Siamo in un tunnel… Stiamo attendendo il treno che ci ucciderà o possiamo vedere la luce in fondo al buio della crisi economica? Lo studio shock della Cgil sull’occupazione è appena è uscito, ma ha già seminato panico e preoccupazione. In sintesi l’analisi sul mondo del lavoro rivela che ci vorranno 63 anni per recuperare i livelli occupazionali del 2007.
Nello studio si sono simulate diverse ipotesi di ripresa considerando anche le attuali tendenze di politica economica nazionale e europea. Il paradigma è partire dal lavoro per produrre crescita e non viceversa…
Dal 2008 il pil perde 1,1% ogni anno e ciò comporta la perdita di 1,5 milioni di posti di lavoro rispetto al 2007. I salari sono in caduta con la perdita dello 0,4% sul netto e dello 0,1% sul lordo. La produttività segna -0,2%, mentre gli investimenti calano a picco del -3,6 punti l’anno. Su questi dati, proiettando la ripresa calcolata dall’Istat che dovrebbe iniziare nel 2014 con un +0,7% per raggiungere i livelli del 2007 occorrono circa 63 anni. Non si recupererà mai invece il livello dei salari reali mai: “in confronto con l’inflazione effettiva, cioè il deflatore dei consumi, la variazione è negativa nel 2014”, spiega lo studio. Infine il livello di produttività verrebbe recuperato nel 2017 (in 4 anni dal 2013) e il livello degli investimenti nel 2024 (11 anni dopo il 2013).
Questo studio porta alla luce la drammatica difficoltà italiana di rinnovare e di dare una vera svolta alla propria economia con delle misure drastiche e trasversali che possano scuotere davvero l’economia. Quello che al momento invece emerge, nella politica economica portata avanti fino a questo momento dall’attuale esecutivo, sembra essere una correzione infinitesimale tesa a far fronte alle piccole e grandi emergenze immediate, ma incapace di lanciarsi verso scelte coraggiose. Fin quando gli italiani stretti tra le tasse, le “analisi terroristiche” e la disoccupazione riusciranno ancora a sognare un futuro migliore? C’è qualcosa che possa davvero accelerare la ripresa?
Se da una parte è giusta a preoccupazione, va anche detto che nessuno è mai riuscito a capire l’evoluzione economica anche perché, nel bene e nel male, è intrinsecamente legata al fattore psicologico. Se quindi si riuscisse a innescare un processo virtuoso il “gap economico e occupazionale” creato dalla crisi potrebbe essere ripianato in molti meno anni rispetto a quelli previsti dalla Cgil. La situazione è esplosiva, ma c’è ancora il margine per invertire la tendenza.