Soda caustica nel pane a Milano, 4 ricoveri

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nella nota catena di ristorazione milanese Princi oggi, intorno alle ore 12, si è verificata un’intossicazione a causa della soda caustica che per errore deve essersi mescolata all’impasto di un particolare pane tedesco, il cosiddetto Pretzel o Brezel.

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Il pane è molto popolare in Germania e per conferire quel particolare aspetto lucido, tipico di questo pane è necessario immergere per  qualche secondo il Pretzel in una soluzione bollente di acqua e soda caustica, prima della cottura. Oggi però nella panificazione del prodotto qualcosa non è andato a buon fine e la soda  caustica per errore è finita all’interno dell’impasto.

Il fatto riguarda le due sedi di via Speronari e di via Ponte Vetero. La Asl Città di Milano, per precauzione, ha diramato un avviso per tutti coloro che avessero comprato pane giovedì mattina nei negozi Princi, perché non venga consumato. Il prodotto «incriminato» comunque è già stato ritirato da tutti i punti vendita.

Alcuni clienti che avevano acquistato e subito assaggiato il pane tedesco sono tornati alla panetteria lamentando bruciore alla bocca e alla gola, e sono stati accompagnati all’ospedale Fatebenefratelli.

La polizia è intervenuta assieme al personale del 118 , che ha soccorso i tre intossicati. Altri due clienti sono stati portati al Policlinico. Poi sono scattati i controlli dei Nas in via Ponte Vetero e della Asl in via Speronari. Gli operatori della Asl hanno svolto controlli anche negli altri punti vendita di Princi a Milano.

Le vittime – una donna, di 48 anni, e il suo bambino, di 2, e un turista greco, di 50 anni, e il figlio, di 3 – hanno cominciato a lamentare forti dolori alla bocca mentre mangiavano. L’Asl, dopo attente analisi, ha trovato soda caustica nell’impasto del pane.

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Lo sciopero della ristorazione! In 4 anni persi 32.000 tra bar e ristoranti

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Chi ha detto che servivano cuochi in Italia? Chi ha pensato che la ristorazione poteva ancora essere un settore che non conosceva flessioni? C’è chi sosteneva che non eravamo interessati dalla crisi perché i nostri ristoranti erano pieni… in 4 anni hanno chiuso 32.000 esercizi pubblici che si occupavano di ristorazione. Ora a incrociare le braccia sono proprio i barman, i cuochi e i camerieri dei sindacati Cgil, Cisl e Uil che hanno appena deciso di interrompere le trattative per il rinnovo del contratto del turismo che interessa oltre un milione di lavoratori. A porre un punto e a capo è stato il direttore generale Fipe, Marcello Fiore: “con numeri così non firmo un contratto che non preveda aumenti di produttività” replicando alle critiche dei sindacati che accusano la federazione aderente a Confcommercio di ”voler strumentalizzare la crisi paralizzando la trattativa”. Intanto l’estate non si preannuncia certo all’insegna delle vacanze: un italiano su due ha già deciso di restare a casa e molti si concederanno qualche breve weekend. Tra low coast e offerte dell’ultimo minuto si consumeranno le vacanze della maggior parte degli italiani che ha deciso comunque di concedersi qualche giorno di refrigerio dalla calura delle grandi città. Turismo a picco o ennesima speculazione?

I ristoratori attaccano Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua in Buitoni

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Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua in Buitoni si lamenta della ristorazione italiana. Rilascia un’intervista al settimanale Panorama dove afferma  «In Italia si è smesso da tempo di mangiare bene, purtroppo. Siamo corsi dietro alle mode, ai francesi, allontanandoci dalla nostra idea di cucina» .

