, che perde 21 milioni di euro. L’unica speranza — per Viale Mazzini, ovvio — è che il Tar accolga ora il ricorso e azzeri il decreto Zanonato, riaprendo i giochi”.

I vertici della Rai però non sono pronti a cedere, scrive ancora Repubblica:

“Il 20 dicembre, al blocco del canone per il 2014, il direttore generale Gubitosi parla di «fuoco amico» del governo sulle reti di Stato. Espressione parecchio dura. E gli attuali consiglieri di amministrazione sono — quasi tutti — “incavolati” e pronti a vendere cara la pelle”.

Il bimbo che deve pagare l’Imu: il Comune fa causa alla madre

imu-bimbo-tuttacronacaSi era parlato nei giorni scorsi di un bollettino con la rata dell’Imu arrivato a un bimbo orfano di padre di soli sei anni. Ora il Comune di Sesegana, in provincia di Treviso, ha deciso di fare causa alla madre e al legale del piccolo, con l’accusa di “aver diffamato e leso l’immagine dei dipendenti e del Comune” dichiara il sindaco Vincenza Scarpa. La giunta, come spiega il Gazzettino, ha quindi deciso d’intentare una causa penale con la richiesta di risarcimento dei danni nei confronti della mamma del bambino di sei anni. Nei giorni scorsi, dopo l’arrivo di una cartella esattoriale per il pagamento dell’Imu da 1.754 euro, cartella intestata al piccolo, la madre si è rivolta ad un legale e hanno reso pubblica la vicenda, accusando il comune di aver sbagliato. “Non c’è stato alcun errore” ribadisce il sindaco. “In questo momento di crisi economica e di valori – attacca Scarpa – non possiamo sopportare che passi un messaggio del genere”.

Il bimbo che ha 6 anni… e 1.754 euro di Imu da pagare!

imu-bimbo-tuttacronacaAnche un bimbo di sei anni, orfano di padre, si è visto recapitare a casa un bollettino per il pagamento dell’Imu. E non si tratta di un errore. Il fatto è accaduto in provincia di Treviso, a Sesegana, ed è il sindaco a spiegare come sia possibile: “Non c’è stato errore. Se il minore ha ereditato l’immobile che è una seconda casa, deve pagare”. Quella cartella da 1.754 euro arrivata al piccolo ignaro di tutto, non è pazza. “È una cosa normale” dice il primo cittadino. E ancora: “Minori o disabili sono affidati ad un tutore legale, a questa figura spetta il compito di tutelarne gli interessi”. E dunque di pagare l’imposta, se è dovuta. “Anche se il bambino erede avesse soltanto due mesi sarebbe tenuto a pagare”. L’edificio su cui il piccolo deve pagare l’Imu era di proprietà del padre imprenditore, deceduto non molto tempo fa. La madre, ricevuto il bollettino, si è rivolta a un legale che ha fatto sapere che il bimbo è sì destinatario dell’eredità del padre defunto, ma che per diventare erede effettivo occorre l’accettazione. Che pare invece non ci sia stata. Al riguardo, precisa il sindaco: “Però non l’ha comunicato agli uffici comunali quindi non c’è alcun errore da parte del Comune”. Anzi, a Susegana di casi simili, ossia di cartelle esattoriali intestate a minori o disabili affidati ad un tutore che ne fa le veci davanti alla legge, ce ne sono almeno altri sei. “E tutti pagano regolarmente”. La tassa, quindi, va pagata entro il 16 dicembre. In caso di obiezioni da presentare, lo si potrà fare a pagamento avvenuto. “In ogni caso, se il tutore di questo bambino aveva delle contestazioni da fare – chiosa il sindaco Scarpa – poteva recarsi nei nostri uffici e gli sarebbero stati dati tutti i chiarimenti necessari”.

Il salasso pre-natalizio per circa 2 mln di italiani: Tares e Imu

tares-tuttacronacaDomani, 16 dicembre, scadono i termini per pagare il saldo dell’Imu e della Tassa sui rifiuti, la Tares, tasse da cui lo Stato si aspetta d’incassare 16 miliardi di euro e che colpiscono non solo seconde e terze case, ma che costeranno agli italiani due milioni per le ‘pertinenze’, garage e posti auto. La combinata delle due tasse, per come sono state costruite le aliquote, rappresenta una patrimoniale in piena regola. A pagare saranno i proprietari di prime abitazioni dotate di più di una pertinenza: ovvero cantine, solai, ballatoi, lavatoi. Ma soprattutto, nel 75% dei casi, garage e posti auto coperti o scoperti. La prima pertinenza è considerata parte integrante della prima casa, dunque zero Imu per quest’anno. Dalla seconda in poi, si paga, con un’aliquota che è quella delle seconde case. Per quel che riguarda la Tares, entrata in vigore solo nel 2013, è basata sulla superficie dell’immobile di riferimento, il numero dei residenti, l’uso, la produzione media dei rifiuti e altri parametri e ha come obiettivo la copertura economica, per intero, del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti del Comune. Anche in questo caso la seconda rata scade domani.

