“Siamo fatti di rotture e ricostruzioni”: Laetitia Casta e la rottura con Accorsi

laetitia-casta-tuttacronacaLaetitia Casta si confessa nel corso di un’intervista a Vanity Fair, che le dedica la copertina nel numero uscito oggi, mercoledì 26 febbraio. “Rompere con un uomo ti obbliga a ricostruirti, a crescere. Ti costringe a voltare pagine essenziali e a rimetterti in gioco. Siamo fatti di rotture e ricostruzioni: io, almeno, sono fatta così. Provo dolore all’inizio, ma devo sempre toccare il fondo per risalire”. La modella e attrice francese parla così della fine del suo rapporto con Stefano Accorsi, dopo dieci anni assieme. Dopo la fine di un rapporto, racconta la Casta, “a farti male non è mai il dolore dell’ultima storia, ma quello che hai provato prima, nell’infanzia. L’ultimo abbandono è come una puntura di richiamo, ma il vaccino lo hai fatto da piccola. Crescere vuol dire imparare a gestire il disagio, perché diventi sempre meno doloroso”. Ma Laetitia confessa anche di stare benissimo mentre già si parla di un nuovo amore, rigorosamente italiano. “Qualcuno poteva pensare che sarei rimasta da sola tutta la vita?”. Poi la ricetta dell’amore: “Voglio diventare vecchia con il fuoco negli occhi, non arrendermi mai. Perché restare insieme, quando si è cambiati: forse per raccontarsi bugie?”. Reinventarsi in coppia può essere un esercizio interessante: molti lo fanno. “Li invidio, mi piacerebbe, ma non sopporto la menzogna. Preferisco andare dove mi porta l’istinto, Anche se so che è la strada più difficile. Forse cambierò, ma per il momento voglio vivere così. Come una disadattata felice”.

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Quando l’anno inizia… penzoloni! In 70 intrappolati in funivia

teleferico-montjuic-barcelona-tuttacronacaSono state 70 le persone rimaste intrappolate nelle 14 cabine della funivia di Montjuïc, a Barcellona, a causa di un’avaria. Sono stati i vigili del fuoco a riportare tutti a terra. Stando a quanto spiegato da fonti minicipali a Efe, non ci sono stati feriti. Quattro persone sono state messe in salvo dai pompieri grazie a una scala mobile prima che venisse attivato il motore ausiliario di emergenza della funivia. Il motore ausiliario ha permesso alle altre cabine di raggiungere, poco dopo, una delle tre fermate presenti dove i viaggiatori , per lo più turisti, sono stati evacuati dai vigili del fuoco che hanno aperto le porte manualmente. Il tutto ha richiesto meno di un’ora di tempo. La funivia che collega il porto di Barcellona con la montagna di Montjuic , fermandosi a Miramar e nel Castello, dipende da Municipal Transport de Barcelona ( TMB ) la quale ritiene che ci vorranno almeno due giorni affinchè la funivia torni in servizio.

Balo & Fanny: fine di un amore?

balo-fanny-tuttacronacaE’ Novella2000, nella rubrica Tele dico tele canto tele suono a parlare dei problemi che si profilano nell’orizzonte di Supermario. E per una volta non si tratta di calcio o balotellate: sembra infatti che la sua storia d’amore sia giunta al capolinea, fatto che spiega anche il cinguettio sibillino arrivato la notte dopo il pareggio contro il Genoa. Di sicuro, non il miglior periodo possibile per il numero 45 rossonero. “Povero Mario Balotelli, per lui questa volta sembra davvero arrivata la fine. AI Milan pare ne possano più del suo comportamento strafottente e ora che le prestazioni in campo lasciano un po’ a desiderare (domenica 24 ha sbagliato un rigore) per lui sembra essere arrivato il momento dell’addio al club rossonero. La stessa parola che si è sentito dire dalla sua ultima fiamma Fanny Neguesha, decisa a piantarlo (definitivamente?). Ecco a chi era indirizzato quel ‘This is the end’ postato su Twitter all’alba di domenica, che in molti hanno interpretato come un commento all’ultima deludente prestazione del Milan”. E’ comunque da ricordare che proprio oggi, a Studio Aperto, Giorgio Petrosyan, il cui incontro di arti marziali Balo stava seguendo quella fatidica notte, ha invece confermato che il Tweet era riferito alla sua sconfitta, avvenuta a causa di una frattura alla mano per la quale è stato operato oggi.

Pellegrini e Magnini: The End!

