Il Festival di Roma si chiude festeggiando il made in Italy: vince Tir

festival-roma-tuttacronacaA Venezia è stato Leone d’Oro per “Sacro Gra”, a Roma è Marc’Aurelio d’Oro per “Tir”. L’Italia torna a vincere in casa e lo fa per la seconda volta con un documentario on the road. Si è conclusa oggi l’ottava edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, la seconda della direzione Muller, e il premio al miglior film è stato assegnato al film di Alberto Fasulo, storia di un uomo che perde il lavoro e si reiventa camionista, un viaggio nell’Italia della crisi.

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La miglior regia è stata invece quella di Kiyoshi Kurosawa, per “Seventh Code” mentre il Premio speciale della giuria se l’è aggiudicato “Quod erat demostrnadum” Andrei  Gruzsniczk. A Matthew McConaughey, protagonista di “Dallas Buyers Club”, film al quale va anche il Premio BNL del pubblico, si è aggiudicato il titolo come miglior attore mentre miglior attrice è risultata essere Scarlett Johansson, che in “Her” ha prestato la voce al sistema operativo di un computer della quale si innamora Joaquin Phoneix. Il premio a un giovane attore o attrice emergente va a tutto il cast del film iraniano “Gass”. Per qule che riguarda le cifre del Festival, il primo bilancio parla di un buon successo di spettatori con oltre 23 mila presenze tra pubblico e accreditati, in crescita rispetto alle passate stagioni. 71 i lungometraggi provenienti da 31 diverse nazioni, 11 mediometraggi e 19 corti. Per quel che riguarda Alice nella Città, la sezione parallela dedicata a ragazzi e famiglie, il premio è stato assegnato al film già candidato all’Oscar per la Finlandia, “The Disciple” di Ulrika Bengts. La motivazione della giuria: “per la sensibilità con la quale la regista ha affrontato le complesse dinamiche familiari e l’introspezione dei personaggi. Il film è capace di raccontare un ristretto lembo di terra, con pochi personaggi, una storia emozionante che non incontra barriere temporali. Interessante il capovolgimento dell’immagine del faro che, da baluardo di luce e salvezza per i viaggiatori, si trasforma in un luogo soffocante da cui fuggire. Straordinarie infine le interpretazioni dei personaggi tra cui spicca per intensità la figura del padre”.
E se il film “Mogura no uta” di Takashi Miike ha chiuso ufficialmente l’edizione, il sipario si potrà considerare definitivamente calato solo domani, con la proiezione al Maxxi dei documentari su Giorgio Albertazzi e Rossella Falk firmati da Fabio Poggiali, e all’Auditorium di due prime mondiali: alle 14 sarà la volta dell’inedito “I funerali di Fellini”, di Fausto Brizzi e Alberto Vendemmiati mentre alle 16, dopo il mediometraggio vincitore del premio Cinemaxxi, verrà presentato al pubblico “Jonathan”, il nuovo film breve di Larry Clark, che l’anno scorso si è aggiudicato il Marc’Aurelio d’Oro per il suo “Marfa Girl”.

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Il Festival di Roma e L’ultima ruota del carro. L’Italia e il cinema senza ali

festival-roma-tuttacronacaL’esordio alla direzione del Festival Internazionale del Film di Roma di Marco Müller è coincisa con quella che forse è stata la peggior edizione della kermesse romana, con il Marc’Aurelio d’Oro assegnato all’opera di Larry Clark, “Marfa Girl”, mai uscita in sala e distribuita solo sul web e il premio alla regia a Paolo Franchi per il fischiatissimo e massacrato da stampa e pubblico “E la chiamano estate”. Quest’anno, nella speranza di un’inversione di tendenza che possa significare anche maggior pubblico, torna popolare, nel segno della “Festa”. Il Festival inizia oggi e si concluderà il 17 novembre e il suo direttore spiega: “Tornerà ad essere un Festival-festa. Abbiamo capito la primavera scorsa che questa era la naturale vocazione di questa manifestazione e ci siamo adattati cambiando in corsa e realizzando un programma più adatto a una festa del cinema che a un Festival classico”.

