Il buco nero di Mps diventa segreto di Stato

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Il ministro dell’economia  Fabrizio Saccomanni si è avvalso del diritto di  di espungere dal testo, inviato oltre due mesi fa, “informazioni considerate confidenziali”. Di fatto quindi il governo italiano impedisce agli uffici di Bruxelles, secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, ” di rendere nota la decisione con cui la Commissione europea ha imposto il 27 novembre scorso al Monte dei Paschi di Siena di restituire entro il 2014 tre dei quattro miliardi di prestito statale (i cosiddetti Monti bond) ottenuti un anno fa”. Il buco nero di Mps diventa quindi un segreto di Stato? Sicuramente il triangolo che lunedì scorso si è ritrovato intorno a un tavolo qualche ombra a riguardo la getta. Infatti un comunicato della Banca d’Italia ha reso noto l’incontro che si è svolto tra la Banca, la Vigilanza e il governo. Per la Banca erano infatti presenti Il governatore Ignazio Visco e il direttore generale Salvatore Rossi che hanno ricevuto  il presidente di Mps Alessandro Profumo con l’amministratore delegato Fabrizio Viola e il presidente della Fondazione Mps Antonella Mansi con il direttore generale Enrico Granata. La nota al termine dell’incontro naturalmente è stata rassicurante: “L’incontro si è svolto in un clima costruttivo, nella responsabile consapevolezza di tutte le parti che il Monte possa continuare a rappresentare una realtà bancaria importante nell’economia del Paese, a condizione di poter contare su un adeguato supporto patrimoniale e su un assetto azionario stabile”.

Ma come spiega Il Fatto Quotidiano, ciò a cui va fatta la massima attenzione è proprio ” un adeguato supporto patrimoniale”. La storia viene da lontano. Tutto comincia infatti nell’autunno del 2011 quando lo spread vola a quota 500 e nasce il governo Monti. A questo punto European banking authority ordina a  Mps una trasfusione di capitali freschi da 3,3 miliardi di euro. La banca senese è pesantemente esposta sui titoli di Stato italiani, la cui perdita di valore è misurata dall’impennata dello spread. E’ allarme, tanto che a rimetterci il posto è il direttore generale Antonio Vigni che viene sostituito con un uomo di fiducia della Banca d’Italia, Viola. Il presidente del Monte, Giuseppe Mussari, prima minaccia un ricorso alla Corte di giustizia europea contro la raccomandazione Eba, ma poco dopo si dimette. Il Pd non perde tempo e al suo posto arriva Alessandro Profumo. Che succede nel 2012? Per i vertici la crisi di Mps è una difficoltà fisiologica e si va avanti fino al 9 ottobre 2012, quando gli azionisti invocano l’azione di responsabilità contro Mussari e Profumo replica seccamente: “Non abbiamo elementi”.

Come scrive Il Fatto Quotidiano:

Il 9 ottobre Profumo non ha elementi, però il 10 ottobre Viola scova in fondo a una cassaforte in uso al suo predecessore Vigni l’ormai celebre mandate agreement, la prova che inchioderebbe Mussari, oggi a processo per ostacolo alle autorità di vigilanza. Nei giorni scorsi la dirigente della Consob Guglielmina Onofri ha testimoniato al tribunale di Siena che gli uomini di Viola avevano già trovato il 20 settembre – venti giorni prima – copia di contratto, con l’indicazione che l’originale si trovava in quella cassaforte. Elio Lannutti, presidente dell’associazione di risparmiatori Adusbef, ha denunciato Viola per falsa testimonianza.

Per capire tante stranezze va spiegato il mandate agreement. Nel 2009 Mussari sta andando con i conti in rosso sotto il peso della sciagurata acquisizione di Antonveneta, pagata 9 miliardi quando ne valeva forse la metà. Per rinviare i problemi convince Nomura e Deutsche Bank a ricontrattare operazioni che vedono Mps in forte perdita. Le due banche fanno il favore, ma a fronte della ricontrattazione con cui rinunciano ai guadagni di due operazioni (rispettivamente Alexandria e Santorini) ottengono una nuova complicata manovra su titoli di Stato (Btp a scadenza 2034) con cui si rifanno abbondantemente ma a lungo termine, consentendo a Mussari di nascondere per un po’ il buco del bilancio.

