“La stella della sinistra italiana”

matteo-renzi-tuttacronacaIl Wall Street Journal guarda all’Italia e dedica un articolo a Matteo Renzi, la “stella della sinistra italiana che ascende nelle primarie”. Il primo cittadino di Firenze, scrive il quotidiano finanziario, “è destinato a prendere il centro del palcoscenico della politica italiana”. La sua ascesa “potrebbe causare nuovi problemi al governo Letta”, al quale il nuovo leader del Pd chiede di “accelerare il passo delle riforme”. Il Wsj, dopo avere riassunto alcuni dei punti chiave del programma proposto da Renzi, ricorda che il sindaco di Firenze ha guadagnato consenso “in un momento di disgusto generalizzato per la classe politica” che ha dimostrato “scarsa capacità” nel dare risposta ai gravi problemi degli italiani. Ancora, il quotidiano scrive che il “traballante” governo Letta “non può permettersi di ignorare Renzi”, perché pur avendo “guadagnato un po’ di forza” dall’uscita dalla maggioranza di Silvio Berlusconi, il premier “ha una maggioranza risicata in Parlamento e dipende dal sostegno del Partito democratico”.

Ma il WSJ non è stato l’unico giornale straniero a parlare dell’ascesa del sindaco di Firenze, la notizia è rimbalzata in molte prime pagine:

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Con Matteo Renzi sarà possibile la svolta? Il post di Mario Monti

Mario-Monti_tuttacronacaMatteo Renzi riveste la carica di Segretario del Pd e Mario Monti si complimenta con lui in un lungo post pubblicato sul suo profilo Facebook, con il quale gli offre l’appoggio di Scelta Civica: “Faccio i miei complimenti e auguri al vincitore delle primarie del PD, che lo hanno contrapposto in una leale competizione agli onorevoli Cuperlo e Civati. La vittoria di Matteo Renzi può certamente segnare una svolta nell’azione di Governo e dare slancio alle riforme politiche, sociali ed economiche per cui Scelta Civica è nata e per le quali, oggi in modo più coeso e deciso di prima, si sente impegnata. Come il neo-segretario del Pd, infatti, non pensiamo che basti salvaguardare la tenuta dell’esecutivo guidato da un eccellente Primo ministro come Enrico Letta, ma che ancor di più occorra rapidamente cambiare il segno delle politiche del Governo, sia rispetto all’obiettivo della crescita che di una vera equità. Di Renzi era apprezzabile l’agenda con cui partecipò alle primarie del centrosinistra nell’autunno del 2012 – ad esempio in materia di mercato del lavoro – e rimangono valide, dal nostro punto di vista, molte delle proposte – dalle riforme istituzionali, alle liberalizzazioni del sistema economico – che hanno caratterizzato in queste settimane la sua candidatura alla segreteria del PD. Scelta Civica offrirà al nuovo segretario democratico una vera disponibilità sui provvedimenti concreti, sulle priorità e sulla tempistica delle riforme nell’ambito della nuova maggioranza. Alla definizione prima e realizzazione poi di un contratto di coalizione, come è noto da tempo, il nostro movimento intende condizionare il proprio sostegno al Governo in questa fase nuova i cui risultati concreti saranno decisivi per arginare le spinte populiste. L’Italia non può più permettersi di galleggiare, ma necessita di una stagione di riforme radicali che la liberino dai condizionamenti di parte, dalle rendite di posizione e dalla politica dei veti. Confido che queste ambizioni siano anche quelle di Matteo Renzi, da oggi responsabile del primo partito italiano.”

Brunetta, dalle larghe intese al trio? Renzi, Berlusconi e Grillo per la legge elettorale

renato-brunetta-tuttacronacaRenzi è stato eletto segretario del Pd e dopo appena qualche ora, ai microfoni di SkyTg 24 il capogruppo Fi alla Camera, Renato Brunetta, lancia la prima idea: “Se Grillo, Berlusconi e Renzi si mettono insieme, la legge elettorale si fa in una settimana”. E aggiunge: “Renzi vuole il bipolarismo, come Berlusconi e come Grillo. Bipolarismo sarà”. Quindi l’affondo per tentare di delegittimare le attuali Camere. “Questo parlamento non esiste più, non ha più il premio di maggioranza. Facciamo la legge e andiamo al voto il prima possibile”, ha concluso. Un richiamo forte era giunto anche ieri dallo stesso Berlusconi, durante la kermesse dei club Forza Silvio, che aveva annunciato la sua strategia: subito un governo per la legge elettorale che includa Cinque Stelle e Sel e poi elezioni politiche insieme a quelle europee. Anche il ministro Maurizio Lupi, per il Nuovo centrodestra, si rivolge direttamente a Renzi via Twitter: “Subito patto di governo chiaro e concreto per le riforme”

La solitudine di Epifani

epifani-primarie-tuttacronacaAveva provato a invitare i tre candidati al ruolo di Segretario del Pd a trascorrere con lui la notte delle primarie al Nazareno, ma sembra che ormai sia un luogo svuotato della sua importanza strategica. Deisderava sancire pubblicamente il passaggio di consegne con il segretario entrante ma tutti e tre, ultimo in ordine di tempo Cuperlo, hanno preferito declinare l’invito. Renzi preferisce Firenze, Civati una sala congressi vicino alla stazione Tiburtina. Nessuno che s’identifichi troppo con le stanze di un partito che paga disaffezione e distacco, anche a causa delle scelte sbagliate degli ultimi anni, tra tutte, il governo delle larghe intese. La morale è che Epifani al Nazareno resta solo, a commentare con lui il risultato solo il fido Zoggia. Solo, nel giorno in cui si poteva festeggiare l’affluenza alle urne.

Partecipazione inattesa alle primarie del Pd… e il seggio resta senza schede!

primarie_pd-tuttacronacaA Bagnolo di Po, in provincia di Rovigo, non ci si aspettava un tale successo per le primarie del Pd tanto che è stato necessario richiedere altre schede. Il seggio ne aveva in dotazione 50 ma verso metà mattina il presidente si è visto costretto a chiederne di nuove, arrivate in fretta e furia dal provinciale di Rovigo. Pietro Caberletti, che oltre a essere presidente di seggio è anche sindaco del paese, ha spiegato che il problema “è che il numero di schede era stato commisurato alle precedenti primarie del premier, quando c’erano stati 49 voti. Ma oggi dopo poche ore ne avevamo già distribuite 40 e sappiamo per certo che sono ancora parecchie le persone che si recheranno a votare nel pomeriggio. Abbiamo così dovuto chiedere rinforzi”. Gli iscritti al Pd nella sezione di Bagnolo di Po sono una trentina.

