“Rimettere l’Imu!” lo chiede la Camusso

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“L’unica cosa seria sarebbe rimettere l’Imu. Che serietà ha un Paese che in pochi anni toglie e mette l’Imu 6 volte?”, così Susanna Camusso, segretaria della Cgil che tuona sulle ultime vicende del governo e della patrimoniale, ormai diventata una soap opera. La preoccupazione arriva dalle copertura per la prima rata dell’imposta, varato dal governo in concomitanza con lo sblocco dei rimborsi della Pa alle imprese creditrici.

A ciò si aggiunge l’allarme dei Caf, secondo i quali il calcolo della seconda tranche dell’imposta richiede più tempo e la scadenza proposta dal governo per il 16 gennaio porterà con sé inevitabili errori: da quello della poca chiarezza nel pagamento della seconda rata, e degli errori e contenziosi, a quello che alla fine i contribuenti si ritrovino a pagare di più, dal momento che, denuncia la Cgia, mancherebbero le coperture per l’abolizione della prima rata, e quindi scatterebbero le “clausole di salvaguardia”. Tradotto: se non si trovano i soldi scattano aumenti sulle accise di benzina e diesel, sugli alcolici, sulle slot machine e sulle sigarette elettroniche. Sul piede di guerra anche i sindaci. I contribuenti dei Comuni che hanno alzato l’aliquota oltre lo 0,4% di base ne dovranno pagare una parte. Lo Stato dovrebbe garantire la copertura al 60%. Il resto toccherà pagarlo ai residenti di città come Milano e Napoli. Un passo avanti rispetto al 50% iniziale, ma non abbastanza, secondo Pisapia.

I Caf, poi, temono errori nel pagamento della seconda rata. La scadenza è il 16 gennaio, e c’è il rischio di un ingorgo fiscale (insieme finiranno i saldi Imu e Tares e gli acconti Iuc e Tari) per un totale, in media, di 223 euro in un mese. I Caf, attraverso Unimpresa, avvertono: “L’approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai Comuni di far pagare la quota di imposta relativa all’eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all’aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l’elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali”.

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Chi difende i pensionati?

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L’autunno caldo, o meglio l’inverno di fuoco. C’è chi in Italia ha iniziato a puntualizzare e a far venire al pettine i nodi, ma soprattutto le differenze tra pensioni d’oro e pensioni sudate, tra chi ha usufruito di scivoli e chi invece ha costruito anno dopo anno la propria pensione. Così Franco Abruzzo nominato presidente del “Movimento nazionale pensionati per l’Italia”, prova a chiarire il concetto:

Lo sport nazionale è quello di colpire i pensionati, che hanno costruito il loro reddito con il lavoro, mentre il Governo Letta/Alfano e il Pd afflitto da populismo e demagogia nulla dicono sullo Stato che riesce a incassare solo 69 miliardi dei 737 miliardi di tasse accertate e notificate.

L’ultima è di queste ore.

Aumenteranno benzina e gasolio perché lo Stato non è il grado neppure di farsi pagare dai bicazzieri legalizzati concessionari di slot machine il dovuto di multe su cui Enrico Letta e Fabrizio Saccomanni avevano già fatto lo sconto del 70%, accontentandosi di 233 milioni invece del miliardo e 165 milioni dovuti.

La cifra cui ha rinunciato lo Stato, oltre 900 milioni, in un colpo solo è ben superiore a qualsiasi contributo di solidarietà eppure i biscazzieri non sono contenti e vogliono lo sconto dell’80%.

Cosa fa Letta senza attributi? China la testa e sevizia i pensionati che non si sanno difendere. Altro che palle d’acciaio, qui siamo a canne al vento.

Invece serve una politica “MANETTARA” contro evasori, mafiosi e percettori di redditi clandestini, che succhiano ogni anno 500 miliardi di euro ai cittadini onesti. Gli espropri proletari sono una brutta pagina della cronaca italiana”.

Mentre il Tribunale di Palermo ha dichiarato non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale del blocco della perequazione automatica delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps ordinando la immediata trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale, il Governo Letta/Alfano e il Pd si apprestano a colpire le pensioni costruite con il lavoro con un prelievo bocciato dalla Corte costituzionale, mentre nulla decidono sul fronte della battaglia contro gli evasori/ladri, contro i mafiosi e contro i percettori di redditi clandestini, una miniera calcolata dalla Banca d’Italia in almeno 500 miliardi di euro.

