Simona Riso si suicidò. Ora s’indaga sugli abusi subiti dallo zio in Calabria

simona-riso-tuttacronacaEra la fine dell’ottobre scorso quando la 28enne Simona Riso veniva trovata, agonizzante, nel cortile della sua abitazione, nel quartiere Appio, a Roma. La giovane era arrivata in fin di vita in ospedale e, prima di spirare, è stata in grado di dire solo una cosa: “Sono stata violentata”. Su tali parole si è indagato per mesi, nel tentativo di ricostruire quello che poteva essere accaduto quella drammatica notte. Il dubbio: Simona aveva scelto di gettarsi dalla terrazza condominiale o qualcuno l’ha spinta, macchiandosi di omicidio? Nel frattempo, però, si sono scoperti anche errori medici, con i dottori che, colpiti da quella frase, al pronto soccorso del San Giovanni non si accorsero che la giovane aveva il bacino fratturato e due costole rotte e la portarono nel box ginecologico. Il medico legale che ha eseguito l’autopsia, Giorgio Bolino, parla di un errore “grave e penalmente rilevante”. E spiega: “se fosse stata soccorsa tempestivamente, la ragazza, forse, si sarebbe salvata”. Sul corpo di Simona, tuttavia, non sono stati riscontrati segni di aggressione, di abusi sessuali recenti. Ma un abuso c’è stato e arriva dal suo passato, come emerso nell’inchiesta. Ora, in un’informativa dei carabinieri, viene reso noto il colpevole: si tratterebbe di uno zio che abusò di lei in Calabria. Ora le indagini proseguono prendendo visione dei diari degli psicologi che negli anni hanno parlato con la giovane. Si cercano le tracce di quella violenza che tanto ha segnato quella giovane vita.

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“Nessuna violenza”, così i compagni dei 4 studenti accusati di aver stuprato una compagna

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«Ci teniamo a dire ancora una volta che qui non è successo nulla. Nessuno ha stuprato nessuno e quella ragazza si è inventata tutto», queste le parole dei compagni dei ragazzi accusati di aver abusato sessualmente di una compagnia di classe .

«Ci è spiaciuto leggere notizie inesatte e poco aderenti alla realtà rispetto ai fatti asseritamente accaduti a gennaio all’interno dell’istituto di Finale ligure, sui quali abbiamo un’indagine in corso.». Lo ha detto il procuratore della Repubblica presso il tribunale dei minori di Genova Cristina Maggia all’ANSA, rilevando che «una eccessiva enfatizzazione mediatica» contribuisce a accrescere il disagio e «stimola nei compagni condotte impulsive e non mediate che potrebbero avere anch’esse rilevanza penale».  «In particolare giova precisare che nel medesimo titolo di reato ‘violenza sessuale’ sono ricomprese condotte di diversa natura e portata più o meno grave», ha precisato il pm secondo la quale «una eccessiva enfatizzazione mediatica quale quella in atto contribuisce a accrescere il disagio dei giovani protagonisti e delle loro famiglie».

L’inferno a scuola… Ragazzina stuprata più volte!

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La scuola che si trasforma in un incubo per una ragazzina che proprio tra le mura scolastiche è stata violentata più volte da quattro studenti dopo essere stata trascinata negli spogliatoi dell’istituto Migliorini di Finale Ligura, in provincia di Savona. La ragazza ha poi confessato tutto ai genitori che hanno denunciato la vicenda ai carabinieri. I quattro ragazzi sono stati inviati in comunità distinte della Liguria e della Toscana.

Legata, violentata e gettata fuori dall’auto: l’aguzzino sotto effetto di coca

violenza-donne-tuttacronacaLegata al letto e stuprata, due volte, poi scaraventata fuori dall’auto e ritrovata, la sera del 13 dicembre scorso, dai carabinieri di Riccione. Il suo aguzzino, un 40enne sotto gli effetti della cocaina che ora, a poco più di un mese di distanza, è stato arrestato. La violenza si era consumata a casa del 40enne, a Longiano (Forlì-Cesena), e la donna, una 30enne, non ha mai sporto denuncia per paura di ritorsioni. I militari in questo lasso di tempo hanno raccolto gli elementi utili all’indagine e richiedere un’ordinanza di custodia cautelare al gip del Tribunale di Forlì e da sabato il presunto aguzzino, un anconetano residente a Longiano (Rimini), si trova agli arresti in carcere. Le accuse per il 40enne sono di violenza sessuale, sequestro di persona e spaccio. È stato arrestato ad Ancona mentre si trovava a casa della madre. Vittima e aguzzino già si conoscevano e quel 13 dicembre si erano dati appuntamento per passare il pomeriggio insieme a casa dell’uomo.  È nell’appartamento che si è consumata la prima violenza sessuale. L’uomo, dopo aver chiuso a chiave la porta, ha legato al letto la donna con una corda. E dopo aver sniffato cocaina ha abusato di lei. Inutile il tentativo della trentenne di fuggire da una finestra o di chiamare aiuto. Il cellulare le era stato sequestrato dal violentatore.  Il secondo stupro è avvenuto in strada quando la donna ha tentato nuovamente la fuga dall’auto del 40enne che la stava riportando a casa. All’altezza di Riccione, è però riuscita a riprendere il cellulare e ha chiamato aiuto, a quel punto l’uomo l’ha scaraventata fuori dall’auto tenendo con sè il giubbotto e le chiavi di casa della vittima.