Le primarie del Pd e la sfida dell’affluenza minima

cuperlo_renzi_civati-tuttacronacaDalle 8 alle 20 resteranno aperti 9mila gazebo, sparsi per tutta Italia, per permettere ai cittadini che hanno compiuto i 16 anni di votare per le primarie del Partito Democratico. Per i minorenni, gli studenti e i lavoratori fuori sede e i cittadini temporaneamente fuori sede era necessaria la registrazione online, scaduta venerdì alle 12. Prima di prendere la scheda elettorale, verrà richiesto di firmare l’albo degli elettori delle primarie e la normativa sulla privacy. Indispensabile presentare anche un documento d’identità mentre i non iscritti al partito dovranno dare un contributo di 2 euro per le spese organizzative che pagheranno solo i non iscritti al Pd. Sulla scheda che verrà consegnata bisognerà barrare il nome del candidato scelto tra Giuseppe Civati, Matteo Renzi e Gianni Cuperlo: sarà eletto segretario chi otterrà la maggioranza assoluta delle preferenze, altrimenti si andrà al ballottaggio. I risultati delle primarie dovrebbero essere resi noti già questa sera, quando si saprà chi sarà il nuovo Segretario. Il dubbio resta quello dell’affluenza, con l’asticella minima fissata sui due milioni, non facili tuttavia da raggiungere. Chi ha già votato è Matteo Renzi, arrivato intorno alle 9.20 al seggio di piazza dei Ciompi di Firenze dove aveva già votato per le primarie l’anno scorso. Prima di entrare si è fermato a parlare con un gruppo di studenti dell’Isia, a rischio chiusura, che per l’occasione hanno inscenato un flash mob per chiedere attenzione sulla sorte della loro scuola. “Nessuna sfida sull’affluenza – ha detto – la sfida è tra chi arriva primo”. Su Twitter ha quindi scritto: “Ho già trovato coda. Buon segno!”. Alle urne si è già recato anche il premier Letta, che ha salutato i militanti impegnati nella gestione del seggio elettorale ed è andato a Messa.

Martino vs M5S: “I veri violenti sono solo loro”

piero-martino-tuttacronacaUna foto di Piero Martino era finita su Facebook accompagnata dalla scritta “Wanted, o animale Martino, picchiatore piddino”. Per questo motivo, il deputato Pd ha annunciato una denuncia penale e un esposto alla presidenza della Camera. “Ogni giorno è così, hanno attaccato nei giorni scorsi anche la presidente Laura Boldrini, se nessuno mette un argine… è pazzesco”. L’immagine era stata postata dal grillino Cosimo Petraroli e Martino si è sfogato in un’intervista rilasciata a Repubblica:

Martino, come mai è stato preso di mira?

«I 5Stelle hanno la necessità di alzare i toni e lo fanno spesso raccontando bugie terribili ».

Ma è una consuetudine?

«Nella loro logica è normale, e si comportano così anche in Parlamento. Dopo l’attacco ai giornalisti, ci mancano anche le liste di proscrizione contro i parlamentari. Bisogna mettersi di traverso al più presto, con le regole che ci sono ».

Lei però ha alzato le mani sui deputati 5Stelle?

«Mai picchiato qualcuno. È accaduta una cosa molto diversa: una lite in cui erano loro ad avere violato ogni regola, addirittura erano arrivati a sedersi sui banchi del governo, che è una cosa molto grave».

Però poi siete venuti alle mani?

«No. Mi sono avvicinato a loro, così come hanno fatto i questori e ho detto che stavano violando il regolamento riprendendo la seduta con i telefonini, mentre loro accusavano noi. Mi è stato sbattuto un telefonino in faccia, gliel’ho strappato, e poi restituito un secondo dopo. C’è un’istruttoria aperta in cui i questori stanno definendo come si sono svolti i fatti».

I grillini danno un’altra versione rispetto alla sua?

«Dicono il falso, è una bugia. Comunque ci sono i filmati. Ripeto, sono saliti sui banchi del governo, io mi sono difeso e gli ho levato il telefonino, restituendolo subito dopo».

È una gogna via web?

«Lo è, ma ho notato che ora il deputato 5Stelle ha tolto la foto wanted dal suo profilo» (…)

Tutto pronto per le primarie… ultime dichiarazioni e polemiche!

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Tutto pronto, mancano poche ore e poi il popolo Pd si recherà ai gazebo per esprimere la preferenza sul suo candidato alla segreteria dei democrat. Dalle 8 alle 20 di domani sul territorio italiano saranno aperti 9mila gazebo che consentiranno a chi ha compiuto almeno il 16esimo anni di età di votare.

Tra i tanti seggi ve ne è anche uno molto originale. Sarà infatti ultimata solamente nella serata di domani la scultura in ghiaccio dedicata al vincitore e che da domani sarà esposta all’esterno del seggio più alto d’Italia, sul ghiacciaio Presena a quota 2600 metri, dove sorge un gazebo-igloo. Un’iniziativa della sezione del Pd della Vallecamonica (Brescia) che, dopo aver annunciato la volontà di far realizzare una statua in ghiaccio raffigurante Matteo Renzi, ha deciso di rispettare la par condicio tra candidati. “Il viso della scultura verrà ultimato solamente quando sapremo il vincitore” ha dichiarato il consigliere regionale del Pd, Corrado Tomasi, legato a Matteo Renzi.

Intanto tutti i candidati hanno rilasciato le ultime dichiarazioni:

“Se nessuno prenderà il 51% alle primarie Pd io non darò il mio voto né a Renzi né a Cuperlo. Il ritorno di Prodi un bene per tutti. Perché è l’unico modo per cambiare davvero e radicalmente il partito democratico. Nel segreto dell’urna penso che persino Renzi alla fine voterà per me” ha detto Pippo Civati intervistato da Globalist.it. E alla domanda se pensa di essere l’unico di sinistra tra i tre candidati, Civati ha risposto: “Non devo essere io a dirlo. A volte me lo domandano come se fosse un insulto, io ne sono orgoglioso. La sinistra è anche una pratica quotidiana, non basta ‘dire qualcosa di sinistra’, lì son buoni (quasi ) tutti, occorre che quelle cose si facciano”.

Matteo Renzi, dato come favorito, ha scritto sul suo profilo Facebook: “Meno 1 al nuovo Pd che sogniamo insieme da sempre”. Oggi il sindaco di Firenze sarà alle 12 a Reggio Emilia e poi chiuderà la sua campagna alle 16.30 a Empoli. Ieri a La 7 e oggi sul alcuni quotidiani nazionali ha parlato anche di legge elettorale: “Che c’entra il governo? La fa il Parlamento la riforma, partendo da una proposta che farà il Pd” ha detto. “Quello che è si è capito è che le commissioni dei saggi servono solo a perdere tempo. Sono un modo per dilazionare le scelte. Domenica c’è la commissione di saggi più credibile di questo mondo: il milione e mezzo, due milioni di italiani che domani andranno a votare alle primarie”. E “se alle primarie decidiamo l’abolizione del Senato, il bipolarismo e il maggioritario perché vince il candidato che propone queste cose, i gruppi non possono mettersi di traverso” ha dichiarato. Quanto a Romano Prodi che ha cambiato idea e andrà a votare alle primarie, “sono felice”, ha commentato Renzi, “penso voterà per me o Civati. Io la penso come lui: il bipolarismo va preservato”.