La politica italiana ora vuole ammazzare anche il calcio?

calciomercato-tassa-tuttacronacaIn Francia i calciatori, non molto tempo fa, minacciavano lo sciopero a causa di una supertassa voluta da Hollande. Ora il governo italiano, alla continua ricerca di nuove entrate, vuole provare a tassare i trasferimenti del calciomercato ma non solo: anche quelli delgi altri sport sono nel mirino del fisco. Il tutto è previsto da un emendamento alla Legge di Stabilità presentato oggi da due deputati del PD – Antonio Castricone e Stefania Covello – che prevede di prelevare risorse utili per il sostentamento dello Stato da calcio, basket, volley e rugby. La norma prevede che si vada a tassare il rapporto tra società, procuratore e assistito con una tassa del 15% dell’importo totale derivante da acquisti o vendite di tesserati. I  deputati, al momento di presentare l’emendamento, hanno spiegato che:

Ha lo scopo di far emergere utili spesso nascosti al fisco e dunque incrementare il gettito fiscale. Con questa norma sarà da oggi possibile la diminuzione degli inevitabili contenziosi fiscali tra atleti e l’amministrazione finanziaria ai quali in passato, purtroppo, siamo stati abituati.

Lo scopo, insomma, è di evitare che una parte del denaro che gira tramite la compravendita degli atleti finisca nel sommerso. Ad essere sotto assedio, in particolare, sono i compensi dei procuratori, che sono spesso oggetto di contenzioso nel caso di trasferimenti di grandi giocatori: dal 15% della tassazione, in ogni caso, potrà essere sottratta la somma che l’atleta avrà già pagato al suo procuratore per la trattativa. In commissione Bilancio della Camera dei Deputati l’emendamento è già stato approvato. Vi si legge ancora:

Ai fini della determinazione dei valori delle imposte sui redditi per gli atleti professionisti si considera altresì il costo dell’attività di assistenza sostenuto dalle società sportive professionistiche nell’ambito delle trattative aventi ad oggetto le prestazioni sportive degli atleti professionisti medesimi, nella misura del 15%, al netto delle somme versate dall’atleta professionista ai propri agenti per l’attività di assistenza nelle medesime trattative.

La nuova beffa della politica: in fila all’alba per colpa della Tares

tares-tuttacronacaA Torino e provincia gli uffici postali sono presi d’assalto. La ressa e le proteste hanno un’unica motivazione: i cittadini si sono messi in coda all’alba per poter pagare la Tares, il cui bollettino è appena arrivato e che sta per scadere. E se non si paga entro il 16, scatta la moratoria. La Stampa di Torino ha parlato con alcune delle persone in fila. Tra questi anche Giovanni Loiacono, un cameriere 47enne che si è dovuto far dare un permesso dal titolare del bar per recarsi all’ufficio postale e pagare il bollettino che il Comune ha spedito a lui – e ad altre 400 mila capifamiglia – più o meno all’inizio della settimana. “Guardi qui il timbro postale e guardi qui l’altra data: ci hanno dato 72 ore per pagare questa maledetta tassa. E sotto Natale poi. Sapete che vi dico? Gente come questa se li merita i forconi”.  E continua: “E il bello è che non riuscirò a pagare niente, perchè guardi qui, sono il numero 367. Dovrei stare qui fino alle sei di sera, ma alle tre devo rientrare al lavoro”. Non è il solo, perchè molti a casa non hanno un computer per pagare o preferiscono comunque una ricevuta di carta. Una pensionata, Laura Gandelli, con il suo numero in mano lamenta: “Queste sono tasse e a Roma non aspettano altro che arriviamo in ritardo per infliggerci pure una mora”. E si mostra determinata: “Non mi muovo sino a quando non l’ho pagata, non m’importa che il Comune dica che c’è tempo fin oltre il 16 dicembre. Con le tasse non si sa mai”. La Tares si è rivelata essere un problema, non solo perchè il conteggio in base al numero dei componenti della famiglia ha prodotto somme pesanti ma anche perchè il bollettino è arrivato in ritardo a causa del continua balletto politico che a Roma ha cambiato cento volte la prospettiva fiscale. Ovviamente, chi si ritrova a fare i conti con le conseguenze sono i cittadini e il Comune. Paolo Lubbia, dirigente della Soris, alla Stampa ha spiegato che ieri nei loro uffici ha dovuto affrontare un centinaio di persone per spiegare loro come si è calcolato questo conguaglio, perchè 30 centesimi a metro quadro si versano in più quest’anno, che succede ai single o a chi ha cinque figli. Le novità in questa rata di dicembre, infatti, sono molte e a queste si somma la beffa di vedersi recapitare i bollettini a pochi giorni dalla scadenza di pagamento. Il Comune ha già eliminato la mora. Ma intanto ieri, in coda, da corso Racconigi all’ufficio postale più sperduto non lo sapeva nessuno.

