Roberto Saviano, nella sua rubrica sull’Espresso criticava la fiction italiana. L’articolo dal titolo ” Quanto buonismo nelle nostre fiction”, aveva lo scopo di paragonare la fiction made in Usa con quella dello Stivale e, secondo l’interpretazione di Saviano le fiction italiane non riuscirebbero a rappresentare la realtà, legate ad “acritiche agiografie di santi e padri della patria”. Il suo discorso prende spunto da un articolo pubblicato sull’ “Internazionale”, dove si citano due serie televisive statunitensi di grande impatto: “24” e “Homeland”. In entrambe al centro della storia c’è il governo americano e la lotta contro il terrorismo. Questa la riflessione di Saviano:
“Osservare queste due serie è utile perché mostra quanto sia determinante l’influenza delle agenzie governative statunitensi sui prodotti culturali, che dal 2001 in poi si concentrano sostanzialmente su questioni legate alla sicurezza nazionale. Ma come spesso accade l’osmosi è perfetta: se da un lato le piccole concessioni da parte degli autori portano alla possibilità di poter accedere a location altrimenti inaccessibili, dall’altro il riuscire a inventare nuovi scenari inediti per attentati e pericoli imminenti, mette in guardia gli apparati di sicurezza cui troppo spesso manca la fantasia per poter prevedere il futuro”.
Saviano sottolinea di non voler apprezzare la capacità dei governi di influenzare le serie tv, ma vorrebbe che ci fosse la capacità di criticare anche ciò che riesce ad appassionare il pubblico:
“Insomma, non tutto ciò che ci piace è ‘buono’ o eticamente corretto. Non deve per questo smettere di piacerci, ma spingerci a riflettere e a trovare gli strumenti per godere di un prodotto sapendo che è legato al contesto in cui nasce.”
Per lo scrittore anche Shakespeare riuscì a disegnare una politica dei suoi tempi senza risultare piegato alla volontà dei potenti. Oggi, le serie tv hanno la possibilità di arrivare a milioni di persone, rappresentando un contesto che può influenzare il pubblico e restare nella storia. Ma quest’ipotesi è legata solo alle serie straniere: per Saviano, è difficile che la fiction nostrana possa essere ricordata per il suo atteggiamento nei confronti della realtà:
“Ritratti buonisti, senza chiaroscuri e sfumature – che dovrebbero costituire il senso di ogni narrazione -immortalmente liquidati dalla geniale caricatura di ‘Padre Frediani’ che gli amanti di Boris, ricorderanno.”
All’articolo ha risposto con un Tweet Beppe Fiorello:
“Capisco la critica e le osservazioni sulla fiction italiana, ma come ho detto altre volte non accetto generalizzazioni. Personalmente ho raccontato storie importanti e talvolta scomode. Il manifesto allegato nel tweet precedente riguarda un tv Movie di circa sette anni fa. Raccontò la storia (insabbiata per vent’anni) di Graziella Campagna. Tutti sapevano nessuno parlava e proprio per questo la fiction venne censurata dall’allora Ministro della giustizia che disse: “Questa fiction turba la serenità dei magistrati”. Assurdo. Quella censura però non venne denunciata da nessuno. Soltanto io, il regista, la stessa Rai e De Cataldo (che non c’entrava nulla con il progetto) lottammo affinché quella scomoda verità andasse in onda. Furono oltre sette milioni i telespettatori che poterono constatare quanto accadde alle spalle di una famiglia che non c’entrava nulla con il sistema Mafia e perse atrocemente una figlia di diciassette anni. Come questa, ho anche raccontato L’Uomo Sbagliato, la vera storia di Daniele Baroni, dieci anni di carcere per un errore giudiziario. E senza risparmiare chi commise l’errore. Anche qui si sapeva ma non si parlava. Solo per dire che la Fiction italiana ha delle eccellenze, e mi piacerebbe però far notare che in America oltre alle due serie citate nell’articolo (24 e Homeland), ce ne sono (in maggioranza) di totale buonismo, violenza e inutilità sociale. Difendo il mio mestiere perché lo faccio con passione e verità, ma non nascondo che la nostra fiction ha realmente bisogno di trovare una strada nuova. Io ci sto lavorando”.