Infine Gianni Cuperlo, ospite della trasmissione Omnibus su La 7 questa mattina, ha ammesso che “la cosa che più mi ha addolorato è che Io ho cercato di parlare di futuro, dell’idea di partito e di Paese che ho in testa. Della necessità di cambiamento. Ma io continuo ad essere descritto come l’uomo dell’apparato e della continuità. Ma se mi guardo attorno io trovo la continuità nelle ricette di Renzi”. E in occasione della manifestazione del popolo Lgbt in programma oggi a Roma ha affrontato il tema dell’omofobia e dei diritti civili: “L’Italia deve fare passi avanti sul tema dei diritti civili perché ha ritardi seri. Quindi, pari diritti per le coppie gay e lesbiche, tutela della genitorialità omosessuale, una buona legge contro l’omofobia e la transfobia, revisione della legge 40, riforma della legge 164 sui dati anagrafici per le persone transessuali, sono scelte ineludibili che vanno nella direzione di rendere l’Italia un Paese più libero e giusto”.

Come spiega La Repubblica:

La polemica è  scoppiata invece sulla norma che a meno di 24 ore dall’apertura dei gazebo l’assemblea per il congresso del Pd mette a punto e vota una delibera che definisce i membri di diritto in Assemblea: c’è il presidente del Consiglio Enrico Letta, ci sono gli ex segretari nazionali, ma anche i ministri Pd in carica (Franceschini, Delrio, Kyenge, Zanonato, Carrozza, Bray e il ‘tecnico’ Trigilia) – tranne quello dell’Ambiente Orlando che corre per le primarie a Genova – e persino il sottosegretario ai servizi di sicurezza Marco Minniti, il segretario nazionale dei giovani democratici, il dirigente del settore organizzazione.

L’unico che è intervenuto sull’argomento è stato Civati: “Ma non ne faccio un dramma- spiega – significa che tra qualche mese in assemblea ci saranno ministri diversi. Quelli di un altro governo”.

Indicivati: Pippo e la musica indie

indiecivati-tuttacronacaHa fatto la sua apparizione su Facebook la pagina, creata da Giacomo Cortese, Indicivati, aperta per ironizzare sul rapporto tra il candidato alla segreteria del Pd Pippo Civati e la musica indie. Se prima c’era “Gattini per Civati”, con i mici pronti a sostenere il dem, ora la serie fotografica unisce scatti del politico a immaginarie dichiarazioni sulla musica indipendente: come diventare un esperto in rete!

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L’usciere diede del ladro a Renzi, il sindaco lo denuncia

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Alessandro Maiorano, 52enne usciere comunale accusò a mezzo stampa Matteo Renzi di essere un ladro e così il sindaco di Firenze ha deciso di denunciarlo per averlo diffamato su alcuni organi di informazione on line con “esternazioni peraltro non inusuali’” che costituiscono “offesa al prestigio e all’onore” dello stesso esponente del Pd.

La procura ha completato l’inchiesta e inviato l’avviso di conclusione delle indagini. Oggi lo stesso Maiorano, che è assistito dall’avvocato Daniele Bocciolini dello studio Marazzita di Roma, ha reso nota la vicenda. Due gli episodi specifici cui Renzi si è riferito nella denuncia: sono un’intervista a un quotidiano on line del 20 giugno scorso in cui Maiorano disse

“Renzi ha dilapidato i nostri soldi, quelli delle nostre tasse… lui risponde solo ai grandi, è uno che ambisce a diventare il padrone dell’Italia”, e una pubblicazione del primo agosto scorso, sempre sul web, in cui compare una foto di Maiorano con una maglietta recante la frase “Matteo Renzi ha speso 20 milioni di euro da Presidente della Provincia pagati dal contribuente”.

Inoltre, era riportata la seguente dichiarazione di Maiorano: “Sono dipendente del Comune dal 1979; 15 mesi fa ho deciso di far emergere situazioni che non mi tornavano relative a Renzi… nella mia ricerca sono emersi 20 milioni di euro che Renzi, ai tempi della Provincia, ha dilapidato”.

“Negli anni – scrive Renzi nella querela – il sig. Maiorano ha ripetutamente utilizzato questo linguaggio nei miei confronti diffondendo in maniera metodica esternazioni ingiuriose ed offensive, altamente lesive della mia dignità personale”.

Renzi si è riservato di costituirsi parte civile in un eventuale processo futuro. Maiorano dice di aver collezionato fatture e altri documenti che proverebbero il presunto spreco da 20 milioni di euro alla Provincia di Firenze, atti che ha detto di aver consegnato alla Guardia di Finanza.

L’endorsment di Cecile Kyenge per Matteo Renzi

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L’endorsment di Cecile Kyenge per Matteo Renzi non stupisce. L’8 dicembre il ministro dell’integrazione ha confermato che voterà proprio per il sindaco di Firenze:

‘Io credo nel cambiamento, nel nostro partito la persona che può portare questo cambiamento è Matteo Renzi e per questo ho deciso di votarlo”.

La Kyenge lo ha affermato alla manifestazione bolognese di sostegno alla candidatura a segretario del Pd di Matteo Renzi e poi ha aggiunto:

”Ci vuole coraggio a portare avanti temi delicati, come quelli sui diritti. Non dobbiamo cambiare noi stessi, ma avere la forza per portarli avanti”.

 

Renzi prende le distanze dal Pd?

renzi-tuttacronacaAlla larga dalle dinamiche di partito, questa sembra la linea del “forse, quasi certamente” nuovo segretario del Pd Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze infatti ha gentilmente declinato l’invito di Epifani a usare una delle stanze del Nazareno per aspettare i dati dai gazebo, incontrare i giornalisti e magari festeggiare la vittoria domenica sera. Renzi a quanto sembra preferirebbe attendere i risultati a Firenze, almeno che non cambi idea nelle prossime ore. L’invito di Epifani naturalmente oltre a Renzi era anche indirizzato a Cuperlo e Civati. Ognuno avrebbe avuto la sua stanza e avrebbe potuto festeggiare nel quartier generale del partito che ha anche il compito di diffondere i dati ufficiali ai giornalisti man mano che arrivano dai diversi centri presenti sul territorio.

