Voleva recuperare il pallone caduto in un giardino il 12enne Josh Hassan, di Chadwell Heath, nell’Essex. Per raggiungere la palla, però, doveva superare un cancello composto di sbarre con le punte acuminate. Il ragazzino stava scavalcando la barriera è rimasto trafitto al petto proprio da uno dei pali, che si è fermato a pochi centimetri dal cuore senza intaccare organi vitali. I vicini di casa, che la madre di Josh ha dichiarato essere i loro eroi, accortisi dell’accaduto hanno chiamato un’ambulanza e, nell’attesa del mezzo, portato una scala per farlo sorreggere: hanno così salvato la vita al giovane, impedendo che la punta raggiungesse il cuore. Josh, sottoposto a intervento, è ora fuori pericolo, dopo due giorni di degenza, ed ha annunciato di voler conservare la punta del palo come souvenir di questa disavventura.
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Resta trafitto da una sbarra del cancello mentre lo scavalca: è salvo!
Pubblicato da tdy22 in luglio 6, 2013
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Giù il sipario su Cannes tra gli applausi a La vie d’Adéle
La Palma d’oro della 66esima edizione del festival di Cannes se l’è aggiudicata il film di Abdellatif Kechiche sulla storia d’amore di due ragazze. La vie d’Adéle ha messo in luce anche due ottime giovani attrici: “La giuria ha preso atto dell’eccellenza di tre artisti, Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux e Abdellatif Kechiche” ha detto Steven Spielberg, presidente della giuria, per motivare la decisione. Kechiche, che ha ricevuto il premio dalle mani di Uma Thurman, ha poi voluto ricordare “un uomo che mi ha sostenuto per trovare la mia strada, che io amo e che mi manca: Claude Berri. Vorrei dedicare questo premio e questo film alla bella gioventù di Francia che ho incontrato nel corso delle riprese del mio film e che mi ha insegnato molto sulla speranza di libertà e di vivere insieme in armonia”. L’opera è stata accolta a Cannes con grande curiosità per via di una lunga sequenza d’amore saffico ed ha subito incotratro l’approvazione della critica. Il racconto di formazione che punta sulla spontaneità dei sentimenti e sulle emozioni di una storia d’amore senza nascondere nulla e senza trascurare i dettagli degli incontri sessuali fra le due protagoniste affronta un tema molto dibattuto in questo periodo in Francia, dove anche oggi ha avuto luogo una manifestazione per contestare la legge sulle nozze e le adozioni gay.
E’ stato invece il 76 Bruce Dern a ricevere il premio per il migliore attore, grazie alla sua interpretazione nel film di Alexander Payne Nebraska, mentre quello per la migliore interpretazione femminile se l’è aggiudicato Berenice Bejo per Le passè di Asgar Farhadi. Il Prix du Scénario per la migliore sceneggiatura è andato all’autore e regista Jia Zhangke per A touch of sin, quello della Giuria a Tale padre tale figlio del giapponese Kore-Eda Hirokazu. Il Gran Premio del festival ai fratelli Joel e Ethan Coen per Inside Llewyn Davis. Il miglior regista è Amat Escalante per Heli.
L’Italia, che non ha ricevuto premi nella sezione principale nonostante Sorrentino e il suo La grande bellezza, si è però distinta nelle sezioni collaterali. In primo piano Salvo, storia di mafia, miracolo e amore diretta da Antonio Piazza e Fabio Grassadonia, che si è aggiudicato il prestigioso Gran premio della Semaine della Critique e il premio Film Rivelazione della Semaine. Menzione Speciale della Giuria Ecumenica per l’esordio alla regia di Valeria Golino, che sulla Croisette ha presentato il suo Miele. Menzione speciale ricevuta nella cerimonia finale, inoltre, dal giovane Adriano Valerio, per il cortometraggio 37 4s.
Termina così la 66esima edizione del prestigioso Festival che non poche emozioni ha riservato, e non solo sul grande schermo. Glamour, stelle e grande cinema, ma anche la ventata di anni Venti portata all’inaugurazione dal Grande Gatsby, un maxi furto di gioielli talmente ben orchestrato da sembrare un film e perfino una sparatoria, fortunatamente a salve, durante un talk-show: ma è la Croisette, tutto fa spettacolo!
Pubblicato da tdy22 in Maggio 26, 2013
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Justin ce l’ha fatta… è vivo!
Justin è un gattino di 5 mesi è stato vittima di una violenza inutile. Prima è stato cosparso di una sostanza infiammabile a cui successivamente è stata data fuoco. Un passante si è accorto del gattino in fiamme e ha gettato la sua giacca sul povero animale, spegnendo le fiamme ed evitando il peggio. Justin è stato portato in condizioni disperate presso Animal Alliance, un’associazione animalista del vicino New Jersey. a Kensington, in Pennsylvania, luogo in cui il gattino è stato dato alle fiamme è stata anche messa una taglia per chi aiuterà a rintracciare il colpevole di questo crimine che ha lasciato l’America sotto shock. Purtroppo fino ad ora le immagini riprese da una telecamera, sulle quali si sperava di potere rintracciare il colpevole, non hanno fornito gli esiti sperati, ma molti americani, indignati dall’inutile violenza del gesto si sono messi a disposizione per cercare il colpevole, mentre altri hanno provveduto a pagare, tramite contribuzioni volontarie, le spese veterinarie del gattino.
Il dottor Wendy Ross, a capo dell’equipe che lo assiste, ha commentato: “Fare del male a un animale innocente è molto, molto inquietante… Le punte delle orecchie sono state bruciacchiate e quindi rimosse. Senza un soccorso tempestivo sarebbe morto”. Invece Justin è riuscito a salvarsi miracolosamente e grazie alla solidarietà di tante persone che hanno voluto contribuire a non far calare l’interesse sul caso, perchè atti del genere non si verifichino mai più.
Pubblicato da tdy22 in Maggio 4, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/05/04/justin-ce-lha-fatta-e-vivo/
Un volo dall’ottavo piano con il bambino in braccio!
La mamma si è lanciata nel vuoto dall’ottavo piano di un palazzo di Manhattan, tenendo stretto in braccio il suo bimbo, di dieci mesi. E nel tremendo impatto a terra lei è morta ma miracolosamente il piccolo si è salvato: è finita così la vita di Cynthia Wachenheim, 45 anni, mentre il piccolo è miracolosamente sopravvissuto e si trova ora ricoverato in ospedale in condizioni critiche, ma stabili. Secondo quanto riportato dalla polizia, sotto il letto dell’appartamento di West Harlem, che la donna condivideva con marito e figlio, è stata trovata una lettera di sette pagine, nella quale Wachenheim ha spiegato le ragioni del suo gesto.
Nello scritto ha riconosciuto che stava per fare qualcosa di male, ma che era preoccupata per lo sviluppo del bambino, e così ha deciso di farla finita, trascinando il piccolo con sé. Non è ancora chiaro se il figlio soffra di problemi mentali o fisici. Ad assistere al volo nel vuoto sono stati alcuni vicini: «Ho sentito un urlo, e quando mi sono avvicinato ho visto il bambino a faccia in giù che piangeva – ha detto Steven Dominguez, 18 anni – Ero scioccato». «Sembravano una famiglia felice», ha aggiunto un’altra vicina. Wachenheim ha frequentato la scuola di diritto alla Columbia University, e lavorava come ricercatrice presso la Corte Suprema di Manhattan.
Pubblicato da tdy22 in marzo 14, 2013
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Poesie e racconti: i colori della fantasia
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