E’ stato condannato a risarcire con 30mila euro una persona citata nel suo best seller Gomorra. La condanna per diffamazione è stata decisa dal Tribunale di Milano al termine di una causa civile intentata da Enzo Boccolato. Orietta Miccichè, giudice della prima sezione civile, ha, come si legge nel dispositivo della sentenza, “accertato il contenuto diffamatorio in danno di Enzo Boccolato della frase contenuta a pagina 291 del libro intitolato ‘Gomorra’”, nella parte in cui “l’autore prospetta che Enzo Boccolato insieme ad Antonio La Torre ‘si preparavano anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina’”. Il giudice ha quindi condannato “Saviano e Arnoldo Mondadori Editore Spa (editore del libro, ndr) in via tra loro solidale al risarcimento del danno subito da Enzo Boccolato e a corrispondergli la somma di 30mila euro”. Il giudice ha anche ordinato “la pubblicazione dell’intestazione e del dispositivo della presente sentenza a cura e spese dei convenuti una volta a caratteri doppi del normale sul quotidiano ‘La Repubblica’ entro 30 giorni della notifica in forma esecutiva della presente sentenza”. A carico dei “convenuti” anche le spese legali del procedimento. Ha spiegato il legale di Boccolato, l’avvocato Santoro: “Nel libro ‘Gomorra’ Saviano aveva infatti descritto il Boccolato, che è incensurato e che da vari anni vive in Venezuela conducendo una florida attività nel campo ittico e del tutto estraneo ad ogni attività camorristica, come collegato ai La Torre in relazione al traffico internazionale di cocaina, sostenendo che questo, unitamente ai La Torre ‘si preparava anche a tessere una grande rete di traffico di cocaina’”.
«Non c’è la faccio più», così Saviano appare provato dagli ultimi anni e si sfoga nel corso del processo a carico dei boss di Gomorra.
«Sono anni che vivo sotto scorta, vivo sotto un regime di protezione che è aumentato nel corso degli anni».
E’ sotto giuramento da due ore e sta ripercorrendo le fasi della sua carriera, scandita da minacce sempre più pressanti. Si torna con la mente a quel 13 marzo del 2008 quando nel corso del processo d’appello di Spartacus venne letta la richiesta di trasferimento dell’inchiesta, un documento in cui Saviano e la giornalista Capacchione, ora senatrice, vengono indicati come pedine della Procura per condizionare le inchieste.
Che successe?
Quel giorno, nell’aula in cui si svolgeva il processo, l’avvocato Santonastaso lesse una lettera di trenta pagine firmata dai due boss, che non partecipavano all’udienza: il primo all’epoca era in carcere, il secondo ancora latitante. I capiclan chiedevano di trasferire il processo in un’altra città per legittima suspicione esprimendosi con un linguaggio formalmente rispettoso ma sostanzialmente intimidatorio. Il nostro, scrivevano, “è solo un invito rivolto al signor Saviano e ad altri come lui a fare bene il proprio lavoro e a non essere la penna di chi è mosso da fini ben diversi da quello di eliminare la criminalità organizzata”. La richiesta fu respinta dai giudici, che interpretarono le parole rivolte alla Capacchione e a Saviano come una minacciosa delegittimazione del loro lavoro.
La lettera conteneva espressioni minacciose anche nei confronti dei magistrati Raffaele Cantone e Federico Cafiero de Raho, inquirenti del processo Spartacus, accusati dai boss di essere “magistrati in cerca di pubblicità”: per questo è stato istruito un altro procedimento, trasmesso alla Procura di Roma.
La procura indagò sull’episodio e scoprì che l’avvocato D’Aniello seguiva l’udienza collegato in videoconferenza nello stesso luogo in cui si nascondeva Bidognetti. Per questo il legale fu poi condannato per favoreggiamento in un processo specifico.
Oggi Saviano continua: «Ho la sensazione di essere un reduce dopo una battaglia. Vivevo a Napoli e immaginavo la possibilità di una carriera universitaria. I rapporti con i miei familiari sono diventati complicati. Il progressivo aumento della scorta rende difficilissima la vita quotidiana. Non esistono passeggiate, nessuna forma di vita normale, non posso prendere il treno nè la metropolitana o scegliere un ristorante senza concordarlo con la scorta».
Saviano ha aggiunto: «Voglio lasciare l’Italia, andare all’estero, magari in un paese disposto ad accogliermi sotto falsa identità. Una fake identity. Terza sezione penale, dopo le domande del pm Ardituro, arrivano le domande di parte civile, degli imputati Iovine, Zagaria e dell’avvocato Santonastaso. Nel corso della sua deposizione, lo scrittore paragona la richiesta di trasferimento del processo letta in aula a marzo del 2008 a un proclama delle brigate rosse: «Mai nella storia della mafia – spiega il teste – si era arrivati a tanto con la lettura di un testo da parte di un avvocato di un proclama ricondotto a due boss della camorra casalese».
Roberto Saviano è sempre stato un personaggio scomodo. In particolare lo scrittore ha sempre diviso il pubblico tra sostenitori e contrari, tra chi in sostanza lo mette sul podio come eroe antimafia e chi lo vorrebbe vedere sprofondare in un burrone accusandolo di plagio e a volte di protagonismo. In realtà è che l’Italia sa creare miti, ma poi vuole vederli sempre distrutti. E’ un meccanismo che accade spesso con gli scrittori, i giornalisti, i registi, i musicisti… Chiunque vada oltre allo spettacolo di intrattenimento è destinato prima o poi a cadere nella morsa che tenterà attraverso l’umiliazione e l’emarginazione di destinare all’oblio chi tentava di lanciare un messaggio diverso.