2 medici denunciati per la morte di Simona Riso: poteva essere salvata

simona-riso-tuttacronacaSono stati denunciati con l’accusa di omicidio colposo due medici, uno del  Pronto soccorso e uno del reparto di ginecologia, dell’ospedale San Giovanni di Roma a seguito della morte di Simona Riso. Gli investigatori, infatti, sostengono che la 28enne poteva sopravvivere a quel volo dal terrazzo condominiale del palazzo in cui viveva a San Giovanni, forse buttata da qualcuno, più probabilmente lanciandosi lei stessa. A finire sotto indagine sono le procedure adottate appena la ragazza è arrivata in ambulanza in ospedale presentando graffi, lividi e ossa rotte. L’autopsia lo dirà poi: bacino fratturato e costole incrinate. Sono state queste ultime a perforere i polmoni alla giovane, morta poco dopo. Simona ai medici aveva detto solo una cosa: “Sono stata violentata”. Quella violenza, tuttavia, non c’era sta e forse quella confessione si riferiva a uno stupro subito da bambina e che la tormentava ancora. Fatto sta che venne subito indirizzata al reparto di ginecologia, visitata come una vittima di stupro. Ma, è quello che sostengono i carabinieri che hanno sporto denuncia, nè il medico del pronto soccorso nè il ginecologo si sono accorti dell’entità delle ferite e delle fratture di Simona.

Giallo a Roma, 28enne muore in ospedale. Forse violentata e vittima della malasanità?

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Una ragazza di 28 anni, Simona Riso, è stata trovata agonizzante vicino alla sua abitazione nel quartiere Appio di Roma. E’ stata portata all’ospedale San Giovanni dove è deceduta dopo un’ora. La Regione Lazio è intervenuta chiedendo al Direttore Generale della struttura ospedaliera della Capitale una relazione dettagliata. 

«Ci segnalano un caso che se confermato andrebbe inserito nel lungo elenco di disservizi della sanità, con risvolti tragici, dovuti spesso a problemi organizzativi e scarsità di risorse umane, ma che altrettanto spesso trovano quale unico capro espiatorio un medico che si trova a lavorare in condizioni insostenibili – dice Agostini – Pare che una donna, giunta in codice rosso al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni di Roma con segni di percosse sul corpo e sospetta violenza sessuale sia stata trasferita presso il pronto soccorso ginecologico, così come prevedrebbe una discutibile metodologia dell’ospedale, trascurando così le lesioni dovute alle percosse, lesioni che poi avrebbero portato al decesso della paziente». Al momento, da ulteriori verifiche effettuate all’ospedale non risulterebbero segni di violenza carnale. «Una drammatica storia tutta da verificare ma che, se confermata, solleverebbe interrogativi inquietanti – insiste Agostini – perché spostare la paziente per essere visitata al pronto soccorso ginecologico, e non invece chiamare il ginecologo presso il pronto soccorso generale? Forse perchè ce n’era solo uno in servizio, a fronteggiare decine di emergenze? – dice ancora – E, anche in questo caso, perché un rianimatore non ha seguito la paziente, che era già entrata in codice rosso? Forse perchè anche il rianimatore era da solo a fronteggiare altre emergenze e non poteva muoversi? Interrogativi che certamente, se il caso fosse confermato, saranno oggetto di accurate indagini da parte della magistratura e da parte della Regione Lazio». «Il problema degli ospedali sottorganico, dei pronto soccorso ingolfati, con pochi eroici medici e infermieri a dover fronteggiare carichi di lavoro oltre l’umano – aggiunge il consigliere Pd – si conferma in tutta la sua drammaticità. Spero che stavolta non cominci la solita spasmodica ricerca del capro espiatorio singolo e che il Governo metta finalmente in discussione un Piano di rientro fatto solo di numeri, che mortifica e rende impossibile il lavoro di tanti bravissimi medici che si dannano l’anima per superare tutte le difficoltà e, soprattutto, espone i pazienti a rischi gravissimi».

  

Il prete che stuprò la bambina, ora chiede di morire

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Dopo anni di silenzio, esce allo scoperto don Pietro Tosi, 87 anni, il sacerdote che nel 1980 abusò di una 14enne a Cornacervina e la lasciò incinta. “Verso quella famiglia ho la coscienza a posto – dice oggi a “Il Resto del Carlino” – ho fatto tutto quello che era possibile, ora non so cosa fare e chiedo a Dio di morire”. Il figlio di quella violenza, Erik Zattoni, combatte una battaglia perché Papa Francesco riduca il sacerdote allo stato laicale e ha denunciato tutto alla trasmissione “Le Iene”.