L’emedamento che propone una tassa sui cani non sterilizzati

cani-sterilizzazione-tuttacronacaIl deputato Paolo Cova, del Pd, ha presentato in commissione Affari Sociali alla Camera  un emendamento che propone una tassa sul proprio cane non sterilizzato e che di fatto aiuterebbe non poco a combattere il randagismo nelle strade, evitando così il moltiplicarsi di cuccioli nati da amici a quattro zampe abbandonati nelle strade:

1.)Alla legge 14/08/1991 n. 281, sono apportate le seguenti modifiche: art 6, abrogato dall’art. 10 dl 18/01/2003 n.8, è sostituito dal seguente:
“ 1. i proprietari o detentori di cani non sterilizzati sono tenuti al pagamento di una tassa comunale annuale, istituita da ciascun comune con propria delibera con previsione di esenzioni, riduzioni, detrazioni in favore di determinate categorie di soggetti.
2.) La certificazione di sterilizzazione chirurgica definitiva è rilasciata da medici veterinari libero professionisti abilitati ad accedere all’anagrafe regionale degli animali d’affezione, i quali contestualmente provvedono alla registrazione della sterilizzazione dell’animale presso l’anagrafe.
3.) Sono esentati dall’imposta: a) i cani di proprietà di allevatori professionali di cui alla Legge 23/08/1993 n.349; b) i cani esclusivamente adibiti alla guida dei ciechi e alla custodia degli edifici rurali e del gregge; c) i cani adibiti ai servizi dell’Esercito ed a quelli di pubblica sicurezza; d) i cani appartenenti a categorie sociali eventualmente individuate dai Comuni

La nota di accompagnamento spiega: “Il fenomeno del randagismo sta creando ingenti problemi alle amministrazioni comunali e la continua presenza di cani randagi necessita di forme di prevenzione più efficaci. Promuovere la sterilizzazione dei cani di proprietà consente di limitare il numero dei cuccioli che possono diventare potenziali ‘cani abbandonati'”. Senza contare che andrebbe ad arricchire le casse comunali: “Il contributo dei proprietari di cani ‘non sterilizzati’ sostiene le amministrazioni a prevenire il randagismo con una piena vigilanza sui cani e incentiva l’attuazione dell’anagrafe canina con l’inserimento dei microchip”. Giornalettismo ha chiesto ad Angelo Troi, Segretario nazionale SIVELP (sindacato italiano veterinari liberi professionisti) se un emendamento simile sia utile. “In realtà non sono solamente gli animali senza padrone che alimentano il numero impressionante di randagi. I cani allo stato brado hanno una bassa efficienza riproduttiva perchè sottoposti alla selezione naturale. Malattie, fame, eventi atmosferici, distruzione delle cucciolate da parte di conspecifici ed altri animali ecc., rendono piuttosto difficile la sopravvivenza dei cuccioli in natura. Vi è dunque un continuo apporto di nuovi cuccioli dall’ambiente domestico. Il randagismo rappresenta un problema in primo luogo per i cani stessi, che hanno perso nei secoli l’efficienza predatoria del lupo ma riuniti in branco fanno seri danni all’ecosistema, costituiscono un rischio per gli altri animali e per l’uomo, danneggiano le addività zootecniche, rappresentano serbatoi di zoonosi, sono spesso coinvolti in incidenti stradali e nell’ipotesi che siano catturati, curati e sfamati, passano troppo spesso la loro esistenza in un canile”. In caso di approvazione, l’emendamento diventerebbe rilevante, come spiega ancora Troi: “Per la prima volta da quando è uscita al legge sul randagismo (1991), legge che alla prova dei fatti ha determinato un’esplosione del fenomeno, si cerca di fare qualcosa di più di una campagna di informazione. Si propone, con un emendamento, un provvedimento innovativo, più volte invocato dal sindacato dei veterinari liberi professionisti: un tassa sui cani non sterilizzati che esenta in partenza gli animali sterilizzati. La sterilizzazione rende impossibile la riproduzione e quindi la nascita di nuovi, potenziali, randagi. Agisce cioè alla fonte del problema”. Il randagismo pesa circa 10 mila euro l’anno in media alle casse dei comuni italiani. “Si cerca in tal modo di introdurre, con un criterio di convenienza nel possedere un cane sterilizzato, una consuetudine del tutto normale nei paesi privi di randagismo, dove la popolazione di cani di proprietà conta 8 cani su 10 privi di capacità riproduttiva”, spiega Troi. Non solo, gli amici a quattro zampe ne guadagnano sulla salute: “Questo, lo si è dimostrato con vari studi scientifici, aumenta la longevità media dei cani, riduce la possibilità di fuga ed il vagabondaggio -tipico della stagione degli amori- e di contrarre patologie ed infestazioni parassitarie; minimizza certi comportamenti inopportuni come la marcatura del territorio e rende di fatto più agevole l’ingresso degli animali in hotels, locali e trasporti pubblici”. Per quel che riguarda i costi, “Questo provvedimento è a costo zero per le casse pubbliche e per i proprietari che sterilizzano i loro animali. Offre una convenienza, un incentivo ai sindaci nell’effettuare i controlli (la tassa va ai comuni), si raccolgono fondi da poter destinare ad una decorosa gestione dei canili e dei loro ospiti. Permette di costituire dei fondi di solidarietà in ambito comunale per aiutare le persone meno abbienti a sterilizzare il proprio animale, ad esempio attraverso un bonus-sterilizzazione da spendere presso il proprio veterinario di fiducia”. E alla domanda se ridurrà le adozioni prosegue ancora Troi: “No, perchè la legge impone di sterilizzare gli animali fin dall’ingresso nei canili, con costi a carico del sistema sanitario nazionale. Incentiverà anzi queste sterilizzazioni che troppo spesso sono rimaste solamente scritte sulla carta”. Avrà ripercussioni sugli allevatori? “No perchè è prevista l’esenzione per questa categoria, già sottoposta al versamento delle imposte previste per il settore. Se non sarà disattesa potrebbe svuotare i canili e responsabilizzare i proprietari contro l’abbandono. Molto starà al senso civico di chi muove l’opinione pubbica; siamo consapevoli che il randagismo muove interessi giganteschi ed un giro impressionante di fondi neri”. Ovvero? Troi parla del problema delle non adozioni ovvero la tendenza di alcune strutture nel “rifiutare” l’affidamento verso nuovi padroni per non perdere il profitto elargito dai fondi comunali. “Spesso – racconta – molti clienti dei veterinari ci raccontano che il canile (stra-pieno) non aveva animali “adatti a loro” e li invitava ad attendere l’arrivo di cuccioli che, guarda caso, sono sempre pronti (provengono da altre regioni e persino da altri Stati). Avrebbe un senso stabilire una specie di meccanismo “a cascata” che non permetta alle strutture finanziate con fondi pubblici di dare in adozione animali di diversa provenienza, prima di aver esaurito quelli ricoverati. Ma un passo per volta”.