Oggi madrina d’eccezione il volto femminile del cinema (e della televisione) italiano: Sabrina Ferilli. Ma sul red carpet sono già sfilati i bambini: per loro è stato infatti proiettato Plane. Per quel che riguarda i film italiani in concorso nella sezione principale, sono tre i titoli in cartellone: “I corpi estranei” con Filippo Timi alla regia di Mirko Locatelli, al suo secondo lungometraggio dopo “Il primo giorno d’inverno” (2008) presentato nella sezione Orizzonti a Venezia; “Take five” di Guido Lombardi, reduce del successo di “Là-bas – Educazione criminale” (2011), con Gaetano Di Vaio e Peppe Lanzetta; “Tir”, produzione croata-italiana diretta da Alberto Fasulo, già autore del documentario “Rumore bianco” (2008). Ma oggi è anche il giorno del film d’apertura, la commedia “L’ultima ruota del carro” di Giovanni Veronesi, con Elio Germano e Alessandra Mastronardi, già presentata alla stampa e che rappresenta l’opera più ambiziosa del regista. Dopo il sodalizio con DeLaurentiis, Veronesi ha sancito una nuova collaborazione con la Fandango di Domenico Procacci e la Warner Bros., non solo in ambito distributivo ma anche partner produttivo. Ma, come riporta Cineblog, “Il risultato, tutt’altro che spregevole, ha comunque lasciato l’amaro in bocca alla ricca platea stampa, causa una perenne e fastidiosa sensazione di prodotto ‘televisivo’. Alto, ma pur sempre televisivo. Zero gli applausi a fine proiezione.” Il film, che ripercorre le vicende tragicomiche di Ernesto, un semplice autista di camion che ha girato tutta l’Italia, ripercorre 40 anni della nostra Storia, partendo da quella della tv in bianco e nero anni ’60, a quella dalle tinte cupe anni ’70. Dai rampanti anni ’80, agli anni ’90 di Berlusconi. Ernesto, con il suo sguardo, è semplice osservatore di scandali e malaffare e tra speranze e delusioni, burrasche e schiarite, riuscirà a schivare gli ostacoli più insidiosi restando fedele alla famiglia, agli amici e ai propri ideali. Ma proprio in questo largo arco di tempo risiede il problema del film: condensare il tutto in 113 minuti di proiezione non fa che rimarcare l’impressione che si tratti di una serie televisiva mancata. Sensazione amplificata dai tanti volti televisivi qui prestati al grande schermo. Ma a Veronesi va riconosciuto il merito di essersi saputo affidare a un cast impeccabile, con Elio Germano “ultima ruota del carro” credibile e a tratti commovente, con un volto da “italiano normale” al quale gli eventi scorrono davanti ma che proseguoe con la sua vita, restando onesto ma anche povero. A fargli da contraltare Ricky Memphis, “esilarante nel pennellare i tratti di un cafone pronto a tutto pur di far soldi, un tempo di sinistra, poi socialista ed infine berlusconiano”. E forse è proprio il cast che riesce a colmare quei vuoti dati da una scarsa originalità mista a una pochezza di fondo. Forse non il film più adatto all’apertura di un festival, ma che rappresenta il cinema italiano attuale: l’incapacità di andare oltre il “quello che accade”, i soliti noti sullo schermo e una sintassi televisiva prestata al cinema. Uno dei motivi per il quale i tagli alla cultura fanno male: non permettono ai nostri artisti di volare e, così facendo, li ancorano ad una realtà desolante che non permette di far sognare neanche lo spettatore.

