Felice “Faccia d’angelo” Maniero non ne può più

felice-maniero-tuttacronacaLo sfogo arriva da Felice Maniero, ex boss della Mala del Brenta: “Non ne posso più di chi vuol farsi pubblicità a spese mie. Prima un ex aspirante sindaco di Silea che dice di sapere dove abito, a Silea (Treviso), dove invece non sono mai stato, e chiede di essere eletto per mandarmi via. Poi quello che fa le magliette con la scritta “Fasso rapine” (“faccio racipe”, ndr.) e la mia faccia. Poi una defici***e che fa un articolo in cui scrive esattamente il nome della via dove abito, costringendomi a traslocare. E adesso questo vicentino, che vuole uscire dall’anonimato, dicendo di essere stato minacciato dal sottoscritto. L’unica minaccia reale è alla mia vita e a quella della mia famiglia e arriva da gente irresponsabile come questi giornalisti che io non ho mai visto nè conosciuto e che a tutti i costi vogliono farsi pubblicità a spese mie. Adesso mi sono rotto e inizierò a denunciare”. Il riferimento è alla presunte minacce ad Alessando Ambrosini, un vicentino che edita il sito web “notte criminale” e che nei giorni scorsi ha reso noto di aver denunciato Maniero per le minacce ricevute via mail. “A parte il fatto che non sono così ingenuo da minacciare qualcuno per iscritto, il problema vero è che ho tentato con le buone di fargli togliere i riferimenti e poi, se mi permettete, mi sono arrabbiato visto che mi ha fatto capire che avrebbe tolto i riferimenti se io accettavo di incontrarlo. Ecco, mi sono detto, di nuovo uno che ha bisogno del sottoscritto per farsi un nome. Non ho accettato e lui mi ha denunciato”. Come ricorda il Gazzettino, è nel giugno di quest’anno che Maniero scopre che Ambrosini ha messo sul suo sito internet sia quell’articolo “di quella giornalista” sia il nome nuovo di Maniero – che porta da quando ha finito di scontare le condanne ed è tornato ad essere un libero cittadino. Dunque, “grazie” ad Ambrosini, era possibile sapere in che città abita Maniero e pure come si chiama. Chiaro che Maniero si arrabbia. “Possibile che io non abbia diritto ad essere dimenticato? Non faccio nulla per mettermi in mostra, ho pagato il mio conto con la giustizia, ho cambiato vita, lavoro e sto con la mia famiglia, perchè questi invece di fare il loro mestiere, puntano a far ammazzare i miei figli?” Maniero chiede, in data 6 giugno 2013, la rimozione dell’articolo dal web. Il giorno dopo Alessandro Ambrosini scrive a Maniero: “Se accetta di incontrarmi e di scambiare quattro chiacchiere, lo farò molto volentieri”. La mail si conclude con un “io non vengo da scuole di giornalismo, ma vengo dalla strada e non scendo dall’albero come molti miei colleghi. Avrà ricevuto mille volte mail del genere e io non sono il 1001esimo”. Maniero risponde a muso duro: “Senti bene, uomo della strada, stai mettendo in pericolo la vita mia e dei miei figli”. Poi dà del cialtrone al giornalista e conclude “Un proverbio: uomo avvertito mezzo salvato”. Subito dopo Maniero fa chiamare Ambrosini dal suo avvocato e Ambrosini chiede, attraverso il legale dell’ex boss del Brenta, che Maniero gli invii una mail in cui assicura che non si tratta di una minaccia. “Mi sono sentito con il mio avvocato, ovviamente non era una minaccia la mia. Effettuare una minaccia per mail sarebbe una condanna certa, un po’ di esperienza mi è rimasta, non crede?” Passano tre mesi, “io non accetto di incontrare Ambrosini” e Ambrosini va dai carabinieri a fare la denuncia.