Fazio non invita Civati? E il dem si ricrea lo studio di “Che tempo che fa”

civati-chetempochefa-tuttacronacaCivati vuole andare a Che tempo che fa, la trasmissione condotta da Fabio Fazio su Rai3 e manda il messaggio in modo quanto mai chiaro: in occasione della convention bolognese all’Estrago, tenutasi domenica, il candidato alla segreteria ha portato una scenografia ricalcata da quella della trasmissione e, seduto su una poltrona simile a quella del salotto di Fazio, con tanto di sigla e presentazione di Filippa Lagerback, ha risposto alle domande (trasmesse su un un maxi-schermo) che il conduttore ha rivolto a Renzi e Cuperlo. “Stiamo scherzando, Fazio – ha detto Civati – però ci siamo rimasti male, perché quando si corre si deve essere alla pari”. E ancora: “Ho visto con grande piacere Cuperlo e Renzi ospiti di Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’, e avrei partecipato volentieri per offrire a un pubblico un po’ diverso da quello solito dei talk show politici un’informazione completa su queste primarie. Oggi e’ il 1 dicembre, si vota l’8, e ho come l’impressione che gli spettatori e gli elettori del Pd questa possibilita’ non ce l’avranno”. Quindi una sottolineatura: “Fazio e i suoi autori sono ovviamente liberi di scegliere chi invitare alla loro trasmissione, e infatti io la apprezzo così tanto che ho voluto rifarla oggi, qui a Bologna, dal palco dell’Estragon, utilizzando la sua scenografia, il suo famoso tavolo, e persino le sue stesse domande, oltre all’immancabile introduzione di Filippa Lagerback. Mi spiace solo che manchi Luciana Littizzetto, che peraltro so essere una mia ammiratrice quanto io lo sono di lei”.

Al Rossini con la mano fasciata! Renzi spazia dal grillino pentito agli insegnanti

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Quasi mille persone erano presenti al teatro Rossini di Pesaro. Lì Matteo Renzi ha presentato la sua candidatura a segretario del partito democratico e a esordito dicendo: “‘Non votate per uno cosi’, uno che per scaldare una piadina nel forno ci lascia anche la mano. Votate Cuperlo o Civati, è meglio!’’. Poi il sindaco di Firenze ha mostrato la sua mano fasciata a causa del suo piccolo incidente domestico. C’è stato spazio però per ribadire i temi sempre cari a Renzi. Dal grillino in sala pentito che pur avendo votato M5S, non ha più intenzione di dare la sua preferenza al Movimento di Beppe Grillo fino agli insegnanti riuniti per la ‘Giornata dei servizi all’infanzia’, che chiedevano una nuova legge sulla continuità educativa per i bimbi da zero a sei anni: ‘’La priorità più grande è tornare a credere nell’educazione, nell’istruzione, è la sfida educativa’’, ha detto il sindaco di Firenze.

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“Se vinco le primarie mi candido a premier, vinco e governo”: Civati sicuro di sè

pippo-civati-tuttacronacaAngelino Alfano ieri aveva lanciato un appello a Renzi per invitarlo, in caso di vittoria alle primarie del Pd, a non far cadere il governo Letta. Ma non ha fatto i conti con un altro candidato, Pippo Civati. In corsa per il ruolo di Segretario dei Dem, sabato a Bergamo ha esposto le sue idee, come riporta il sito BergamoNews: legge elettorale ed elezioni, scalzando Letta e addio al governo delle intese, larghe o ristrette che siano.

Se vince, da lunedì 9 dicembre partirà la verifica di governo e poi? Sosterrà un altro governo Letta?

“Se vinco puntiamo a fare la legge elettorale e poi si vada al voto, non possiamo governare con Formigoni, Lupi e Mauro. Non dimentichiamoci che Formigoni è caduto perché la sua giunta regionale era legata alla ‘ndrangheta. E poi vi avviso da subito: io non andrò a nessun Meeting di Rimini o di Comunione e Liberazione”.

E per Letta, lo sosterrà in prossimo governo?

“No, se vinco le primarie mi candido a premier, vinco le elezioni e governo il Paese”.

Ma il Pd riuscirà a vincere le elezioni?

“Dobbiamo puntare a riprendere i voti di chi è stato deluso da questa politica, ma sono sicuro che vinceremo. Mi auguro di poter coinvolgere Sel e avere un governo di sinistra che sappia dare la svolta a questo Paese”.

Quale sarà la sua priorità?

“Il lavoro. Non possiamo che ripartire da lì. E spalmare le pensioni d’oro sulle minime, dobbiamo ridurre questo divario tra cittadini che la crisi ha acuito”.

La Bergamasca è terra di Lega, di protesta. Non teme di raccogliere pochi voti?

“No, anzi noi dobbiamo guardare in faccia gli imprenditori e i lavoratori. Insieme si cresce, ci possono essere dei conflitti, ma vanno superati per una visione di sviluppo comune. Non possiamo però ridurci ad aver tolto l’Imu sulla prima casa, mentre agli imprenditori servono altre misure. Avevamo riso di Berlusconi quando prometteva che avrebbe ridato i soldi dell’Imu, ed invece lo abbiamo fatto. Tra l’altro lo abbiamo fatto quando Berlusconi era già decaduto, perché condannato”.

Insomma, il governo ha vita breve?

“Non possiamo pensare di governare con Alfano, con chi fino a ieri preparava le leggi ad personam per Berlusconi. Siamo seri. Il Pd si riprenda il proprio ruolo, andiamo alle urne, ci confrontiamo. E se vinciamo, rimettiamo in piedi questo Paese”.

