Non è facile parlare di Roberto Antoni, non lo sarebbe in nessun periodo, ma nei tempi bui della politica italiana, del bullismo fra i giovani che sembra essere pericolosamente in aumento e nella mancanza di speranza che si respira in questi anni, dove la disperazione arriva via mare con migliaia di migranti ceh cercano una via di fuga dai loro paesi dilaniati da guerre e da povertà, lo è ancora di più. Perché Roberto “Freak” Antoni, leader storico degli Skiantos, che avrebbe compiuto 60 anni il prossimo 16 aprile era un provocatore che ha sempre, con ironia e consapevolezza, fatto emergere i mali del nostro Paese. Lui, eccessivo ed eccentrico, non ha mai nascosto la rabbia per l’Italia, che davvero sarebbe potuto essere un paradiso di cultura, arte e turismo e invece è diventato solo terra di conquista di grandi gruppi economici. Già 20 anni fa Freak gridava “Brucia le banche, bruciane tante”. Ma d’altra parte era la giusta evoluzione di chi, in un concerto rimasto nella storia al PalaDozza nel ’79 era salito sul palco insieme agli altri componenti degli Skiantos e senza neppure che si sentisse una nota in sala iniziarono a cucinare spaghetti, mentre gli spettatori, infuriati, gli lanciavano di tutto, Freak Antoni rispondeva con l’ormai celebre frase: “Questa è avanguardia, pubblico di m***a”.
Ci lascia quindi un intellettuale sui generis che un anno fa scherza con il suo male affermando “Se non altro la malattia mi ha fatto smettere con la droga”. Ma chi pensa che Freak sia stato un leader di una band demenziale, sbaglia perché in ogni atto “demenziale” degli Skiantos vi era una profonda denuncia e un messaggio da cogliere.
E Freak Antoni ne era il bardo e cantore, un simbolo del rock italiano, ma che ha sempre conservato la convinzione di meritare di più di quel che poi il mercato discografico ha riservato a questi “35 anni di grandi insuccessi”, come li definiva lui. “Di questi anni ricordo grande sbattimento, la voglia di pretendere più considerazione da pubblico e critica, e una grande fatica per nuotare controcorrente”, confidava dopo il suo ultimo concerto con la band, a maggio 2012 a Bologna. Da quel giorno Freak aveva iniziato una nuova sfida musicale, un progetto solista assieme alla pianista Alessandra Mostacci.
Ma Antoni non si limitò alla musica o al teatro, si immerse anche nella scrittura con nove libri, tra cui il suo manifesto “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”. Approdò anche al cinema con la partecipazione a film, come “Paz!” e “Jack Frusciante è uscito dal gruppo” fino a diventare un fumetto, “Freak”. Bologna oggi perde un grande interprete, ma soprattutto una persona che ha sempre avuto un’onesta intellettuale e ha pagato sempre sulla sua pelle le sue scelte estreme, lanciando messaggi che oggi potrebbero essere state profezie.