I nostri 7 giorni: le visioni opposte sulla vita e sul mondo

7giorni-tuttacronaca

Pace o guerra. Ricchi o poveri. Lavoratori o pensionati. Realtà o finzione. Sembra che la settimana si srotolata via tra dibattiti e contrapposizioni. A partire dalla questione siriana, che ha catalizzato l’attenzione mediatica tra documenti che vorrebbero spingere l’opinione pubblica a propondere per l’attacco e appelli, preghiere e digiuni a favore della pace. Ne hanno discusso anche i Grandi della terra, senza però dimenticare che altri discorsi sono rimasti in sospeso, come la situazione dei nostri due marò, tuttora in India. Ma schieramenti continuano ad essercene anche in Italia, e chissà se non si sposteranno oltrefrontiera: decadenza o no per Berlusconi? Se ne continua a parlare, domani inizierà la discussione e nel frattempo i suoi legali hanno fatto approdare il caso a Strasburgo. La legge Severino viola l’art. 7 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo? Quello che è certo è che mentre in molti si preoccupano delle sorti di un singolo, altrove un singolo ha scatenato le ire di molti. E’ il caso di Marisela Federici, “la signora più chic dei salotti romani” che con le sue dichiarazioni sul preferire organizzare una festa piuttosto che andare dallo psichiatra ha infiammato la rete. Ignorando il fatto che la crisi si ripercuote sul lavoro, ha anche invitato le persone ad “andare a lavorare”. In molti, troppi, vorrebbero avere questa possibilità che dovrebbe essere un diritto basilare, altri però hanno il problema opposto: dopo una vita da lavoratore, come uscirne? Perchè in tanti chiedono anche di poter godersi la meritata pensione dopo una vita di fatica, possibilmente in una condizione di dignità. Ci sono ancora tante domande, tante incertezze al riguardo e le nuove possibilità che vengono paventate parlano tutte di idee e di un qualche futuro che in molti vorrebbero già arrivato.

doppia-visione-tuttacronacaA volte gli opposti, però, riescono a trovare un punto d’incontro, un equilibrio che non solo li fa coesistere, ma anche raggiungere obiettivi che non sembravano raggiungibili. E’ il caso di Sacro GRA, il film che ha vinto il Leone d’Oro alla Mostra del cinema di Venezia appena conclusasi. Il Lido è tornato a ruggire in italiano grazie al regista Rosi che è riuscito a girare un documentario con una tecnica documentaristica tale da immergerci nella realtà e farci pensare all’epoca d’oro del Neorealismo. Un ottimo segnale per il nostro cinema di cui si parla sempre di una possibile rinascita ma che continua ad arrancare nel già visto, già detto, già fatto troppo spesso composto di volgarità e che pesca a piene mani dalla tv per colmare un vuoto d’idee… e di casse! Ovviamente se tutti assieme possiamo festeggiare un successo, c’è chi deve fare il suo assolo e criticare anche la presa diretta della realtà, e anche in questo caso non sono mancate le critiche. Del resto la nostra cultura troppo spesso passa in secondo piano, complice una politica forse più impegnata a guardare altrove. Ma realtà e finzione sono anche quelle dichiarazioni fatte per distogliere lo sguardo, per negare notizie già trapelate. Familiari e fan sono stati in apprensione per le condizioni di salute di Raoul Bova mentre il suo portavoce negava un ventilato ricovero, salvo dopo dover scontrarsi con l’evidenza: l’attore avrebbe avuto un piccolo problema di salute ma, e questo è quello che conta, sta bene. Forse non abbiamo ancora imparato che le bugie vengono a galla, sempre e comunque. A volte a riemergere sono invece villaggi rimasti sommersi a seguito di un terremoto. E’ accaduto in Cina e le immagini non potevano non colmarci di stupore. Altre volte, invece, l’inaspettato si nasconde sotto strati di vernice e stucco, rimuovendo i quali torna alla luce una stanza-moschea. A cosa ci fa pensare questo? Che anche noi, immergendoci nella nostra essenza, possiamo scoprire tesori dimenticati, doti che ignoravamo e anche quel coraggio (a volte misto a un po’ d’incoscienza) per affrontare la vita, le sue difficoltà… e a volte anche “nemici” che sembrano molto più potenti di noi. A volte, non resta che partire, spiccando un balzo…

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

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Basta il cinema sui poveri, l’Italia è piena di ricchi! Dove vive la Aspesi?