Tasse, microtasse e aumenti che ricadono sui cittadini

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Anche l’imposta di bollo aumenta e passa da 1,5 a 2  sulle comunicazioni e sui depositi delle banche. Una tassa per la finanza? No, una tassa che ricade sui cittadini. La comunicazione periodica alla clientela rappresenta una tassa vera e propria che ora di estenderà e andrà a ricadere anche sui prodotti non  soggetti ad obbligo di deposito, compresi quindi anche i depositi bancari e postali. Non vengono risparmiati neppure i depositi finanziari detenuti all’estero dai contribuenti italiani. Benvenuti in Italia!  

Tassa sul sesso… In Germania si paga anche sul massaggio tantrico

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E’ una tassa sul piacere? Probabilmente è una sorta di imposta municipale che le città tedesche incassano dalle case di appuntamenti, locali per scambisti, saune erotiche,sexy shop e tutte quelle attività che riguardano il sesso… quindi anche i massaggi tantrici.

Il massaggio tantrico va tassato, insomma, come scrive  La Stampa:

“Così ha deciso la corte di Stoccarda, respingendo ieri il ricorso contro l’amministrazione comunale della proprietaria di uno studio per massaggi tantrici. Il fatto che tale pratica rituale abbia come obiettivo il benessere complessivo del corpo, e non il piacere sessuale prima di tutto, non è stato un motivo sufficiente per guadagnare l’esenzione dalla “tassa sul piacere”, inaugurata circa dieci anni fa, tra le prime, dalla città di Colonia.

Di fronte ai giudici la proprietaria 55enne ha del resto ammesso che nel suo studio si ricerchi anche «l’occasione del piacere sessuale». E che durante il trattamento clienti e massaggiatrici siano nudi, come prevede il rituale. Più che gli indizi sopra citati, la vera “smoking gun”, decisiva per la sentenza, è stata però il fatto che i clienti potessero prenotare massaggi completi, che includono la zona genitale.

Pur ammettendo che lo studio di massaggi tantrici non avesse nulla in comune con un bordello, i giudici hanno riconosciuto una «inclinazione simile» alla ricerca del piacere sessuale, con conseguenti ricadute fiscali. E’ la prima sentenza simile emessa in Germania, ha riconosciuto la portavoce della corte di Stoccarda, città che nel 2012 ha prodotto circa un milione di euro di incassi con la “tassa sul piacere”.

Alla signora non resta ora che il ricorso, ammesso dalla corte per il valore generale della sentenza. Oppure rassegnarsi e iniziare a pagare la sua “tassa sul piacere”. Ottocentoquaranta euro per due mesi, hanno calcolato le autorità.

Tassa sulla marijuana: in Colorado servirà per finanziare la scuola

marijuana-tuttacronacaSi sono tenuti dei referendum a livello statale negli Stati Uniti e i cittadini del Colorado che si sono recati al voto hanno approvato un’imposta del 25% sulla marijuana a uso ricreativo per finanziare la costruzione di scuole. Nonostante la tassa sull’ “erba” porterà, secondo le stime degli amministratori dello Stato, 33,5 milioni di dollari nel primo anno di gettito e 67 milioni nel secondo alle casse pubbliche, non sono mancate le polemiche per la decisione di sottoporre la norma al giudizio dei cittadini. Diversi tra legali ed esponenti delle forze dell’ordine ritengono infatti che i gabelli sulla droga leggera re-incoraggeranno il mercato nero. Tra gli altri referendum indetti, anche uno che, in New Jersey, ha portato all’aumento del salario minimo a 8,25 dollari all’ora dai 7,25 dollari attuali.

