Davide Vannoni: rinvio a giudizio per tentata truffa

davide-vannoni-tuttacronacaE’ il quotidiano La Stampa di Torino a raccontare del rinvio a giudizio, chiesto dal pubblico ministero Giancarlo Avenati Bassi, nei confronti di Davide Vannoni per tentata truffa. Per il pubblico ministero,  il guru di Stamina avrebbe “utilizzato l’Associazione Di Medicina Rigenerativa Onlus, non iscritta all’anagrafe delle Onlus presso l’Agenzia delle Entrate, e quindi priva dei requisiti, per chiedere la somma di 500 mila euro stanziata dalla Regione per lo sviluppo delle tecnologie biomediche applicabili nell’ambito della medicina rigenerativa”. Spiega il quotidiano:

Il guru delle staminali, stando alle indagini, avrebbe venduto fumo pur di mettere le mani sul contributo regionale. Vannoni, si legge nel capo d’imputazione firmato dal pm Avenati Bassi, ha “presentato un progetto privo di contenuto scientifico, asserendo che inTorino operavano dal 2006 due strutture, l’associazione stessa e la societàReGene srl nel cui organico vi erano due luminari russi, il professor Vyacheslav Klimenko e la professoressa Elena Schegleskaya”.

Vannoni avrebbe anche millantato, secondo il quotidiano:

E per rendere più credibile la sua richiesta di finanziamento avrebbe millantato la collaborazione anche di altri docenti universitari russi, ucraini e italiani, tra cui i professori Antonio Amoroso, Angelo Pera eMario Lombardo: tutti indicati come componenti del comitato scientifico creato in seno all’associazione. Comitato che “in realtà non si è mai riunito”. A sostegno del progetto, Vannoni avrebbe illustrato inoltre sei casi di pazienti affetti “rispettivamente dal morbo di Parkinson, epilessia, danni alla colonna vertebrale, ictus e sclerosi multipla”. Tutti casi inventati di sana pianta, secondo il pm.

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La morte di Morosini: rinvio a giudizio per tre medici

piermario-morosini-tuttacronacaIl pm di Pescara ha chiesto il rinvio a giudizio di tre medici per la morte in campo del centrocampista del Livorno Piermario Morosini, stroncato da una crisi cardiaca il 14 aprile del 2012 allo stadio Adriatico durante la partita di serie B Pescara-Livorno. ”Non venne usato il defibrillatore”: questa l’accusa. I medici sono Manlio Porcellini, medico sociale del Livorno, Ernesto Sabatini del Pescara e Vito Molfese, medico del 118 in servizio quel giorno allo stadio. Per loro, l’accusa è di omicidio colposo. Mentre il cardiolo Leonardo Paloscia è stato prosciolto, i tre inquisiti, secondo quanto sostiene l’accusa, avrebbero compiuto errori nell’assistenza al calciatore e non avrebbero utilizzato il defibrillatore che forse avrebbe potuto salvare la vita a Morosini. La tesi del pm, che è suffragata dalle conclusioni dei periti, il 26 che aveva militato anche con Atalanta, Udinese, Bologna, Reggina e nazionale Under 21, poteva essere salvato con probabilità valutabili intorno al 60-70%, se il defibrillatore fosse stato utilizzato.

La morte di Cristina Mencarelli: sette medici rinviati a giudizio

mencarelli_cristina
Era una giovanissima promessa del canottaggio la sedicenne di Civitavecchia Cristina Mencarelli, morta in seguito a un intervento chirurgico dovuto a un tumore benigno. Era la fine del 2011 quando i genitori della ragazza l’accompagnarono in ospedale a causa di violente emicranie. Dopo gli esami, le venne diagnosticato un tumore benigno all’ipofisi, per il quale fu sottoposta a intervento il 22 dicembre. Ma Cristina non si è mai ripresa: dopo l’operazione sta male e soffre di disturbi alla vista. Secondo i pm questo dipende da un eccesso di sodio nel sangue, effetto dell’operazione che i medici avrebbero dovuto monitorare prestando maggior attenzione. In ospedale affermano:  “Il decorso post operatorio procede regolarmente. La paziente è un po’ ansiosa”. E’ il 26 dicembre quando la giovane entra in coma e viene portata in Terapia intensiva. Viene presa la decisione di sottoporla a un nuovo intervento, ma nessuno pensa a riequilibrare quell’eccesso di sodio. Il 2 gennaio 2012, Cristina muore. Ora sette medici sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo. Stando a quanto riporta il Messaggero, nel mirino sono finiti i sanitari che gestirono l’assistenza nei giorni del decorso post operatorio senza comprendere che la situazione stava degenerando. Sulla rete, il ricordo di Cristina è vivo, tanto che in Facebook è stato aperto il gruppo “Giustizia per Cristina”, che conta ormai un migliaio di iscritti, tra amici e parenti della giovane e semplici utenti della Rete che si sentono vicini a una famiglia straziata da una morte che, forse, si poteva evitare e che è stata nuovamente beffata: la nuova udienza si terrà a luglio, del 2014.

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