Del Piero non esclude il ritorno in bianconero: “Il primo aggettivo che mi viene in mente per la Juve di quest’anno è: impressionante – ha dichiarato l’attaccante del Sidney in un’intervista a ‘RaiSport’ -. Nonostante una partenza che poteva sembrare addirittura in sordina, se paragonata alle dieci vittorie consecutive della Roma (altra impresa straordinaria), alla fine del girone d’andata i numeri sono mostruosi. Il motore è Conte, ovviamente, ma anche i giocatori, soprattutto la loro disponibilità e la fiducia nel progetto, senza dimenticare la società”.
E poi Del Piero ha aggiunto:
“La mia storia d’amore con la Juve non potrà mai finire. Il mio passato bianconero era, è e resterà incancellabile, anche se il primo giorno che ho lasciato la Juve mi sono sentito strano, anzi ‘stranito’. Un mio eventuale ritorno? Assolutamente non è precluso, proprio per quell’amore di cui parlavo. Nella mia vita non ho mai chiuso le porte a nulla e a nessuno, figuriamoci se le chiudo ad un eventuale ritorno alla Juve”. Del Piero spiega poi la decisione di andare a giocare in Australia: “E’ stata una scelta di vita e di curiosità: dopo tanti anni trascorsi in un mondo che conoscevo alla perfezione – ha concluso – avevo voglia di confrontarmi con il suo opposto. Sono passato da un calcio latino ad uno anglosassone, da una Lega con tante retrocessioni ad una che non le prevede. Questo ti consente anche di pianificare con serenità a livello dirigenziale, per esempio”.
E’ Canale Napoli a tornare sulla vicenda del pub londinese, il Pierbury Corner, sfasciato dai tifosi del Napoli in occasione dell’incontro contro l’Arsenal. Prima la notizia ha fatto il giro del mondo, poi sono arrivate le minacce dei tifosi inglesi, ora, così sembra, il “lieto” epilogo. Mentre proseguo le indagini delle autorità inglesi, il proprietario si trova però a fare i conti con i danni riportati dal suo locale. E i napoletani si sono distinti: una piccola cerchia di tifosi ha infatti organizzato una colletta per ripagarlo. Il proprietario avrebbe dichiarato: “Accettiamo le scuse dei tifosi del Napoli, sappiamo che quei trenta che hanno fatto irruzione qui non c’entrano niente con i veri fan del Napoli.“
I tifosi azzurri hanno lasciato il segno a Londra, nei pressi dello Stadio Emirates, in occasione del match Arsenal-Napoli, distruggendo il pub Piebury Corner. E ora i tifosi inglesi, o presunti tali, minacciano ritorsioni in vista della gara di ritorno, che si giocherà al San Paolo l’11 dicembre e chiuderà il girone di Champions League. Online circola infatti il messaggio “Vi uccideremo”, frase che lascia presagire che la partita potrebbe trasformarsi in “guerra” lungo le strade del capoluogo campano. Le immagini del pub inglese devastato ha fatto il giro del mondo: certo non una buona pubblicità per l’Italia.
Compirà 62 anni a ottobre, ma ha quel carisma da rockstar che non invecchia mai. E’ Sting, al secolo Gordon Sumner, con il suo bottino di 16 Grammy e cento milioni di dischi venduti in 25 anni di carriera. Fino al 2003. In quell’anno uscì l’album Sacred Love. Poi, il silenzio. Eccezion fatta per la riunione dei Police nel 2007 e qualche raccolta. Ma ora le note riprendono il sopravvento: il 24 settembre uscirà il concept album The last ship, anticipato dal singolo And yet, da venerdì in radio, che è anche un musical che debutterà a Broadway l’anno prossimo. Si tratta di una quarantina di canzoni, a cui l’artista sta ancora lavorando, che ci riportano nella periferia di Newcastle, a Wallsend, dove l’allora Gordon ha trascorso la sua infanzia e da dove è partito a 16 anni per fare musica. Qui il cantiere Swan Hunters ha chiuso negli anni ’80, proprio quel luogo che dava da lavorare a tutti. L’industria del settore è crollata ma The last ship racconta di chi non si arrende e vuole compiere un’ultima impresa: riaprire la fabbrica per costruire l’ultima nave. Ha spiegato Sting al Gazzettino: “La nave è una splendida allegoria. Rappresenta speranza, ma anche morte. La uso come un simbolo per parlare di ciò che mi