Gli ispettori di Consob e Bankitalia notano già a fine 2011 queste operazioni in pesante perdita, ma fare cattivi affari non è vietato. E al processo, incalzati dalle domande della difesa di Mussari, argomentano che senza il mandate agreement, il contratto che appunto lega le due operazioni (Btp 2034 e ristrutturazione Alexandria), l’operazione in Btp restava un’operazione in Btp, anche se somigliava terribilmente a un “derivato sintetico” con perdita automatica incorporata.

La distinzione è decisiva per capire la portata dell’affare di Stato. L’esistenza del mandate agreement viene rivelata dal Fatto il 22 gennaio 2013, con un articolo di Marco Lillo. Lo scandalo esplode e Mussari si dimette dall’Abi. Due giorni dopo a Siena si svolge un’infuocata assemblea degli azionisti, chiamati a un aumento di capitale da 4,1 miliardi al servizio della eventuale conversione dei Monti Bond. Infatti a dicembre 2012, prima dello scandalo, Profumo ha avuto dal governo Monti un prestito di quell’importo, perpetuo ma convertibile in azioni quando lo decida la banca. Trattandosi di un aiuto di Stato, la Commissione europea dà la necessaria approvazione, provvisoria in attesa di un piano di ritrutturazione della banca. All’assemblea del 25 gennaio, nonostante la fresca scoperta dei derivati nascosti di Mussari, Profumo non perde l’aplomb: “La necessaria richiesta del supporto pubblico si riconduce prevalentemente alla crisi del debito sovrano e solo in misura minore anche alle attività di verifica ancora in corso sulle operazioni Alexandria, Santorini e Nota Italia di cui tutti parlano”. Profumo ha dunque chiesto gli aiuti di Stato lamentando difficoltà esogene, come si dice in gergo, cioè non dovute alla gestione di Mussari ma alla crisi mondiale. Il commissario europeo alla Concorrenza, Joaquin Almunia, se ne ricorderà.

Il 6 febbraio Mps comunica di aver calcolato in 730 milioni la perdita su Alexandria e Santorini. All’assemblea degli azionisti del 29 aprile successivo torna in ballo l’azione di responsabilità contro Mussari, e Profumo sfodera un argomento opposto rispetto a tre mesi prima: “La rilevazione operata a fini Eba a fine settembre 2011 ha evidenziato per la Banca una riserva AFS negativa per 3,2 miliardi circa (di cui 1,2 miliardi imputabili all’operazione Nomura e 870 milioni imputabili all’operazione Deutsche Bank), costringendo la Banca a ricorrere a onerose azioni di rafforzamento patrimoniale”. Dunque le operazioni di Mussari hanno lasciato in eredità un buco patrimoniale di 2,07 miliardi, che Profumo fino a quel giorno aveva ascritto alla “crisi del debito sovrano”.

Qui parte l’attacco di Almunia. A luglio 2013 scrive a Saccomanni (fino a due mesi prima direttore generale della Banca d’Italia) minacciando l’Italia di una procedura d’infrazione sugli aiuti di Stato a Mps. Ai primi di settembre, a Cernobbio, scopre le carte. Prima dichiara che l’aumento di capitale da un miliardo prospettato da Profumo è insufficiente. Poi concorda con Saccomanni che l’aumento dovrà essere da tre miliardi, finalizzati alla rapida restituzione del 74 per cento dei Monti Bond. Strano. Profumo lavora su un rafforzamento patrimoniale da 5,1 miliardi (4,1 di Monti Bond più un miliardo di aumento di capitale). Almunia invece impone di restituire 3 miliardi di Monti Bond, e, siccome un decimo dell’aumento di capitale da 3 miliardi va in spese, la banca ci deve mettere 300 milioni suoi, mentre svanisce anche il miliardo di maggior patrimonio che Profumo voleva chiedere al mercato. Risultato: il di cui sopra “adeguato supporto patrimoniale” scende da 5,1 a non più di 3,8 miliardi, e per Mps non è una bella notizia.