Pellegrini-Magnini-rottura-tuttacronacaNon ci saranno più foto postate su Twitter in stile From Capri with love come quella apparsa la scorsa estate. Questa volta la rottura è reale e non c’è possibilità di retromarcia. La coppia d’oro del nuoto italiano, quella formata da Federica Pellegrini e Filippo Magnini, è tornata a strapparsi e sembra la crisi sia irreversibile. Dopo la rottura di maggio e l’avvicinamento di agosto, ora è chiaro che il riavvicinamento è durato il tempo della luna di miele. E ora si è concluso. A riferirlo è la Gazzetta dello Sport. A dividere i due nuotatori ci sono litigi e incomprensioni sottolineati da alcuni tweet allusivi della Pellegrini, come quello in cui scrive “Le bugie sono le cose che odio”. E se le cause della rottura non sono chiare, quello che trapela è che lei non sopportava più alcuni atteggiamenti del compagno mentre la fiducia era venuta a mancare. Ora si pensa al futuro. Federica sa dov’è il suo, in vasca a Verona, seguita da Giunta, cugino di Filippo. Lui è a Pesaro e deve decidere se rimanere nella piscina delle sue origini, dove manca da una decina d’anni, o trasferirsi a sua volta a Verona. Ma se la coppia è scoppiata, i due sono comunque destinati a ritrovarsi presto: a Lamezia, questo fine settimana, ci sarà infatti il debutto stagionale per entrambi.

La fidanzata lo lascia: posta un video di addio su Youtube e si toglie la vita

sergio-pessi-suicida-youtube-tuttacronacaA darne la notizia è stato Il Tirreno: “è lunedì notte quando Sergio Pessi carica il video online, troppo tardi perché qualcuno se ne accorga in tempo. Il primo a vedere il messaggio è un suo amico di vecchia data, anche lui residente in Francia, a cui arriva via mail la notifica della nuova attività del profilo del canale del ragazzo. Sconvolto, avvisa subito la polizia francese, ma quando la gendarmeria arriva nella casa del livornese, non c’è più nulla da fare. Alle autorità francesi non è rimasto altro da fare che avvertire il padre, Ovidio Pessi, livornese doc, famoso fantino e ora allenatore in una scuderia a Roma”. Il 38enne ha salutato con un video su You Tube, dal titolo “Ciao a tutti ve voglio bene”, amici e familiari. Dopo averlo caricato si è tolto la vita, impiccandosi. L’uomo non riusciva più a immaginare la sua vita senza la donna che amava e che, dopo 7 anni, lo aveva lasciato. Pressi si è ucciso nella sua abitazione a Chantilly, alle porte di Parigi, dove si era trasferito a novembre per lavoro.

Intolerance… gli spacca il naso perché è gay!

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Milano tanto tempo fa era “da bere”, oggi sembra invece che sia intollerante o che almeno una parte dei suoi cittadini non riesca ad accettare la diversità. La mattina per Gianluca, 35enne originario di Caserta ma da dieci anni residente a Milano, era iniziata come tutte le altre. Guidava la sua bici e si stava recando al negozio di abbigliamento dove lavora. Un’auto all’improvviso ha iniziato a  suonare alle sue spalle e da qui è iniziato il diverbio. L’automobilista ha capito che si trovava di fronte a un ragazzo omosessuale e lo ha insultato pesantemente, poi è partito il pugno in faccia che ha rotto il naso del ragazzo. L’episodio è avvenuto sabato in via Sassetti, a poche ore dal Gay Pride che nel pomeriggio ha invaso le strade della città.

Gianluca, ancora non sapendo di avere il naso fratturato, ha deciso di andare al lavoro. Qui i colleghi lo hanno immediatamente soccorso e poi hanno deciso che era meglio chiamare il 118. Al Fatebenefratelli gli sono stati prescritti 15 giorni di prognosi per trauma facciale con infrazione delle ossa nasali e cervicalgia. Subito dopo la medicazione Gianluca ha denunciato il fatto alla polizia, mettendo a verbale lesioni e ingiuria con l’aggravante dell’omofobia.

“Siamo vicini a Gianluca – fa sapere l’assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, che ha istituito una casella mail del Comune proprio per questo tipo di denunce – e da noi avrà tutto il sostegno possibile per affrontare le prossime settimane e compiere tutti i passi che saranno necessari a fare chiarezza sull’accaduto, nella speranza che chi lo ha aggredito possa essere identificato. Milano è e deve rimanere una città dove episodi di questo tipo devono essere condannati e isolati affinché il rispetto dell’altro, anche quando diverso da noi, guidi il comportamento di tutti”.

