Domani torna a scuola: la vittoria della disabile maggiorenne

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Il diritto allo studio le è stato riconosciuto e da domani potrà tornare a sedere sui banchi di scuola del primo anno della scuola superiore anche se maggiorenne. Finalmente la ragazza disabile ha vinto la sua battaglia e oggi al Seneca di Monte di Procida, in provincia di Napoli, sono arrivati i docenti di sostegno e le è stata assicurata la copertura dell’intero orario di lezioni: 27 ore  settimanali. Alla ragazza all’inizio dell’anno scolastico le era stata negata l’iscrizione in quanto maggiorenne e la scuola non poteva garantirle gli insegnanti di sostegno come prevedeva la spending review. La famiglia si era quindi appellata al Tar della Campagna, rivendicando il diritto allo studio come previsto dalla Costituzione italiana ed è stato proprio il Tar a dare ragione ai genitori della ragazza e con una sentenza del 28 settembre ha riammesso la ragazza a scuola.

 

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Suicida a 16 anni nel cortile della scuola di fronte ai suoi compagni

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Un suicidio che è rimbalzato immediatamente su tutti i media mondiali quello di Adrian Alvarez, 16 enne originario del Texas con una storia difficile alle spalle che ha deciso di farla finita nel cortile della scuola, la Lanier High School di Austin, davanti ai suoi compagni di classe. Alvarez era già padre di un bimbo avuto da una sua ex e prima di compiere il gesto estremo aveva postato alcune frasi su Facebook:

“Sto buttando via la mia vita, non per la mia ex, ma perché sono stanco di essere quello che sono. Ho dato alla mia mamma un sacco di guai e di dolore e voglio solo dirle che mi dispiace”. Sul social aveva postato anche la sua foto con una pistola semiautomatica puntata in faccia.

Nel messaggio il ragazzo chiedeva ai suoi compagni di classe di prendersi cura di suo figlio e di sua mamma.

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Scontri a Milano tra studenti e polizia: fumogeni e uova

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Sono 400 studenti appartenenti al centro sociale Cantiere si sono staccati dal corteo studentesco di Milano e hanno cercato di raggiungere la sede dell’Agenzia delle Entrate in via Manin. La polizia li ha bloccati e si sono generate tensioni con lancio di fumogeni e uova. Imbrattati anche alcuni edifici in zona.

Poco prima passando in prossimità della sede della Provincia di Milano, blindata per l’occasione, il corteo studentesco ha tentato di sfondare il cordone delle forze dell’ordine in via Donizzetti. Per due volte la testa della manifestazione ha provato a superare gli agenti, venendo sempre respinti dagli scudi. Sono partiti anche alcuni colpi di manganello. Durante i due tentativi dal corteo è iniziato anche un fitto lancio di oggetti in direzione degli agenti, tra cui un espositore di riviste in ferro.

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Dopo qualche minuto di tensione in via Donizzetti, il corteo studentesco ha desistito dall’idea di sfondare il cordone di polizia per ‘assediare’ la Provincia di Milano e si è rimesso in cammino. Al momento gli studenti stanno marciando lungo i bastioni di Porta Venezia, con l’intenzione di arrivare quanto più possibile vicino alla sede della Regione Lombardia.

La scuola in piazza: in 80 città sfilano gli studenti

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Sono gli studenti di 80 città italiane a scendere in piazza in massa per una delle prime date della mobilitazione di quest’anno lanciata dall’Unione degli Studenti. Sotto lo slogan:

“Non c’è più tempo da perdere con le politiche di austerità”

tra quegli studenti c’è chi scende e con la testa già sa che vorrebbe essere all’estero, chi ancora ci crede che davvero si possa cambiare e chi forse ci scende con talmente tanta rabbia che ogni passo è davvero uno sfogo. I dati Ocse ci collocano in basso alla classifica per l’istruzione scolastica e c’è chi afferma che alcuni disoccupati sono “inoccupabili”, poi si corregge e dice che non si riferiva agli studenti e che verranno istituiti stage di formazione e borse di studio per ovviare al problema del gap formativo. Contraddizioni in termini che certo non passano inosservati tra i ragazzi che oggi tentano di gridare il loro disagio a  una classe politica impegnata in congressi, in primarie, in amnistie, in correnti, in indulti e nella questione immigrati.

“Da parte dell’attuale governo non c’è stata nessuna reale inversione di tendenza. Mentre alla scuola pubblica e al welfare vengono destinate poche briciole si sceglie di continuare a sprecare risorse per le spese militari, le politiche di respingimento dell’immigrazione, la tutela di speculatori e dei grandi patrimoni – dichiara in una nota l’Unione degli Studenti – Per questi motivi portiamo in piazza in tutta Italia le vere emergenze sociali del Paese, rivendicando il rifinanziamento totale dell’istruzione pubblica e del diritto allo studio”

“Crediamo che l’attacco al sistema di formazione pubblica sia oggi generalizzato – dichiara Alberto Campailla, portavoce nazionale di Link Coordinamento Universitario – e vogliamo ribadire ancora una volta le vere emergenze del paese. Il calo delle immatricolazioni, le troppe borse di studio negate, i costi esorbitanti della vita per gli studenti universitari fuorisede, l’assenza di politiche abitative, il mancato finanziamento delle borse di studio come l’assenza di politiche generali di welfare e diritto allo studio, sono priorità di questo paese, è per questo che non c’è più tempo”.