Le ragioni del castigo inflitto da Almunia a Mps – compreso il ridimensionamento da terza banca italiana a banca regionale – sono scritte nel documento che il governo italiano non vuole rendere pubblico. All’assemblea del 28 dicembre scorso l’azionista Giuseppe Bivona, rappresentante del Codacons, ha sostenuto, logica e Trattato europeo alla mano, che Almunia, imponendone la restituzione, ha di fatto bocciato gli aiuti di Stato ai sensi dell’articolo 108 del trattato europeo, secondo il quale una mazzata simile è ammessa se “tale aiuto e` attuato in modo abusivo”. Ma attenzione: la scelta di rimborsare i Monti Bond, indebolendo la banca e ribaltando una decisione di pochi mesi prima, è tutta italiana. Per Almunia andava bene anche la conversione in azioni dei Monti Bond, che avrebbe nazionalizzato il Monte quasi azzerando gli azionisti attuali, a cominciare dalla Fondazione. Per Bruxelles basta che gli azionisti non risolvano i loro problemi con i soldi di Pantalone. Perché dunque gridare in coro “tutto ma non la nazionalizzazione!”, visto che i soldi dei contribuenti erano stati già versati senza rimpianti un anno fa? Forse per evitare che un giorno emergano altre sorprese che – trattandosi di banca controllata dallo Stato – gravino sui conti pubblici. Qui si può solo formulare un’ipotesi, visto che il documento ufficiale è segretato nell’evidente imbarazzo di banca, vigilanza e governo.

Per tutto il 2012 Profumo e Viola, in sintonia con Bankitalia e Consob, non hanno visto i perniciosi derivati del presidente dell’Abi in carica, continuando a battezzarli come operazioni in Btp. Così anche dopo la scoperta del mandate agreement Mps ha continuato a contabilizzare quelle operazioni esattamente come le contabilizzava Mussari, che è sotto processo per ostacolo alla vigilanza ma non per falso in bilancio. Lo ha confermato Viola il 28 dicembre scorso: “In data 10 dicembre 2013, la Consob ha di fatto confermato il trattamento contabile applicato dalla banca, che risulta conforme ai principi contabili IAS/IFRS ed è stato concordato con i revisori esterni Kpmg sino al 2010 e Ernst & Young dal 2011”. È quel “di fatto” a segnalare una continuità quantomeno sospetta. Infatti, a dimostrazione di una situazione confusa, la stessa Consob ordina a Mps anche di allegare al bilancio i cosiddetti prospetti pro-forma, che mostrano il bilancio come sarebbe se quelle operazioni in Btp fossero considerate derivati: con miliardi di euro che vanno e vengono da una partita all’altra. Adesso l’unico obiettivo del triangolo Mps-Bankitalia-governo è portare a casa al più presto l’aumento di capitale da 3 miliardi: eviterebbe le insidie della nazionalizzazione e coprirebbe tutto, prima che dal nuovo esame europeo di fine anno (in gergo asset quality review) emerga un nuovo fabbisogno di capitale. O che dal documento secretato di Almunia i mitici mercati scoprano qualche scomoda verità.

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Beffa MONDIALE per la Nazionale di Prandelli!

ranking-azzurri-tuttacronacaL’Italia ha clamorosamente mancato la testa di serie quando si sono tenuti i sorteggi dei gironi dei Mondiali del 2014, sprofondando in seconda fascia a causa dell’ottava posizione condivisa con l’Olanda, comunque avanti di pochi millesimi. Questo quando, nel Ranking Fifa, si trovava al quarto posto a settembre. In seguito, a causa delle prestazioni non brillanti contro Danimarca e Armenia, terminate in due pareggi, si è vista sorpassare da Colombia, Belgio, Uruguay, Svizzera e Olanda. Il tempo dei sorteggi e oggi, nella nuova graduatoria, si ritrova, e sembra davvero una beffa visto che ha mancato l’unico appuntamento davvero importante del quadriennio, in settima posizione. Alle sue spalle, ora, olandesi, belgi e svizzeri. Non si tratta però dell’unica nazionale che ha mutato posto: anche Portogallo e Francia, qualificatesi dopo gli spareggi, sono avanzate. Cristiano Ronaldo e compagni salgono al quinto posto guadagnando ben nove posizione, la Francia torna in Top 20 piazzandosi al in posizione numero 19 e guadagnando due posizione. Inoltre, la Croazia è salita in sedicesima posizione e il Messico in ventesima. Due posizioni guadagnate anche dall’Ucraina mentre sono tre per la Grecia dopo il successo sulla Romania. Nelle zone alte, la situazione resta invariata, con Spagna, Germania, Argentina e Colombia stazionarie così come l’Uruguay. A perdere più posizioni, nella Top 20, il Belgio che ne ha perse sei e Bosnia, passata dalla 16esima alla 21esima. Rientra tra le prime 10 anche il Brasile, al decimo posto.