Iva che verrà: il kamikaze per le imprese

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Da ottobre slitta al primo gennaio, ma l’aumento c’è e si farà sentire soprattutto sulle imprese: l’Iva raggiungerà quota 22. Questo è quanto è emerso dalla bozza del decreto legge sull’imposta secondo cui entro al fine dell’anno saranno “ridefinite le misure delle aliquote ridotte” della stessa tassa, come anche gli elenchi dei beni ad esse riferiti. Lo stesso dl stabilisce che la cassa integrazione in deroga viene rifinanziata per il 2013 con un’ulteriore somma di 330 milioni di euro.

Il rifinanziamento, si legge nella bozza, è “da ripartirsi tra le regioni”. Arriva inoltre il rifinanziamento della carta acquisti per 35 milioni di euro.

Le coperture per il mancato rialzo dell’Iva a ottobre arriveranno dall’aumento dell’acconto dell’Ires (al 103%) e dell’Irap per il 2013, oltre che dall’incremento delle accise sui carburanti per 2 centesimi al litro fino a dicembre 2013 e poi fino al 15 febbraio 2015 di 2,5 2,5 cent al litro. Si legge nella bozza del decreto legge.

La Chiesa “beneficiaria” di 4 miliardi dal Governo Monti

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Lo scrive Valentina Conte su La Repubblica. Sono 4 miliardi quelli che Mario Monti avrebbe “regalato” alla Chiesa rinunciando ai soldi dell’Ici da parte degli edifici ecclesiastici. Tutto inizia quando l’Unione europea fa notare all’Italia che l‘esenzione dall’Ici per gli immobili non di culto era un aiuto di Stato. La tassa va pagata anche dalla Chiesa, ma il governo Monti spiega che calcolare quanto dovuto tra il 2006 e il 2011 era impossibile.

Non essendo facile il calcolo del quanto dovuto in passato, la tassa semplicemente è stata ignorata, spiega la Conte:

“Proprio perché la presunta “impossibilità assoluta” di riavere le somme di fatto «non è stata mai provata». Chi l’ha detto e dov’è scritto che non si può calcolare e recuperare l’Ici pregressa, si chiedono in pratica i due? La questione non è di poco conto. Stime Anci valutavano gli introiti Ici su quegli immobili, riferibili ad enti non profit e per lo più alla Chiesa, pari a 600- 800 milioni l’anno. Moltiplicati per sei annualità, fanno una cifra astronomica, attorno ai 4 miliardi. Una manna dal cielo, se confrontata con la caccia affannosa alle risorse di queste ore per evitare il rincaro Iva (serve un miliardo). O per cancellare la rata di Natale dell’Imu (2,3 miliardi). O ancora quanto basta (circa 1,6 miliardi) per riportare nei ranghi il rapporto tra deficit e Pil (leggermente tracimato al 3,1%), non ripiombare nella procedura di infrazione europea e sbloccare altri soldi (12 miliardi) da usare l’anno prossimo per fare investimenti e occupazione”.

E se la vecchia Ici non è stata pagata, anche i soldi dell’Imu potrebbero non arrivare mai, spiega la Conte:

“Il governo Monti che di fatto ha messo in campo l’Imu e ne ha definito i nuovi contorni anche per questi enti non profit — proprio per avere il via libera di Bruxelles, intascato appunto il 19 dicembre scorso — non ne ha mai ultimato le procedure attuative. In un anno e mezzo, né Monti né in seguito Letta sono riusciti ad ottenere dal ministero dell’Economia quel regolamento così indispensabile per calcolare concretamente le porzioni commerciali da quelle non commerciali dei singoli immobili. In Via Venti Settembre assicurano che arriverà entro dicembre. Intanto, nel 2012 e nel 2013, vista la confusione e le circolari criptiche, nessuno ha pagato l’Imu. O meglio: ha pagato chi già versava l’Ici a suo tempo. Gli altri sono in attesa della burocrazia, pigra o pilotata, che arriva sempre dopo, a volte tardi. Con grandi pasticci per il Paese, come il recente caso Telecom insegna, neppure in grado di difendere la propria rete telefonica perché nessun decreto attuativo l’ha ancora definita strategica”.

 

La rivoluzione: tassate le banche?

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E’ ancora allo studio, ma l’ipotesi è stata formulata e potrebbe essere una vera rivoluzione. Secondo una ricostruzione di La Repubblica, al vaglio ci sarebbe proprio una tassazione per le banche. Sicuramente non rientrerà nel decreto di oggi, ma si pensa a tasse da pagare per le grandi banche italiane in seguito alla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia in loro possesso. Le plusvalenze generate dall’operazione verrebbero tassate al 30% circa, con un gettito stimato in un miliardo. Ma l’operazione ha un iter lungo e occorre un ok dell’Europa. Se davvero si riuscisse a tassare anche le banche resterebbe fuori dall’Imu solo la Chiesa.

Un impero che va in fumo per le tasse: ascesa e crollo dell’e-Cig!

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Sembrava un impero florido quello delle sigarette elettroniche che viaggiava su fatturati di tutto rispetto, ma poi, il governo al servizio dei cittadini, ha deciso di equiparare le sigarette elettroniche alle “bionde” e ha mandato in fumo il settore. Il crollo del fatturato è stato sensibilissimo, i negozi hanno iniziato a chiudere e sono in migliaia i disoccupati che avevano trovato lavoro proprio grazie all’e-Cig. Senza naturalmente contare il danno all’editoria per il mancato incasso pubblicitario.

