“La Collina” quasi uno spin off di “Parlami d’amore”?

lacollina-parlamidamore-tuttacronacaDue storie che prendono spunto da una comunità di recupero,  ma che forse hanno solo questo come punto di contatto oltre a  un personaggio emblematico.  La Collina, il primo romanzo di Andrea Delogu e Andrea Cedrola, edito da Fandango, che lo ha portato in libreria il 30 gennaio, racconta l’esperienza della Delogu, che ha vissuto fino a 10 anni nella comunità di recupero dalla droga di San Patrignano. Sul sito della Delogu si legge:

La Collina è un romanzo epico, la storia di una famiglia che si unisce a quella di tanti uomini e donne che hanno abitato quel mondo sperando di tornare alla luce. È il racconto incalzante e appassionato di una voce candida che cuce insieme i fili di tanti destini, i salvati e i sommersi che in nome della guerra alla droga hanno finito spesso per sacrificare se stessi.

Se invece facciamo un passo indietro, troviamo,   nel 2006  Silvio Muccino che pubblicava il romanzo, scritto a quattro mani con Carla Vangelista, Parlami d’amore. Nel febbraio 2008, il giorno di San Valentino, usciva invece la trasposizione cinematografica del libro, film che voltava pagina rispetto al personaggio che fino ad allora aveva “intrappolato” lo stesso Muccino nell’adolescente  imbranato e con la zeppola. Quel film, che parlava della  vita del protagonista fuori dalla comunità di recupero, di fatto strappava Silvio Muccino da quelle produzioni e da quei registi che, pur portandolo al successo, lo avevano “limitato” dentro a ruoli “facili”, “leggeri” e “ripetitivi”, mentre allo stesso tempo  ne sanciva il debutto alla regia. “Parlami d’amore”, come alcuni ricorderanno, racconta la storia di Sasha, ragazzo nato in una comunità di recupero, dalla quale, una volta adulto, si allontana per crearsi il suo avvenire e scoprire il significato della parola amore. Per la prima volta Sasha è libero di riprendersi la sua vita, dopo che per tanti anni, il direttore della comunità, Riccardo lo aveva guidato nelle sue scelte. Ora quella figura si è allontanata e lui, tra ingenuità, sbagli e voglia di scoperta, si riappropria della sua identità.

Difficile non fare un confronto immediato, seppur ad anni di distanza. Praticamente impossibile non creare un ponte tra le due opere a partire dal fatto che sono scritte a quattro mani da un uomo e una donna e che anche per  lo stile che è simile, come si nota dall’incipit de La Collina… Ma soprattutto perché traggono spunto dallo stesso luogo, una comunità di recupero  dalla quale alcuni scelgono di scappare mentre altri vi rimangono. E per quelli che se ne vanno il bivio è se restare legato al mondo della droga o “emanciparsi”. Se si trattasse di una serie, potremmo dire che  La  Collina è uno spin-off. Se si trattasse dello stesso romanzo potremmo paragonarlo a quelle porte scorrevoli di Sliding Doors: cosa sarebbe accaduto se… Ma sono due opere diverse, scritte da persone diverse. Le storie di San Patrignano d’altra parte si somigliano, come punto di partenza,  ma poi è la sensibilità di chi racconta a fare la differenza.

Nell’incipit de La Collina si legge:

Su in mansarda c’è solo una porta. Riccardo apre senza bussare. Un abat-jour si accende sul comodino di fianco al letto a una piazza e mezza. Dal piumone sbuca una ragazza poco più che ventenne, la pelle olivastra, capelli lunghi, lisci, neri. Una canottiera bianca. S’intravedono i capezzoli larghi, scuri. Si chiama Sabrina e ha i lineamenti di un’indiana d’America. Lo guarda, Che succede? Riccardo le fa cenno di andare, Abbiamo un problema in macelleria. Sabrina annuisce, Dieci minuti.

Una descrizione di quello che è un ambiente, un calarsi nel passato con meticolosa precisione per portare il lettore a immergersi in quella mansarda, laddove dorme una ragazza ventenne e in cui irrompe la figura emblematica di Riccardo.

