Salvatore G., 80 anni, ex dipendente della “Sacelit”, è morto a San Filippo del Mela (ME), in quella località ricordata per aver ospitato per 38 anni la Salecit, conosciuta anche come la “Fabbrica della Morte”. Alla Sacelit si producevano materiali per edilizia, in calcestruzzo e amianto. La fabbrica sita striscia di terra che divide Milazzo da Barcellona pozzo di Gotto sorgeva in contrada Archi, stretta fra una raffineria di petrolio (La Raffineria Mediterranea) impianti dell’Enel (Oggi Edipower) e un’acciaieria. Nonostante sia stata chiusa più di 15 anni fa, gli operai che ci hanno lavorato continuano la loro lotta per la sopravvivenza.
In un’intervista Salvatore Nania, anche lui ex dipendente Sacelit e presidente del comitato “Ex esposti amianto” ha dichiarato, qualche tempo fa: ”Le fibre killer colpiscono ancora e, non esiste un tempo di latenza, non esiste un tempo di esposizione”.
Salvatore, è la 116a vittima su 220 operai e in quella fabbrica ci aveva lavorato per 25 anni al reparto di preparazione delle miscele. L’uomo, è morto per “asbestosi pleuro-polmonare, insufficienza respiratoria restrittiva di grado medio, accentuazione della trama polmonare, calcificazione della pleura basale sinistra”.
Girando in rete si trovano anche le testimonianze degli addetti delle pulizie che spesso si lamentavano con i dirigenti “per la polvere che li faceva tossire continuamente” Loro rispondevano: “Ma che dite! L’amianto ve lo potete pure mangiare”.
Ma è l’amianto, invece, che si è mangiato le vite umane.