Prandelli non ha l’asso nella manica ma forse ha la coppia d’attacco?

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Prandelli non ha l’asso nella manica, ma potrebbe avere il sogno di una coppia d’attacco “Nella mia testa c’è l’idea di provare Balotelli-Rossi, ora però Giuseppe è a letto con la febbre. Vedremo. Lui ha grandi qualità umane e caratteriali, rafforzate dagli infortuni. Può giocare sia da prima che da seconda punta, e sa anche far giocare la squadra. Balotelli? Sono d’accordo con Allegri, i grandi campioni devono far vincere la squadra insieme, non devono far vincere da soli. Devono essere dentro il progetto e dentro il gioco. In tre partite alla settimana devi arrivare mentalmente bene e conoscendo gli avversari. Mario sta vivendo un momento strano, ma se hai orgoglio e carattere questo può farti crescere. Deve trovare fiducia e serenità, ma sa giocare al calcio. Deve però convivere con questa pressione, in base ai comportamenti che hai. Mario e gli altri qui devono vivere serenamente e ritrovare quel sorriso dei ragazzi. Dopo aver proposto diversi moduli abbiamo un’idea ben precisa ma dobbiamo farci trovare preparati, ma ci sono più partite nella partita. Abbiamo giocato a volte con esterni larghi, un centrocampo particolare, magari perdendo in palleggio e in qualità. Visto che non abbiamo la possibilità di fare stage o ore sul campo, dobbiamo provare nelle partite. Abbiamo capito. Il modulo sarà quello coi 4 centrocampisti e due attaccanti, ma durante la partita magari ci sarà la necessità di allargare il gioco. Ora c’è il desiderio di giocare contro una grande squadra come la Germania, che evoca la storia del calcio. E io ho la necessità di capire se certi giocatori a certi livelli hanno quella sicurezza e sfrontatezza del campionato. Candreva, ad esempio: ha dimostrato personalità, forza e tranquillità mentale anche in azzurro. Parolo? Merita la convocazione perché ha avuto il rendimento più alto tra i centrocampisti finora. Criscito? Mai avuto alcun tipo di problemi, le dichiarazioni inopportune erano del procuratore”.

Il video che mostra come Lorenzo “investe” un gabbiano al Gp!

lorenzo-gabbiano-tuttacronacaAlle qualificazioni del GP d’Australia è accaduto qualcosa che ha dell’incredibile. Jorge Lorenzo, che poi ha conquistato la pole, stava girando quando un gabbiano, che sostava con un compagno ai bordi della pista, forse spaventato dal rombo dei motori, ha spiccato il volo. Ma non è riuscito ad allontanarsi: la moto dello spagnolo infatti l’ha investito e l’animale si è incastrato nella presa d’aria del radiatore di destra. Il fatto non ha comunque influito sulla corsa del pilota. Marquez è a 2 decimi, poi Valentino Rossi a 7. 5° Pedrosa, 8° Hayden davanti a Dovizioso e Iannone .

Vasco Rossi e le strofe pubblicate in Facebook

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Vasco torna su Facebook e pubblica alcune strofe della canzone che sta per incidere in anteprima:

“Cambiare macchina è molto facile. Cambiare donna un po’ più difficile. Cambiare vita è quasi impossibile”. Il post si chiama  “Cambia…menti!”. La produzione di Vasco ha comunque sottolineato che il titolo della canzone non è ancora stato deciso.

Nel messaggio che accompagna le due strofe Vasco scrive:

“In Anteprima Straordinaria Esclusiva et Abusiva x Voi”, scrive.  Sono ”le prime due strofe della nuova canzone che la proxm settmn – spiega a modo suo – cominceremo a …incidereee!!”.

Ecco le due strofe della nuova canzone di Vasco:

“Cambiare macchina è molto facile./ Cambiare donna un po’ più difficile./ Cambiare vita è quasi impossibile./ Cambiare tutte le abitudini./ Eliminare le meno utili./ E cambiare direzione…

Cambiare marca di sigarette./ O cercare perfino di ‘smettere./ Non è poi così difficile/. È tenere a freno ‘le passioni’/. Non ‘farci prendere’ dalle emozioni./ E non ‘indurci in tentazioni!!’ ”.

Il post poi conclude:

“La nuova canzone  è ironica e ricca di spunti di riflessione. Sarà pronta entro la fine di Ottobre! Nonvedoloradifarvelasentire!!!”.

