Muore lo stuntman di “Niki Lauda”, ultimo “Rush” per Mauro Pane

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Ieri sera la scoperta dell’auto nel canale, oggi la tragica conferma della morte di Mauro Pane, 50 anni, pilota che girava da controfigura le scene in pista al posto dell’attore che interpretava Niki Lauda nel film “Rush”, di film di Ron Howard, dive si racconta la storia della rivalità tra Niki Lauda e James Hunt.  Si tratta della seconda vittima del cast di Rush dopo l’altro incidente mortale che ha visto coinvolto Sean Edwards, pilota britannico, figlio dell’ex pilota di Formula 1 Guy Edwards, colui che – insieme ad Arturo Merzario – estrasse Niki Lauda dalla sua Ferrari in fiamme, dopo lo schianto al Nurburgring del primo agosto 1976. Il regista Ron Howard lo aveva scelto per interpretare un cameo, in cui interpretava il padre… già si parla di pellicola maledetta!

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Incidente mortale in pista: perde la vita Sean Edwards

Sean-Edwards-tuttacronacaEra al comando del campionato Porsche Supercup il pilota britannico Sean Edwards, che ha trovato la morte oggi in un incidente in Australia. Il 26enne si è schiantato contro le barriere protettive del Queensland Raceway di Willowbank mentre si trovava a bordo di una Porsche in qualità di istruttore. Il pilota era il figlio del settantenne Guy Edwards, il pilota che salvò Niki Lauda estraendolo dalla sua Ferrari in fiamme al Nürburgring nel 1976: Sean ha interpretato il padre nella pellicola Rush, per volere del regista Ron Howard.

L’impatto in cui è rimasto coinvolto oggi è stato violentissimo, con l’auto che ha preso fuoco prima che i soccorritori potessero intervenire per estrarre il corpo di Edwards. Nell’incidente di martedì mattina è rimasto gravemente ferito il conducente, un ventenne di Brisbane, estratto dalle macerie e trasportato d’urgenza in ospedale.

Hollywood pesca dalla realtà: la stagione dei biopic

grace-nicolekidman-tuttacronacaCerca spunto nella vita reale Hollywood e per questa nuova stagione che sta iniziando propone biopic di tre protagonisti della storia moderna, tre personaggi diversi, di tre ambienti diversi. Solo una cosa in comune: essere diventati immortali. Si parte questa settimana, con il rombo dei motori di Niki Lauda e James Hunt. Il film è Rush, per la regia di Ron Howard. Un ritorno agli anni 70, con il duello tra i due piloti di F1 che già di per sè era cinematografico. I volti ai due duellanti li prestano rispettivamente Daniel Brühl e Chris Hemsworth. Howard parte dal 1970 quando i due si sfidavano in Formula 3, ed erano già dei fuoriclasse. Poi arriva l’esordio di Lauda in F1 su una monoposto targata Ferrari e nel 1975 pone fine al dominio della Ford vincendo il Campionato del mondo. L’anno successivo 1976 Hunt entra nella scuderia McLaren: la sfida delle sfide ha inizio. Il campionato sembra dominato da Lauda ma poi arriva il tragico incidente sul circuito di Nürburgring. Hunt recupera punti su punti, però 40 giorni dopo Lauda è pronto gareggiare ancora, perchè “Viviamo ogni giorno come se fosse l’ultimo”. Ha spiegato Howar:  “Volevo raccontare l’eccitazione della metà degli anni 70, sia sulle piste che fuori. Volevo immergere il pubblico nell’entusiasmo e nel fascino di un epoca. I miei punti di riferimento sono stati i documentari sul rock ‘n’ roll. Infatti non volevo formare un film sullo sport, ma riportare sul grande schermo l’atmosfera culturale e l’energia dell’epoca”.

Ottobre sarà invece il mese di Jobs, che racconta la vida del giovane, brillante e appassionato imprenditore che, con la sua genialità, è riuscito a dar l’avvio alla rivoluzione digitale che ha cambiato inesorabilmente il nostro modo di vivere e comunicare. A interpretare il ruolo del co-fondatore di Apple, Steve Jobs, troveremo Ashton Kutcher mentre alla regia c’è Joshua Michael Stern. La sceneggiatura arriva dalla penna di Matt Whiteley.

Bisognerà attendere invece dicembre per un tuffo nella vita di Grace si Monaco, il film che racconta un momento cruciale nella vita di Grace Kelly, quando neo sposa in crisi deve decidere se diventare la principessa più amata della storia rinunciando definitivamente alla sfolgorante carriera di attrice. Nicole kidman si trasforma nella diva che ha stregato Hitchock e gli spettatori di tutto il mondo riuscendo a far innamorare di sè anche il principe di Monaco. E non mancheranno i confronti: l’attrice australiana nata a Honolulu sarà all’altezza della stella di Hollywood reinventatasi principessa? Alla regia il francese Olivier Dahan, già noto per il biopic su Edith Piaf con Marion Cotillard. Sullo schermo, con la Kidman, troveremo Tim Roth (il principe Ranieri), Paz Vega (Maria Callas) e Roger Ashton-Griffiths nei panni dell’immortale regista Alfred Hitchcock.

La sfida dei biopic abbia inizio!

Vita da star: “A 8 anni mi drogavo con papà”

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“In casa girava molta marijuana. Mio padre mi passò il primo spinello quando avevo otto anni, mentre stavo suonando Thelonious Monk al pianoforte. Ci facevamo insieme, era il suo modo per volermi bene, per dimostrarmi amore nell’unica maniera che conosceva”, a raccontare la sua vita di eccessi l’attore Robert Downey Jr. Figlio di un regista indipendente, l’attore è stato un prodigio del grande schermo sin da piccolo, ma ad accompagnarlo c’è sempre stata la droga: “La cosa più importante nella vita di un addicted  è il recupero. Oggi sono orgoglioso di riuscire a mantenere i miei impegni, non solo nei confronti di amici e famiglia, ma anche con il pubblico. Dopo una vita passata a essere inaffidabile ho scoperto quanto sia bello portare a termine un progetto, un’idea, una promessa. La disciplina è una forma di rispetto nei confronti della vita”.
Con il recupero anche il rapporto con i figli è cambiato: “Sono un padre abbastanza severo, presente, soprattutto con Exton, il mio figlio più piccolo. Con lui è tutto nuovo perché questa volta sono sobrio. Riesco persino a cambiargli i pannolini, cosa difficilissima da fare quando sei completamente stonato”.
Ad aiutarlo nella sua battaglia la recitazione: “È qualcosa che amo fare perché ogni volta è nuovo, stimolante e intimidatorio allo stesso tempo. Ci sono poche cose nella vita che rimangono tali dopo averle provate tre volte. Idem per il paracadutismo, adrenalina pura, un rush comparabile solo all’eroina, ma senza la negatività della droga. Scusate l’analogia, ma sono e rimango un tossico, anche se le mie dipendenze sono cambiate. Purtroppo per me i ruoli spesso si confondevano con la realtà in cui vivevo, ero diventato il poster boy della cattiva gestione farmaceutica. Ero convinto che da drogato avrei reso meglio, molto di più. Dall’altra parte, anche con tutti gli errori, non riuscivo a toccare il fondo. E senza essere arrivato in fondo, non puoi cominciare a risalire”.

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