Non si tratta quindi di essere favorevoli o contrari a Saviano, non si tratta di difendere una posizione o un’altra, ma di far emergere la capacità di far precipitare nel silenzio chi vuole cantare fuori dal coro, a torto o a ragione.
Sky paga l’affitto al camorrista Raffaele Gallo, classe 1976, arrestato dai Carabinieri pochi mesi fa per associazione mafiosa. E intanto quello che si legge in giro per la rete è che Gomorra paga il boss. Gomorra da sempre si identifica nel nome di Saviano e il gioco riesce… quasi! Poi certo ci sono gli articoli a corollario per capire che c’è una coproduzione firmata Cattleya, Fandango, Sky in collaborazione con La 7 e la distribuzione internazionale di Beta, dietro al pagamento di 30.000 euro al boss mafioso per l’affitto della villa.
A fare chiarezza ci pensa quindi il Fatto Quotidiano:
Nelle mani dell’amministratore giudiziario c’è un affitto in piena regola: contratto da 30 mila euro per sei mesi di riprese, firmato da Cattleya. Soldi destinati al boss, quello vero, con tutto quello che significa sul piano dell’immagine, oltre che su quello economico. E non solo. Il piano superiore è stato ristrutturato per filmare gli interni: il contratto prevede che, se il proprietario di casa non chiede di smantellarla, la ristrutturazione resti dov’è. Oltre 30mila euro, quindi, salvo ripensamenti, il boss intasca pure la ristrutturazione. Roba che può valere altri 50mila euro. I soldi destinati all’affitto, dopo l’arresto di Gallo e il sequestro giudiziario dell’immobile, ora sono finiti nelle casse dello Stato.
Chiarito che il boss mafioso è stato pagato e capito quali siano stati gli autori a pagarlo, la discussione si sposta sul presunto plagio. Il 21 settembre scorso Saviano e Mondadori sono stati condannati in appello per un presunto plagio ai danni del quotidiano Cronache di Napoli perchè responsabili di “illecita riproduzione” di tre articoli, pubblicati dai quotidiani localiCronache di Napoli e Corriere di Caserta (editi, appunto, dalla Libra), all’interno del libro “Gomorra”. Saviano sulla sua pagina Facebook spiega così:
“In questi lunghi anni sotto scorta, nel corso dei quali ho affrontato molti attacchi, quel che in assoluto più mi ha ferito sono state le accuse di plagio, perché ho sempre scritto e lavorato ai miei articoli e ai miei libri personalmente e con dedizione. Ho sempre cercato fonti e notizie ovunque le trovassi. Ho sempre voluto come prima cosa accertarmi che quanto stessi raccontando fosse vero, provato, verificato. Ecco perché voglio informare la folta comunità di Facebook, i miei amici virtuali, di un processo che va avanti dal 2008. Quell’anno al Festivaletteratura di Mantova raccontai la grammatica di alcuni quotidiani in terra di camorra – o come dicono molti ‘in terra di Gomorra’ – una comunicazione agghiacciante, di cui poi ho parlato in uno speciale di Che tempo che fa. Immediata arriva la citazione in giudizio da parte dell’editore dei quotidiani di cui avevo parlato. Non mi accusavano di averli diffamati, ma di aver totalmente copiato Gomorra. Quando si racconta ciò che accade nel medesimo territorio, è sempre possibile dire: ‘L’avevo scritto prima io’”
Saviano ha inoltre precisato:
“Ora, per Libra Editrice – la società che pubblica ‘Cronache di Napoli’ e il ‘Corriere di Caserta’, il cui vecchio editore, Maurizio Clemente, è stato già condannato a otto anni e mezzo di reclusione per estorsione a mezzo stampa – Gomorra era interamente tratto dai loro quotidiani. Il Tribunale, nella sentenza di primo grado, ha rigettato le loro accuse, condannandoli anzi al risarcimento di danni: hanno loro ‘abusivamente riprodotto’ due miei articoli. Naturalmente hanno fatto ricorso in Appello e la loro condanna è stata confermata. I giudici hanno poi ritenuto che due passaggi del mio libro avrebbero come fonte due articoli dei quotidiani di Libra. Neanche due pagine su un totale di 331. Ricorrerò in Cassazione. Anche se si tratta dello 0,6% del mio libro, non voglio che nulla mi leghi a questi giornali: difenderò il mio lavoro e i sacrifici che ha comportato per me e per le persone a me vicine”
Ma anche chi lo accusa ha voluto dare le sue motivazioni, così Simone di Meo sferra un nuovo attacco:
