Raffaele Caserta, 38 anni, fratello di Fabio, capitano della Juve Stabia squadra di Castellammare di Stabia (Napoli) che milita in serie B, è morto la notte scorsa in un incidente stradale avvenuto lungo la statale 106 tra Melito Porto Salvo e Roghudi, nel reggino. L’uomo viaggiava a a bordo di una Fiat Panda guidata da una donna che è rimasta gravemente ferita, quando la vettura, per cause da accertare, si è scontrata contro il guardrail sulla corsia opposta e poi è finito nel vuoto, sulla strada sottostante. Immediato il comunicato della società:
«Un terribile evento verificatosi nella quiete della notte – è scritto nella nota – ha duramente colpito la famiglia Caserta, addolorando l’intero entourage stabiese. Un pauroso incidente automobilistico ha spezzato prematuramente la vita di Raffaele Caserta, fratello del nostro Fabio. S.S.Juve Stabia spa, in persona del presidente, del vice presidente, dei dirigenti, dei dipendenti, dei collaboratori, dell’intero staff tecnico e di tutti i componenti della rosa, costernata si stringe intorno al proprio capitano Fabio Caserta in questo momento di estremo dolore che lo ha profondamente colpito negli affetti familiari. A Fabio – conclude la nota – va l’abbraccio sincero di tutta la S.S. Juve Stabia e di tutti gli stabiesi».
E’ mancato ieri mattina nella sua abitazione di Zanica, nel Bergamasco, Giancarlo Cadè. L’ex calciatore e allenatore dell’Atalanta aveva 83 anni ed era un idolo ad Ancona, la cui squadra riportò in serie B nel 1988, dopo 37 anni. Il debutto di Cadè in serie A risale al 1948, all’età di 19 anni, con la maglia della sua città, dopo di che, nel 1950, cercò fortuna a Catania per poi tornare a Bergamo per quattro stagioni, con una parentesi a Cagliari, nel 1954. Poi Reggina e Mantova. La sua carriera da calciatore termintò nel 1960, con all’attivo anche una presenza in maglia azzurra, in occasione dell’incontro eliminatorio della XV Olimpiade contro gli Usa. Era il 16 luglio 1952 e a Tampere gli azzurri vinsero per 8-0 contro gli Usa. Cadè continuò a restare in panchina, nelle vesti di allenatore di Ancona, Reggio Emilia, Mantova, Verona, Varese, Pescara, Cesena, Palermo, Vicenza, Bologna, Campobasso, Ravenna. Ma allenò anche l’Atalanta nella stagione 1975-’76 e la Virescit Bergamo nel campionato 1989-’90. Nella sua carriera da allenatore Cadè ha allenato anche Zoff, Paolo Rossi, Cabrini e Mancini. Nel 1973 guidava l’Hellas, in quell’anno il cui campionato passò alla storia per la “fatal Verona” che è costata lo scudetto al Milan di Nereo Rocco. Ma Cadè è l’eroe del calcio marchigiano: era il 5 giugno 1988 e l’Ancona vinse contro il Livorno per 3 reti a 0 e fece il suo ingresso in serie B. Lo stesso allenatore, per il Messaggero, lo scorso giugno, in occasione del 25° anniversario dell’impresa, nell’articolo di Michele Natalini ricordava:
«Ancona per me è stata una favola. Ho ricevuto un affetto straordinario dai tifosi e da tutta la città. Mi siete rimasti nel cuore. Appena risolvo qualche problemino di salute torno a trovarvi. Intanto, in bocca al lupo». Cartolina da Zanica, Bergamo. La firma Giancarlo Cadè, 83 anni compiuti a febbraio. Costretta all’anonimato dei dilettanti, e aspettando un futuro migliore, l’Ancona addolcisce il presente coi ricordi. Quello del 1988 è speciale. Promozione in serie B, la luce dopo 37 anni buio. Ieri come oggi: era il 5 giugno. In 15mila al Dorico. E siccome non c’è posto per tutti allo stadio, ecco una folla di tifosi anche a piazza Cavour, davanti al maxischermo allestito per l’occasione. Livorno strapazzato 3-0, Gadda, Talevi, Tacchi, e l’Ancona è di nuovo nel calcio che conta. Anniversario da ricordare, perché lì davvero è cominciata un’altra storia. E fu festa vera, forse la più bella e sentita di sempre. Di sicuro da quel momento verranno scritte le pagine più importanti: i due campionati di serie A, i 13 nella cadetteria, il torneo angloitaliano, la finale di Coppa Italia con la Sampdoria. E come spesso capita, il successo si costruisce dopo avere ingoiato una grande delusione. Nell’87 Ancona salva in C1 per il rotto della cuffia. Ma subito dopo capace di centrare l’impresa. «Partì tutto da quella salvezza», ha ricordato spesso Cadè. Lui e il ds Italo Castellani: il salto in B ha due padri. Loro insieme alla squadra che è rimasta nel cuore della gente. Da Vettore a Deogratias, da Bruniera a Gadda, e poi Pregnolato, Tacchi, Talevi, De Martino, D’Adderio. L’inizio così così, con un punto in cinque giornate. Poi a dicembre la svolta: 2-0 al Vicenza capolista, l’Ancona adesso ci credere. Il primato a gennaio, dopo l’1-0 alla Centese. Da aprile a maggio cinque pareggi filati, ma niente paura. Seguono la vittoria di Cento e il tripudio con il Livorno.