Il naufragio del Pd? La paura-primarie

primarie-pd-tuttacronaca “Se votano tra 1 milione e 700 e i 2 milioni di persone è un miracolo”. Previsioni nere al Nazareno per quel che riguarda la partecipazione alle primarie che si terranno l’8 dicembre. Il flop, di certo, non gioverebbe a nessuno: nè a Renzi che mira a coinvolgere gli elettori richiamandoli al Pd, nè a Cuperlo e Civati che vedrebbero sfumare le possibilità di una buona prestazione a causa di una scarsa partecipazione. A parlare delle situazione, all’Huffington Post, è Davide Zoggia, ià responsabile Enti Locali nella segreteria Bersani e oggi a capo del settore Organizzazione nella segreteria Bersani: “Credo che l’affluenza alle primarie del Pd si attesterà intorno ai due milioni. Del resto, le ‘pratiche’ per facilitare la partecipazione le abbiamo snellite di molto, rispetto al passato, anche a quello recente. Bastano due euro (2,5 euro se ci si è registrati ‘prima’ del voto), un documento d’identità e la firma in calce all’Albo dei sostenitori e della Carta dei Valori del Pd per poter votare, ove si tratti di non iscritti. In cambio, si riceve anche l’abbonamento gratis all’Unità e a Europa…”. Secondo Riccardo Nencini, segretario del Psi, “alle primarie voteranno un milione e mezzo di persone. Soprattutto cittadini che si riconoscono nel Pd. È il segno che la politica ha ancora molta strada da fare per essere riconosciuta dai cittadini”. Il fatto è che sembra le primarie non attirino più, almeno, non attirano chi non è un fanatico della sinistra o della politica. Ieri sera c’è stato il contronti in tv e il dato auditel è chiaro al riguardo: numeri dimezzati rispetto al confronto delle primarie 2012 (2,67% di share contro il 6,17%) e uno share fermo a un impietoso 0,97%, più l’1,7% di Cielo. Crozza, alla stessa ora, con la sua puntata quasi tutta incentrata su Berlusconi, ha registrato il 9,56% Ma, ricorda l’HuffPost,”La percentuale di votanti alle primarie è, nella sua serie storica, da sempre in discesa (verticale): le primarie del 2007 che elessero Veltroni videro 3 milioni e 500 mila votanti, quelle tra Bersani e Franceschini circa 3 milioni e 300 mila e le ultime scorse, quelle tra lo stesso Bersani e Renzi (ma che erano per la premiership come quelle di Prodi svoltesi nel 2006, quando i votanti furono circa 4 milioni) 3 milioni e 200 mila a fine 2012.” Da parte sua Roberto Weber, sondaggista ora a capo di un nuovo istituto di sondaggi, IXE’ di Trieste, spiega: “Due mesi fa abbiamo stimato la partecipazione alle primarie intorno ai 2 milioni e 700 mila persone, un mese fa eravamo a 2 milioni 400 mila, due settimane fa a 1 milione e 900 mila, l’altro ieri a 1 milione 700 mila e, temo, si potrebbe ‘chiudere’ a 1 milione 500 mila”. Tre i motivi di questo: “La prima è che il popolo della sinistra non ha più il carico di attese di un anno fa, quando pensava di ‘stare per’ battere Berlusconi mentre, dopo le elezioni, è scattato un fattore depressivo da cui non si è più ripreso. La seconda è che questo governo in carica è ritenuto difficilmente ‘sloggiabile’ non perché piaccia la stabilità che propone ma perché la gente sa che, se si tornasse a votare, il risultato sarebbe comunque di stallo. La terza è che Renzi, fino a ieri percepito come un elemento di assoluta novità e che poteva ‘sfondare’ anche nel campo avversario, che invece oggi si è ‘recintato’ intorno a Berlusconi, non propone nulla di nuovo. Dispiace pure a me, ci speravo, ma è così”. Altro parere, quello dell’ex bersaniano Nico Stumpo, passato ora ad appoggiare Cuperlo: “Le previsioni dei sondaggi non sempre risultato esatte, quello su Sky era solo un dibattito, oggi c’è Letta al governo e forse chi punta alla stabilità ne viene premiato, stiamo a vedere, di certo è impossibile fare previsioni. Io mi auguro che i numeri non siano così bassi (i 2 milioni stimati dallo stesso Zoggia, ndr.)”. Il vaticinio finale lo fa Giacomo Portas, deputato piemontese e leader della piccola formazione de I Moderati, unico a ‘averci preso’ coi risultati delle primarie 2012 come delle elezioni 2013: “voterà tra il 1 milione e 700 mila e i 2 milioni di persone, cifra difficile, se non impossibile, da raggiungere. Si vota l’8 dicembre, fa un freddo boia (qui a Torino, per dire, oggi nevica…), la gente pensa alle feste di Natale, gli anziani non escono di casa, si spera solo sia una bella giornata di sole”.

Chi cambia cosa? Quei bravi ragazzi del Pd

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Quei bravi ragazzi del Pd. La nuova faccia democrat che parla di 730 ed elenza i redditi e le proprietà.

Per un Renzi che guadagna 4300 euro al mese, con la casa con il mutuo trentennale e che dovrà ancora pagare 22 o 23 anni di rate (quindi almeno altri 22 o 23 anni di detrazioni sulle tasse per il mutuo), c’è un Pippo Civati  che riceve 8mila euro al mese, ha un’Audi A4, è in affitto. Ma a Renzi hanno anche rubato la bici e l’auto ce l’ha in condivisione con la moglie. E allora Civati butta giù l’asso e risponde ” a me si è rotta la C3″. Però entrambi hanno le donazioni: 67mila euro Renzi e 77mila euro Civati. E Cuperlo?  “Da 7 anni ricevo uno stipendio da parlamentare, circa 8mila euro, vivo in una casa in affitto a Roma, ho una classe A del 1998 e una vespa di colore nero. E ho raccolto intorno ai 70-80mila euro”, ha spiegato Cuperlo.

Ma i bravi ragazzi del Pd hanno anche le idee chiare oltre che curriculum e 730 a posto!

Da un combattivo Gianni Cuperlo che afferma “Il governo non ha più alibi e deve cambiare passo” e trova anche il coraggio di aggiungere  “Questo è il nostro governo, anche se non è quello per cui ci siamo battuti, è di eccezionalità, è un’alleanza con una parte dei nostri avversari. Ora c’è un elemento di chiarezza, viene meno l’elemento ricattatorio”, c’è Civati che mette sul piatto subito l’asso di bastoni: la legge elettorale. “Dobbiamo cambiare subito la legge elettorale e tornare al voto in primavera”. Così Pippo Civati, durante il confronto su Skytg24, risponde a cosa chiederebbe al premier in corso di verifica se fosse lui segretario Pd. “E’ una pia illusione che Alfano Giovanardi e Formigoni non pongano gli stessi temi che ha posto Brunetta. Noi dobbiamo avere l’orgoglio di non avere paura delle elezioni”, anche “recuperando l’alleanza con Sel”. Matteo Renzi non può essere da meno “In questi sette mesi siamo stati dietro alle bandierine, era come un grande bancone del supermercato e le richieste aumentavano”. E nei piani del sindaco di Firenze per il futuro si può “risparmiare un miliardo eliminando il Senato, le province. Bisogna cambiare la legge elettorale. Si deve fare un Jobs act. E ridare un minimo di speranza e passione agli italiani in una fase in cui sembra tutto sia rassegnazione. Chiediamo a Letta di dare un’anima all’Europa”.

Ma i fuochi d’artificio avvengono nel finale:

Da un Matteo Renzi  che parla del “un Pd che prova a ridare la parola speranza” e ribadisce che   “faccio politica perché ci credo, se la politica fa una cura dimagrante recupera credibilità”, e ha sottolineato che “il mio Pd prova a restituire valori e a far vincere la sinistra che si è stancata di partecipare”. C’è Civati e il suo Pd degli elettori, ma soprattutto dei ragazzi e delle ragazze di questo paese. Un partito rivolto ai giovani e sottolinea “Voglio dire che saremo al loro fianco perché ci crediamo. Torniamo alla vostra freschezza diamo a voi il protagonismo che meritate. E poi, smettiamola di chiamare giovani i quarantenni” E poi conclude: “Fatelo per voi e se posso essere egoista, fatelo per mia figlia che ha solo un anno”. Ma anche Cuperlo per l’annuncio finale ha preparato gli effetti speciali: “La responsabilità della nuova classe politica – spiega Cuperlo – è quella di ridare dignità e prospettiva al paese. Non c’è cambiamento senza la profezia della sinistra”

Ma cosa c’è nel futuro dell’Italia per tutti e tre i candidati alla segreteria Pd? Naturalmente gli Happy Days… e benevnuti in Italia!