“Lo ha fatto allora e ha continuato a farlo anche dopo. Nel mio caso, per avere ragione delle risibili ricostruzioni difensive di Saviano, non fu necessario nemmeno adire le vie legali, che pure avevo intenzione di percorrere, ma bastò una semplice lettera del mio avvocato, Lucio Giacomardo. Non una lunga missiva giuridica, ma la semplice comparazione tra i testi dei miei articoli e le pagine del libro per mostrare la più lampante della verità: le parole, le frasi, i concetti erano identici. Ergo, l’ufficio legale della Mondadori per evitare forse altre noie al suo fuoriclasse si affrettò a rettificare il libro e a inserire a pag. 141 il mio nome come autore dello scoop copiato da Roberto. Non andai oltre né chiesi altro. Per me poteva bastare. Non per lui, però, che da quel momento ha sfruttato ogni occasione possibile per attaccare i giornali napoletani cui pure aveva attinto a piene mani dipingendoli come house organ della camorra e strumenti di diffusione della subcultura malavitosa campana. Perché si sia vendicato così, ancora oggi me lo chiedo”
E alla pagina seguente cosa si trova? Marco Risi che precisa che l‘auto fotografata e filmata ieri al bordo della quale vi era Saviano non è quella di Siani. E tutto di nuovo crolla nell’immaginario collettivo, in quel sottile filo di legalità che parte da Siani e che poteva arrivare in eredità a Saviano che invece viene spezzato ancora una volta. Risi racconta che l’auto di Giancarlo Siani fu ritrovata e rimessa a nuovo 2 settimane prima delle riprese del film biografico “Fortapàsc”, distribuito al cinema nel 2009. “È giusto che abbiano chiamato anche l’autore di Gomorra – dice Risi – che ha una certa affinità con Giancarlo, tanto che tra i camorristi che lo minacciavano qualcuno lo chiamava “Siano”. Però qualche volta dovrebbe anche tenere a mente il lavoro degli altri”.
Nella lunga intervista rilasciata all’Huffigton Post il regista racconta della Citroen Mehari di Giancarlo Siani:
Marco Risi, cosa pensa di questa iniziativa?
Sono contentissimo. La figura di Giancarlo Siani deve essere ricordata ed è una buona idea quella del percorso a bordo della sua auto. Però la Citroen Mehari non è ripartita ieri e sarebbe giusto ricordarlo.
Come sono andate le cose?
Due settimane prima delle riprese di “Fortàpasc” ritrovammo la vettura di Siani in un agriturismo in Sicilia. Dentro c’erano ancora tutti i documenti a nome di Giancarlo. Decidemmo così di utilizzarla, tanto che sarebbe diventata un simbolo del film.
In che condizioni era?
Era inutilizzabile, piena di polvere e di colore lilla. Così l’abbiamo rimessa a nuovo: abbiamo cambiato la batteria e l’abbiamo dipinta di verde, il suo colore originale. Da quel momento la Mehari non ci ha mai abbandonato.
L’auto com’era finita in Sicilia?
Dopo che la Mehari non era più sotto sequestro da parte dell’autorità giudiziaria, i genitori e i parenti di Siani, distrutti dalla tragedia, non la reclamarono. Così fu comprata all’asta dal titolare di questo agriturismo. Non so se senza il nostro intervento l’auto sarebbe mai stata recuperata.
Che rapporto ha con la figura di Siani?
Ormai è come se lo conoscessi. Sono entrato in intimità con la sua persona anche senza averlo mai incontrato. Ho letto le 30 lettere private che scrisse alla sua ragazza. Durante la lavorazione del film ho scoperto la sua evoluzione di giornalista. Inoltre ho tutt’ora un ottimo rapporto con tutta la famiglia di Siani.
Ed ecco che allora l’attenzione si sposta, altri protagonisti, altre storie da mettere sul piedistallo, mentre si cerca di allontanare dalla scena chi grida e vuole raccontare l’ennesima scomoda verità. E’ tempo di nuovi protagonismi?
Tutti coloro che pensavano che Francesco Totti potesse essere poi sul viale del tramonto, si sono dovuti ricredere. Il capitano ha firmato il contratto che lo lega alla Roma per altri due anni… i laziali si devono mettere quindi l’anima in pace. In lacrime dopo il derby, si sono solo potuti consolare con chi dopo aver perso una partita importante, si è trovato anche deriso sul web. I biancocelesti almeno hanno perso a testa alta. Niente però è andato come il pronostico sexy aveva auspicato, forse ha ragione chi festeggia solo dopo il gol… prima è sempre rischioso mettersi a nudo! Ma è pericoloso anche chiamare per nome un giocatore… si finisce espulsi, per colpa di un ortaggio. Il pericolo è ovunque dalla chiesa in Pakistan al centro commerciale in Kenya, così come le ombre che si estendono dalla Sapienza fino al “Concorsone”. Come diceva Nietsche “Se guardi dentro il buio per troppo tempo, il buio ti guarda dentro” è necessario quindi illuminare il tunnel anche quando l’uscita non è vicina, senza farsi ingoiare dall’inquinamento o dalle radiazioni che sembrano prospettare un futuro tragico, quasi la realizzazione di quella “fine del mondo” che i Maya avevano previsto. Cosa c’è di meglio di un pensiero positivo che ci possa traghettare fuori dalle nebbie che ogni giorno tentano di tarparci le ali?