Aveva solo 14 anni la bambina che fu stuprata nel 1980 da don Pietro Tosi, oggi 87enne. La bambina rimase incinta e il figlio di quella violenza  Erik Zattoni, ha chiesto, attraverso la trasmissione “Le Iene” che Papa Francesco riduca il sacerdote a laico.

Don Pietro Tosi in un intervista a “Il Resto del Carlino” ha dichiarato di aver fatto tutto il possibile e ora chiede a Dio solo di morire. Il prete ora si troverebbe in una casa di riposo, lontano dai riflettori che invece è stato proprio il figlio ad accendere. Di quel figlio però non parla: “Sto morendo, sono finito, non ne posso più”, dice Tosi e poi ha ancora la lucidità di affermare “Parlate con i miei avvocati” dice, e cita tra i legali il sindaco di Ferrara, Tiziano Tagliani. Nonostante chieda e afferma che la sua ora è giunta, Tosi ha anche promesso di raccontare la sua vita in un libro. All’epoca dei fatti respinse ogni addebito, minacciando le vie legali. Oggi la soluzione è arrivata dopo molti anni, nell’ambito della causa per il riconoscimento della paternità. E don Tosi ha voglia di raccontare la sua personalissima verità “Non mi merito tutto questo, ho aiutato giovani, anziani, famiglie, poveri, insomma la mia gente. Non c’era niente a Cornacervina (Ferrara, ndr) io ho fatto costruire tutto”

13enne stuprata da 26 uomini, shock in Turchia!

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Turchia e lo shock di una ragazzina di 12 anni violentata da 26 uomini a Mardin, nell’Anatolia sud-orientale. La Turchia ha da sempre avuto la piaga della violenza sulle donne ma nell’ultimo decennio i numeri parlano di un aumento pari al 400% dei reati sessuali perpetrati a danno delle donne.  Solo nel 2011 sono state presentate 33mila denunce contro le 8mila del 2002. Oggi si parla però di una storia drammatica venuta alla luce grazie all’interessamento di un’insegnante, anche perché la ragazzina, minacciata e ricattata, si rifiutava di parlare delle continue violenze che subiva. Dopo la denuncia degli stupri 23 dei 26 accusati erano stati arrestati. Ma tutti erano stati rimessi in libertà alla prima udienza del processo. La bambina aveva scritto al ministro della giustizia chiedendogli «Lei non ha una bambina? Che cosa farebbe se sua figlia avesse subito tutto ciò? Tutti gli accusati ora sono fuori. Che ne è della mia vita?». In primo grado una corte di Mardin aveva condannato i 23 imputati a pene fra uno e 6 anni di carcere accogliendo in parte la tesi dei difensori secondo i quali la bambina sarebbe stata «consenziente». Ora la sentenza è  stata annullata dalla Corte Suprema d’Appello, che ha ordinato la ripetizione del processo.

 

Vittima di stupro, derisa dal web, si suicida a 15 anni!

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Stuprata a 15 anni durante una festa da quattro ragazzi. La ragazza, Rehtaeh Parsons, è umiliata e si vergogna di ciò che le è accaduto così la famiglia decide anche di trasferirsi. I genitori pensavano che cambiando città, la vita potesse tornare a sorridere per quella ragazzina a cui la violenza aveva tolto gran parte della sua adolescenza. Invece non è andata così. Arriva anche una foto che la ritrae durante la violenza. Così la vittima diventa oggetto di scherno. Sul suo profilo Facebook arrivano messaggi volgari e sempre più ingiuriosi, così la ragazza canadese decide di farla finita. La madre, Leah, apre una pagina Facebook in cui condanna i “quattro ragazzi che erano convinti che violentare una quindicenne era una cosa giusta e che diffondere una foto dell’accaduto per rovinare la sua reputazione sarebbe stato divertente.”

Una storia di violenza e di cyberbullismo, di vergogna e derisione, di una famiglia che viene lasciata sola anche dallo stato che non può punire i ragazzi che hanno commesso una tale brutalità, perché sono tutti minorenni.

C’è da chiedersi come mai nella società odierna le vittime vengono derise? Perchè si è persa l’etica di aver “compassione” nel senso più letterale del termine e si è invece propensi a violentare le persone per l’ennesima volta con la derisione? Perchè siamo diventati così stupidi da non riuscire a distinguere cosa sia divertente e cosa è invece ingiurioso? Perchè i genitori non sanno più educare i figli alla sensibilità? Perchè ci si diverte nella guerra digitale? Siamo così fragili da non riuscire più neppure a dire le cose guardando negli occhi una persona?

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