Fiorentina-Catania: spettacolo in campo! 2-1

Fiorentina-Catania-tuttacronacaScendono in campo all’Artemio Franchi per il loro debutto in campionato Fiorentina e Catania, in questo posticipo della prima giornata di Serie A. Tra le fila dei viola non compare Ljajic: non solo non scende in campo, ma non è presente neanche in panchina. Montella aveva già anticipato di essere stanco degli atteggiamenti del calciatore, che, del resto, potrebbe avere già la testa altrove, forse più verso la Roma che al Milan.

L’incontro si apre con una Fiorentina combattiva e un Catania vivace che regalano spettacolo. Dopo soli 13 minuti di gioco, subito dopo la prima occasione gol per i siciliani, arriva la rete numero 1, a firma Giuseppe Rossi: i viola recuperano palla a centrocampo, tocco di Aquilani con i giocatori del Catania chiedono il fallo di mano, ma per l’arbitro si può proseguire (il replay chiarirà che l’azione era regolare). Cuadrado fila via sulla fascia destra, buca col cross rasoterra la non impeccabile difesa etnea con Rossi al centro dell’area che riceve, controlla e insacca. 1-0!

Trascorrono appena 10 minuti e il Catania annulla il vantaggio dei viola: errore clamoroso di Pizzarro, che prova a intervenire di tacco ma liscia il pallone che arriva a Barrientos che incrocia e batte Neto. 1-1!

Ancora quattro minuti di gioco, e la Fiorentina si riporta in vantaggio grazie a Pizzarro. E’ Cudrado che parte sulla destra e, superati due avversari, arriva sul fondo, palla dentro tesa: l’estremo difensore catenese respinge il cross che viene raccolto da  Pizzarro, due finte, quindi un destro imprendibile sotto il sette. 2-1!
Al 33′ Andujar sembra farsi male al ginocchio mentre il minuto successivo Barrientos allarga il braccio e prende in testa Aquilani col gomito. E’ lui stesso a richiamare l’attenzione dell’arbitro: per lui, cartellino giallo nonostante l’intervento non sembrasse né cattivo né volontario. Aquilani resta a terra e viene medicato. Al 40′ Gomez prende un palo clamoroso: è l’ultimo sussolto di questo primo tempo. Dopo il recupero, le squadre tornano agli spogliatoi dopo essersi scontrate a viso aperto e aver regalato spettacolo.

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Nella ripresa, il Catania fa entrare Rolin al posto di Monzon. Le squadre sembrano aver perso un po’ di precisione. Dopo soli 5 minuti Alvarez, spostato al posto di Monzon per tenere a bada Cuadrado, ricorre alle maniere forti per fermare l’avversario e si guadagna un’ammonizione. Altri 2 minuti ed è la Fiorentina a cercare la rete: cross tagliatissimo di Pasqual, il pallone prende una traiettoria strana, Andujar se la cava in due tempi riuscendo a evitare che la sfera finisca tra i piedi di Cuadrado. Al 9′, arriva un’iniziativa personale di Leto, che lascia sul posto un avversario, la dà a Izco che mette in mezzo. Il pallone è troppo difficile da controllare per Berghessio, che pure prova a concludere di testa senza riuscire a centrare lo specchio. Al 18′ il Catania torna a farsi avanti e Pizzarro rischia tantissimo sul pressing del Catania, regalando un calcio d’angolo agli etnei. Due primi ed è ancora Cuadrado a impostare un’azione servendo Rossi al centro. Nulla di fatto. Altri due minuti e l’autore della prima rete lascia il posto a Ilicic. Si continua a giocare in modo equilibrato, con il Catania che preme ma senza riuscire ad arrivare a conclusione. A sette minuti dal fischio finale, esce Aquilani, che dall’ultima parte del primo tempo gioca con una vistosa medicazione al capo e che sembra patire anche alla schiena. Al suo posto Mati Fernández. Negli ultimi quindici minuti il Catania continua a farsi sotto, ma i viola non hanno problemi a controllare. Al secondo di recupero, cartellino giallo per proteste per Andujar. Dopo 3 minuti di recupero, l’arbitro fischia tre volte: un buon inizio per due squadre che hanno dimostrato di saper dar spettacolo.