Nei giorni scorsi Federico Giampaolo, fratello dell’allenatore del Brescia Marco e tecnico della Primavera del Pescara, aveva spiegato telefonicamente all’ANSA “So che è ancora a Brescia, che dovrebbe vedersi con la società, che gli ha respinto le dimissioni, ma non so altro”. Aggiungendo: “Ha il cellulare spento e non riesco a parlargli ma comunque sta accadendo qualcosa di poco logico: i tifosi volevano Calori? Ma siamo solo all’inizio della B, non dipende dai risultati, sono ancora lì…: si vede che è un rapporto incrinato, ma per altri motivi. Brescia è una piazza importante, Marco è un tipo serio, a volte anche troppo per il mondo del pallone”. Oggi, sempre all’ANSA e mentre il presidente Coroni confessava la sua preoccupazione per la scomparsa del tecnico, ha detto: “Marco mi ha chiamato – riferisce all’Ansa Federico – per dirmi che è tutto a posto. È a casa a Giulianova”. Nessuna scomparsa quindi, si è solo nascosto. Può dirsi dunque risolto il giallo di Brescia, un caso che aveva catturato l’attenzione anche della trasmissione “Chi l’ha visto” che stava preparando un servizio dedicato. Dalla redazione spiegano che ora ” è stato smontato: l’ufficio stampa della squadra ci ha tranquillizzato e ha gettato acqua sul fuoco, spiegando che Giampaolo è scomparso ‘soltanto per loro'”.
Caos e angoscia tra le fila del Brescia, che questa sera sfiderà il Carpi mentre in panchina prenderà posto il trio Corioni-Maifredi-Micarelli, quest’ultimovice di Giampaolo, l’allenatore che è scomparso senza nessuna parola e risulta irreperibile. L’uomo si era verbalmente dimesso sabato dopo la sconfitta per 2 reti a 1 contro il Crotone. Un incontro durante il quale i tifosi l’avevano contestato con cori e “vattene”. A sera inoltrata, telefona al presidente Corioni e gli comunica la volontà di andarsene e si sente rispondere di pazientare: “Ne parleremo”. Domenica il suo cellulare risulta staccato e lui non si fa vedere agli allenamenti. Lo stesso accade lunedì. Dice Corioni: “E’ una cosa che non ho mai visto in 40 anni di calcio. Lasciare senza dire nulla che giustifichi una scelta così pesante. Non so cosa sia succeso a Giampaolo”. Oggi la “svolta”: il cellulare ricomincia a squillare, solo che non ci sono risposte. To continue…
Da oltre 24 ore se ne sono perse le tracce. Marco Giampaolo, l’allenatore del Brescia, non si è presentanto nè ieri questa mattina all’allenamento della sua squadra. E’ da domenica mattina, il giorno dopo la sconfitta con il Crotone e il confronto con una rappresentanza di tifosi, che l’uomo, spento il cellulare, si è reso irreperibile al presidente Gino Corioni, ai suoi collaboratori, ai giocatori. La squadra non ha perso le speranze di recuperare la situazione in campionato ed è stato diramato un comunicato: “La società Brescia calcio, in considerazione dell’assenza temporanea agli allenamenti della prima squadra dell’allenatore Marco Giampaolo, affida momentaneamente al suo staff la conduzione tecnica, nella speranza che mister Giampaolo riprenda più in fretta possibile l’attività effettiva. La società ribadisce la piena fiducia nel lavoro del mister e il totale gradimento che riscuote da parte dell’intera squadra, del presidente e di tutto lo staff dirigenziale”. Mentre la squadra si preparava prima della sfida di domani sera, al centro sportivo lo staff dirigenziale era tutto presente, con il vice presidente Luca Saleri impegnato a parlare con i giornalisti: “Sono fiducioso nel ritorno di Giampaolo. Vogliamo sentire che cosa è successo di così grave per farlo agire in questo modo. Non risponde a nessuno, non sappiamo cosa gli passi per la testa. Forse è solo un po’ stanco e noi lo aspettiamo. Magari una bella vittoria domani sera potrà aiutare…Ad ogni modo non abbiamo contattato altri tecnici”. Ma le informazioni che trapelano, in realtà, dicono che la società si starebbe tutelando e sembra abbia avviato sondaggi con Carmine Gautieri e Devis Mangia.
Il ritorno della finale play off di Lega Pro tra Lecce e Carpi è terminata in un pareggio, 1-1, e questo per la squadra di casa ha un unico significato: niente promozione in B. Alcune centinaia di tifosi però non l’hanno presa bene: al termine dell’incontro hanno invaso il campo nel tentativo di raggiungere gli spogliatoi. Nella loro marcia punitiva, hanno picchiato con calci e pugni gli steward che erano davanti alla scaletta e rotto un vetro. Nella baraonda, i calciatori di entrambe le formazioni sono riusciti a mettersi in salvo. Gli scontri sono quindi continuati all’esterno dello stadio: al momento il bilancio è di un fuoristrada della polizia incendiato, diverse bombe carta lanciate e due poliziotti contusi.
L’austerity (si fa per dire) arriva anche nel calcio. La serie B ha stabilito un tetto salariale per i nuovi contratti firmati dai giocatori a partire da luglio: 150.000 euro nella parte fissa e altrettanto in quella variabile. Lo ha annunciato il presidente della Lega di serie B, Andrea Abodi, al termine dell’assemblea che ha approvato anche il contingentamento delle rose.
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