Nuove verità? Le gemelline svizzere Schepp sono vive?

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Di loro non si hanno notizie dal 2011 da quando il loro papà Matthias Schepp le ha portate via per poi gettarsi sotto un treno, nel Foggiano., ma ora le indagini sulla scomparsa delle gemelline Alessia e Livia Schepp approdano in Sardegna. Ieri è stato effettuato un blit in un campo nomadi al confine tra Oristano e Nuoro alla ricerca delle due sorelline. Le perquisizioni non hanno dato le risposte sperate, nessuna traccia delle due bambine. Ma le indagini proseguono. Le indiscrezioni che vorrebbero in vita le gemelline che si troverebbero in un campo nomadi sardo sono state riferite da un legale a un magistrato. Il legale avrebbe avuto informazioni da un suo assistito in carcere che avrebbe appreso tali informazioni da una conversazione che si era svolta tra componenti di un gruppo di nomadi in carcere.

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Alessia e Livia Schepp: un caso ancora aperto

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Matthias Schepp morì a Cerignola nel 2011, trovando la morte sotto un treno. Ma era solo la fine di una fuga durata 4 giorni. La domanda è: Alessia e Livia, le sue gemelline, dove sono? L’uomo le aveva infatti rapite il 30 gennaio e da allora la madre continua a cercarle, nonostante tutto quello che rimane, a parte delle foto nel cellulare del padre, siano solo le parole scritte prima del suicidio. Uccidere le figlie come ultimo, disperato e folle gesto per punire la madre Irina Lucidi che non aveva intenzione di tornare a vivere con lui? Due lettere, imbucate a Tolone, dopo essere tornato da solo da Bastia, nelle quali Matthias Schepp scrive “Le gemelle non hanno sofferto, non le rivedrai, perché adesso riposano in pace“. Ma i corpi delle bambine non sono mai state trovate e la speranza non vuole cedere il passo alla disperazione in una madre che ha fondato l’associazione “Missing children Switzerland” per poter aiutare a ritrovare tutti i bambini scomparsi e dare supporto alle famiglie.

“Una personalità ferita che non s’immaginava che io potessi lasciarlo”: così Irina descrive l’ex marito che ormai non c’è più. In una situazione del genere viene normale pensare al femminicidio certo, ma anche alla debolezza umana che non riesce ad affrontare la vita con le sue difficoltà, che non sa reagire, che non solo non sa amare ma non conosce il significato della parola amore, perché questo sentimento è vita, non certo morte!

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