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I panda rossi emozionano lo zoo di Parigi

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Sono nati alla fine di luglio i due panda rossi che ora rischiano di diventare la vera attrazione dello zoo di Parigi, anche se al momento non sono ancora visibili al pubblico. Secondo i veterinari del  Jardin des Plantes, i due cuccioli sono un vero e proprio miracolo poiché difficilmente questa specie di riproduce in cattività. Piccoli e più fragili del loro ”cugino” gigante (uno pesava 416 grammi alla nascita e l’altro 392), i due panda risultano molto fragili e bisognosi di attenzioni. Prevalentemente questa specie da adulta si ciba di bambù ma anche di frutta, foglie, radici ed occasionalmente insetti e piccoli vertebrati. Di solito si nutrono di notte mentre di giorno preferiscono dormire. La posizione preferita da questi animali è allungarsi su un ramo e lasciare a penzoloni le zampe, mentre arrotolano la coda attorno al corpo o anche sul capo. Anche per bere a volte sono abbastanza originali e preferiscono mettere la zampa nell’acqua e poi leccarla.

 

Ad Assen vince Rossi e Lorenzo è quinto

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Valentino Rossi vince al Gp di Assen. Lorenzo, in pista a sole 30 ore dall’operazione alla spalla, è arrivato in quinta posizione. Rossi ha preceduto Pedrosa e Marquez.  Per quanto riguarda sempre gli italiani, Mattia Pasini è 19esimo.

MotoGP: tra il trionfo di Lorenzo e la rabbia di Rossi

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Trionfa Jorge Lorenzo su Yamaha al Montmelò. A dividere con lui il podio del GP di Catalunya le Honda di Pedrosa e Marquez, e solo al quarto posto Valentino Rossi, con un +5.8 di ritardo. In classifica Pedrosa resta ancorato al comando con 123 punti davanti a Lorenzo con 116. Lorenzo è partito come una saetta, passando Pedrosa che tenta di proteggersi ma intanto Marquez si aggiudica la scia. Si accodano quindi Crutchlow e Rossi, poi Iannone in lotta con Bautista. Rossi, che ha già pagato al Mugello, gira largo quando Alvaro si butta interno, dentro la carena della sua M1. Subito dopo, l’anteriore della Honda di Bautista scarica a terra lo spagnolo che, scivolando, sfiora la numero 46 all’esterno. Lo scompiglio si riversa quindi sul gruppo, mentre Lorenzo non riesce ad allungare e Pedrosa che filrma il giro veloce. Il rischio però arriva da Marquez, che rischia di tamponare il team leader. Ma le fasi calde si ripecuotono sulle gomme: Iannone, Crutchlow e Hayden vengono traditi dall’anteriore nella curva in discesa a sinistra, imitati poco dopo anche da Pesek. Rossi non può andare oltre il quarto piazzamento, gira bene, ma c’è ancora molto da fare. Quello che non perdona, a fine gara, è l’atteggiamento di Bautista:  “Secondo me all’inizio non è molto lucido e quando vede i big vuole sempre strafare. L’obiettivo era lottare per il podio, ma non ci siamo riusciti. Mi mancano ancora un po’ di decimi nei primi giri. Soprattutto nella prima parte di gara. Quando la moto si alleggerisce riesco a controllarla meglio e ho il passo dei migliori. Dobbiamo fare un po’ meglio”. Insomma, il dito puntato è contro lo spagnolo: “Non vorrei esprimere commenti su Bautista perché sarebbero parolacce. Dopo avermi steso al Mugello, averci riprovato subito alla gara dopo vuol dire che non capisce. E’ stato molto fortunato che non mi ha steso anche oggi, altrimenti avrebbe avuto grossi problemi. Farlo due volte di seguito è una cosa poco intelligente. Fortunatamente ha sbagliato mira”. Ma Valentino è anche fiducioso di una prossima crescita sulla sua M1: “La gara è stata bella. Sono andato bene, anche se devo migliorare nella prima parte di gara, dopo la partenza, quando l’anteriore mi spinge sempre davanti e gli avversari vanno via. Poi ho meno problemi e ritrovo il passo dei migliori. Sono in crescita, miglioro tutti i weekend, e potevo fare bene anche al Mugello se Alvaro non mi avesse abbattuto. Rispetto a Jerez, dove perdevo anche nel finale, qui non ero lontano dalle Honda”.

Al Mugello non ce n’è per nessuno… s’impone Lorenzo!