sta a cuore: l’esilio, i rapporti familiari, l’importanza della comunità e del lavoro, l’alienazione e la redenzione. Mi è venuta l’idea quando ho letto la storia di un gruppo di operai polacchi che avevano occupato il loro cantiere. E allora sono andato indietro con la memoria. Ho lasciato parlare i miei personaggi, ho dato spazio non al mio punto di vista, ma a quello degli altri. Così il tappo è saltato e le canzoni sono uscite. Come se fossero state intrappolate dentro di me”. Sono i suoi ricordi quelli che ha messo in musica, con un protagonista che ricorda suo padre: “Con lui era una lotta continua. Voleva che restassi lì ma io vedevo il destino da un’altra parte. Così me ne sono andato. Lui non capiva, diceva che ero pazzo. Forse aveva ragione”. Del resto, è lo stesso artista a spiegare di non aver ancora fatto pace con il suo passato, perchè “Quando sei giovane vorresti scappare da tutto. E quando sei adulto cerchi di tornare indietro e capire il perché. È quello che sto facendo. Sto esplorando la mia infanzia. Lavorare a questo disco è stato come entrare in terapia”. Ma questo racconto, pur essendo ambientato nel passato, è quanto mai attuale, con disoccupazione e fabbriche che chiudono: “In una società giusta dovrebbe esserci un equilibrio, invece oggi si dà la priorità all’economia, al profitto, e la comunità soffre. Per questo c’è la crisi. Nell’album affronto proprio questo tema”. Ma per questo “ritorno a casa”, Sting ha anche rinunciato al rock, non solo perchè non lo reputa adatto a un musical ma anche perchè “volevo riflettere le tradizioni melodiche della mia terra. Per questo ho ingaggiato alcuni musicisti locali. E ho anche cantato con l’accento geordie, dell’Inghilterra del nord”.
Il gol, e la vittoria, contro il PSV sul campo di casa hanno fatto tornare il buonumore a SuperMario che ieri sera ha dichiarato: “Io voglio vincere sia Scudetto sia Champions, l’importante è pensare partita per partita. La dedica per il gol? Mi scuso con il presidente Berlusconi, ma è per Mino Raiola”. Scherza il campione rossonero ai microfoni di Sky Sport: “Io come Ibra? Siamo due persone diverse. Se qualcuno lo dice o lo pensa fa un complimento a lui…” dichiara, facendo seguire alle parole un sorriso. E ancora aggiunge: “All’andata abbiamo giocato bene ma siamo stati sfortunati, mentre qui li abbiamo ammazzati. In mezzo c’è stata Verona: lì abbiamo fatto male, ma può succedere ed è meglio che sia successa alla prima di campionato. Quanto manca per vedere il vero Milan? Quello dei playoff di Champions è un buon passo. Come tutte le squadre dobbiamo crescere. Siamo insieme dal gennaio scorso, piano piano arriveremo, spero, alla perfezione”.
Ma ieri sera è stato anche il momento della bomba lanciata da Allegri, che ai microfoni di Premium Calcio ha dichiarato: “Magari domattina darò le dimissioni, visto che ho finito l’annata dell’anno scorso, vedrò. E’ una battuta? Vediamo, passerò la notte e poi vedrò”. E’ stato Galliani a rassenare gli spiriti spiegando la situazione: “Nessuno sfogo, è una battuta di spirito. Sono stato incaricato da lui di dirvi che era una battuta: non creiamo un caso”. Del resto lo stesso Allegri più tardi, alla conferenza stampa, ha fatto un passo indietro: “Ero arrabbiato, erano dichiarazioni a caldo: vi assicuro che resto”.
Scendono in campo Milan e PSV, in un incontro valido per l’accesso alla Champions League: una sfida fondamentale per il club rossonero in quanto, in caso di passaggio del turno, entrerebbero nelle casse societarie i soldi necessari per tentare nuovi colpi sul mercato, in pole position, Matri. All’andata, in Olanda, l’incontro terminò 1-1.
Nei primi minuti di gioco, è il Milan a giocare in fase offensiva ma già all’ottavo Abbati viene chiamato in causa: De Sciglio concede troppo spazio per il cross dalla fascia sinitra e Matavz ne approfitta per tentare il colpo di testa. L’estremo difensore riesce a parare. Un solo minuto di gioco e, al 9′, il Milan passa in vantaggio grazie a Boateng che, da fuori area, batte Zoet: 1-0!