Non ci resta che… ricordarlo. Massimo Troisi, le foto inedite

massimo-troisi-tuttacronaca“Massimo regista” è il titolo della mostra allestita nel Foyer della Sala Sinopoli in occasione del Festival internazionale del film di Roma. Si tratta di foto inedite, selezionate dall’archivio di Mario Tursi, scattate sui set di Massimo Troisi, scomparso il 4 giugno 1994. Il racconto per immagini arriva nell’anno in cui il regista avrebbe compiuto 60 anni. La mostra, nata da un’idea di Veridiana Bixio, è curata da Maria Letizia Bixio e permette di vedere Troisi al lavoro insieme ai suoi attori e compagni di avventura in “Ricomincio da tre”, “Speravo fosse amore… invece era un calesse”, “Le vie del Signore sono finite”, “Scusate il ritardo”, “Non ci resta che piangere”. Nel corso del Festival, inoltre, verrà proiettato il documentario “Massimo. Il mio cinema secondo me” di Raffaele Verzillo, prodotto da Verdiana Bixio per Publispei in collaborazione con Rai Cinema.

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Arrivano i selfies più spericolati… non imitateli!

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Da ammirare, da stupire e da collezionare per gli appassionati di selfies, la nuova moda che spopola in rete, ma non certo da imitare! Mashable ha raccolto i più spericolati selfies di Instagram e ne ha fatta una collezione che sfiora la fantascienza. Scatti divertenti e spesso deliranti, di chi tenta un’impresa davvero memorabile!

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Privacy e social: i paparazzi girano alla larga da Saint-Tropez

brigitte-bardot-saint-tropez-tuttacronacaSaint-Tropez senza paparazzi. Ha dell’incredibile, eppure una delle mete estive privilegiate dal jet-set internazionale non è stata presa d’assalto dai flash dei fotografi, che devono fare i conti tanto con la crisi della stampa quanto con la concorrenza dei social network e con i troppi processi per violazione della privacy. E’ il quotidiano Nice-Matin che racconta come il villaggio di pescatori nel sude della Francia, dove nacque il mito di Brigitte Bardot, ha perso un po’ della sua aura glamour e le poche star che ancora lo frequentano preferiscono la tranquillità dei loro yacht. Quest’anno Madonna, Tony Parker, Woody Allen, Uma Thurman, Sylvester Stallone e Rihanna hanno trascorso l’estate a Saint-Tropez. Mentre Beyoncè e Paris Hilton hanno preferito Miami e Leonardo Di Caprio Ibiza. Il direttore dell’agenzia di fotogiornalismo Abaca, Jean-Michel Psaila, ha setenziato che l’epoca dei grandi scoop è finita, anche perchè Instagram e Twittier hanno preso il posto dei paparazzi, con le star che, gratuitamente, postano sui propri profili, scatti personali e video. “Tra social network, crisi della stampa, che dispone di meno mezzi per i reportage, e la moda dei processi per violazioni della privacy, i giornali sono meno tentati a inviare i loro giornalisti sul posto e tante star per scelta non vengono più fotografate – spiega Psaila -. Se i vip americani stanno al gioco, i francesi invece denunciano regolarmente i giornali”.

Donna travolta da un bus: la gente si ferma per fotografare

nonna_sotto_autobus-tuttacronacaA Xi’an, in Cina, una nonna era in compagnia del nipotino quando è stata investita da un autobus, rimanendo incastrata sotto il mezzo. Il piccolo, illeso, si disperava e piangeva mentre attorno a lui la folla era interessata unicamente a scattare foto dell’accaduto. E’ stato un agente di polizia municipale a raccontare l’accaduto alla stampa locale: “Al momento dell’incidente una signora anziana di circa 60 anni stava attraversando la strada con suo nipote quando è stata investita dall’autobus numero 16 del servizio urbano, rimanendo intrappolata sotto il suo pianale. Dato che il traffico veicolare e pedestre nell’intersezione di Nanshaomen è particolarmente intenso, molti si sono fermati a osservare l’incidente: ci sono state anche molte persone che hanno fatto ripetutamente foto con i loro cellulari. Tuttavia, nessuno ha chiamato il 120 (l’emergenza). “Ho immediatamente chiamato il 120 e sono rimasto a parlare con la vittima, cercando d’invitarla a rimanere calma, mentre lei mi chiedeva  ripetutamente di badare al nipote”.