Chiuso per due ore l’aeroporto di Linate: aereo spezzato in pista

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E’ rimasto bloccato per due ore, fino alle 22.27, l’aeroporto di Linate il cui traffico aereo è stato dirottato, per quel lasso di tempo, a Malpensa e Orio al Serio (Bergamo). La chiusura è stata determinata da un velivolo privato proveniente dalla Germania che, in fase di atterraggio, si è spezzato in due a causa del cedimento del carrello. Il Cessna, le cui due persone a bordo sono rimaste illese, fortunatamente non ha preso fuoco ma la rimozione dei rottami ha richiesto l’utilizzo di una gru di grandi dimensioni, alta 16 metri, mentre si è dovuto prestare la massima attenzione per rimuovere la parte del velivolo contenente carburante. L’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (Ansv) ha aperto un’inchiesta sull’incidente. In una nota si legge: “Con riferimento all’incidente occorso al Cessna 210 in atterraggio sull’aeroporto Milano-Linate l’Ansv informa di aver aperto un’inchiesta di sicurezza per determinare le cause dell’evento ed ha immediatamente stabilito contatti con le istituzioni e con il gestore aeroportuale locali per la preservazione delle evidenze utili all’attività di indagine”.

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Chi tradisce una volta, tradisce per sempre. Bossi sul piede di guerra

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Gad Lerner, per Repubblica, ha intervistato un UmbertoBossi sul piede di guerra. Lui che si ritrova solo con villa Gemonio dove vive con la moglie Manuela: “Una volta qui fuori c’era sempre qualcuno a vigilare,ora può passare un pazzo e buttare una bomba in giardino”, racconta il fondatore di un Carroccio che non lo riconosce più come guida, ruolo ora di Roberto Maroni, un vero e proprio oppositore interno e che cambiando drasticamente il partito che è stata una sua creazione. “Lui non ha i nostri ideali. Quando uno tradisce una volta – e Maroni quando ruppi con Berlusconi nel 1994 gli sedeva di fianco, si opponeva – poi tradisce sempre. Si illude di diventare il plenipotenziario di berlusconi al Nord, ma il Pdl non rinuncia a presentare le sue liste in casa nostra, come fa la Cdu tedesca con la Csu in Baviera”. Quello che più contesta al governatore, inoltre, è la retromarcia sulle grandi battaglie identitarie del Carroccio: “Mi fa rabbia che Maroni cancelli la Padania e si rammollisca con “Prima il nord” proprio quando era maturo il tempo di farci forza del diritto internazionale”. Il Senatur scaglia quindi il colpo più duro, l’accusa di affondare il partito: “Maroni sta distruggendo la Lega, butta fuori la gente. Quel mio colpo di genio con cui avevamo preso la guida di Piemonte e Veneto, con Zaia e Cota, di questo passo al prossimo giro ce lo sogniamo. Tosi in Veneto porta via voti alla Lega e fa accordi con i fascisti: il suo progetto a Verona non mi è mai piaciuto”. Ma Bossi approfitta dell’intervista anche per ribadire la propria estraneità rispetto alle accuse mosse in merito alla gestione delle risorse economiche del Carroccio: “La Lega a me e alla mia famiglia non ha mai dato soldi che non servissero per la militanza”, spiega. “Semmai è stato il contrario. Quando la Lega è nata e magari c’era da comprare un’automobile, i soldi ce li mettevo io di tasca mia. A questo partito ho dato tutto, nessuno osi dire il contrario”. Al riguardo, sottolinea anche il suo rapporto con la famiglia, in particolar modo con i figli, che possono sbagliare, come Renzo: “Si è dimesso per motivi da niente”, dice del figlio Renzo, ma vengono anche accusati ingiustamente, “Era una gran balla dei nostri diffamatori che Riccardo si fosse comprato una barca”. Ora il Senatur ha un nuovo progetto però da far partire, un nuovogiornale, “La lingua padana”. Insomma, Bossi non molla e le idee le ha chiare, infatti: “Scusi Bossi,ma le ce l’ha la salute per rimettersi a battagliare?” ha chiesto Lerner, e la risposta decisa: “Ce l’ho, ce l’ho la foza io. A me non mi ammazza nessuno, e stavolta mi hanno fatto incazzare. Il capo della Lega resto io”.

Ma dopo una simile critica, dalla Lega arriva una risposta, è Matteo Salvini, vicesegretario, a prendere la parola: “Umberto Bossi, a cui va il mio rispetto e la mia eterna riconoscenza per quello che ha creato, sbaglia. Facendo così fa il male del Movimento. Non capisco perché lo abbia detto quando Maroni sta facendo bene il suo lavoro”.