In Italia ci sono alcune eccellenze culinarie che lasciano il mondo a “bocca aperta” e sentire un sottosegretario che rilascia interviste alla stampa in cui si denigra la ristorazione italiana è un colpo al cuore.  Nessuno corre dietro alle mode, semmai è la concorrenza dei ristoranti low budget, spesso dove igiene e contributi sono una mera chimera, a fare da concorrenti scomodi ai ristoranti dove l’eccellenza è una storia fatta di stile e di scelta delle materie prime. Nessuna moda francese quando a parlare sono le eccellenze italiane. Così il famoso ristorante  ‘tristellato’ ‘Le Calandre’ di Padova  che sono anche i gestori del “Quadri” di Venezia, scrivono una lettera aperta al Premier Letta per chiedere spiegazioni sull’affermazione del sottosegretario «Leggo incredulo la dichiarazione fatta dal Sottosegretario ai Beni Culturali Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua inBuitoni al settimanale Panorama – scrive Raffaele Alajmo – Ritengo che tale dichiarazione fatta da chi ci dovrebbe rappresentare sia la dimostrazione che sia la persona sbagliata nel posto sbagliato. La cultura-  prosegue, è il bene più prezioso del nostro Paese e, la cucina italiana ne è parte oltre ad essere una delle motivazioni principali per la scelta di un viaggio in Italia. Il turismo in Italia è la risorsa principale del Paese, l’unica che se ben supportata può creare posti di lavoro perchè non automatizzabile e non industrializzabile. In un periodo storico come quello attuale – insiste Raffaele Alajmo -, farci rappresentare da una persona che non ha la benchè minima idea di quanto i ristoratori italiani in Italia e nel mondo facciano da ambasciatori per il Paese e per i nostri prodotti è inaccettabile. Una presa di posizione, netta e chiara verso il Sottosegretario – conclude – sarebbe un esempio di quanto l’Italia sia unita almeno a tavola».

‘Le Calandre’ rappresenta davvero un ristorante unico e invidiabile al mondo essendo  da anni presente nella classifica dei “The World’s 50 Best Restaurants”. Inoltre dietro a ogni piatto c’è  “pura poesia” una ricerca che “nasce dalla  capacità di guardare il mondo con continuo stupore”. Non si può quindi generalizzare sulle mode culinarie italiane e su esperienze settarie. il nostro paese ha le potenzialità per portare al top mondiale la nostra ricerca in ambito eno-gastronomico con cultura e competenza e non una mera ricerca di mode di passaggio fatte solo per accontentare palati sofisticati e  superficiali, ma incapaci di distingue quello che il territorio italiano è capace di offrire con prodotti tipici e ricerca tesa alla filosofia culinaria di cui l’Italia, con i suoi chef, è, da sempre, un faro nel mondo.

La crisi economica fa guadagnare gli stranieri.

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I milanesi non mangiano più la cotoletta, ma sono attratti dal sushi, dal couscous, all’involtino primavera e dall’enchiladas. Cibo etnico che a Milano può essere reperito in ristoranti gestiti da stranieri. Tra il 2011 e 2012 c’è stato un aumento del 9,1% pari al triplo della crescita complessiva del settore. La Camera di Commercio stima quasi 2400 ristoratori stranieri, il 54,2% sono cinesi. Le ditte arabe invece si aggirano intorno al 27,6% per un ammontare di circa 389 imprese di cui 289 sono egiziane. A seguire i latino americani con il 4,8%. I locali si sono affollati soprattutto vicino alla stazione centrale, Città Studi e nel quartiere vicino a Paolo Sarpi. Milano è in vetta alla classifica della ristorazione straniera, ma seguita a ruota da Brescia e Bergamo. Durante la crisi quindi gli stranieri guadagnano, grazie anche a prezzi contenuti, che spesso celano, però, materie prime scadenti. Anche il lavoro viene retribuito spesso senza pagare i contributi previdenziali e i locali a volte avrebbero bisogno di allinearsi con la normativa europea sulle norme igieniche. Tutti fatto che concorrono all’abbassamento dei costi e quindi a essere più competitivi sul mercato rispetto alla ristorazione italiana che negli ultimi anni, complice anche la crisi, ha elevato i prezzi.

