Scoppia la polemica: perquisita la casa del leader del Movimento No Tav

Alberto-Perino-perquisizione-tuttacronacaE’ indagato per istigazione a delinquele Alberto Perino, leader No Tav, la cui abitazione a Condove, in Val Susa, è stata perquisita dalla digos di Torino dipo che la procura del capoluogo piemontese aveva disposto la misura. La vicenda è legata alla diffusione online (tra i siti che possono essere ricondotti al movimento che si batte contro la realizzazione dell’infrastruttura) di informazioni sui mezzi e le imprese impegnate nei lavori dell’Alta velocità Torino-Lione, al cantiere di Chiomonte. Perino è accusato per aver invitato gli attivisti a praticare forme di sabotaggio nei confronti delle stesse aziende le targhe dei mezzi delle quali erano state pubblicate in rete. I mezzi pesanti circolavano sull’autostrada del Frejus e secondo i NoTav erano responsabili di trasportare materiale utilizzato dalla “talpa” per il cantiere dell’Alta Velocità di Chiomonte. L’abitazione era stata perquisita precedentemente nel 2011, con il leader sempre accusato di istigazione a delinquere. Le prime reazioni da parte degli esponenti politici sono arrivate in seguito  alla pubblicazione della notizia da parte di diverse agenzie di stampa. Tra questi Roberta Lombardi, ex capogruppo alla Camera del M5S, che si è scagliata contro la perquisizione sia in Twitter che in Facebook:

lombardi-facebookE’ iniziato tre giorni fa, a Torino, il processo per “invasione di terreni” che vede imputato lo stesso leader No Tav, Alberto Perino, e altri 9 attivisti, compresi due amministratori dei Comuni della valle. Il fatto risale al 12 gennaio 2010 quando, a Traduerivi a Susa, alcuni manifestanti tentarono di ostacolare un lavoro preliminare legato all’Alta velocità. Ad avviare la causa civile la società Ltf, che si occupa dei lavori per il Tav in Valsusa, che chiese il risarcimento dei danni. Il leader ha replicato contro quelle che ha definito azioni condotte per delegittimare il Movimento No Tav e ha denunciato: “Nelle azioni dei magistrati nei nostri confronti non c’è più una motivazione. Riteniamo che sia un accanimento che va al di là di ogni senso giudiziario. La situazione si è talmente incattivita che stiamo valutando, assieme al nostro team di legali, di denunciare la magistratura per stalking. Perché di questo si tratta; non è più una situazione normale”. Nel frattempo, la tensione in Val di Susa resta alta.

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Alfano e il ritorno dei “cattivi maestri”

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Duro attacco del ministro dell’Interno a Stefano Rodotà che aveva affermato:

Atti come la lettera delle nuove Brigate Rosse, in cui si auspica che il movimento no Tav ‘faccia uno scatto politico – organizzativo’, sono deprecabili, ma comprensibili e non devono contribuire a derubricare la realizzazione dell’opera a una mera questione di ordine pubblico. In Italia dovremmo prendere atto di quanto stia avvenendo a livello internazionale e riaprire una riflessione politica più ampia sull’infrastruttura, a maggior ragione in un momento di fibrillazione sociale molto forte, in cui non sarebbe giustificabile un impiego consistente di capitali in un’impresa che rischia di rimanere sospesa.

In sostanza Stefano Rodotà, aveva fatto una riflessione su come la Francia dichiarando di pubblica utilità i lavori del cantiere Tav, ma non dando certezze sullo stanziamento finanziario per l’opera di fatto aveva rinviato i lavori della Torino – Lione. Secondo Rodotà era possibile che tale decisione fosse equivalente a una rinuncia a costruire il tratto pertinente alla Francia.

Nel frattempo il Popolo delle Libertà sembra aver trovato un nuovo nemico: «Cosa c’e’ da comprendere nella violenza contro le forze dell’ordine e gli operai che lavorano alla Tav? Che cosa c’e’ da comprendere nei ripetuti danneggiamenti dolosi all’opera? Che cosa c’e’ da comprendere nel fatto che delinquenti abbiano trasformato un cantiere in un campo di battaglia? Le parole di Rodotà sono gravissime e irresponsabili», affermava la deputata del Pdl Elvira Savino. “Chi è stato candidato alla presidenza della Repubblica non può fare certe affermazioni: le smentisca. Lo Stato non deve indietreggiare di un millimetro e non deve mostrare alcun cedimento dinanzi alla violenza e alle minacce dei terroristi”, aveva anche concluso in un concitato intervento l’esponente del centrodestra.

Poi oggi a sguainare la spada è stato proprio Angelino Alfano secondo cui le parole di Stefano Rodotà, che oggi ha definito deprecabili ma comprensibili le affermazioni delle Nuove Br, «sono gravissime, inquietanti. Le condanno duramente, mi auguro che Rodotà le rettifichi. Mi chiedo – dice sempre il vicepremier – se non ci sia da temere per il ritorno dei cattivi maestri».