Resta il fatto che la Delogu dieci anni ci ha vissuto in quella comunità. E  in quella comunità, in quel passato ci si immerge,  rivangandolo anche nei suoi aspetti più ripugnanti e dolorosi, con descrizioni crude, quasi livide, sempre  alla ricerca della sua liberazione e della sua catarsi…

Cosa accade invece nelle descrizioni del libro Parlami d’Amore di Silvio Muccino e Carla Vangelista? Non esistono! Non c’è spazio per la descrizione e c’è pochissimo spazio per il passato, perché prende vita il vortice emozionale del presente che rade al suolo, nella maggior parte dei   casi, il contesto in cui  si svolge. Questa è solo una delle frasi che si possono trovare nel libro e che raccontano quel riscatto attraverso il corpo, prima  ancora che la mente lo possa elaborare:

Hai presente quando semplicemente pensare a una persona ti toglie il fiato? Ti fa sentire caldo allo stomaco e poi freddo in tutto il corpo perché lei non c’è?

oppure:

Tanto se non vai tu a trovare la vita è la vita che viene a trovare te.

Parlami d´amore narra  quindi l’emozione di chi per la prima volta si trova a vivere al di là della “collina”, non con la lucidità di chi ha fatto un percorso, ma di chi sta compiendo un’evoluzione. Non un processo a posteriori come può essere la trascrizione della Delogu, ma una storia  che  di quel passato non sa quasi più che farsene, raccontata  come è sulle emozioni del presente e da un personaggio che parla al lettore senza intermediari né di spazio, né di tempo.  La differenza è quindi tra un diario di memorie e un vissuto di emozioni. Ma se vogliamo andare ancora più a fondo nella vicenda possiamo anche capire le due diverse forme stilistiche partendo proprio dall’editore.

La Fandango, oltre che essere casa editrice, è anche la casa di produzione con la quale ha sempre collaborato Gabriele Muccino, a partire dal suo esordio Ecco Fatto del 1998, passando per Come te nessuno mai, dell’anno successivo e nel quale il regista ha diretto proprio il fratello minore Silvio, fino al “ritorno in Italia” dopo la parentesi americana con Baciami ancora (2010), che è il seguito del più noto L’ultimo bacio. La Fandango è quindi la casa di produzione che ha sempre portato avanti una linea stilistica precisa, un percorso di film che racchiude l’essenza stessa del cinema italiano d’autore. Quando però Silvio Muccino ha voluto rompere gli schemi, è andato altrove. Ha trovato una produzione, Cattleya, che gli potesse dare il giusto margine di autonomia proprio per distaccarsi da quello stile, che probabilmente non avrebbe potuto sostenere un film che ha per protagonista un ragazzo vissuto in una comunità che si innamora di una donna con molti anni più di lui, capace però di donargli quella serenità innocente che le coetanee sembrano negargli.

Ma ritornando al nostro primo interrogativo,  se “La Collina” è quasi uno spin off di “Parlami d’amore”, dobbiamo constatare che le differenze che abbiamo messo in evidenza ci parlano di due storie diverse, concepite e “vissute” con sensibilità diverse e trasposte con stili diversi tanto da farne storie distanti che non potranno mai comunicare tra loro. E a chi poi punterà il dito verso una o l’altra storia potremmo rispondere con una frase che si trova in Parlami d’Amore:

La debolezza del carnefice è quella di non poter fare a meno della sua vittima.

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Un nuovo inizio: Bova-Muccino diventono fratelli, dirige D’Alatri

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Leggerezza, serenità, allegria… Buttare fuori il fiato e raccontare una storia lieve, per riflettere divertendosi e facendo divertire, questo è l’obiettivo di “Un nuovo inizio” il nuovo film diretto da  Alessandro D’Alatri, interpretato da Raul Bova e Silvio Muccino e prodotto da LuxVide (per Rai Cinema) la società di produzione capitanata dai fratelli Luca e Matilde Bernabei.

«Per me — spiega Muccino — è un omaggio ai film con cui sono cresciuto. Io sono dell’82 e nella mia formazione sono stato accompagnato e mi hanno divertito storie come quelle dei Blues Brothers. Il buddy movie secondo me si presta molto bene per raccontare la storia di due fratelli. Dopo gli ultimi film che ho fatto, volevo dedicarmi a una storia leggera, positiva e soprattutto volevo tornare a fare solo l’attore senza però prendermi troppo sul serio. La voglia di giocare, in questo caso, sui rapporti familiari, sulle dinamiche tra fratelli: questo film è pieno di speranza, è positivo, e vorrei che facesse serenamente ridere, che fosse sdrammatizzante».