Lo scandalo delle mense scolastiche!

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Stavolta la denuncia non è di una mamma troppo apprensiva, ma viene direttamente da un insegnante che stanca di vedere vuoti i piatti dei suoi allievi ha deciso di fotografare i piatti e mandarli in internet. 7 Ravioli. Questo è stato il pasto degli allievi di 10 anni e non si tratterebbe di un caso isolato, ma di una prassi che va avanti da tempo.

“L’insegnante ha chiesto chiarimenti alle scodellatrici e prima si è sentita rispondere che si trattava di una questione di grammatura, poi, si è sentita rispondere che non potevano fare porzioni più consistenti dato che il cibo consegnato quel giorno era scarso. A quel punto, allegando la foto riportata, ha domandato a Milano Ristorazione se secondo loro era ‘un piatto da poter presentare a dei bambini in crescita, soprattutto a bambini di classe quinta, quando il secondo piatto era il pesce che di solito nessuno mangia”.

«Non si possono non fare differenze tra bimbi di 3 e di 14 anni», sostiene il Codacons. «I bambini di 10 anni – ha dichiarato il presidente del Codacons, Marco Donzelli – non possono certo diventare obesi se mangiano più di 7 ravioli. Solleveremo il problema delle dosi in Tribunale, non appena sarà fissata l’udienza dell’azione collettiva che abbiamo già intrapreso e depositato contro Milano Ristorazione. I piatti proposti non hanno grammature diverse a seconda dell’utenza a cui sono destinati, come specificato invece nell’allegato n. 7 del contratto stipulato con il Comune. Milano Ristorazione, infatti, applica le stesse porzioni di cibo, e quindi di calorie, ai bambini indipendentemente dalla loro età».

Secondo Milano Ristorazione un bambino di 3 anni mangia come uno di 10 o di 14? Il dolo sembra più che evidente!

Siffredi e il suo “non solo magnum”!

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Dall’unione professionale tra il più noto attore italiano del cinema hard internazionale e l’ex pilota di F1 Jarno Trulli nasce un vino dal nome inequivocabile: ‘Rocco, non solo magnum’. La bottiglia, frutto delle Colline pescaresi Igt e a base di uve Montepulciano, sarà presentata in anteprima al Vinitaly. Il vino si inserisce all’interno di un progetto commerciale dell’attore, che nei prossimi mesi aprirà a Budapest il primo ‘Rocco’s world caffe”, locale inteso come luogo di ritrovo coviviale e tappa irrinunciabile per gli amanti del genere hard, in vendita oggetti veri e gadget, mentre verranno trasmessi video con i backstage dei set cinematografici dello studio di Siffredi. “Il vino – ha spiegato l’attore – ha un legame profondo l’erotismo e con la persona giusta è in grado di creare l’atmosfera perfetta per una serata divertente. L’Abruzzo é la mia terra d’origine e Jarno è un caro amico, che produce vini ottimi e che, con la giusta ironia, si è prestato a produrre questa nuova etichetta con il mio nome”. Rocco non è il primo attore hard che si affaccia al mondo del vino: già Savanna Samson ha cominciato a produrre bottiglie a Montalcino nella terra del Brunello.

la città dove si mangia meglio negli Usa? NY!

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Il ristorante migliore d’America si trova in California ed è ‘The French Laundry’. Ma la città che vince la palma d’oro è New York con il maggior numero di ristoranti in classifica. A decretarlo, la classifica dei ‘101 Miglior Ristoranti d’America’ compilata da ‘The Daily Meal’, sito specializzato in cibo e ristorazione. Nella Grande Mela ce ne sono ben 27, e anche se non c’e’ il ‘numero uno’ degli Stati Uniti, dal secondo all’ottavo posto sono tutti situati a New York.

 

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