Roberto Saviano nel suo ultimo libro dal titolo «Zero, zero, zero» edito da Feltrinelli, accenna al maxi sequestro di hashish avvenuto sulla Sheldan, imbarcazione di proprietà dello skipper francese Jean Luc Capelle. L’imbarcazione affittata a clienti che poi erano stati bloccati a Imperia con un carico di droga era quindi diventata la “protagonista” di uno dei capitoli del libro di Saviano. Secondo lo skipper francese, l’esposizione dei fatti come raccontati da Saviano costituirebbe una grave diffamazione e oltretutto verrebbe attribuito, sempre secondo i legali si Capelle, di narcotrafficante allo skipper che invece sarebbe estraneo ai fatti. Il passaggio più contestato è da riscontrarsi quando Saviano scrive «Gli skipper di imbarcazioni a vela e a motore sono una forza crescente a disposizione del narcotraffico» e più avanti racconta l’esperienza della Sheldan, ma il proprietario non viene citato.
Ora si aspetta che la magistratura segua il suo corso e chiarisca se ci possono essere gli estremi di una diffamazione anche senza aver fatto nomi e cognomi.
«A Sanremo non si può dire di no» così Fazio dopo aver scelto di condurre anche quest’anno il Festival della canzone. Così Fazio si appresta a diventare il numero 3 delle cerimonie fastivaliere, subito dopo Pippo Baudo e Mike Bongiorno. Nell’intervista che il conduttore ha rilasciato si sono toccati diversi punti: da Luciana Litizzetto a Roberto Saviano. Niente da fare per Jovanotti che ha altri progetti!
Fabio, alla sua età Pippo ne aveva fatti solo tre di Sanremo: rischia di batterlo. «Ma io sono dell’idea che il Festival debba cambiare spesso timoniere per sorprendere il pubblico». Intanto lo rifà: non ha paura di bruciarsi dopo il successo della scorsa edizione? «Non si può sempre stare a fare calcoli da triplo salto mortale. Fare il lavoro che faccio è già una grande fortuna E poi, se la Rai chiede di rifarlo, non bisogna essere egoisti». Neppure masochisti. Vuol dire che ha già un’idea su come muoversi. «Faremo quello che nessuno si aspetta: cioè seguire lo schema dell’anno scorso, magari con più leggerezza. Possiamo far peggio, in quel caso ci inchineremmo al nostro festival precedente». Anche Luciana Littizzetto condivide il fatto che al Festival non si può dire di no e ha detto subito di sì? «Subito sì non lo dice nessuno. Ma con Luciana condividiamo lo stesso atteggiamento. Poi, ragazzi, far Sanremo non è andare alla guerra. E’ un programma molto vecchio, che confina con il popolare e con il trash. Ma la tv è cambiata, oggi ci sono mille linguaggi. Ci vorrà un cast lontano dallo stereotipo, anche se questa è una categoria dai addetti ai lavori. Per me il Festival va preso come l’Expo di Parigi, dove tutti vanno a mettersi in mostra. Ma chi verrà dovrà venire felice di esserci e non da terrorizzato». Si dice che ci potrebbe arrivare Lorenzo Jovanotti, del resto lo aveva già avuto nel 2000. «Gliel’ho proposto dopo aver visto la meraviglia del suo spettacolo negli stadi. Sarebbe stato un gran regalo. Ma ha altri progetti». Preferisce starsene in America. «Non so se da qui a febbraio cambierà idea. Lo spero, ha una gran carica positiva, una formidabile intensità che lo fa essere incredibilmente in sintonia con il Paese. Come è stato la colonna sonora di quest’estate, mi piacerebbe che fosse la colonna sonora del prossimo Festival». E Fiorello? «Non ne so nulla, ma attorno a Sanremo, si sa, nei mesi di preparazione girano nomi di qualsiasi genere». Con Saviano vi siete scambiati tweet che lasciano supporre. Lui ha scritto: “Brindo alle cose che faremo”. Lei ha risposto: “Anzi, a quelle che abbiamo già in mente di fare”. Si riferiva al Festival? «Sarebbe bellissimo vederlo su quel palco. Vedremo». Certo, non sarà una passeggiata, quest’anno c’è anche la lunga di Che tempo che fa alla domenica, che parte proprio dopodomani. «Chiuderemo un’ora più tardi perchè non c’è Report che va di lunedì. Certo, ci sarà più lavoro ma la squadra è allenata e mi sento in un periodo felice della mia vita».