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Il buco milionario al caveau della Nes: parla il braccio destro di Compiano

nes_schiavon-tuttacronacaIeri la Guardia di Finanza di Treviso aveva portato a termine il maxi sequestro preventivo dei beni di Luigi Compiano, il presidente della North East Service, indagato assieme al contabile della società nell’ambito dell’inchiesta su un buco da 39 mnl di euro spariti dal caveau della Nes. Al termine delle operazioni sono stati posti i sigilli a 10 capannoni, sequestrate 400 auto di lusso e d’epoca, 100 moto, 70 motoscafi da gara. Il valore complessivo ruota attorno ad alcune decine di milioni di euro. Ma come si è creato il buco milionario nei caveau della Nes? A spiegarlo è stato lo stesso Massimo Schiavon, responsabile delle sale conta della società interrogato lo scorso venerdì in presenza del magistrato. L’uomo ha spiegato che la richiesta di prelievo partiva dalla direzione, dopo di che lui si recava al caveau, contabilizzava in uscita la transazione interna, metteva i soldi in una busta e li consegnava a Compiano il quale, come ricevuta di consegna, firmava un assegno che veniva riportato nel caveau e fungeva da ricognizione di debito. La sua versione dei fatti ora attende conferma dalle parole di Luigi Compiano. I legali del braccio destro del presidente hanno sottolineato che i prelievi venivano “fatti alla luce del sole e tutti rendicontati”. Gli avvocati hanno anche ribadito che Schiavon non avrebbe mai preso un solo euro dalla Nes se non quelli dello stipendio. Una condotta, essendo un dipendente della società, che per gli avvocati Jacobi e Guarnieri non sarebbe penalmente sanzionabile.

Dove sono finiti i soldi dei risparmiatori? Aumenta l’ammanco nei caveau della Nes

northeastservice-tuttacronacaContinuano le perquisizioni delle filiali del gruppo North East Services da parte delle Fiamme Gialle e, mentre proseguono, la voragine aumenta. Dopo la villa di Santa Maria del Rovere a Treviso, i finanzieri sono passati alla filiale di Vicenza e al deposito in zona industriale a Villorba dove il patron della Nes, Luigi Compiano, custodisce la sua collezione di un centinaio di auto d’epoca. L’ammanco del caveau, secondo gli inquirenti, avrebbe già ampiamente superato i 40 milioni. A Silea ne erano spariti tra i 23 e i 28, ma controllando altre “sale conta” si viene a scoprire di altri “buchi”.  A Spini di Gardolo (Trento) le Fiamme gialle hanno individuato un buco di 8 milioni di euro. E, comespiega il Gazzettino, i conteggi sono ancora in corso nelle altre filiali sparse per la penisola: da Sestri Levante (Genova) a Tavagnacco (Udine) passando per Collegno (Torino) Bolzano e Azzano San Paolo (Bergamo). Ieri i finanzieri si sono presentati anche nella filiale di Vicenza dove non sarebbero state riscontrate irregolarità.

Quei 28.5 milioni di euro spariti da un caveau: erano i soldi dei risparmiatori!

northeastservices-tuttacronacaDalle prime ricostruzioni, il 1 ottobre Veneto Banca e Banca Intesa, che in base a una loro spending review interna avevano intenzione di chiudere il rapporto che le legava all’istituto di vigilanza North East Services. Alla richiesta di ottenere 20 milioni complessivi di liquidità tenuti materialmente in custodia in un caveau della Nes a Silea, nel Trevisano, i due istituti si sono visti però opporre un rifiuto.  A questo punto hanno presentato un esposto e dalla Banca d’Italia è stato lanciato l’allarme sulla reale presenza del denaro nei caveau di Silea e di Vicenza. La Guardia di Finanza di Treviso vi avrebbe dovuto trovare 28.5 mln di euro dei risparmi dei cittadini, ma i soldi non c’erano. Un investigatore ha riferito che “E’ tutto ancora fumoso e stiamo cercando di capire cosa è accaduto”. Al momento, gli accertamenti sono solo agli inizi e devono essere sentiti sia il vertice della Nes, che gli istituti di credito i quali avevano affidato a quest’ultima la raccolta e la custodia del denaro nei suoi caveau. Il caveau è tanto presidiato quanto sorvegliato da videocamere e non è possibile una singola persona abbia rubato una simile somma di denaro. E’ possibile quindi che l’ammanco possa essersi creato nel corso degli anni: attualmente però non ci sono certezze. Come spiega La Tribuna di Treviso, la North East Services è un istituto nazionale che ha stipulato contratti con alcune delle principali banche italiane, comprese Intesa e Antonveneta. Nella provincia di Treviso quasi tutte le banche affidano il contante alla Nes/Gruppo Compiano. A un’assemblea sindacale prevista per oggi, 2 ottobre, i dirigenti del Gruppo Compiano non si sono presentati all’appuntamento con i lavoratori. Un paio di anni fa l’azienda trevigiana Compiano era già stata al centro di un’inchiesta per irregolarità nei trasporti di valori poi sfociata in sanzioni per 35 mila euro.

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