Al 13′ El Shaarawy tenta il raddoppio con un destro a giro: la palla vola altra sopra la traversa. Anche il PSV tenta di portarsi avanti, ma i rossoneri sono bravi a chiudere gli spazi. Al 19′ Balotelli tenta il tiro: la palla vola verso il cielo. Tre minuti dopo ci provano gli olandesi con in tiro dalla lunga distanza di Maher: Abbiati devia in corner. Altri quattro minuti ed è Schaars a lanciare sopra la traversa. Al 25′ e al 27′ due buone azioni per il Milan: alla prima però Boateng non riesce a controllare un cross basso di Balotelli mentre due minuti dopo El Shaarawy viene fermato al limite dell’area. Al 30′ il Milan sfiora il raddoppio: Montolivo calcia al volo. Fuori di pochissimo.
Il Milan va vicinissimo al raddoppio anche al 32′, quando il Faraone colpisce la traversa. Al 40′ è Balotelli a cercare lo specchio da sotto porta su cross di Montolivo, ma salta fuori tempo e non riesce, di testa, a imprimere abbastanza forza. Due minuti dopo sono invece gli olandesi a sfiorare il pareggio, con un tiro-cross di Willems che trova la parte alta della traversa. Al minuto successivo arriva un doppio cartellino giallo che colpisce Montolivo e Schaars per uno scontro a metà campo. Dopo due minuti di recupero e un tiro di Matavz dal limite dell’area che Abbiati para a terra, le squadre tornano negli spogliatoi.
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Cambia il registro dell’incontro all’inizio della ripresa: al primo minuto Wijnaldum calcia forte in porta: ci pensa Abbiati a proteggere la sua rete. E’ il PSV a giocare in fase offensiva mentre i rossoneri sembrano distratti. Al 7′ scatta il cartellino giallo per Bruma, autore di un fallo su Balotelli a metà campo. Il minuto successivo il Faraone sfiora di nuovo il raddoppio: anticipa l’estremo difensore olandese in uscita ma non riesce a inquadrare la porta. Al 10′ ci pensa però Balotelli ad allungare le distanze sugli sviluppi di un calcio d’angolo: 2-0!
Gli olandesi devono ora giocarsi il tutto per tutto e al 16′ arriva la prima sostituzione: Park cede il passo a Florian Jozefzoon che, solo un minuto dopo, subisce un fallo da Balotelli: cartellino giallo per il 45 rossonero. Al 23′ El Shaarawy tenta una rovesciata in area piccola mentre al minuto successivo Schaars impegna Abbiati costringelo a deviare in angolo.
Tra le fila degli olandesi arriva poi il secondo cambio: fuori Maher e dentro Toivonen. Schaars continua a farsi sotto e al 26′ tenta un altro tiro dalla distanza, che finisce fuori di poco. Ci prova anche Matavz: un altro tiro senza esito. Intanto si succedono i cambi: al 29′ per il PSV entra Locadia al posto di Depay mentre tra le fila rossonere Poli sostituisce El Shaarawy. Al 32′ Boateng mette la firma sulla sua doppietta: tiro a incrociare al termine di un’azione corale del Milan. 3-0!
Dopo l’ingresso di Nocerino al posto di Muntari, a 6 minuti dal termine Balotelli tenta nuovamente il tiroma la palla, dopo una deviazione, finisce tra le braccia di Zoet. Al 41′ arriva il terzo cambio anche tra le fila rossonere: entra Robinho al posto dell’autore della doppietta dei padroni di casa. E’ il Milan a mantenere il possesso di palla negli ultimi minuti di un incontro che lo vede entrare, meritatamente, in Champions League. Dopo tre minuti di recupero, arriva il triplo fischio… e si può iniziare a pensare ai prossimi colpi da sferrare sul mercato!
Sta per finire l’esilio a Triste del Cagliari: c’è l’accordo per la convenzione sull’utilizzo dello stadio Sant’Elia tra il club e il Comune. La Giunta comunale aveva approvato lo schema mercoledì pomeriggio e la società rossoblù, con il vicepresidente Pinna, l’ha sottoscritto. La squadra di Lopez giocherà al Nereo Rocco domenica prossima, ma ormai la strada per il ritorno sull’isola sembrerebbe in discesa. Il via ai lavori può cominciare dopo la firma del verbale di consegna dell’impianto al Cagliari calcio: il passaggio dovrebbe essere formalizzato entro cinque giorni dalla firma del documento. Nella convenzione è presente anche l’elenco delle “cose da fare”. Della tribuna centrale e degli spogliatoi si occuperà principalmente il Comune, mentre il Cagliari dovrà sistemare le tribune amovibili per arrivare a una capienza massima di 16mila spettatori. Il Comune dovrà seguire da vicino la questione autorizzazioni, un iter non dei più semplici: le vicende dell’Is Arenas insegnano. L’auspicio è che si possa tornare sul campo del Sant’Elia già il 23 settembre per il match con la Sampdoria.