“Sei davvero mio amico”? Viaggia per il mondo per conoscere i contatti in Fb

tanja-fotografa-facebook-tuttacronacaQuante persone sono davvero “amici” tra tutti i contatti in Facebook? La fotografa Tanja Hollande voleva una risposta per questo quesito e così ha deciso di partire per un lungo viaggio intorno al mondo per cercare, e infine conoscere, tutte le 678 persone con cui è in contatto tramire il social blu. Il suo peregrinare è durato due anni e l’ha portata dall’Afghanistan a Jakarta. In questo lasso di tempo, Tanja ha incontrato tutti i suoi “amici social” e ne ha approfittato per fotografati nelle loro case, durante le loro attività domestiche quotidiane. Al termine della sua “missione”, ha realizzato sia un mostra fotografica che un libro in cui ha raccontato l’avventura vissuta in giro per il mondo.

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Le auto dell’avvocato!

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A dieci anni dalla morte dell’Avvocato Giovanni Agnelli, una mostra al Museo Nazionale dell’Automobile di Torino ricorda il rapporto dell’industriale con le auto. Non solo l’interesse professionale, ma anche la passione personale per i motori, come testimoniano le sue vetture e gli scatti d’epoca riproposti nelle immagini della Stampa.
Sono dieci le automobili esposte, tutte personalizzate secondo il volere di Agnelli, che sono visibili fino al 2 giugno nel Museo che nel 2011 è stato intitolato a suo nome nella mostra “Le auto dell’Avvocato”.

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RIHANNA E INSTAGRAM! Foto osè

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La passione per Instagram fa impazzire le star che si postano negli atteggiamenti più privati. Rihanna non è nuova a farsi pubblicità con foto sexy su i social media, ma sembra proprio che questa volta la cantante delle Barbados abbia esagerato! La foto che sta facendo il giro del web la ritrae in perizoma, praticamente nuda e un paio di stivali di pelle nera creati apposta per lei da Miuccia Prada.

Anche questo è showbiz!

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C’è nudo e nudo!

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Farsi fotografare nudi per stare meglio con il proprio corpo. Questo è il messaggio che vuole lanciare il fotografo Matt Blum con il suo “The Nu Project”. L’idea nata nel 2005 non riusciva a decollare fin quando la moglie di Blum non è divenuta il capo redattore del progetto. Il progetto mira a riprendere le donne nella loro nudità spesso nelle loro case, dove si sentono più a loro agio. L’idea è quella di poter dare diversi modelli di bellezza femminile che non siano quelli stereotipati dalle copertine patinate da modelle e attrici che finiscono per somigliarsi tutte. Ma c’è anche un’incognita, una sfida in più per il fotografo: il progetto è completamente affidato alla voglia delle donne di mettersi in gioco, sono tutte volontarie le ragazze fotografate da Blum e lui non ha idea di chi si troverà di fronte prima di varcare la soglia delle loro abitazioni.

LE FOTO INEDITE A COLORI DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

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La maggior parte delle foto della Seconda Guerra mondiale sono in bianco e nero. Ma alcune, rare, sono state scattate a colori, ordinate dal governo americano.

Gli Stati Uniti volevano rappresentare lo sforzo della guerra e la mobilitazione americana. Si vedono donne che lavoravano nelle officine mentre gli uomini partivano per la guerra.

Dal fotografo Alfred T. Palmer, nei due anni dal 1941 al 1943, sono state scattate 1600 foto.

Tutte le 1600 foto sono disponibili qui.

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