I media stanno raccontando istante per istante una di quelle imprese destinate a fare la storia del mondo. Le caratteristiche l’evento le ha tutte e non c’è da stupirsi che i più grandi media del mondo stiano puntando i loro obiettivi sull’Isola del Giglio e sulla tragedia della Concordia. Così Enrico Mentana dalla sua pagina Facebook, lancia un fatwa proprio sul grande evento che ogni sta catalizzando l’attenzione di milioni di spettatori:
Lanciato l’amo a pochi minuti di distanza, per pura coincidenza (anche sfortunata), Saviano abbocca e scrive sul suo profilo Facebook:
Insomma il siparietto è completo, ma sicuramente se Saviano è stato il primo, non sarà sicuramente l’ultimo a cadere nella rete…
Una brutta storia di degrado urbano. Il teatro è via delle Brecce a Sant’Erasmo, frazione nel comune di Saviano dove per l’ennesima volta l’Asia ha demolito la discarica a cielo aperto dove napoletani e stranieri depositano di tutto: dai divani ai pneumatici, dai frigo alle bottiglie di plastica, dai fili di rame agli avanzi di lavorazione delle imprese fuori legge. E nei cumuli trovano anche vecchi faldoni della Regione Campania e di quella lucana.
Le operazioni si svolgono sotto lo sguardo divertito dei bambini che cercano di passare nella zona delimitata dai nastri e si avventurano a giocare tra i rifiuti, mentre gli uomini dell’azienda partecipata del Comune al lavoro, coperti da tute, tentano di separare e rimuove i rifiuti sotto gli occhi dell’amministratore delegato Daniele Fortini e del vicesindaco Tommaso Sodano.
Non sembra un concerto, non sembra una lettura, è solo un momento in cui due amici di vecchia data s’incontrano e si scambiano delle idee… tutto questo avviene però di fronte ai tanti spettatori che sono venuti a vedere le prove dell’incontro tra Jovanotti e Saviano a piazza Signorelli a Cortona. Un duetto, dove si comunica fra musica e parole… ma forse a volte bastano gli sguardi!
“La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno e l’ha presa per svegliarsi stamattina o l’autista al volante dell’autobus che ti porta a casa… Fa uso di coca chi ti è più vicino. Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio. Se non è tuo figlio, è il tuo capoufficio… Se non è lui, è l’infermiera che sta cambiando il catetere di tuo nonno e la coca le fa sembrare tutto più leggero, persino le notti. Se non è lei, è l’imbianchino che sta ritinteggiando la stanza della tua ragazza, che ha iniziato per curiosità e poi si è trovato a fare debiti. Chi la usa è lì con te. La usa il portiere del tuo palazzo, ma se non la usa lui allora la sta usando la professoressa che dà ripetizioni ai tuoi figli… Il sindaco da cui sei andato a cena. Il costruttore della casa in cui vivi, lo scrittore che leggi prima di dormire… Ma se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, semplicemente, la persona che ne fa uso…”
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Oltre che essere l’incontro con Saviano, oggi è anche la giornata dell’edizione 2013 del Cortona Mix Festival che quest’anno ha toccato il record di 20.000 presenze complessive raddoppiando gli spettatori del 2012 e ponendosi ormai come evento di riferimento dell’estate culturale italiana in cui riescono a convivere musica, cinema, letteratura, enogastronomia.
“Mix Festival” è al suo secondo appuntamento a Cortona ! E resta appena il ricordo di quel “Tuscan Sun” venato di esotismo americano, nell’originale incrocio di musiche a e danze. Ma stasera non ci sarà posto per alcun rimpianto perché gli ospiti saranno di eccezione….. Lorenzo Cherubini, che nella sua patria natia può anche sfoggiare il suo nome d’anagrafe, che qui conoscono tutti e… Roberto Saviano. Ognuno correrà alla performance dell’altro… Lorenzo voleva cantare del tutto gratis, ma ha dovuto accettare ben d 2 euro di ingaggio perché si potessero distribuire i biglietti che riempiranno la Piazza sino alla sua saturazione. Per molti, ma non per tutti… lo spazio è quello che è, ma altrove ci sono i maxi schermi…Sembra siano stati venduti 2.300 biglietti.
“Domani si suona a Cortona, concerto a sorpresa, non lo sa nessuno. Andremo incartati e salteremo fuori”. Così ha detto ieri il cantante mentre su su youtube cominciavano a circolare le prove in studio per la serata, con la solita band di cui eccezionalmente farà parte Max Weinberg, il batterista di Springsteen,
In tutta segretezza e per vie sconosciute Jovanotti arriverà in piazza Signorelli, nella cornice di pietra medievale dell’intero Mix Festival. Il concerto inizierà alle 21 e 30, proprio appena comincerà la notte. Quasi assieme a lui per farsi spettatore, ma per percorsi ancora più blindati arriverà Roberto Saviano… Salirà sul palco solo al termine del concerto e Lorenzo rimarrà lì a far da spettatore a sua volta all’intervento dell’ amico Saviano. E buon Festival a tutti!