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Dopo la caduta all’avvio di Rossi causata da un errore di Bautista, la gara è stata dominata da Lorenzo. Lo spagnolo della Yamaha ha vinto nel Gran Premio d’Italia, il quinto appuntamento stagionale del Motomondiale 2013, sul circuito del Mugello. Jorge Lorenzo ha preceduto sul traguardo il connazionale Dani Pedrosa, mentre terzo è arrivato Cal Crutchlow. Ai piedi del podio Stefan Bradl, quinto Andrea Dovizioso, poi Nicky Hayden e Michele Pirro. Mark Marquez e’ caduto a tre giri dalla fine quando si trovava in seconda posizione.

Cade Rossi al Mugello… paura in pista!

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A inizio gara Valentino Rossi è stato coinvolto in un banale errore compiuto da Bautista che, in partenza, compie un cambio di direzione sulla prima S dopo il rettilineo e colpisce in pieno il motociclista italiano. Attimi di apprensione, ma poi il Dottore lascia il centro medico dove era stato portato a seguito dell’incidente senza nessun problema. Quello che è certo è che resta l’amarezza per aver dovuto abbandonare la gara.

GP di Francia: l’occasione sprecata di Valentino. Festa in casa Honda

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Sull’asfalto bagnato di Le Mans Dani Pedrosa porta la sua Honda a tagliare per prima il traguardo dopo una gara spettacolare e ricca di sorpassi. Con lui sul podio Crutchlow (Yamaha, 2°) e Marquez, che ha beffato nel finale Dovizioso (Ducati, 4°). Crollano le Yamaha ufficiali: Lorenzo è 7° e Rossi 12° dopo un buon inizio ed una rovinosa caduta. Nella classifica generale Pedrosa è riuscito, con questa prova, a passare al comando della classifica piloti con 83 punti seguito da Marquez a 77. Può essere fiero del risultato anche Crutchlow, meritato per il secondo posto dopo la dolorosa caduta della qualifica e una fastidiosa frattura del piatto tibiale. Rossi ha sprecato una gara scandita in due tempi: ha brillato all’inizio, sull’asfalto bagnato, una caduta causata dalla perdita dell’aderenza dell’anteriore ha però interrotto il sogno: brusco risveglio per lui che ora dovrà attendere la gara al Mugello per tornare a dimostrare tutto il suo valore. Lo spiega lui stesso: “La caduta è un grande peccato perché ho buttato via una buona occasione. Avevo il potenziale per fare il podio e all’inizio è stato divertente, poi alla curva 6 ho preso una buca e si è chiuso il davanti. Le Honda vanno forte e possono recuperare anche quando fanno errori, hanno qualcosa in più. Nel mondiale ho preso solo 4 punti, ma la stagione è lunga e noi dobbiamo concentrarci per andare più forte”. Vale non si limita a questo: “Potevo fare un buon risultato. Ero partito bene e avevo un buon passo. Stavo andando forte, ma era una gara difficile. Facevo fatica a vedere, con tanta acqua e si scivolava molto. Ero tra i primi, con il potenziale per finire sul podio. Sono scivolato, ma non mi è sembrato di arrivare forte in curva o largo. Peccato sarebbe stato un bel risultato”.

La grande magia di Rossi… poi in Qatar vince Lorenzo!

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Giù il cappello. Alla prima gara del mondiale Jorge Lorenzo dimostra la sua forza, scatta subito in testa e vola via, da solo verso la vittoria. Alle sue spalle però torna la leggenda: Rossi – è vero – si becca sette secondi di distacco dal suo compagno di squadra ma fa una gara vedere e rivedere: per un pelo al secondo giro non tampona Pedrosa e perde di colpo una marea di posizioni mentre era terzo, in piena rimonta. Gara addio? No: Rossi come dicevamo è tornato quello di sempre, si lancia in una furibonda rimonta e dal sesto posto – con un distacco che sembrava incolmabile – recupera e taglia il traguardo in seconda posizione.

Un secondo posto conquistato con rabbia perché negli ultimi giri ha dovuto tenere a bada uno scatenato Marquez che non pago di aver battuto Pedrosa ha fatto di tutto per tenere dietro e poi attaccare Rossi. Ma è lo stesso Valentino a spiegare che all’inizio per un pelo non è finito a terra: “Dopo il warm up di stamattina sapevo che se fossi partito forte avrei fatto bene – racconta Rossi – così dopo una bella partenza mi si è un po’ chiusa le vena… Scherzo ma ho toccato Pedrosa con il parafreno, bastava un pelo di più e sarebbe stato il disastro”.

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