“Un nuovo inizio” è un progetto scritto a quattro mani dallo stesso Muccino e da Carla Vangelista e narra la storia di due fratelli Lorenzo e Giacomo, uno l’antitesi dell’altro. Lorenzo, interpretato da Muccino, è uno stuntman 30 enne, con l’anima del Peter Pan, che riesce sempre a mettersi nei guai proprio per la sua esuberanza e per quello spirito adolescenziale che non lo ha ancora abbandonato. E chi deve correre in aiuto dell’irriducibile scapestrato? Naturalmente Giacomo, il fratello con la testa sulle spalle. Medico, sposato con una bambina, uomo posato e razionale, in definitiva l’opposto di Lorenzo! Ma come andrà a finire? A darci una mano a immaginarlo è il sottotitolo della commedia: “Le cose a volte non vanno come speriamo noi. Vanno meglio“.

“Conosco Silvio – dice Bova – da molti anni, abbiamo cominciato a frequentarci a Los Angeles. Lui ha una decina d’anni meno di me e io, all’epoca, vedevo questo ragazzo così pieno di entusiasmo, carico di energia… Già nella realtà siamo molto diversi… anche io ho i miei entusiasmi, ma sono più posato, lui invece è un vulcano in eruzione. E quando ho letto il copione gli ho chiesto se l’avesse scritto proprio pensando a noi due“.

“Un nuovo inizio” spezza quindi quella tradizione degli ultimi film di Silvio Muccino in cui a lui era affidata anche la direzione, oltre che l’interpretazione e la sceneggiatura. Si rompe anche con quella linea stilistica iniziata con “Parlami d’amore” e continuata con “Un altro mondo”. Anche se in modo diverso entrambi i film avevano una linea di continuità per quanto fosse ricercato e studiato il primo e quanto invece cercava di essere “improvvisato” e “sperimentale” il secondo. Ci si allontana da quel cinema che risentiva di modelli come Litvak o come il free cinema e si approda a una commedia di puro intrattenimento, con spunti riflessivi.  Due fratelli, due uomini, due storie, due modi di  giocare la partita della vita con sensibilità e istinto diverso, ma quanto ci sarà poi alla fine di Lorenzo in Giacomo e quanto di Giacomo in Lorenzo?

Da lite nasce lite? “Caso” Muccino Bros: ora si azzuffano anche gli estranei

muccino-lotta-tuttacronacaDopo che Gabriele Muccino si è ritirato dalla stessa ‘arena’ che aveva creato e nella quale il fratello Silvio ha fatto solo una rapida incursione per rispondere e difendere la sua posizione, il dibattito si è innescato tra il giornalista Gabriele Parpiglia e l’agente dei Vip Lucio Presta. Il primo ha dichiarato infatti: “Bravi tutti i giornalisti che ora riprendono la vicenda Muccino vs Muccino. Chissà perché io l’ho rivelato mesi fa su http://parpiglia.com .” Presta ha quindi ribattuto: “@GParpiglia forse era il caso di tacere, dietro una notizia ci sono le vite delle persone. Non dimenticartelo”. Certo, se la vita propria e altrui – come ha fatto Gabriele M. – viene raccontata sui social, sotto gli occhi di tutti, forse poi è un po’ difficile difendere la propria privacy.  Comunque la replica del giornalista è arrivata a tempo di record: “@PrestaLucio Io mi sono chiesto che fine avesse fatto Silvio, da fan. Poi da giornalista sono andato a fondo. Il buco c’era a prescindere da me”. Noi di Tuttacronaca avevamo parlato ancora, tempo fa dei progetti di Silvio, ma forse per Parpiglia  che a comando si mette la veste del Fan, sembra sia stato più interessante scavare nella vita personale di Silvio. Che poi  perché dire fan riducendoli ad a gente di gossip, quando, spesso, proprio i fan sono quelli che più  si appassionano  alla professione dei divi?e? Basta gossip, meglio il cinema!

Il botta-risposta tra i Muccino Bros. giunto al capolinea?

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Chi ha sfoderato per primo il coltello ha deciso di riporre le armi? Così sembrerebbe visto che Gabriele Muccino, la cui pagina Twitter ha goduto di fama in questi ultimi giorni per i suoi feroci attacchi alla sceneggiatrice Carla Vangelista che hanno coinvolto il fratello minore del regista ex “L’ultimo bacio” nonchè reduce dal flop (ma non chiamatelo così, visto che lui stesso ha dichiarato che ”Si può parlare di flop quando un film che è costato 120 milioni di dollari ne incassa poi solo 20, ma non è il caso nostro” aggiungendo che “’Quello che so sull’amore’ ha avuto dei costi molto più bassi, 20 milioni di dollari”. Certo, se consideriamo il sito Movieplayer i costi si aggirerebbero attorno ai 35 mln e difficilmente si potrebbe parlare di gran successo visti gli incassi…) “Quello che so sull’amore” ha cinguettato oggi: “Ragazzi mi cancello da twitter” spiegando che “Quest’arena non è il mio posto! Non serve a nulla è superficiale e sto meglio senza. Buon proseguimento”. C’è forse un problema di fondo in Italia? C’è chi cerca pubblicità  anche strumentalizzando i sentimenti? C’è forse chi preferisce l’arena virtuale sperando che arrivino gli spettatori, pronti ad applaudire, quando il gladiatore di turno ucciderà la vittima designata?  Peccato che in rete il combattimento non finisce sempre come ci si sarebbe aspettato…  Ma quel che può rassicurare Muccino Sr è l’attenzione che hanno rivolto nei suoi confronti. C’è anche chi ‘preoccupato’ ha lanciato un ironico appello che recita: “Un minuto di silenzio per @GabrieleMuccino. Anche lui ha preso la #mentanite”.