 

“L’Italia ha bisogno di una scossa”: così Renzi

MATTEO-RENZI-tuttacronacaHa preso parte alla trasmissione La Gabbia, su La7, il sindaco di Firenze Matteo Renzi ed è tornato a ribadire il suo pensiero sul caso Cancellieri-Ligresti, immaginando, come richiesto dalla domanda, di essere già segretario del Pd: “Avrei dato l’indicazione di votare la sfiducia. E’ stato un errore consentire al ministro Cancellieri di restare al suo posto. Ma rispetto la posizione politica del presidente del Consiglio”. E spiegato: “Non c’è niente di illecito in quello che ha fatto Cancellieri, il punto è che il ministro ha dato l’impressione di essere talmente amica della famiglia Ligresti da arrivare a dire che non è giusto, ripetuto tre volte, riferito a quell’azione della magistratura”.  “Il governo Letta – spiega Renzi – dal 9 dicembre ha un’agenda nuova”, chiunque vinca le primarie del Pd. “L’Italia ha bisogno – ha aggiunto – di una scossa. Il Pd deve dare i tempi sulle cose da fare alla maggioranza, non puo’ fare la bella statuina”. Renzi ha quindi aggiunto: “La lealtà che io ho espresso in questo passaggio al Pd è la stessa che chiederò nei miei confronti dall’8 dicembre”. Un messaggio ai governisti del Pd?

Arriva la bomba nel Pd? Renzi inonda e Letta corre ai ripari

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Se la Sardegna è in emergenza, anche Letta e il Pd devono correre ai ripari. Renzi infatti inonda il suo partito e, forte della vittoria nei circoli, attacca il ministro Cancellieri. 

Intanto Matteo Renzi torna ad attaccare, confermando la sua posizione. “Sono per le dimissioni di Cancellieri, indipendentemente dall’avviso di garanzia o meno”. Sono queste le parole dell’ex rottamatore nella sua Enews settimanale. “L’idea che ci siamo fatti dell’intera vicenda Ligresti è che la legge non sia uguale per tutti e che se conosci qualcuno di importante te la cavi meglio. E’ la Repubblica degli amici degli amici: questo atteggiamento è insopportabile”.

“I media – dice ancora Renzi – scrivono che il ministro Cancellieri dovrebbe dimettersi se le arrivasse un avviso di garanzia. Non la penso così e so che adesso non tutti saranno d’accordo con me: le dimissioni non dipendono da un avviso di garanzia. L’avviso di garanzia è un atto di tutela verso l’indagato, non è una sentenza di condanna: vent’anni di giustizialismo soprattutto mediatico hanno trasformato uno strumento a favore della difesa in una condanna preventiva. Un Paese civile, un Paese che cambia verso, è un Paese in cui non basta un’informazione di garanzia per condannare una persona. Se diventerò segretario del Pd su questo tema vorrei combattere una battaglia culturale”.

Il sindaco di Firenze assicura che una sostituzione del ministro della Giustizia non indebolirebbe Letta. “A chi dice – scrive -: Renzi fa questo per indebolire Letta. Bene, sia chiaro: se cambia il ministro della Giustizia il Governo Letta è più forte, non più debole”. “Perché – sottolinea – con questo ministro, qualsiasi intervento sulle carceri, qualsiasi posizione sulla riforma della Giustizia sconterà un giudizio diffidente di larga parte degli italiani”.

“Ma cosa farà il Pd in Parlamento? Se Cancellieri non si dimette – spiega il sindaco fiorentino -, il gruppo del Pd si riunirà. Spero che nel gruppo si voti, in modo palese, con ciascun parlamentare che esprime la sua opinione spiegandola ai colleghi e agli elettori. Abbiamo molti parlamentari capaci: sono certo che non avranno paura delle loro idee”.

Renzi sottolinea che “poi, siccome siamo un partito e non un’accozzaglia di gente, tutto il gruppo vota secondo le indicazioni della maggioranza. Se fossi segretario chiederei di partecipare alla discussione. Non lo sono, almeno per il momento e non sono parlamentare: dunque non ho titolo per esserci”.

Letta, secondo le ultime indiscrezioni, avrebbe quindi deciso di partecipare all’assemblea Pd per la sfiducia della Cancellieri, per cercare di blindare il ministro al suo posto. 

Nei circoli Pd vince Renzi

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L’esito delle votazioni nei circoli del Partito democratico per la sfida delle primarie vede vittorioso Matteo Renzi. Secondo i dati forniti dal responsabile dell’organizzazione del Pd, Davide Zoggia, il sindaco di Firenze ha infatti ottenuto il 46,7% delle preferenze. Secondo Gianni Cuperlo (con il 38,4%), terzo Pippo Civati (al 9,19%). Ultimo e quindi escluso dalla corsa alla segreteria Gianni Pittella (leggermente sotto il 6%).

Renzi a Che tempo che fa: “Il centrodestra come Ridge e Brooke”

renzi-che-tempo-che-fa-tuttacronacaMatteo Renzi è stato ospite di Fabio Fazio questa sera a Che tempo che fa e non poteva mancare di parlare di uno dei temi più caldi di queste ultime settimane: “Il ministro Cancellieri si deve dimettere”, ha detto il sindaco fiorentino. “È una donna delle istituzioni, un servitore dello Stato” ma che “in questa vicenda ha sbagliato, e dovrebbe dimettersi prima della mozione di sfiducia”. Ma comunque: “Anche se dovesse passare la mozione di sfiducia al ministro Cancellieri, il governo non e’ a rischio”. E ha aggiunto: “Perché dovrebbe essere a rischio? Le cose su cui si deve mettere alla prova” il governo, per Renzi, “sono i temi come il lavoro, la disoccupazione”. Parlando poi di quanto accaduto nel centrodestra, con la rottura tra Berlsuconi e Alfano: “Nel centrodestra” è avvenuta “una scissione a tempo determinato”. Sembra di vedere, ha detto Renzi, “Ridge e Brooke di Beautiful”. Infine, ha risposto alle recenti critiche di D’Alema: “D’Alema dice che se vinco distruggo la sinistra. Ma è lui che in questi anni ha distrutto la sinistra”, ha detto Renzi. “Questo è il primo congresso in 20 anni che D’Alema ha perso”.

La Cancellieri fa sanguinare il Pd?

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Il caso Cancellieri non è ancora archiviato, nel Pd la ferita è aperta e sanguina e la tensione sale anche in vista del Congresso. Quella telefonata rivelata da La Repubblica, che a questo punto sarebbe la terza e di cui non si è fatta menzione in Aula durante i chiarimenti che il Ministro della Giustizia ha dato in parlamento, ora diventa una lama tagliente che ferisce il partito democratico già ampiamente dilaniato dalle lotte intestine. Pippo Civati chiede che il gruppo del Pd metta “ai voti al suo interno” la posizione da assumere quando alla Camera (il 20 novembre) verrà discussa la mozione di sfiducia per la Guardasigilli accusata di favoritismi nei confronti di Giulia Ligresti, ma stavolta non è solo. Con lui anche    Felice Casson  che rivela all’Huffinghton Post Ero per le dimissioni e l’ultima novità non fa che acuire il problema. Quanto meno ne dobbiamo discutere nel Pd”. Ad aprire la strada nei giorni scorsi era stato Matteo Renzi che aveva dichiarato “Fossi stato segretario le avrei chiesto di dimettersi”.