Il Governo e i gruppi parlamentari nulla hanno previsto sul fronte repressivo contro chi ruba al Popolo italiano. L’ultimo scandalo romano dell’Atac e il contemporaneo aumento del costo delle pensioni della casta suggeriscono una politica altamente repressiva. Servono una politica “MANETTARA” contro chi succhia miliardi di euro ai cittadini onesti e una politica di scelte concrete e di immediata efficacia in direzione del potenziamento al cubo delle attività della Direzione delle entrate, della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e della Polizia di Stato. I gruppi parlamentari non dicono nulla sullo Stato che riesce a incassare solo 69 miliardi dei 737 miliardi di tasse accertate e notificate”.

La Corte costituzionale, con la sentenza 116/2013, ha cancellato i tagli alle pensioni sopra i 90 mila euro, perché la normativa rappresentava “un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una sola categoria di cittadini (i pensionati)”. In sostanza se lo Stato ha bisogno DI RISORSE ECONOMICHE devono pagare tutti, pensionati e lavoratori attivi.

Non è più possibile mettere sotto torchio soltanto i pensionati. L’assunto è semplice e chiaro. E’ una perdita di tempo, quindi, discutere su quali e quanti tagli effettuare in danno dei pensionati. Lo Stato deve scegliere gli obiettivi per far cassa utilizzando soprattutto l’arma della confisca in tempi rapidissimi. Qualcuno dovrebbe sottolineare al Governo Letta/Alfano e al Pd:

a) che l’uguaglianza di trattamento è un valore costituzionale fondamentale tra cittadini in quiescenza e cittadini in attività;

b) che LO STATO PUO’ RECUPERARE I QUATTRINI UTILI AL RILANCIO DELL’OCCUPAZIONE E DELLO SVILUPPO COLPENDO LE MAFIE E I LADRI (=EVASORI).

I signori parlamentari del Pd non HANNO DISTINTO LE pensioni costruite con il lavoro da quelle frutto di leggi e leggine ad personas. Sparare sul mucchio è molto facile, ma non è equilibrato e giusto. Gli espropri proletari sono una brutta pagina della cronaca italiana.

Investimenti da delinquenti: rubavano per comprare droga da spacciare

droga-cocaina-spaccio-tuttacronacaTre quarantunenni serbi sono stati arrestati dalla squadra mobile di Trieste perchè dediti ai furti in negozi di abbigliamento e alle slot-machine nei bar del capoluogo giuliano. I tre utilizzavano poi i proventi per acquistare eroina e cocaina che poi spacciavano tra la città e il Veneto. Ora le forze dell’ordine stanno effettuando una decina di perquisizioni in provincia di Vicenza e di Bologna. S’indaga anche per accertare se gli stessi uomini abbiano anche effettuato dei furti in un’abitazione dello stesso centro cittadino. La banda si riforniva di droga attraverso la via balcanica.

Niente slot? Facciamoci uno spritz!

aperol-spritz-tuttacronacaDon Gianni Fazzini, parroco di Quarto D’Altino, nel Veneziano, ha lanciato la sua personale campagna contro il gioco d’azzardo a suon di adesivi che recitano “Liberi dalle slot”. Gli esercizi di Mestre che rinunciano alle “macchinette mangiasoldi” ne riceveranno infatti uno da attaccare sulle vetrine, sia che si tratti di bar che di tabacchini. Cosa ottengono in cambio? Lo spiega il religioso: “col passaparola, invitiamo la gente ad andare a bere lo spritz solo in quei locali”. Riguardo il gioco d’azzardo legalizzato, don Fazzini spiega: “Il vero dramma, ciò che mi scandalizza, sono i 103 miliardi di euro che nel 2012 sono stati spesi nel gioco d’azzardo in genere”. E riguardo la sua campagna: “È un messaggio in positivo quello che vogliamo dare, in fondo invitiamo tutti a berci lo spritz nei locali che rinunciano alle onnipresenti slot machine, per dire che vogliamo liberarci da quella schiavitù. Ormai non c’è bar che non abbia i giochetti, e il 90% dell’attività delle tabaccherie è nella vendita di Gratta e Vinci, dieci volte più delle sigarette. Per cui se hai bisogno di un francobollo ti devi mettere in coda”.