Perché dunque lasciare Twitter ora che c’era tanta attenzione sui social? Perché  Ma cosa ha portato a questo dietrofront proprio in chi fino a qualche giorno fa si era messo in luce grazie ai social, che ovviamente, trattandosi di un regista, raccolgono innumerevoli seguaci e le cui dichiarazioni, è certo, non cadranno nel nulla? Gabriele ha iniziato lamentando il silenzio del fratello con cui non parla da anni dopo un periodo idilliaco trascorso assieme sui set. Poi è passato all’attacco della collaboratice del fratello, la Vangelista, “rea”, secondo Gabriele, di averlo plagiato e, imperdonabile, di essersi spinta a denunciarlo per diffamazione. A questo punto, dopo qualche giorno di silenzio, la risposta di Muccino Jr: “Gabriele conosce benissimo i motivi del mio allontanamento, e sa che riguardano gravi episodi vissuti nella mia infanzia all’interno del nucleo familiare. Episodi di cui non parlo per decoro e per non nuocere alla mia famiglia” che ne ha approfittato anche per rinfrescare la memoria al fratello maggiore: “Pochi anni fu proprio lui (Gabriele) a tagliare i ponti con la mia famiglia, per costruirsi una vita serena con la moglie di allora. Fu proprio lui a dirmi che sarei dovuto ‘scappare da quella famiglia’. Ora sembra aver dimenticato. O forse preferisce non ricordare, perché quando il suo matrimonio naufragò, rinnegò tutto e mi comunicò che era stato ‘plagiato’ dalla ex moglie”. Ovviamente il “protettivo fratello maggiore” che tanto amore ha sbandierato verso il più giovane ha ribattuto con un laconico: “Non replicherò alle infamità deliranti nei confronti dei nostri anziani genitori rilasciate ad agenzia stampa da parte di mio fratello. Pena”. Ora forse siamo giunti alla fine con un ultimo saluto di Gabriele, a cui restano gli amici che si schierano con lui come Veronesi che gli ha dimostrato la sua solidarietà: “io ti capisco e sono con te. E’ una brutta storia questa e tu stai difendendo i tuoi sentimenti. Spero che Silvio si ravveda”. Forse il ravvedimento c’è stato… da parte di Gabriele?

Silvio, torna al passato e risponde a Gabriele: “gravi episodi di famiglia”

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Silvio Muccino rompe il silenzio e risponde al fratello che qualche giorno fa su Facebook aveva scritto una lettera aperta dai contenuti “sprezzanti” nei confronti di Carla Vangelista, la sceneggiatrice con cui Silvio collabora da diversi anni.

«Dopo 5 anni di assoluto silenzio – dice l’attore, scrittore e regista – stanco e disgustato dalle sempre più gravi dichiarazioni pubbliche di mio fratello che riguardano la mia vita, sono costretto a parlare del mio privato sperando che questo metta fine al suo delirante soliloquio che da anni intasa siti internet e giornali».

E poi aggiunge:

«A spingermi sono le parole, basse e infamanti, secondo le quali sarei stato “plagiato” e “sequestrato”: io, un uomo di 31 anni, e da chi? da Carla Vangelista, un’amica, una scrittrice più che stimata, che collabora con me da anni, ingiustamente offesa dalle deliranti accuse di Gabriele. Non riesco a leggere niente di costruttivo nel cuore di quelle dichiarazioni. Non vedo l’artista, che mai mi sarei aspettato  di veder cadere così in basso al punto da trascinarmi per anni nel fango del pettegolezzo più bieco e non vedo neppure il fratello, perché Gabriele conosce benissimo i motivi del mio allontanamento e sa che riguardano gravi episodi vissuti nella mia infanzia all’interno del nucleo familiare. Episodi di cui non parlo per decoro e per non nuocere alla mia famiglia. Gabriele sa. E se la memoria lo tradisce può sempre rileggere tutte le mail che gli ho inviato»