Non più tardi di un anno fa Kimi Raikkon dichiarava, riferendosi alla Ferrari: “E’ stata una liberazione andare via e non mi manca nessuno”. La storia è nota: alla chiusura della terza stagione e dopo un mondiale vinto, il rapporto tra la scuderia e il pilota si frantumò: bisognava lasciare spazio all’arrivo di Alonso e c’erano i fastidi di Montezemolo su qualche aspetto di Raikkonen. Così la Ferrari diede il benservito a Kimi che per tutto il 2010, come da contratto, si dedicò ai rally. Ma sembra che ora si possa aprire un nuovo capitolo e, a quanto pare, c’è la possibilità del gran rientro di Kimi in rosso. A favore di tutto ciò c’è che al pilota la Lotus sta stretta mentre la Red Bull gli ha chiuso la porta, visto che ci sarà il 24enne Ricciardo ad affiancare Vettel. Per quel che riguarda Maranello, invece, dopo otto stagioni sembra che il rosso stia sbiadendo per Felipe Massa. Chi resta è Alonso con i suoi malumori dovuti alle difficoltà tecniche del cavallino e sicuramente lo spronerebbe un compagno scomodo… come potrebbe essere Raikkonen, con le sue 27 gare consecutive a punti, motivo che lo rende ancora più allettante.
E’ il rapper Moreno “Stecca” Donadoni a vincere la 12esima edizione di Amici, dopo che per un’intera finale ha atteso pazientemente il suo turno. La sfida è iniziata con una Greta in forma come non si era mai sentita che ha eliminato Veridiana. Anche il ballerino Niccolò, pur trionfatore della sua categoria e con un futuro brillante davanti a lui, ha dovuto piegare la testa allo stato di grazia della cantante che questa sera ha convinto davvero tutti, dai giudici Ferilli, Ponte e Argentero, ai due direttori artistici Emma Marrone e Miguel Bosè, tornato per la finale. Ma anche loro sono rimasti “in panchina”, con i ragazzi che si sono auto-gestiti la loro gara. Alla fine non rimaneva che uno sfidante a Greta, il rapper che è diventato in breve l’idolo della folla. Alla fine Moreno si è portato a casa il premio della critica e il trofeo più ambito: la vittoria sancita dal pubblico. D’ora in poi… “steccca” per tutti!
Colpo di scena per la finalissima di Amici 2013: Miguel Bosè, terminati i suoi impegni, parteciperà alla puntata! Vengono fugati così i gossip che parlavano di un litigio con Emma Marrone e anche la possibilità di dissapori con Maria De Filippi. Lucia Bosè, madre del cantante, ha spiegato che l’uscita di scena era fissata “fin dall’inizio” e questo a causa di “impegni lavorativi improrogabili” che gli avrebbero impedito di terminare la stagione del talent show. Per l’occasione, svelata una piccola anteprima riguado la prossima stagione: Bosè ha già accordi per ricoprire ancora una volta le vesti di direttore artistico. E’ ancora la madre a spiegarlo: “è stato chiamato per l’anno prossimo, ad Amici 13, quando sarà nuovamente impegnato con loro per due o tre mesi”. Questo conferma quindi che l’artista spagnolo è stato un ottimo acquisto per il talent show e a questo punto, vista la regola che vuole che la squadra vincente non vada cambiata, è legittimo aspettarsi che anche Emma venga riconfermata.