Il carabiniere che deruba una donna ferita durante l’incidente della Cantamessa

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Non ci sono parole per descrivere il comportamento di un carabiniere che ha rubato la borsetta a una donna ferita nell’incidente in cui è stata uccisa la dottoressa Eleonora Cantamessa. Il militare, poi, è stato scoperto in quanto ha usato anche il bancomat della donna romena ferita. La borsetta al momento del furto si trovava abbandonata su un’auto e nella confusione dei rilievi il carabiniere ha avuto il tempo di operare il furto. Mentre era in ospedale la romena però ha scoperto che qualcuno stava usando il suo bancomat. . I carabinieri di Bergamo e Grumello hanno indagato e scoperto che la tessera era stata usata nei due giorni successivi alla tragedia in due sale slot di Dalmine, individuando così il collega.

 Ad aiutare i colleghi nell’individuazione del carabiniere sono state le telecamere del locale dove il militare si era recato per giocare con le videolottery. Il gestore poi ha confermato che l’uomo era stato l’unico a usare il bancomat per richiedere le monete e giocare alle slot machine. Il codice pin a quanto si è appreso il militare lo aveva trovato nel portafoglio della ragazza derubata.

“Condannato al condono”: Francesco Corallo “re delle slot”

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Prima di addentrarci una faccenda davvero complessa tra condanne e condoni, dobbiamo capire chi è Francesco Corallo, il re delle slot, costituitosi i primi d’agosto, dopo 14 mesi di latitanza. Figlio di Gaetano Corallo, amico del boss mafioso Nitto Santapaola condannato negli anni ottanta per associazione a delinquere nel processo per la scalata dei catanesi ai casinò del nord Italia. Naturalmente Francesco afferma che con il padre non ha contatti da anni. Quindi torna in Italia nel 2004, dopo anni trascorsi a fare affari in Sud America, e diventa in breve il principale protagonista del mercato di slot machine nel nostro Paese. Peccato che qualcosa non va nel verso giusto e spuntano presunti finanziamenti illeciti concessi dalla Bpm, guidata da Massimo Ponzellini.

Ponzellini è lo stesso, come riporta Il Fatto Quotidiano in data 17 novembre 2012:

Dopo la pubblicazione delle intercettazionidell’indagine sui fidi facili della Bpm, nelle quali si svelavano le raccomandazioni di Daniela Santanché, Ignazio La Russa, Paolo Romani e le pressioni per le pratiche di Paolo Berlusconi e Michela Vittoria Brambilla, nessuno ha verificato cosa sia successo ai crediti di politici, amici e familiari. La posizione di Paolo Berlusconi per esempio è rimasto un caso singolare. Il fratello dell’ex premier vanta una concessione personale di un milione di euro per cassa e gode sulla sua holding Pbf Srl di una linea di credito di ben 5 milioni di euro, interamente utilizzati, il cui rientro scade solo il 30 settembre del 2013. Una posizione generosa da parte di Bpm che si è garantita solo con una fideiussione personale di Paolo Berlusconi e con l’impegno della società di Paolo Berlusocni a usare i soldi che le deriveranno da un incasso futuro per un’operazione immobiliare: la Cascinazza. Solo il 26 settembre scorso, visto il protrarsi dei termini per la chiusura dell’operazione Cascinazza, Pbf ha rilasciato una garanzia ulteriore a Bpm. Nessuna ipoteca però ma solo un’altra lettera di Paolo Berlusconi che stavolta si impegna a cedere non solo i proventi dell’operazione Cascinazza, se mai si chiuderà, ma anche gli utili o i proventi della cessione delle quote sociali.

Nello stesso articolo de Il Fatto Quotidiano si legge ancora:

Secondo le intercettazioni telefoniche Massimo Ponzellini minacciava sfracelli con i suoi se “non sistemavano la roba della Brambilla”. Effettivamente il gruppo della famiglia dell’ex ministro Michela Vittoria Brambilla, composto dalla Sal che si occupa di commercio di prodotti ittici e dalla Trafilerie Brambilla può contare sulla Bpm. Il consiglio di gestione del 23 ottobre scorso ha analizzato la situazione e ha revocato la linea capital market da un milione di euro della Trafilerie Brambilla.