Non usa mezzi termini Roberto Saviano. Il suo è un attacco diretto al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Lo fa affidando la sua voce a La Repubblica, dove l’autore di Zero Zero Zero, intervistato dal quotidiano nazionale, afferma: È una «città che langue da tempo».
Poi aggiunge:
Lo stato di salute della città non lo valuto dalle mie brevi visite, ma da quello che leggo, da ciò che studio, dai feedback che ho da chi ci vive. La città langue da così tanto tempo che la tenacia di chi ci vive sembra essere l’unica vera forza che tiene ancora insieme tutto. Occorre rompere definitivamente con il passato. In questi giorni, forse conseguenza del sostanziale fallimento del processo relativo alla gestione dei rifiuti che lo ha coinvolto, Antonio Bassolino, secondo alcuni, avrebbe intenzione di ricandidarsi a sindaco della città. Se dopo solo due anni di amministrazione de Magistris si arriva anche solo a ipotizzare un’enormità del genere, credo che nessun commentatore, neanche il più prevenuto, potrebbe peggio descrivere il nulla di questi due anni di amministrazione.
E quando gli viene chiesto se teme una nuova guerra di camorra, Saviano risponde:
La guerra non ha mai avuto un armistizio definitivo. Solo brevi tregue. Fa meno notizia quando si ammazzano pochi a settimana e non decine come durante l’acme dello scontro tra scissionisti e Di Lauro. Il ritorno sul territorio di Marino Mckay lo avrebbe reso il sovrano che i “girati” attendevano. Senza dubbio.
Ma se Saviano non è tenero con l’attuale sindaco di Napoli, lo è ancor di meno con la passata amministrazione guidata da Antonio Bassolino:
«Occorre rompere definitivamente con il passato. In questi giorni, forse conseguenza del sostanziale fallimento del processo relativo alla gestione dei rifiuti che lo ha coinvolto, Antonio Bassolino, secondo alcuni, avrebbe intenzione di ricandidarsi a sindaco della città. Se dopo solo due anni di amministrazione de Magistris si arriva anche solo a ipotizzare un’enormità del genere, credo che nessun commentatore, neanche il più prevenuto, potrebbe peggio descrivere il nulla di questi due anni di amministrazione».
Cosa può scatenare uno scatto pubblicato sul proprio profilo Facebook? Lo sa bene Roberto Saviano, che ha postato una foto in cui si vede la sua mano appoggiata sul bordo di una terrazza con vista sulla campagna di Nuoro accompagnata dal commento: “Avevo dimenticato la dolcezza di un balcone. Nuoro me l’ha fatta ricordare…”. Gli ideatori di “Saviano ricorda…”, la pagina Facebook dove vengono pubblicati i meme dedicati allo scrittore, vedendo che foto del genere si moltiplicavano, hanno deciso di creare il #terrazzacontest. Come loro stessi spiegano: “L’idea è nata dalla dolcezza di alcuni utenti che hanno iniziato a postare sulla bacheca, di propria iniziativa, foto che parodiavano l’originale. Alla terza o quarta foto il Saviano che è in noi ci ha ricordato che potevamo fare un album. Da lì al #TerrazzaContest il passo è stato breve”. Un “omaggio semi-serio” all’autore con una regola semplice: “Armatevi di anello, macchina fotografica e terrazza”, per raccontare in uno scatto la vostra “dolcezza del ricordo”.
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi ha consegnato ieri sera in Palazzo Vecchio la cittadinanza onoraria allo scrittore Roberto Saviano, dopo che il consiglio comunale gliela aveva attribuita nel novembre 2008.
”Vorrei dedicare la mia cittadinanza – ha detto Saviano nel ricevere la pergamena – a quel milione di giovani figli di immigrati nati in Italia e che ancora non hanno la cittadinanza”.
Tuttavia le polemiche non sono mancate da parte dei consiglieri di Fratelli d’Italia, Francesco Torselli e della Lista Galli, Marco Semplici.
“Ricevere la cittadinanza onoraria di Firenze deve essere un onore per chiunque, non un peso, né tantomeno un problema. Roberto Saviano ha avuto il grandissimo privilegio di ricevere la cittadinanza onoraria di Firenze, per ritirarla sarebbe dovuto venire, come hanno fatto tutti, nel Salone dei Dugento di fronte al Consiglio Comunale che rappresenta la nostra città, magari sottraendo mezz’ora di tempo al tour che lo sta portando in tutta Italia, Firenze compresa, a presentare il suo ultimo libro”.
Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla alla Pubblica Amministrazione e semplificazione, ha parlato oggi ai microfoni de La zanzara, su Radio 24. “Non sono più cocainomane. Lo sono stato quando ero ragazzo ma l’ho sempre ammesso. Avevo vent’anni e c’era la contestazione. Non rinnego nulla”. Ha confessato, prima di passare all’attacco di Roberto Saviano, che recentemente lo ha definito “cocainomane” e “ricattabile”: “Dice delle assurdità perché non c’è niente di nuovo, ho sempre detto di aver fatto delle minchiate da giovane. Non ho dipendenze come dice lui. Ma non voglio rispondergli, è una persona non così onesta intellettualmente come professa di essere, non me ne frega niente. Lui sarà ricattabile, non io”. Per l’occasione, ha parlato anche del Pride che si svolgerà dal 14 giugno a Palermo: “Non vado al Gay Pride a Palermo, ci vanno quelli a cui piace, a me non piace, non mi diverto. Non fanno niente di male a sfilare, se c’è gente che si bacia per strada non me ne frega niente. Ma sono cose schierate di cui non me ne frega niente. È tutta demagogia”. I conduttori gli hanno poi chiesto se sia innaturale essere omosessuali: “Sì, onestamente è innaturale. Il matrimonio è innaturale, non credo che alla gente interessi molto. Però se due si vogliono mettere insieme è giusto che vengano garantiti certi diritti”.
«Oggi la cocaina non è più d’elite, com’era negli anni ’80. È diventata una droga di massa: assumerla è come fare l’aperitivo. 8 persone su 200 hanno assunto cocaina almeno una volta nell’arco della loro vita. È una droga performante – ha continuato lo scrittore -, che aiuta a lavorare di più. Così chi ne fa uso, dal chirurgo al camionista, non si sente in colpa, perché in questo modo pensa ad aiutare la famiglia e a guadagnare di più.»
L’atteso “ZeroZeroZero” racconta l’economia globale attraverso ‘la merce che per eccellenza domina il mondo’: «Ho scoperto che tutte le lingue hanno un termine per raccontare la cocaina. Dai nomi di donne, a parole come ‘Vitamina C’ e ’24sette», ha detto ancora Saviano. «La foglia di cocaina nasce in Sud America, ma le radici della pianta sono in Italia» ha aggiunto Saviano. «Le regole e il sistema delle mafie italiane sono prese a modello dai cartelli della droga – ha continuato lo scrittore. Le nostre mafie hanno sempre investito nella cocaina e tutti vogliono avere rapporti con il nostro sistema malavitoso». Saviano ha, però, ricordato l’attenzione della giustizia italiana nel combattere la criminalità organizzata: «La giurisprudenza antimafia italiana – ha spiegato lo scrittore, che ha dedicato il libro alla sua scorta – è la migliore al mondo. Già poter parlare di questi temi in prima serata, nei tg e nei dibattiti, vuol dire molto».
Questa è l’anticipazione della puntata di questa sera a “Che tempo che fa” che andrà in onda questa sera alle 20.10 su Rai3
Pare che montiani e leghisti abbiano chiesto però di essere coinvolti anche nelle scelte che riguardano la squadra di governo. Non per essere coinvolti in prima persona, ma almeno per evitare nomi tipo Roberto Saviano, che risulterebbe un pugno nell’occhio per Berlusconi e anche per Roberto Maroni, con cui il giornalista ha avuto diversi scontri di quelli frontali. E’ questa la via che dal Nazareno stanno esplorando. Oggi Anna Finocchiaro è stata avvistata in un ristorante nei dintorni del Senato in compagnia di Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane nominato dal governo Berlusconi nel 2002 e riconfermato sempre dal Cavaliere altre tre volte (2005, 2008, 2011). Il suo, segnalano fonti di centrodestra, non sarebbe nome sgradito per un incarico di ministro dello Sviluppo Economico, anche se si tratterebbe di una concessione pesante da parte di Bersani, visto che il segretario del Pd quel ministero lo ha diretto dal 2006 al 2008 e lo sente in qualche modo ancora ‘suo’,tanto da volerlo trasformare in un super-ministero dell’economia reale, come aveva previsto in campagna elettorale.
Nel quadro degli incontri per definire la squadra e il programma di governo, Bersani ha incontrato nel pomeriggio lo scrittore anti Camorra Roberto Saviano ed ha garantito che, se il suo governo si farà, si faranno «subito misure per la legalità». Con Saviano ha affrontato temi incombenti come la lotta alla grande criminalità, troppo oscurati nel dibattito pubblico, si legge in una nota diffusa dal Pd. «Un incontro assolutamente prezioso e illuminante – afferma il segretario Pd nel comunicato – che mi ha offerto un vero contributo per un immediato programma di interventi sui temi della lotta alle mafie. Voglio aggiungere che ritengo una vergogna per il nostro Paese che un protagonista della battaglia civica e della legalità debba vivere e spostarsi per ragioni di sicurezza, costantemente scortato da carabinieri. È tempo che le coscienze anche del nostro Paese e in primo luogo le istituzioni – conclude Bersani – si ribellino a questo stato di cose».
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