Un premio per Lucia Annibali: l’avvocatessa sfregiata dall’acido che ha scelto la vita

lucia_annibali-tuttacronacaE’ stata la madre di Lucia Annibali, l’avvocatessa 36enne sfregiata con l’acido da due sicari ingaggiati dall’ex compagno, Luca Varani, il 16 aprile scorso a Pesaro, a ritirare a nome della figlia il premio Tartufo d’Oro. Il riconoscimento è stato attribuito alla donna dall’amministrazione comunale di Sant’Agenlo in Vado e dalla Commissione Pari Opportunità delle Marche. Lei è rimasta a casa, a Urbino dopo lunghi mesi trascorsi in ospedale a Parma mentre Varrani attende l’11 dicembre, giorno in cui avrà luogo il processo per direttissima per tentato omicidio e lesioni personali gravissime. La rabbia dell’uomo era scaturita dall’abbandono: Lucia aveva infatti posto fine alla relazione dopo aver scoperto che era fidanzato da anni con un’altra ragazza e stava per diventare padre di una bambina, nata da poco. Dopo di che l’aggressione e il lungo calvario fatto di dolore e interventi chirurgici. E costellato dal coraggio e dalla forza. In un messaggio di ringraziamento per chi ha pensato a lei per il premio, Lucia ha scritto: “Fin dai primi istanti dopo l’aggressione ho scelto la vita, ho deciso che sarei dovuta guarire e ho impiegato tutta la forza che avevo dentro di me per questo. E’ stata molto dura, lo è tuttora. In questi mesi ho conosciuto il dolore, ne ho provato tanto e ho dovuto imparare a conviverci, ma sono stata comunque sempre speranzosa, anche nei momenti più difficili, perchè ho coltivato la parte buona di quanto mi è accaduto”.  E ancora: “Non so se il mio sia coraggio. Ho sperimentato che quando è vissuto nella gratitudine e nell’amore per la vita, il dolore diventa cura dell’anima. Per questo sarò felice se questa mia testimonianza sarà d’aiuto a chi soffre, perchè vorrà dire che il sacrificio a cui sono stata chiamata non sarà stato inutile”.  L’avvocatessa ha voluto condividere il premio con i familiari, “i miei genitori, il mio tenerissimo fratello Giacomo”, “le mie meravigliose amiche e tutti gli amici che in questi mesi non mi hanno mai lasciata sola né fatta sentire diversa e che vivono con me, ogni giorno, la gioia e l’entusiasmo per i miei progressi”. Un grazie particolare l’ha rivolto “alle forze dell’ordine e a tutti coloro che in questi mesi hanno lavorato con grande impegno al mio caso per far emergere la verità”.  E poi l’ultimo pensiero, “non certo per importanza, per i miei medici, le infermiere e infermieri del Centro grandi ustionati di Parma che quella notte di sei mesi fa mi hanno accolta e poi accudita curando, giorno dopo giorno, con le loro mani gentili ed i loro cuori affettuosi, le mie ferite esterne ed interne. A loro non sarò mai grata abbastanza per quello che hanno fatto e che faranno per me. Ringrazio tutti per la solidarietà e l’affetto, che alleggeriscono il peso di tanto male”.

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