“E’ con notevole stupore che leggiamo sulla stampa della possibilità che si possa anticipare l’entrata in vigore della tassazione al 58,5% (oltre al 21% Iva) sulle sigarette elettroniche con l’obiettivo di trovare ulteriori fondi per la copertura della seconda rata Imu. In sintesi si vuole anticipare la data dell’omicidio premeditato di un intero settore, che negli ultimi 6 mesi ha visto un crollo del fatturato del 70% a causa del terrorismo mediatico rinfocolato da alcune lobby interessate a distruggere ogni tipo di novità”. E’ quanto scrive Massimiliano Mancini, presidente di Anafe (Associazione nazionale fumo elettronico) in una lettera aperta al ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni.

Massimiliano Mancini aggiunge :“Ricordiamo che la tassazione totale sul prodotto, gia’ decisa nel Decreto ‘Iva Lavoro’, ammonterà a circa l`80% del prezzo finale di vendita, il che vorrà dire la fine di un settore – in cui l’Italia e’ leader in Europa per esportazioni – con conseguenti mancate entrate fiscali per lo Stato, a cominciare dai 117 milioni di euro attesi ma esistenti solo sulla carta, come confermato dal servizio Bilancio del Senato e persino dalla nota tecnica al Decreto, piena di se e ma. Se poi si aggiunge la decisione di sottoporre il sistema alla burocrazia Aams e l’estensione del divieto di pubblicità dei marchi delle sigarette alle e-cig, diventa quantomeno incomprensibile pensare di ottenere fondi da un settore che nella pratica si sta distruggendo”. Inoltre, sottolinea  Mancini, “mentre si perdono 1,4 miliardi di entrate a causa del contrabbando di sigarette, esploso a seguito dell’ultimo aumento di Iva e accise, come confermato dal recente rapporto Nomisma. Un’evidente conferma che il punto piu’ alto della ‘curva di Laffer’ e’ stato superato, mentre ancora oggi si parla incredibilmente di aumentare le accise e non di tagliare le spese”.

Mancini cita l’ex presidente degli Stati Uniti, Ronald Reagan: “Se qualcosa si muove, tassala; se continua a muoversi, regolala; e se si ferma, sussidiala. Ecco, le preannunciamo che ci stiamo avviando già verso la terza fase, con almeno 3.000 persone che avranno probabilmente bisogno di sussidi, dato che già molti stanno perdendo lavoro e investimenti. Il nostro è un settore che nel 2012 ha realizzato un fatturato di circa 350 milioni di euro con l’apertura di circa 3.000 punti vendita e l’impiego di un totale di circa 4.000 persone (escluso l’indotto), ma che nel 2014 possiamo tranquillamente prevedere sarà ridotto a meno di un quarto. Di conseguenza siamo qui a preannunciarle che oltre al buco derivante dalle minori entrate previste per il 2014 (e ora, sembra, anche per il 2013), si aggiungeranno le mancate entrate da Iva, Ires, Irpef, contributi pensionistici, cedolare sugli affitti e dazi doganali che oggi i negozianti versano, ma che domani, un volta chiusi, non verseranno più”.

“Peccato”, conclude Mancini, “che al ministero dell’Economia nessuno si sia degnato di fare alcuna valutazione analitica di queste cifre, che renderanno quelle inserite nell’Iva e Lavoro e nel prossimo rinvio Imu semplicemente dei numeri su carta”.

L’Imu della discordia… 9 ipotesi e 1000 polemiche!

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Una casa è una macchina per abitare diceva Le Corbusier, in Verso una architettura, ma oggi sembra che una casa sia una risorsa indispensabile per il governo affinchè il bilancio torni a quadrare e così torna lo spettro dell’Imu sulla prima casa, naturalmente sarà solo per pochi e molto salata. Secondo Saccomanni infatti l’ipotesi di esenzione totale dell’Imu sulla prima casa “non sembra pienamente giustificabile sul piano dell’equità ed efficienza del tributo”. Invece è molto equo dire alcuni cittadini la pagano e altri no?

Arrivano 9 ipotesi, consultabili online in cui vengono anche indicati pro e contro di ogni proposta.  In sostanza si vogliono porre delle aliquote progressive in base ai componenti della famiglia e al valore dell’immobile.

In sostanza si evince dal documento che “Sotto il profilo dell’efficienza, le imposte immobiliari sono preferibili alle imposte sui fattori produttivi (lavoro e capitale) perché minimizzano l’impatto negativo delle imposte sulla crescita economica e hanno effetti meno distorsivi sull’utilizzo dei fattori produttivi e sull’accumulazione del capitale”. Sotto il profilo dell’equità si rileva come “il possesso dell’abitazione principale è uno dei fattori per la definizione della condizione economica dei contribuenti e la relativa capacità contributiva”. Quindi per cercare di intervenire sul lavoro si tartasseranno i pensionati e le famiglie che hanno voluto investire in una casa per assicurare il futuro ai propri figli. Si deprimerà ancora maggiormente il mercato immobiliare per cercare di far leva su un mondo industriale che sembra sempre più volto a cedere il passo. Tra le ultime dichiarazioni di Marchionne che affermava che in Italia non si può fare industria e la vendita di aziende rilevanti come patrimonio storico, ad esempio Loro Piana, sembra la strada davvero più ardua per cercare una ripresa aziendale. Con l’Imu sicuramente si deprimeranno anche i consumi delle famiglie italiane che saranno colpite dalla tassazione, oltre che ha creare ulteriori tensioni sociali tra chi pagherà l’odiosa tassa e chi invece ne sarà esentato.