E ora “conosciamo” Ponzolini e Corallo possiamo addentrarci dentro il condono Letta che potrebbe consentire a Bplus, la società del re delle slot, di essere messa in vendita con un guadagno di circa 200 milioni che finirebbero nelle tasche di Corallo: condannato al condono!

Come scrive oggi Il Fatto Quotidiano:

Il condono che prevede la possibilità di sanare le penali per i disservizi del 2004-2007 con il 25 per cento del dovuto potrebbe sbloccare la partita: lo Stato incasserebbe 211 milioni di euro utili per coprire l’intervento sull’Imu, l’acquirente entrerebbe nel mercato più redditizio d’Europa dalla porta principale pagando poco più di 250 milioni (la differenza tra la valutazione della società e le penali scontate da pagare). E Francesco Corallo potrebbe tornare ai suoi casinò delle Antille con 200 milioni in tasca, anche se sarebbe costretto ad abbandonare la sua gallina dalle uova d’oro in mano ai concorrenti più graditi alle autorità italiane.

Ma solo dopo avere risolto i suoi problemi con la giustizia milanese che lo tiene agli arresti domiciliari per il caso dei prestiti facili della Bpm…

…La prefettura di Roma, il 26 luglio, ha sospeso temporaneamente la validità dell’informativa antimafia interdittiva del 24 settembre 2012, che aveva causato l’esclusione di Bplus dalla gara per le concessioni. Lo Stato non può fare a meno degli 800 milioni di euro di imposte versate ogni anno grazie alle macchinette di Bplus e quindi si era trovata una soluzione all’italiana: l’attribuzione del controllo a ‘Bplus Trust’, guidata dall’amministratore fiduciario, l’avvocato olandese Jeroen Veen, gradito alla proprietà. Entro il 15 novembre prossimo i giochi dovrebbero essere fatti su entrambi i tavoli: il condono e la cessione.

Non male, no?

Le slot seminano morte? L’omicidio di Daniele legato al videopoker?

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Ha 43 anni e al momento si conoscono solo le iniziali P.O., dell’uomo che è stato fermato dai carabinieri per l’omicidio del muratore 44enne, Francesco Daniele, trovato ieri nelle campagne tra Torino e Vercelli. P.O., è stato interrogato a lungo dai magistrati della Procura di Torino che stanno indagando sull’omicidio. Questa mattina le forze dell’ordine con il supporto dell’unità cinofila ha effettuato un nuovo sopralluogo nel luogo in cui è stato rinvenuto il cadavere. Si sta ancora cercando l’arma e si stanno ricostruendo le ultime ore della vittima. Sembra che Daniele fosse uscito dal Bar Sport di Crescentino, dove aveva anche incrociato un familiare ed era apparso felice poichè aveva vinto 300 euro inserendo il resto del caffè in un videopoker dove aveva trascorso ore invano un altro avventore. E’ proprio su questo dettaglio che nelle ultime ore si sono incentrate le investigazioni degli inquirenti. Alle 19.00 c’è poi la testimonianza di Luana, una ragazza che vive con i genitori a pochi metri dal luogo dell’omicidio che ha dichiarato si essersi affacciata alla finestra dopo aver udito dei colpi di pistola, ben diversi da quelli di fucile che è abituata a sentire nel periodo di caccia. La ragazza però non aveva notato nulla di strano sulla strada. E’ quindi tra le 18,30 e le 19,00 che Daniele ha incontrato il suo assassino, un uomo che probabilmente conosceva e che lo ha convinto ad arrivare in quel tratto di campagna, lontano dalla vista di testimoni, in cui è poi stato ritrovato morto.

La polizia sta lavorando anche sui tabulati del cellulare dell’uomo che è sparito, insieme alle chiavi dell’uomo, e poi è stato disattivato domenica sera. L’ultima telefonata è quella che ha tentato invano il figlio rimasto ad attenderlo alle giostre.

«Franco era un bravo padre di famiglia e un grande lavoratore» dicono amici e colleghi di lavoro accorsi nelle campagne di Verrua Savoia. Forse davvero la morte di Daniele è legata a quei 300 euro vinti al videopoker?

Parlamentari nel libro paga delle lobbies, scoop delle Iene.