Forse con i cattivi maestri la politica dovrebbe confrontarsi più spesso. Forse anche un cattivo maestro non avrebbe mai fatto trovare l’Italia in una imbarazzante diatriba internazionale con il rinvio in patria della moglie e della figlia minorenne di un rifugiato politico. Forse ci si dimentica troppo facilmente dei propri “epic fail” e si punta il dito dritto a chi ha solo espresso un’opinione personale.

Rodotà comunque è intervenuto per rispondere ad Alfano: «Ho detto che quelle delle Br sono parole inaccettabile, la mia storia politica è totalmente estranea al terrorismo rosso, sono stato frainteso» e poi ha aggiunto «Le parole usate dalle nuove Br “non sono ‘comprensibili’ nel senso che siano giustificabili in alcun modo; significa invece che purtroppo esiste ancora qualche persona che continua a usare un linguaggio pericoloso e inaccettabile».

E ancora per sgombrare il campo dai dubbi:

Non ho la minima idea di giustificare, anzi dico che sono minacce e vengono da un mondo che continua a comportarsi come ha sempre fatto. Questo e’ il dato che voglio mettere in evidenza, dico che cosa vi aspettate visto che purtroppo quella cultura non e’ stata ancora completamente sgominata. Ogni manifestazione violenta ha da parte mia il più assoluto dissenso”

Ma Alfano, quasi con toni presi in prestito da altre stagioni politiche, ha comunque  sottolineato duramente «siamo lo Stato e lo Stato farà fino in fondo il proprio mestiere». L’opinione dei cittadini forse ha smesso da tempo di essere ascoltata dai rappresentati politici?

E persino nel Partito Democratico c’è chi si è schierato contro a Rodotà:

“Rodota’ ci ripensi. E corregga le sue parole. Se il suo pronunciamento e’ vero, allora ha commesso un errore gravissimo. Niente di cio’ che dicono i terroristi delle Brigate Rosse puo’ essere comprensibile”. Cosi’ Emanuele Fiano, presidente forum Sicurezza e Difesa del Pd. “La storia delle Br ce lo ha insegnato e ce lo dicono le decine e decine di vittime innocenti, tra i magistrati, gli operai, i semplici cittadini, le forze dell’ordine. Nessuna comprensione – aggiunge – e’ possibile per cio’ che viene dall’ideologia di morte dei brigatisti. Per questo, a Stefano Rodota’ diciamo che continueremo a difendere il diritto al dissenso democratico e pacifico, ma nessuno potra’ mai portarci a considerare ammissibile la violenza. Chi non accetta questo ragionamento, la legittima”, conclude Fiano.

Mentre il PdL continua la gara: «E’ davvero impressionante leggere dichiarazioni come quelle del professor Rodota’ in merito al contenuto delle lettere delle nuove Br. Parlare di espressioni deprecabili ma comprensibili è un linguaggio proprio di quella fascia di intellettuali che purtroppo giustifico’ e copri’ movimenti che dettero vita agli anni bui della nostra Repubblica», afferma Jole Santelli. «Se gli italiani pensano che Stefano Rodotà poteva dire le bestialità che ha detto stando al Quirinale e da li esprimere la sua comprensione per le affermazioni delle Brigate Rosse, beh, credo che in molti avranno un brivido lungo la schiena», dichiara invece Osvaldo Napoli, vice presidente dell’Osservatorio sulla Tav. «Rodotà – aggiunge – è stato candidato, e per questo si è detto lusingato, dal M5s alla più alta magistratura dello Stato. Pensare che 35 anni dopo l’assassinio di Aldo Moro un “cattivo maestro” poteva ritrovarsi a guidare il Paese e’ qualcosa di terribile che dovrebbe indurre tutti alla riflessione. Anch’io spero, come il ministro Alfano, che Rodota’ smentisca quelle parole. Ma dispero che non le pronunci ancora». «Mi permetto di suggerire al Pd, nelle cui fila militano molti vecchi comunisti che il terrorismo lo hanno combattuto a viso aperto, di riflettere ancora sulla natura del grillismo e sulle biografie di alcuni personaggi prima di essere travolto dall’antipolitica».

 

No Tav tra nuove Brigate Rosse ed esercito

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Altri militari in val di Susa, ben 200. Ma ai No Tav, oltre ai militari,  arrivano anche proposte delle nuove Brigate Rosse che chiedono agli attivisti un passo in avanti, ma sembra proprio che il movimento non abbia intenzione di allearsi con le nuove BR. Intanto però il livello di tensione si amplia anche per quel documento postato sul web da parte dei brigatisti  Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi:

Ci sono delle “simpatiche consonanze” fra i No Tav imputati nel maxi processo di Torino e “la nostra dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici”.

Il documento si intitola ‘Contro la repressione, nuova determinazione”: Davanzo e Sisi, arrestati nel 2007 con l’accusa di far parte del Pcpm – Partito comunista politico-militare, sostengono che il movimento No Tav deve “compiere un altro salto in avanti, politico organizzativo, assumendone anche le conseguenze, o arretrare”.

Ma arriva secca la risposta del leader del Movimento No Tav, Alberto Perino:

“Il movimento No tav non ha un portavoce per cui io parlo a titolo personale, ma respingo al mittente un messaggio del genere perché non ho nulla da spartire con questa gente e creando neanche il movimento”.

 

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