Sarà l’ennesima speculazione ai danni di una star oppure la pura e semplice realtà? L’idolo di milioni di ragazzine potrebbe essere padre di una bimba di quasi 3 anni. A incastrare la star ci sarebbe una ragazza statunitense di 25 anni, che ha preferito rimanere anonima, che sostiene di aver incontrato Justin nel febbraio del 2010 in un ristorante a Miami in Florida. Dopo una notte di passione, la ragazza avrebbe scoperto di essere rimasta incinta. Ora afferma di essere sicura che Bieber sia il padre “Secondo me – ha aggiunto la donna riferendosi a sua figlia – assomiglia moltissimo a come era Justin alla stessa età”. Il portavoce del cantante 19enne afferma che quanto dichiarato dalla ragazza è “completamente falso ed è triste che qualcuno possa perdere tempo con queste s*******e”. E’ la seconda volta che il cantante viene colpito dalle dichiarazioni di presunte paternità da parte di una fan. la prima fu Mariah Yeater che aveva affermato che Justin era il padre del figlio di 4 mesi. Solite speculazioni da star?
Se c’erano ancora dubbi sul ritorno di fiamma tra Justin e Selena, il cantante canadese li ha definitivamente rimossi: ha postato infatti una sua foto che lo ritrae al computer, a torso nudo, mentre Selena alle sue spalle lo abbraccia. Subito il web si è infiammato: prima le bielebers si sono divise in due schieramenti, chi dichiarandosi felice per il cantante, chi dando contro al ritorno di Selena “rea” di averlo ridotto in lacrime quando aveva interrotto la loro relazione. Poi nel dibattito si sono intromesse anche le directioner accusando le fan del canadese di egoismo e invitandole ad essere felici per lui, eventualmente continuando a godere della sua musica evitando d’intromettersi nella vita privata del ragazzo. Bieber però appare sereno, tanto da sfoggiare un tattoo che ritrae un angelo che assomiglia molto a Selena. Lei nel frattempo, impegnata nella promozione del suo nuovo album, ai microfoni di “Elvis Duran and the Morning Show” ha spiegato: “Sono nei miei vent’anni. Voglio divertirmi. Voglio essere felice nella mia vita e non dovermi preoccupare di ogni singola cosa” non entrando molto nel merito del suo rapporto con Justin. Se la Gomez la prende “alla leggera”, Bieber non smette di far parlare di sè anche in negativo. Il portavoce della polizia di Stoccolma, Lars Bystrom, ha riferito che degli agenti hanno perquisito l’autobus di Bieber per un forte odore di marjuana che ne proveniva. All’interno del veicolo è stato trovata trovata non solo una modica quantità di marijuana, ma anche un taser senza licenza.
Dopo un primo tempo ben giocato, l’avvio della ripresa è a ritmi serrati, con le squadre che lottano su ogni pallone. Il primo ad impensierire Brkic è Stankevicius, ma il friulano riesce a far sua la palla. Ci prova quindi Di Natale, ma il cross di Basta è troppo lungo per lui. Sia Lazzari che Ledesma ricevono un cartellino giallo, entrambi per un’entrata in ritardo. Fino a questo momento si son visti tanti errori in un gioco spezzato. Dias ci mette del suo regalando una palla a Basta ma il friulano ha troppa fretta di tirare per realizzare. Anche Di Natale, l’unico marcatore dell’incontro, spreca un’ottima possibilità, tirando direttamente contro Marchetti. Petkovic cerca nuove soluzioni: dentro Hernanes ed Ederson per Ledesma e Stankevicius. Al 19′ Di Natale va vicino al raddoppio: destro al limite dell’area che lambisce il palo. Il nervosismo rende entrambe le squadre fallose e Guida continua ad estrarre cartellini gialli: colpiti prima Domizzi e poi Ederson. Altra sostituzione tra le fila laziali: Mauri cede il posto a Floccari. La Lazio continua ad attaccare, ma non riesce a rendersi pericolosa quando mancano 15 minuti al termine del match. I biancocelesti perdono di lucidità in avanti, non riuscendo a portare a termine le giocate: gli ultimi minuti rappresentano il peggio dell’incontro con due squadre ormai agonizzanti anche se chi soffre di più è proprio la Lazio: la difesa friulana non si lascia mai cogliere impreparata. Dopo una serie di lanci lunghi, tutte palle perse, Guida fischia tre volte. 1-0 per l’Udinese grazie ad un gran gol di Di Natale nel primo tempo.
Il secondo anticipo di questa 33a giornata vede in campo l’Udinese di Guidolin, reduce da due ottimi risultati con Chievo e Parma e con la zona Europa League nel mirino. Dovrà però vedersela con la Lazio, che cerca il riscatto dopo la sconfitta interna con la Juventus.