“Domani inoltre parteciperemo alla mobilitazione nazionale per l’applicazione della Costituzione, convinti che da lì possa partire partire una battaglia di contro-attacco per costruire giustizia sociale, estendere i diritti, liberare i saperi” – dichiara Federico Del Giudice, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza.

A Roma il concentramento è previsto in Piazza della Repubblica, a Milano in piazza Cairoli, a Napoli in piazza Garibaldi, a Torino in piazza Albarello, a Bologna in piazza San Francesco, a Reggio Calabria in piazza De Nava, a Bari in piazza Moro, a Venezia in piazzale Roma e a Genova in piazza Caricamento.

Bambini stranieri in classe solo se sanno l’italiano

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“I bambini stranieri in classe solo se sanno l’italiano” questa in sintesi è la proposta avanzata dalla Lega Nord e presentata a Bergamo città dove è attesa per martedì il  ministro per l’Integrazione, Cècile Kyenge, che terrà una lectio magistralis. Il Carroccio però chiede di “rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, autorizzando il loro ingresso previo superamento di test e specifiche prove di valutazione e istituire a titolo sperimentale classi di alfabetizzazione che consentano agli studenti non italofoni di frequentare corsi di apprendimento della lingua italiana”.

Quella del Lega Nord che a prima vista potrebbe sembrare l’ennesima discriminazione verso gli studenti stranieri poi, nella realtà, uscendo un attimo fuori dall’ideologia, potrebbe davvero essere una proposta da adottare a livello nazionale. Pensiamo solo come si possa sentire un bambino straniero che il primo giorno di scuola non riesce a comunicare con i suoi compagni, quanti problemi in più deve superare durante il percorso di apprendimento, quali ostacoli può presentare una lingua che magari si conosce solo approssimativamente.

Da parte della Lega Nord, ha spiegato il segretario provinciale Daniele Belotti, “non vi sarà alcuna contestazione” al ministro Kyenge. “La nostra sfida si giocherà solo sul piano programmatico, considerata anche l’apertura dimostrata dal ministro lo scorso 24 settembre, nel corso di una trasmissione televisiva su TvSat 2000, riguardo alla proposta di istituire delle classi ponte in cui i bambini non italofoni potrebbero imparare la lingua italiana. In quell’occasione il ministro pareva aver dato il suo assenso ideologico alla proposta, riconoscendo l’insegnamento della lingua italiana quale uno dei prioritari strumenti per l’integrazione. La Lega Nord, attraverso un’azione coordinata con i Comuni, chiederà quindi al ministro Kyenge di far sì che tale proposta possa essere concretizzata”.

Una classe quindi in cui gli studenti stranieri possano apprendere e padroneggiare la lingua prima di essere introdotti nelle classi e quindi avere anche l’opportunità sin da subito di integrarsi con gli altri ragazzi. Un aiuto concreto e non una discriminazione, ma solo un passaggio obbligato per non creare un gap difficile da poter colmare avendo un programma da seguire e tanti concetti da apprendere.

“Purtroppo – ha spiegato il sindaco di Telgate, Diego Binelle – il progetto, che prevedeva l’istituzione sperimentale di classi di alfabetizzazione e che aveva trovato il consenso del provveditore, della direttrice scolastica, delle famiglie italiane e delle associazioni locali di stranieri, si è arenato per via della forte resistenza ideologica di alcuni insegnanti. Eppure questa è l’unica vera strada per l’integrazione. La presenza di un numero sempre più elevato di alunni non italofoni all’interno delle classi si rivela un ostacolo sia per gli stranieri sia per gli italiani, che assistono a una forte riduzione dell’offerta didattica a causa dei rallentamenti nell’insegnamento dovuto alle specifiche esigenze di apprendimento degli stranieri”.

Perché quindi gli insegnanti pongono ostacoli? Per una volta possiamo abbandonare l’ideologia e vedere veramente cosa può essere più utile ai ragazzi stranieri? Perché non dotare tutti degli stessi strumenti, ma lasciare che sia a carico dell’allievo o di un insegnante volenteroso lo sforzo di insegnare la lingua mentre si sta già svolgendo un programma scolastico? Inevitabilmente dovendo colmare le lacune di una lingua sconosciuta anche l’insegnante migliore sarà costretto a rallentare il proprio programma e non solo a scapito degli altri alunni, ma anche dello stesso studente straniero.

Madre denuncia il figlio di 13 anni per atti vandalici a scuola

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Quando ha scoperto che suo figlio insieme a due suoi compagni era stato uno degli autori di un atto vandalico alla scuola elementare «Girgenti» di via Grotte a Bagheria, in provincia di Palermo, la madre ha preso il ragazzo e lo ha condotto in commissariato a costituirsi. Durante il loro raid teppistico i tre compagni avevano rovesciato banchi, danneggiato i distributori automatici di bibite e caffè, divelto l’impianto telefonico ed elettrico e rubato materiale didattico. La donna così ha denunciato suo figlio (che non è comunque punibile perché a solo 13 anni) e gli agenti stanno cercando di rintracciare i suoi compagni.

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