Al massimo saranno 22 euro lordi, il che significa che al netto verranno accreditati 15 euro netti al mese, pari a 180 euro all’anno. Ma questi saranno i più fortunati perché molti invece vedranno accreditarsi solo 10 o 11 euro netti al mese.
Ecco caso per caso quanto entrerà nelle tasche dei pensionati che avranno al rivalutazione dell’assegno pensionistico:
- per gli assegni fino a 1.486 euro lordi al mese la crescita andrà di pari passo con l’inflazione dell’intero 2013, ovvero se questa è stata pari all’1,5%, anche le pensioni fino a questo importo saranno rivalutate all’1,5%. Ad esempio un assegno di 1.000 euro lordi (856 euro circa netti) verrà incrementato di 15-16-euro lordi al mese (quasi 11 euro al netto dell’IRPEF);
- gli assegni compresi tra i 1.486 euro e 1.981 euro circa al mese (3 e 4 volte il trattamento minimo rispettivamente) verranno rivalutati al 90% dell’inflazione. Dunque un assegno di 1.500 euro lordi al mese (1.200 euro netti circa) verrà incrementato dell’1,35% (il 90% dell’inflazione) pari a 20 euro lordi (circa 14 euro netti al mese);
- per gli assegni tra 1.981 e 2.475 euro circa (tra 4 e 5 volte il minimo) l’aumento sarà pari al 75% dell’inflazione. Così una pensione di 2 mila euro lordi (1.537 euro netti) sarà rivalutata dell’1,12% circa (il 75% dell’inflazione) pari a 22 euro lordi (circa 15 euro netti al mese);
- gli assegni tra 2.475 euro circa e 2.973 euro lordi (tra 5 e 6 volte il minimo) verranno rivalutati al 50%. Per un assegno pensionistico di 2.500 euro lordi (circa 1.840 euro netti al mese) la perequazione sarà dello 0,75% (50% dell’inflazione), pari a circa 20 euro lordi (10-11 euro netti);
- gli assegni oltre i 2.973 euro lordi (superiori a 6 volte il minimo) subiranno una rivalutazione pari al 50% fino all’importo di 2.973 euro, mentre la quota di pensione che eccede tale tetto non verrà rivalutata. Così l’aumento dell’assegno per chi guadagna oltre 3 mila euro lordi (più di 2.120 euro netti al mese) resta fermo ai 20 euro lordi, ovvero intorno ai 10-11 euro netti.