Sono i friulani a partire con il piede sull’acceleratore ma la risposta laziale non si fa attendere: già al 3′ cross di Candreva per Klose in scivolata che non ci arriva per un soffio. Al 13′ il numero 87 della Lazio resta a terra dolorante per una brutta caduta, ma dopo un minuto è nuovamente in campo. Al 19′ Pereyra e Gabriel Silva scambiano in velocità, cross per la punta dell’Udinese e mezza rovesciata spettacolare su cui Marchetti può solo guardare: il gol di Di Natale sigla l’1-0. La squadra ospite risponde subito con un ottimo tentativo di Ledesma: Brkic salva la rete di pugno. La Lazio ci riprova subito: Gonzalez va al cross dal limite dell’area ma per Klose è troppo lungo, l’estremo difensore friulano controlla accompagnando la palla sul fondo. I laziali iniziano ad innervosirsi, Candreva lancia una punizione al cielo mentre Marchetti viene ostacolato tra i pali. Anche l’Udinese continua a cercare il gol, con tentativi che vengono chiusi dalla difesa avversaria. Al termine del primo tempo ancora si continua ad assistere a duelli di velocità: i giocatori non sentono la stanchezza dei primi 45′ e si preannuncia un secondo tempo ancora ad alta quota.
Il secondo tempo inizia con una sostituzione tra le fila giallorosse: Florenzi cede il posto a Balzaretti mentre, vicino alla panchina, anche Pjanic è impegnato nel riscaldamento. E’ subito la Roma a partire all’attacco, con Totti che ci prova al 3′ ma calcia sul fondo mentre alcune buone azioni successive vengono interrotte dalla difesa interista. Al 10′ arriva il pareggio: Lamela in profondità per Destro che con un tocco sotto anticipa l’uscita di Handanovic e lo scavalca. 1-1. La Roma inizia ad essere pericolosa, l’Inter ha bisogno di segnare per arrivare ai supplementari, e il gioco si fa più nervoso: Juan Jesus entra duro su Destro e viene ammonito. Al 19′ Stramaccioni effettua il primo cambio: Benassi sostituisce Schelotto. L’Inter prova a reagire con Rocchi, ma l’azione viene chiusa mentre la Roma non perde tempo: De Rossi dentro per Balzaretti, cross basso a centro per Destro che tutto solo batte Handanovic: 1-2 al 24′ che un minuto dopo cede il posto in campo a Dodò. Anche Stramaccioni, che ora ha bisogno di altre tre reti per sperare in una qualificazione, schiera Forte per Kuzmanovic. Non serve: al 29′ tiro-cross di Torosidis che trova Handanovic leggermente fuori dai pali, il pallone s’infila nell’angolino opposto, alla destra del portiere: 1-3. Terza sostituzione per Andreazzoli al 31′: esce Lamela ed entra Taddei. Al 35′ l’Inter accorcia le distanze con un sinistro da fuori di Alverez: 2-3. Anche Kovaviv ci prova, ma la palla finisce fuori, stessa sorte per Totti subito dopo. Al 41′ Stramaccioni butta nella mischia un altro giovane: Belloni per Ranocchia. La Roma ormai fa scorrere il tempo, anche se Dodò prova a siglare una rete al 42′: Handanovic salva la rete in due tempi. Dopo i quattro minuti di recupero concessi da Bergonzi, si chiude il match: 2-3 per una Roma che si giocherà la coppa all’Olimpico contro la Lazio!
La squadra di Stramaccioni cerca il riscatto questa sera al Meazza di Milano, dopo aver perso per due reti a una all’Olimpico nel turno di andata. Entrambe le squadre mirano a conquistare la finale, contro la Lazio per avere la possibilità di centrare l’Europe League. Certo il compito dei nerazzurri, scossi dalle polemiche con gli arbitri e con tanti infortunati che si potrebbe creare un’altra squadra, è arduo e l’ultima “tegola in testa” non aiuta: prima di scendere in campo, durante la fase di riscaldamento, sì è infortunato anche Cambiasso, al suo posto entra Jonathan.