E precisa:

«Pochi anni fa fu proprio lui a tagliare i ponti con la mia famiglia, per costruirsi una vita serena con la moglie di allora. Fu proprio lui a dirmi che sarei dovuto ”scappare da quella famiglia”. Ora sembra aver dimenticato. O forse preferisce non ricordare, perché quando il suo matrimonio naufragò, rinnegò tutto quello che aveva detto fino a quel momento a me e ai  nostri genitori e mi comunicò che era stato ”plagiato” dalla ex moglie. Mi dispiace che un uomo come Gabriele abbia una così bassa stima di sé, ma questo non lo autorizza a proiettare su di me le sue paure. Questa del plagio è una vecchia storia a casa Muccino e ora si sta ripetendo. Per il semplice motivo che è il modo più facile e veloce di spazzare sotto il tappeto le vere cause di scelte tanto radicali e dolorose come quelle che portano un figlio ad allontanarsi».

E conclude:

«Anni fa questo scempio si compiva ai danni di un’altra donna, l’ex moglie di Gabriele. Io allora, in nome della mia famiglia, non la difesi abbastanza. Non me lo sono mai perdonato. Oggi le chiedo scusa. Oggi che il logoro e deresponsabilizzante copione familiare del “plagio” è messo in scena ai danni di Carla Vangelista, rivivo tutte le dinamiche di perversi meccanismi familiari. Nelle parole volgari di Gabriele intravedo il tumulto di un uomo insensato e rabbioso, che si riversa nell’etere mediatico senza sapere che con questo atteggiamento sta facendo a pezzi il suo stesso nome. Le dichiarazioni di Gabriele segnano uno spartiacque nella mia esistenza e mi dimostrano che allontanarmi da tanta violenza era l’unica scelta possibile per costruirmi una vita equilibrata, serena e consapevole. Non sono più disposto a sopportare questo ridicolo teatrino fatto di sentimenti esibiti e di uno sbandierato amore fraterno nel quale non scorgo alcuna traccia di rispetto per me e le mie scelte, che siccome non condivise, si dichiarano frutto di plagio. Sarò pronto ad ostacolare ogni iniziativa di Gabriele che possa nuocere a me ed alle persone che mi sono vicine e forse, così facendo, lo aiuterò anche a salvarsi dallo spirito autodistruttivo che sembra ormai possederlo»

Il silenzio è d’oro…

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A volte è il tempo, che passando, può lenire il dolore.  A volte il ghiaccio si scioglie, ma l’acqua straripa. A volte il silenzio è d’oro, ma c’è chi ha bisogno di far rumore ( o rumors?)

Gabriele Muccino seguita ad attaccare Carla Vangelista e indirettamente suo fratello:

In pochissimi sanno di chi stia (Sic!) per andare a parlare. Ma poco importa. Si tratta di una ex adattatrice dialoghi, improvvisata scrittrice di discutibile talento che ha sequestrato e rovinato il talento e (opinione personale) la vita di un promettentissimo ragazzo e attore…

… lei e il giovane ragazzo, che l’ha seguita immolandosi per lei come un kamikaze, si sono fatti, (ignoro le dinamiche specifiche che anzi mi spaventano o forse inorridiscono), letteralmente terra bruciata intorno…”

In un’altra parte del suo “messaggio” (?) Gabriele afferma, poi, che in tal modo vuole proteggere suo fratello. Anche se, il modo sorprende… Si protegge un fratello creando un gossip? Cui prodest?

Quello che tuttavia sembra apparire è una forte impotenza da parte di Gabriele che sfocia nell’ “esuberanza” delle parole… alla continua ricerca di un fratello che dignitosamente resta in silenzio, senza alcuna reazione.

Il silenzio è d’oro!

Anche Carla Vangelista tace… ha affidato tutto ai suoi legali! Con chi potrà ancora parlare Gabriele?

Ci sarà Bova nel futuro di Muccino?

silvio_muccino-raul bova-lux vide-tuttacronaca

Il prossimo film da regista di Silvio Muccino sarà finanziato dalla Lux Vide, la stessa che ha prodotto ”Bianca come il latte, rossa come il sangue” attualmente in sala.

Voci non confermate darebbero nel cast del film anche la presenza di Raoul Bova. A quanto filtra, si tratterebbe per ora solo di una proposta da vagliare.

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