Questo slideshow richiede JavaScript.
Lì, lungo spiagge ancora selvagge, si trova la più importante area di nidificazione della tartaruga marina in Italia. Qui nascono e scelgono di fare ritorno per riprodursi a distanza di 15-20 anni, affrontando viaggi di centinaia e centinaia di chilometri.
Una scoperta quasi casuale, che ha permesso di riscrivere la storia faunistica di questo lembo di Mediterraneo, grazie ad un progetto dell’Università della Calabria che dal 2000 monitora e tutela questa specie unica e si preoccupa sul campo di proteggerne i nidi, vigilare sulle schiuse delle uova e permettere ai piccoli appena nati di raggiungere il mare in sicurezza, schivando i pericoli che la presenza sempre maggiore dell’uomo dissemina sul loro cammino. Con la speranza che la presenza insperata di questa ‘mascotte’ simbolo della biodiversità minacciata diventi un volano per un territorio con ampie sacche di degrado e si trasformi in una risorsa per attrarre un turismo consapevole, stimolando politiche localiadeguate.
“Non ce l’aspettavamo neppure noi quando abbiamo iniziato a studiare questo tratto di costa, ma è proprio qui che si trova il 70 per cento dei nidi registrati in Italia della tartaruga marina comune – Caretta il suo nome scientifico – una delle specie più rare e minacciate a livello nazionale e l’unico chelone marino che nidifica nel nostro Paese”, racconta il professor Antonio Mingozzi del dipartimento di Ecologia dell’Università della Calabria, promotore e responsabile del progetto “TartaCare” dell’ateneo calabrese, che ha avviato collaborazioni anche con altre università italiane.
Mi piace:
Mi piace Caricamento...