Nonostante tutto, l’Inter ci prova fin da subito, ma le assenze illustri si fanno sentire ed è subito la Roma a farsi pericolosa riuscendo anche a guadagnare una punizione a soli quattro minuti di gioco. I giallorossi, nei minuti iniziali, sembrano però aver bisogno di un rodaggio, con tante palle che non vengono intercettate. Sia Zanetti che Alvarez tentano un’azione personale, ma in entrambi i casi la squadra di Andreazzoli riesce a bloccarli. Una buona azione della Roma, al 16′, con Totti in profondità per il taglio di Destro, termina in fuorigioco. Entrambe le squadre cercano il vantaggio, ma è l’Inter che lo raggiunge per primo. Al 21′ Jonathan scambia con Alvarez che gli restituisce palla, il brasiliano serve in area Rocchi che sempre di tacco smarca lo stesso Jonathan, che con il destro batte il portiere romano insaccando nell’angolino basso alla sua destra: 1-0! Dopo tre minuti anche Rocchi ci prova su cross di Schelotto, Stekelenburg para a terra. In questo frangente è l’Inter in attacco, alla ricerca del raddoppio. La Roma continua a provare con lanci lunghi che sembrano non dar risultato. Al 34′ i giallorossi riescono però ad avvicinarsi al pareggio: calcio d’angolo di Totti, la palla rimaplla e finisce a Destro sul secondo palo che calcia con un sinistro in diagonale Handanovic respinge con il corpo in un’uscita tempestiva. La Roma sta faticando, mentre la squadra di casa controlla bene. Al 41′ Marquinhos fa uno sgambettino tattico su Alvarez che gli era andato via: Bergonzi si limita a fischiar fallo. Al 45′ la Roma si gioca il tutto per tutto con De Rossi dentro per Destro, cross basso di Florenzi che, solo davanti al portiere, calcia di prima: Handanovic effettua una splendida parata un attimo prima del fischio finale. Le squadre tornano agli spogliatoi sull’1-0. Con questo risultato, l’Inter sarebbe qualificato.
Il secondo tempo si apre su una costante azione offensiva dei biancocelesti che al 3′ hanno un’ottima occasione con un cross di Candreva per Kozak che colpisce di testa mandando la sfera alta di poco. Petkovic incita all’azione offensiva ed esegue il primo cambio al 10′ con Klose che sostituisce Biava. Al 15′ Candreva prova un altro cross, questa volta a favore di Lulic che stacca di testa superando la disorganizzata difesa turca: 1-0. Il gioco inizia a farsi teso le ammonizioni fioccano: al 16′ cartellino giallo per Caner Erkin falloso su Candreva, due minuti dopo è il turno di Lulic per fallo in area su Yobo. I turchi cercano di farsi avanti e la partita si gioca su un maggiore equilibrio di possesso di palla attorno al 23′ mentre Klose viene ammonito per un fallo di foga mentre Petkovic manda in campo forze nuove sostituendo Ederson con Floccari. Al 28′ il Fenerbahce raggiunge il gol che cerca dal primo minuto: realizza Caner Erkin complice una pessima copertura di Ciani. 1-1. La Lazio deve assolutamente recuperare: ci provano Radu e Floccari che mandano fuori di poco mentre Rozzi scende in campo in sostituzione a Kozak. Al 33′ è Webò che sciupa un’occasione partita dal contropiede: poco dopo cede il posto in squadra a Topuz. I biancocelesti si spostano in avanti e Cana tenta il colpo di testa, deviato da Volkan. Al 38′ il Fenerbahce sfiora l’autogol con Yobo che cerca di anticipare Floccari al limite dell’area. Lulic tenta il raddoppio ma la palla vola alle stelle. La squadra di casa, stremata, sbaglia tantissimo nei minuti conclusivi ma Ledesma e Candreva continuano a provarci fino all’ultimo. Dopo tre minuti di recupero il sogno laziale sfuma, il Fenerbahce conquista per la prima volta una qualificazione per una semifinale di coppa europea.
Ritorno dei quarti di finale di Europa League in un Olimpico vuoto: l’ha deciso l’Uefa per punire il ’saluto romano’ di un piccolo gruppo di ultrà della Curva Nord, rivolto proprio nei confronti del delegato inviato a Roma per controllare il comportamento dei tifosi nel ritorno dei sedicesimi contro i tedeschi del Borussia Moenchengladbach. Arbitrata da Pavel Kralovec, Lazio-Fenerbahce è l’ultima opportunità per i biancocelesti di continuare la loro corsa nel torneo europeo dopo aver perso, la settimana scorsa, per 2-0 ad Istanbul. Le squadre scendono in campo così schierate: la Lazio di Petkovic prova con un 4-4-1-1 con Marchetti estremo difensore, Ciani, Biava, Cana, Radu; Candreva, Ledesma, Hernanes, Lulic; Ederson; Kozak. All. Petkovic. Il Fenerbahce di Kocaman solca l’Olimpico con un 4-2-3-1 composto da Volkan Demirel; Gonul, Korkmaz, Yobo, Ziegler; Sahin, Meireles; Kuyt, Cristian, Erkin; Webò. All. Kocaman. Anche se gli spalti sono vuoti, i tifosi seguono l’incontro su un maxischermo appena fuori dallo stadio.