Natalia+Aspesi+tuttacronaca

Il cinema italiano porta a casa il Leone d’Oro di Venezia con “Sacro Gra” un film vero, sincero, documentaristico, che per la prima volta, dopo tanto tempo, ha echi al suo interno di quello spaccato di finzione-realtà dei grandi capolavori del neorealismo e di quel free cinema inglese che andava a indagare sugli individui e sull significato della quotidianità. Una vittoria, una pagina nuova che ci fa cambiare aria da quei film borghesi, statici, icone di un passato che troppo a lungo ha raccontato  storie da  vecchi telefoni bianchi. Ma sembra chi oggi ci sia ancora che ha  voglia di quell’aria stantia: “Si vorrebbe sapere perché il cinema ha smesso di raccontarci belle storie di gente ricca, bella, con belle case e belle vite: e sì che solo in Italia ce ne è tantissima e nessuno ne sa niente. Suggerimento al vincitore Rosi: il prossimo documentario lo faccia sul MMM, il Misterioso Mondo Miliardario“, così oggi sulle pagine di Repubblica leggiamo la delusione di Natalia Aspesi che poi conclude il suo pensiero sul cinema italiano parlando di immagini afflitte da una “valanga di disgrazie, atrocità, miserie, assassini, alcolizzati, famiglie orribili e stupratori di cadaveri”.

Forse Marisela Federici fa proseliti! 

Il Leone d’Oro ruggisce in italiano: Sacro Gra vince a Venezia

SacroGra-Venezia-rosi-tuttacronacaPer la prima volta un film-documentario vince il Leone d’Oro: è il caso di Sacro Gra, di Gianfranco Rosi che, al momento di ritirare il premio sul palco della Sala Grande del Palazzo del cinema, ha ringraziato per l’opportunità di essere stato ammesso in concorso con un’opera di non-finzione. Con il suo lavoro ha voluto raccontare la vita ai margini del Grande Raccordo Anulare di Roma: “Non dobbiamo avere paura della paura documentario”. E sempre dal palco: “Ringrazio la mia ex moglie che mi ha costretto ad accettare questo film, quando io volevo addirittura lasciare Roma: ho iniziato ad amare questa città proprio attrraverso il raccordo anulare”. Per quanto riguarda gli altri premi, Robin Campillo ha vinto nella categoria Orizzonti con il suo Eastern Boys mentre White Shadow di Noaz Deshe ha sbaragliato tutti come Opera Prima – premio Luigi De laurentis. Il premio Speciale della Giuria se l’è aggiudicato la pellicola tedesca sulla violenza domestica Die Frau des Polizisten di Philip Groning. L’acclamata opera di Stephen Frears Philomena ha invece ricevuto il premio per la miglior sceneggiatura (Steve Coogan e Jeff Pope). Tye Sheridan, visto in Joe, è stato riconosciuto come miglior attore emergente, premiato con il premio Mastroianni e non stupisce l’assegnazione della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile: come da pronostici, se l’è aggiudicata l’anziana protagonista del film Via Castellana Bandiera di Emma Dante, Elena Cotta. Miglior interprete maschile risulta invece essere il greco Themis Panou per il film Miss Violence, pellicola che si è aggiudicata anche il Leone d’argento per la miglior regia (Alexandros Avranas). Infine  Jiaoyou (Stray Dogs) di Tsai Ming-Liang festeggia l’esperienza veneziana con il Gran Premio della Giuria.

Venezia70: il mondo visto dai documentaristi

the_unknown_known_venezia-tuttacronacaLa 70° Mostra del Cinema di Venezia è anche sguardo diretto sulla realtà, come dimostrano due documentari sbarcati al Lido. Ieri è stato il turno di “The Unknown Known: La vita e i tempi di Donald Rumsfeld”, del premio Oscar Errol Morris, un vero one man show per Donald Rumsfeld che qualche critico, scherzando, l’ha candidato alla Coppa Volpi come miglior attore. Lui, architetto della guerra in Iraq, durante i suoi anni in politica ha redatto miglialia di “fiocchi di neve”, ovvero appunti scritti su foglietti bianchi, che ora sono un documento di decenni di Storia americana. Per Morris ha accettato di leggerli e commentarli e il regista spiega: “Credo che a lui piaccia molto essere intervistato, parlare, spiegarsi, giustificarsi. Abbiamo girato 33 ore di intervista in quasi un anno”.

E se ieri si è guardato all’estero, oggi gli occhi tornano a puntarsi sull’Italia, o meglio sul Grande raccordo anulare di Roma. E’ infatti la giornata del documentario di Gianfranco Rosi “Sacro Gra”, un road movie che in realtà non attraversa nulla ma durante il quale il regista mostra l’eterogeneità di una determinata zona. Vari persone, storie diverse, tutte che si consumano attorno a un tragitto che non porta da nessuna parte, ma collega a tutto. Come, appunto, è il Gra. Rosi ripropone quindi un documentario che parte da un paesaggio e finisce per indagare i suoi abitanti, mostrando un’umanità assurda, paradossale e imprevedibile. Anche se non è facile riconoscere la realtà documentaristica di quello che si osserva, visto che i protagonisti sembrano quasi “estratti” dal mondo cinematografico, siano commedie italiane anni ’50 piuttosto personaggi film di guerra, oppure apertamente grotteschi e caricaturali. Ma c’è anche chi non disdegna il dramma intimista della vecchiaia o il film da camera. L’effetto di far confluire diversi generi in un unico documentario va rintracciata  nella capacità di Rosi di distruggere ogni convenzione documentarista cercando invece il cinema nella realtà e raccontare così il paesaggio umano più vicino a noi.

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