Dal canto suo, Civati rincara: “Siccome oltre a me anche Renzi ha fatto capire di volere le dimissioni del ministro, e siccome lui conta su una larga schiera di deputati (i ‘suoi’ e i fassiniani, i veltroniani, i lettiani, i franceschiniani che lo sostengono), è probabile che la decisione passi. Altrimenti ci troveremmo di fronte al solito equivoco”.

D’Alema per colpire Renzi attacca Briatore, lui si difende… Twitter si scalda

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Massimo D’alema lancia la sfida a Renzi e in un’intervista all’Unità spiega le sue ragioni:  “Si è dimostrata una grande vitalità nell’andare contro corrente. C’è una parte significativa del Pd e in essa tanti giovani che sostiene Cuperlo e che non si è piegata a questa campagna mediatica”.

Se poi, come tutti i sondaggi indicano, Renzi dovesse vincere la gara per la segreteria del Pd allora farà i conti con un partito che – spiega ancora il presidente della Fondazione italiani europei – dovrà in buona parte convincere: “Non potrà – e qua sembra rivolgersi direttamente a Matteo – pensare di impadronirsi di un partito che in una certa misura lo osteggia, dovrà – aggiunge – avere la saggezza di rappresentare un mondo più vasto e guadagnarsi il consenso di chi non è con lui e non solo dei suoi seguaci o di qualche editore”.

E se il risultato oltre che ampio fosse anche plebiscitario? E proprio in questo caso che l’ex presidente del consiglio agita spettri: “Se così fosse – ammette – c’è il rischio che una parte del Pd non si senta più nelle condizioni di viverci dentro”. Scissione? “No – risponde – emorragia di iscritti”.

L’altro grande tema è se, una volta diventato segretario, Renzi metterà in crisi la tenuta dell’esecutivo guidato da Letta. L’ex presidente dei Ds risponde così: “Spero di no. Auspico che non si creino tensioni, non si può dare manforte a Berlusconi per far cadere il governo”.

Una lunga intervista in cui D’Alema parla di tutto, anche del caos tessere e della decisione di Prodi di non andare a votare il prossimo 8 dicembre: “Giudico negativamente la sua scelta, non riesco a capire: diversi di noi hanno posizioni critiche o ragioni di amarezza personale, ma non credo – conclude – che questo giustificherebbe il fatto di non andare a votare”.

D’Alema poi tenta la battuta e di mezzo ci va anche Briatore: “Non ci serve un dattilografo (il riferimento è all’immagine di Renzi che martedì rispondeva alle domande via twitter battendo velocemente sulla tastiera) ma un segretario” e ancora: “Senza iscritti i Gazebo chi li smonta? Flavio Briatore”.

Flavio Briatore risponde subito su Twitter Massimo D’Alema e sarcastico gli dice: “Caro D’Alema io i gazebo li saprei smontare ma non credo che tu saresti capace a montarli”.

Il Pd della Bindi: basta liti pensiamo ai progetti

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Rompe il silenzio Rosy Bindi dopo che l’elezione alla guida dell’Antimafia, aveva scaturito una marea di polemiche soprattutto nel Pdl. Ma poi, calato il sipario, la Bindi si concentra ora, sui problemi dell’esecutivo e sul congresso dei democrat. L’elezione del segretario è una tappa interna alla vita del partito, mentre il Governo Letta è in lotta per la sopravvivenza ogni giorno. Alla Stampa la Bindi ha dichiarato:

Prima, in verità, il Pd dovrebbe dire ai propri elettori che il Congresso che ha avviato non è né una farsa né un concentrato di irregolarità, non le pare?

«E infatti non è così: noi non meritiamo di essere raccontati come una caricatura. Stanno votando centinaia di migliaia di iscritti, i casi inquietanti in realtà sono cinque (Cosenza, Asti, Frosinone, Lecce e Rovigo) e un aumento delle iscrizioni – dopo il calo dell’anno scorso – è in parte fisiologico, considerata la stagione congressuale».

Tutto a posto, dunque?

«Non dico questo, ma nessuno dei casi in questione è riconducibile all’elezione del segretario nazionale. E comunque, bloccare il tesseramento è stato giusto: così si impedisce che, dentro o fuori il Pd, si possa dire che si sta inficiando il Congresso».

Inficiando forse no, ma sporcarlo – così da depotenziare la possibile vittoria di Renzi – forse sì. Lei pensa che qualcuno stia praticando un giochetto simile?

«Lo escludo totalmente. Le dico, anzi, che i risultati che maturano nei circoli ci fanno pensare a un Congresso vero e competitivo. Ora, però, il problema è far decollare il confronto tra i candidati – sui programmi, sul ruolo del Pd, sulla natura del partito – perchè se c’è una cosa che non possiamo permetterci è un calo di partecipazione alle primarie».

Ma un calo è dato per scontato…

«Non ci si può rassegnare a questo. Abbiamo un mese per discutere del partito e del Paese che vogliamo. Bisogna che i candidati animino un dibattito serio sul futuro, perchè sono mesi che siamo appiattiti sulle vicende di Berlusconi e sull’instabilità della stabilità del governo. Per quanto mi riguarda, farò la mia parte».

Ma se ha deciso addirittura di non schierarsi con nessuno dei candidati in campo!

«Però andrò a votare, e il documento che abbiamo proposto al dibattito del partito mi pare meriti attenzione. In quel documento diciamo che il Pd sostiene il governo ma non si identifica in esso; che la stabilità è un valore solo se produce risultati, riforme e azioni utili al Paese; e che non siamo disposti a sacrificare l’assetto bipolare del sistema politico italiano sull’altare della stabilità. Insisto: se non si affrontano i problemi, non è un governo di servizio ma un governo di durata… Insomma, ci sono molte cose da definire. Pensi a questa vicenda del Pse…».

Lei intende le critiche di Fioroni – e non solo – per l’affermazione di Epifani circa il fatto che «il Pd ha le sue radici nel Pse»?

«L’esperienza del Pd non si identifica con quella del Pse. Noi siamo – certo – nella metà del campo progressista, ma con l’intento di superare le tradizionali famiglie politiche europee. Non dobbiamo ridurre le nostre ambizioni e il nostro progetto. Ci sono tante forze progressiste nel mondo – dagli Stati Uniti al Giappone – che non si identificano nel socialismo. Dunque, ospitiamo pure il Congresso Pse a Roma: ma con la forza di chi sente di poter chiedere a quella famiglia politica di cambiare nome e orizzonte».

Per tornare al Congresso: crede che vincerà Renzi e che dopo – come molti profetizzano – ci saranno elezioni anticipate?