Arriva il pronto soccorso per i cuori infranti

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Ci son poche cure per un cuore infranto e per la maggior parte delle volte si consiglia di far passare del tempo. Ma a volte le giornate sembrano incredibilmente lunghe… Come fare allora? Arriva il nuovo kit per cuori infranti! L’idea è dell’artista newyorkese Melanie Chernock, che ha riunito in una valigetta compatta, dal design minimal totalmente bianco con dettagli rossi, tutto ciò che serve per affrontare una rottura: dalla cioccolata alla vodka.

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Il grande abisso della Lega Nord… un partito condannato a morte?

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Le ultime elezioni comunali sono state un disastro per la Lega Nord ed è stato raggiunto uno dei minimi storici più drammatici della storia del partito. Sembra che, nonostante un anno fa ci sia stata la rivoluzione delle scope, la segreteria di Roberto Maroni non sia riuscita a far dimenticare lo scandalo dei fondi del partito. La Lega era, con molte diversità ma anche con notevoli similitudini, una sorta di M5S del nord. S’inneggiava a “Roma ladrona”, ma poi i ladri sembra proprio che invece fossero in casa, in quelle casse del Carroccio spolpate, a quanto pare, dai figli di Umberto Bossi e dal “Cerchio magico” che ruotava intorno all’ex segretario.

 In Piemonte, in Lombardia e nel Veneto il partito di Maroni ormai è solo quarto, il Pdl sta crescendo, ma molti voti sono andati anche al Pd e sicuramente, anche se con risultati minori alle aspettative, in parte al M5S che ora si attesta come terzo partito in quei territori da sempre votati al sostegno al Carroccio. In Piemonte il dato peggiore, proprio nella regione guidata da Cota, si  è registrata una caduta libera e a Ivrea e Orbassano il partito di Maroni supera di poco il 2%. Vicenza, da sempre territorio favorevole ai padani si ferma a 4,5% con una flessione di quasi 10 punti. Ma il dramma del Carroccio è a Treviso dove la sconfitta è molto più cocente, nella provincia del presidente del veneto Luca Zaia, la riconferma non è per nulla certa. L'”esercito padano” è dimezzato anche a Brescia, città governata da Roberto Maroni e che vede i consensi stabilizzarsi su un 8%.

I motivi sono molti… ma le cure sembrano poche! Si è rotta l’alleanza con Berlusconi e questo ha fatto allontanare molti simpatizzanti che votavano Carroccio, ma strizzavano l’occhio al Popolo della Libertà. Ora la Lega è all’opposizione in un governo di larghe intese in cui il gioco forza è proprio in mano al Pdl. I militanti della Liga si trovano così “spezzati” nella loro identità: quella etnica e padana che ben si conciliava con la politica industriale priva di remore portata avanti dal Cavaliere negli anni scorsi.

Ma per un’analisi completa del calo del Carroccio è necessario anche trovare le cause proprio in quegli scandali che hanno disilluso gli elettori che da sempre si professavano vittime dei “ladri della politica romana” e che invece si sono dovuti ricredere… la politica centro, sud e nord compreso è un covo di “illeciti” e di “segnalazioni”   che inevitabilmente porta le casse in rosso e a pagare sono sempre i cittadini.

La crisi economica poi non ha aiutato la Lega. Un popolo di industriali che si è visto, nel caso migliore, dimezzare i profitti e spesso ha condotto le aziende sull’orlo del baratro. A chi appellarsi quindi? Non certo a chi ha scelto di stare contro il governo e ha poco o nulla da poter pretendere nelle larghe intese che sono già frutto di un compromesso costante. Meglio votare per chi in quel governo ci sta e può dire la sua a gran voce. Ecco che il Pdl esce come vincitore e Maroni deve fare i conti con una condanna a morte decisa dagli elettori e perpetrata con faide interne al partito.

Dove è il futuro? Difficile poter parlare di una ripresa, difficile credere che questo movimento possa ricompattarsi. Bossi era un gran comunicatore per quel popolo che sentiva in lui una valorizzazione di certe tradizioni e il piglio del grande leader capace di trascinare le folle. Maroni è una persona più moderata, più cerebrale e dal carisma non sempre efficace. Troppe liti, troppi scandali, troppa vecchia politica che si riaffaccia tra le file di quel movimento che ormai è ombra di se stesso. Quella rabbia contro Roma è andata via via scemando e si è sostituita con la rabbia per la politica, per la casta che sia del nord o del sud a questo punto poco conta. Ma gli “arrabbiati” si riconoscono più nel M5S, in un partito nuovo, “pulito” e non da ripulire fino all’osso… per tutti gli altri c’è il Pdl e le promesse di Berlusconi sono ancora l’ultima speranza in un deserto devastato dal “tifone” della crisi economica. 

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