Anche se è Candreva a provare il primo tiro al 3′, calciando la sfera direttamente tra le braccia del portiere, è chiaro che il Fenerbahce è arrivato a Roma con l’idea di chiudere presto i giochi segnando un’altra rete: la squadra non ci sta a difendersi, parte forte in attacco. Dal canto loro, i biancocelesti non sono disposti a lasciar loro gioco facile: al 7′ ci prova Ederson dal limite dell’area mentre, pochi minuti dopo, è Hernanes a mettere in difficoltà l’estremo difensore turco. Dopo qualche lotta al centrocampo, che mostrano chiaramente gli errori di impostazione di entrambe le squadre, un’azione della Lazio sfuma per un cross sballato di Radu. Al 27′ Candreva sfiora il gol: tiro al volo dal limite dell’area e palla che sfreccia di poco sopra la traversa. Il minuto successivo ci prova Hernanes, ma Yobo rimpalla. Al 31′ Kralovec estrae il primo cartellino giallo per Ziegler che cercava di ritardare la ripresa del gioco: i turchi cercano di ricompattare le fila. Subito dopo la stessa sorte tocca a Cristian: fallo su Ederson al limite dell’area. Tocca ad Hernanes battere la punizione subito respinta, ma il laziale non aspetta molto per riprovarci: al 34′ tira a giro: sfera fuori di poco. E’ sempre la squadra di casa a farsi sotto in questo frangente ma sembra che la fretta di recuperare porti a sprecare ottime palle. Al 41′ Ederson si fa pericoloso: Volkan riesce a respingere con il piede destro. Al 44′ è Hernanes a mettere in difficoltà il portiere turco: para in due tempi e viene calciato al piede da Kozak che cercava di raggiungere la palla. L’estremo difensore cerca di prender tempo rimanendo a terra. Dopo 2 minuti di recupero le squadre vanno agli spogliatoi. Ottima prova fin’ora dei biancocelesti che però non sono riusciti a concretizzare.
La crisi biancoceleste è ufficialmente alle spalle! Dopo aver sconfitto lo Stoccarda all’andata, ha definitivamente chiuso i giochi con una tripletta di Kozak passata però nel silenzio: l’Olimpico era vuoto a causa della decisione della Uefa che ha inflitto alla società due turni a porte chiuse unitamente ad una multa di 40mila euro.
I laziali hanno subito mostrato la loro faccia aggressiva allo Stoccarda: dopo un tiro di Onazi che non ha impensierito il portiere tedesco, al 6′ Kozak va in rete e dopo due soli minuti raddoppia partendo in contropiede e lanciando di poco sotto la traversa. La Lazio, come all’andata, domina e se anche i tedeschi si avvicinano alla rete avversaria, Marchetti non si lascia cogliere impreparato. Lo Stoccarda non diventa mai pericoloso se non al 36′, ma l’azione si conclude con un nulla di fatto. Dopo soli tre minuti la Lazio rischia però per un pasticcio di Onazi che costringe Marchetti ad un’uscita: il portiere salva la rete ma viene colpito da Ibisevic e viene così sostituito da Bizzarri.
Il fischio dell’arbitro sancisce la fine del primo tempo: Lazio 2, Stoccarda 0.
Il secondo tempo inizia con uno Stoccarda che inizia a mostrare un po’ di combattività ma le offensive vengono sempre bloccate da Bizzarri fino al 62′ quando Hajnal mette in rete a conclusione di una bella azione partita da metà campo con Holzhauser su Sakai. E’ il 2-1. Al 66′ ed al 75′ Petkovic opta per delle sostituzioni ed entrano in campo Ledesma ed Ederson al posto di Mauri ed Hernanes. La stanchezza batte sulle gambe dei biancocelesti ed i tedeschi provano ad approfittarne, ma la Lazio chiude. All’87’ i giochi sono definitivamente chiusi: Kozak infila di testa, ed i quarti sono assicurati.
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