Un documento che immediatamente scatenato le reazioni dei maggiorenti del Pdl, il primo a parlare è Maurizio Gasparri che dice: “”Basta balletti sull’ imu. Va tolta sulla prima casa o il governo rischia. Serietà e coerenza. L’imu sulla prima casa si toglie e basta”. Il capogruppo alla Camera Renato Brunetta aggiunge: “Non è più il momento delle rassegne; non è più il momento delle ipotesi. È Ormai il tempo delle proposte: chiare politicamente, responsabili finanziariamente e utili per l’economia del nostro paese. Ci auguriamo che arrivino quanto prima”.

La disabile che è “sana” per Equitalia

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Lei, una 49enne trentina, è invalida al 47% , ma Equitalia dice che deve pagare i contributi come se fosse sana.

«Non ce la faccio più a sopportare questa umiliazione e non riesco più a lavorare come un asino, quando ho le commesse per farlo, con conseguenti giornate a letto per il mal di schiena, che non vengono conteggiate come possibili fermi lavoro dall’Agenzia delle Entrate», dice la donna che a Riva del Garda effettua ricami personalizzati su capi di abbigliamento o su altro materiale pubblicitario. Per questa attività in proprio ha dovuto acquistare una macchina da 20mila euro che gli fa guadagnare poco più di 30 centesimi l’ora.

Secondo lo Stato se ha investito 20 mila euro è perché ne guadagna altrettanti. «Questa è una ingiustizia, la signora lavora, se ha lavoro, quelle poche ore al giorno e non tutti i giorni, pagando ogni imposta diretta e indiretta», afferma il presidente di Federcontribuenti Marco Paccagnella. «La tassazione sul lavoro, e la politica fiscale in generale, annulla tutti quei diritti costituzionali a partire dal contribuire alle spese dello Stato secondo le proprie possibilità, al diritto al lavoro e alla salute e alla casa».

C’è un buco nero nei bilanci dei Comuni italiani? Mezzo miliardo.

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C’è un buco nero nei bilanci dei Comuni italiani! L’ammanco è dovuto da un calcolo del governo sull’Imu del 2012 un po’ troppo “generoso”. Ora quel peso si fa sentire e quel mezzo miliardo di euro andrà colmato. Ma come? Probabilmente con nuove tasse che già da quest’anno potrebbero arrivare sulle spalle dei cittadini sotto forma di un aumento delle addizionali comunali per  l’Irpef e di un ritocco della stessa Imu.

Il caso è stato sollevato dalla fondazione dell’Associazione dei Comuni, l’Ifel, che con uno studio sui dati del ministero dell’Economia ha rilevato che l’Imu era stata calcolata per un totale di 12 miliardi e 252 milioni di euro, ma in realtà si è arrestata a 11 miliardi e 703 milioni di euro. La differenza netta è di 549 milioni!

Una delle ragioni risiede nel calcolo virtuale degli immobili. Se è vero che i comuni hanno incassato l’Imu è anche vero che l’hanno dovuta pagare per gli immobili a loro intestati. Sono stati quasi 305 milioni di euro quelli che hanno subito un mero cambio di contabilità, ma che non sono stati veri e propri introiti.  Per il governo quei soldi sono comunque stati incassati dai Comuni. Ma come è possibile un errore così grossolano?

Poi però c’è un altro capito che pesa ben 244 milioni ed è finito sotto la voce «code di gettito atteso ma non ancora riscosso». Probabilmente questi soldi rientreranno solo in parte dai pagamenti ritardati, ma il resto resterà insoluto. Se anche in questa voce rientrassero coloro che hanno operato una vera e propria evasione fiscale, il Comune per rientrare in possesso di quelle somme impiegherebbe anni. Purtroppo nella maggiorparte dei casi però quelle somme appartengono a immobili che esistono solo per il catasto, i dati non aggiornati degli immobili italiani è elevatissimo e non tiene conto di abitazioni inagibili ( e quindi esenti) o in alcuni casi di case che neppure esistono più. A chi chiedere quindi l’Imu? Ai cittadini con una tassa per la tassa!!!

 

3500 euro per indiani e africani… proposta shock!

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La Gran Bretagna vorrebbe dire basta all’immigrazione e uno dei deterrenti al vaglio del governo Cameron potrebbe essere il deposito di 3000 sterline (circa 3500 euro) per poter ottenere il visto d’ingresso. In particolare la misura riguarderà 7 paesi tra cui India e Nigeria. I soldi chiesti all’ingresso nel Regno Unito saranno una garanzia per lo Stato affinché diminuiscano gli abusi, in particolare si vuole tendere a contrastare gli irregolari presenti sul territorio inglese che usufruiscono dei servizi pubblici facendo lievitare i costi.