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E’ l’assistente di un senatore che preferisce rimanere anonimo a raccontare a Filippo Roma, giornalista delle Iene, quello che secondo lui, succederebbe nei corridoi di Palazzo Madama, a Montecitorio:   “Ci sono le multinazionali che ogni mese per mezzo di un loro rappresentante fanno il giro dei palazzi, sia al Senato che Camera, incontrano noi assistenti e ci consegnano dei soldi da dare ai rispettivi senatori e onorevoli”. E’ quando il giornalista delle Iene chiede:   “A che titolo?”  Arriva secca la risposta dell’assistente  “Per far sì che quando ci sono degli emendamenti da votare in commissione in aula, i senatori e gli onorevoli li votino a favore della categoria che paga”.

Filippo Roma chiede ancora “Ma di quanti soldi si parla?”, l’assistente del senatore riporta quella che dice essere la sua esperienza diretta: “Per quel che mi riguarda, conosco due multinazionali ed entrambe elargiscono una 1.000 euro e un’altra 2.000 euro ogni mese”. Quindi gli importi non sarebbero elevati e c’è da chiedersi come mai un senatore o un deputato che guadagna ben oltre i 10 mila dovrebbe lasciarsi “guidare in una decisione” per soli 1000 o 2000 euro… ma forse la crisi attanaglia anche loro… e poi meglio iniziare con piccole somme e poi rivedere in seguito, quando si diventa influenti somme maggiori? Secondo l’assistente del senatore succede esattamente così.

Ma di che multinazionali si tratta?

“Quelle che conosco io, con i senatori di cui stiamo parlando, una è del settore dei tabacchi e un’altra nel settore dei video giochi e delle slot machine”, così risponde l’assistente che poi aggiunge che lo scambio avviene per  avere “La protezione. Quando vengono emanate delle leggi o degli emendamenti che potrebbero andare ad intaccare i guadagni di queste società, loro si impegnano invece a proteggere le società a discapito del cittadino”. Poi precisa il portaborse: “comunque la tariffa cambia a seconda dell’importanza del senatore e quindi, se è molto influente, sale fino a 5.000 euro. Per quanto riguarda poi le sale Bingo, si sono formati due gruppi, partecipati sia da uomini del centro sinistra che da uomini del centro destra. Un gruppo fa capo a un ex Ministro de…, e un altro gruppo fa capo a un ex Ministro de…, entrambi del centro sinistra”

Forse è per questo che le slot machine che creano dipendenza, che stanno portando migliaia di famiglie sul lastrico non possono essere toccate?

L’intervista completa andrà in onda questa sera alle 21.20 su Italia1.

No slot: perchè un barista ha deciso di far sloggiare la macchinetta

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Non è facile rinunciare ad un introito sicuro, eppure Emilio Martinucci, titolare del bar Fantasy di Garrufo, in provincia di Teramo, l’ha fatto. Stanco di assistere a scene di panico e disperazione degli avventori che si giocavano il futuro alle “macchinette”, ha deciso di rimuoverle: “Non potevo sopportare ancora che i miei clienti si accanissero così davanti ai videopoker, dilapidando risparmi sottratti alla famiglia. Ho deciso di eliminare le slot e di tornare a fare bar come una volta. Ai giovani voglio di nuovo offrire un divertimento sano. Dal bancone ho visto scene che avevano dell’incredibile. Non succederà più”. Se l’uomo si augura che altri seguano il suo esempio, sa di non poterci far troppo conto: non ci vuol molto ad installare una macchinetta, ma rimuoverla può costare anche 250 euro, a tanto ammonta la penale di alcune compagnie. Ma il Fantasy non è l’unico bar ad aver detto No slot: a Cremona Monica Pavesi ha liberato la sua tabaccheria mentre a Bergamo l’associazione dei commercianti ha creato uno sportello legale per aiutare i locali che scelgono di rinunciare a un simile introito.  Stando alle parole del presidente Giorgio Beltrami, “Con gli incassi s’illudono di poter pagare debiti, affitti e luce. Col tempo, però, perdono la clientela. Un bar funziona se offre qualità, non se rovina le famiglie”.

Gioca a videoslot in orario d’ufficio… arrestato dipendente comune di Olbia

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Videoslot e ‘ndrangheta, in corso maxi operazione in Emilia-Romagna

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Un app I-phone per truccare slot machine. Arrestata una donna.

Aveva guadagnato 10mila euro.

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