L’idea è quella di non restituire la somma a chi viola il periodo di permanenza per studio o per turismo, diminuendo così drasticamente anche l’afflusso di coloro che non possono permettersi una tale somma da depositare nelle casse dello stato britannico.

La proposta fortemente voluta dal  ministro degli Interni, Theresa May che da sempre punta a una selezione dei migranti, si scontra con chi invece parla già di una ritorsione ai danni degli immigrati e auspica un ritiro immediato del progetto di legge.

Una misura simile era stata proposta in Canada, ma era stata giudicata illegale perchè si rivelò essere una forma di discriminazione contro gli immigrati.

 

In Cina arriva la multa per ragazze madri!

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Per ora è solo una proposta ed è al vaglio della popolazione fino al 7 giugno, ma sembra che siano in tanti a volere “una multa” per le madri non sposate. In Cina infatti le donne percepiscono un reddito nell’anno precedente il parto e l’ammenda dovrebbe essere circa il doppio di tale reddito. Sicuramente una proposta shock e impopolare che se dovesse passare farebbe aumentare gli aborti e a contenere, ancor di più, il numero delle nascite. Un funzionario spiega:

”La Commissione di Wuhan terra’ conto dei commenti e delle reazioni dell’opinione pubblica sull’argomento e poi presentera’ la proposta di legge al congresso del popolo”.

Ma uno stato moderno può consentire tale norma? Se la Cina ormai è un paese commercialmente aperto a livello internazionale e una delle prime potenze mondiali grazie a un economia che negli ultimi anni ha avuto un espansione che è andata ben oltre le aspettative può concedersi ancora una legge di stampo feudale? Il numero dei single in Cina è in aumento da diversi anni e queste scelte, soprattutto delle giovani donne, hanno messo in crisi l’intera struttura cinese che si trova a dover fronteggiare problemi che prima non sfioravano la sua società o restavano casi isolati. La Cina riuscirà ad adeguarsi in pochi anni a una società “occidentale” o tenderà a chiudersi dentro rigide norme e regole che rischierebbero anche di far collassare il sistema economico aumentando l’emigrazione verso altri paesi?

La nuova tassa sul ceto medio (che medio non è più!)?

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Chi è ricco in Italia? Chi percepisce 3000 euro al mese. Questo secondo i grandi politici ed economisti al soldo di questo Governo sempre più inciucio e sempre meno indipendente da chi ha scelto di restarne fuori ma ne controlla i fili… ed ecco quindi che si colpisce il ceto medio… che non lo è più! In arrivo c’è davvero una nuova tassa allo studio per un milione e mezzo di italiani, ovvero per chi guadagna più di tremila euro al mese e per chi percepisce pensioni al di sopra dei sessantamila euro lordi l’anno? Sembrerebbe di sì! Ma chi sono i “ricchi d’Italia”? Spesso chi guadagna più di 3000 euro al mese ha un genitore o un figlio a carico (se non tutti e due), spesso ha il coniuge che non lavora, spesso ancora non ha le detrazioni sui medicinali,  paga rette per asili o università che sono più alte e di solito è costretto a fare straordinari o turni di lavoro massacranti per arrivare a quelle cifre, che non sono da ricchi come i politici vogliono far credere, ma sono cifre con cui un lavoratore o un pensionato deve aiutare parenti, figli, genitori che hanno perso il lavoro, sono disoccupati, o non possono ancora accedere al mondo del lavoro. Sono ricchi? Forse sono solo ammortizzatori sociali… mettendo tasse a loro si rischia di gettarli verso la povertà… altri poveri che dovranno lottare con chi povero è già senza poter più tendere la mano a chi aveva bisogno… Perché non fare un’analisi del reddito familiare? Perché colpire chi da solo ha 3000 euro al mese ma deve mantenere una famiglia e non colpire chi magari fra moglie e marito si ritrova con un reddito di 4500 euro? Ma dove sono i fondi europei che dovrebbero aiutare l’Italia? Non ci sono perché per bloccarsi serve il superamento della procedura d’infrazione europea (stimata in 12 miliardi), quindi siamo lontani da quei soldi che appaiono sempre più come un miraggio e invece si creano altri poveri… la guerra dei poveri è in atto!

Governo al servizio di chi?

 

In arrivo la tassa sulla sigaretta elettronica? Problemi di salute o di accise?

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Lo chiedono i tabaccai italiani e naturalmente lo stato va incontro a loro perché va incontro ai suoi interessi. La sigaretta elettronica spaventa fa calare le accise dello stato sui tabacchi. Si è calcolato che si siano “bruciati” 2000 milioni di euro negli ultimi tre mesi. Si corre quindi ai ripari con una bella tassa che vada immediatamente a “riequilibrare” gli introiti dello Stato. Il Pd con Ugo Sposetti e il Pdl con Alberto Giorgietti hanno chiesto presentato un emendamento per regolamentare il mercato delle sigarette elettroniche. Naturalmente l’emendamento mette in rilievo come lo Stato si preoccupi per la salute sei cittadini… ma la tossicità delle sigarette elettroniche è stata provata scientificamente? E poi fa bene, invece, la sigaretta tradizionale?

 

Trovato l’accordo in Francia fra Google ed Editori

Ora google dovrà pagare una tassa agli editori! l43-google-121105191752_medium

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