«Penso che questa ipotesi, in questo momento, non convenga a nessuno. Credo che Renzi abbia bisogno di tempo per stabilire un rapporto più stretto con il suo partito, e che se questo riesce anche lui ne trarrà maggior forza. Quanto alle primarie, sì: immagino vincerà lui. Ma nei congressi locali c’è una situazione quasi di parità con Cuperlo, il che vuol dire che ci sono ampi margini per una discussione vera. Per altro, il voto che stanno esprimendo i circoli ci dice che questo non è “il Pd di Renzi” e che Renzi non lo ha ancora né conquistato né convinto sulla base di un progetto che – per quanto mi riguarda – trovo ancora generico e non condivisibile soprattutto sulle politiche economiche e sociali».

Lei dice «il Pd di Renzi» così come una volta si diceva l’Ulivo di Prodi… Che effetto le ha fatto apprendere che il Professore non voterà alle primarie?

«Non mi ha meravigliato. E se vuole che gliela dica tutta, credo che dopo la vicenda dei 101 “franchi tiratori” Romano sia autorizzato a fare qualunque scelta. Provo una grande amarezza, naturalmente: ma anche per il fatto che su quell’inaccettabile episodio non vi sia stata un’analisi seria, un’autocritica ed un’assunzione di responsabilità».

Un’ultima cosa: sulla Commissione Antimafia. È sempre ai ferri corti con il Pdl?

«Mercoledì riuniremo l’ufficio di presidenza. Aspetto ancora la nomina del capogruppo del Popolo della Libertà in commissione e poiché molto tempo è passato, sento di dover rivolgere loro un appello: di fronte alla magistratura ed alle forze dell’ordine che continuano la loro lotta alla mafia, di fronte all’impegno di “Libera” e delle altre associazioni, dei parenti delle vittime e di operatori economici che non si arrendono, la politica non può restare indietro e mostrarsi inadempiente. È una responsabilità che dobbiamo sentire tutti, ed è per questo che attendo fiduciosa».

Non è un partito per giovani? Epifani: se Renzi vince non è il solo candidato premier

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Altro giro, altre regole, altre carte che vengono mescolate. Ormai sembra inarrestabile la corsa di Renzi alla segreteria del Pd e allora si deve cercare in tutti i modi di ostacolare almeno la Premiership. E così oggi Epifani rilasciando un’intervista a Maria Latella su SkyTg24 ha dichiarato Chi vincerà le primarie del Pd “sarà anche candidato premier”, ma non è detto che sia solo: “se concorressero altri, sarebbe giusto” farli entrare in gioco “perché si è fatto così nel passato”.

Così l’Huffington riportando l’intervista di Epifani scrive:

Letta, ad esempio? “Deciderà lui quando terminerà questa esperienza di governo, ma in via generale può essere, come anche per altri candidati”, ha risposto l’ex segretario Cgil. “Io vorrei che si assumesse tutto questo come un percorso fisiologico”, ha aggiunto Epifani. “Noi siamo orgogliosi di avere tante personalità che si stanno affermando”.

Sulla polemica riguardante un possibile secondo mandato da sindaco per Matteo Renzi, il segretario ha osservato che “fare il segretario del Pd è molto pesante”, ma serve anche guidare il partito “in modo nuovo, stando in mezzo alla gente”.

“Io tengo una posizione equidistante, dico quello che ho visto in questi mesi: fare il segretario è un compito molto pesante e oneroso, non è facile e semplice”, ha spiegato Epifani. “Ma penso anche che si debba fare il segretario di un grande partito in un modo nuovo, stando in mezzo alla gente. Questo lo capisco e vedrei bene questa possibilità, un segretario che sta in mezzo alle persone per rompere questa frattura tra cittadini e politica. Ma questo lo deciderà Renzi o gli altri candidati”.

Sempre rivolto a Renzi, un altro messaggio. “Renzi dice che le elezioni non sarebbero una catastrofe? In democrazia il voto non è mai una catastrofe ma in questa caso non serve al Paese”. Per Epifani, in questo momento “bisogna avere i nervi a posto e portare a casa questa legge di stabilità. La cosa peggiore che può capitare al paese è di considerare che tutto quello che è capitato non è servito. La gente cerca una indicazione”.

Dal segretario del Pd anche parole miste sulla legge di stabilità. Una legge che – secondo Epifani – “va nella direzione giusta”, “ma ha bisogno di avere un’anima, qualcosa che parli nell’interesse del Paese”. Per questo – ha aggiunto – è una legge che “deve essere migliorata in Parlamento”. Come? Puntando sulle chiavi di volta: investimenti, fiscalità più giusta, giù tasse su lavoro e impresa. E non certo – è la stoccata di Epifani al Popolo della Libertà – privatizzando le spiagge. “Ci sono beni pubblici fondamentali come le spiagge che è bene tenere nella proprietà di tutti”.

Il Pd non è un partito per giovani?

Frammenti di Pd!

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Nessun ripensamento e il Pd va in frammenti. “Penso che abbiamo agito correttamente”, così il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, a margine di un’iniziativa politica promossa da Gianni Cuperlo, risponde a distanza a Matteo Renzi sul caso Cancellieri.  E proprio sul sindaco di Firenze agiunge “mi sono dato un costume in questa fase di non entrare in discussione con i candidati”.

Veleni nel Pd… tra tessere e attacchi, il partito è al capolinea?

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Il Pd e i suoi scontri interni, il Pd e il tesseramento, il pd che perde la sua base, la riconquista e l’abbandona. Storia di un partito mai nato come afferma Cacciari o peripezie di un partito in cui a dettare la linea forse sono ancora i rottamati che riaffiorano tra le correnti?

Oggi a gettare una ventata di gelido inverno ci ha pensato Massimo D’Alema che da Cominform ha lanciato il suo attacco prima ai giornali e poi a Matteo Renzi: “Certo, potersi iscrivere sino al momento del voto era sbagliato”, ma è “una regola che ci è stata imposta dagli stessi giornali che ora ci accusano” e poi ha aggiunto facendo lo sgambetto ancora una volta al sindaco di Firenze: “Come segretario è una totale incognita, come candidato premier è un aspirante e bisognerà vedere se reggerà gli anni di attesa che potrebbero essere logoranti”.

La guerra alle pensioni di Renzi, ora tocca a quelle di reversibilità

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Dopo la lotta alle pensioni d’oro di Renzi ora, il sindaco di Firenze, sposta la battaglia sulle pensioni di reversibilità. il primo affondo Renzi lo ha fatto negli studi di Michele Santoro a Servizio Pubblico dove aveva già lanciato la sua ascia, ma ora rincara la dose come sottolinea Cannavò su Il Fatto Quotidiano:

“Fedele al ruolo di affabulatore ha voluto porre il tema parlando di sua nonna, Maria Bovoli, tenace vecchina di 93 anni. “Chi l’ammazza! – ha detto il sindaco di Firenze – mia nonna ha avuto la pensione di reversibilità quando aveva sei figli. È stato giusto ma continua a percepirla ancora, 3.000 euro al mese, nonostante i figli siano piuttosto grandi”.

Renzi non ha detto altro, ma l’intenzione di voler intervenire sulle pensioni di reversibilità è chiara. La conferma viene da quello che è considerato l’esperto di Renzi in questioni economiche, Yoram Gutgeld:

“La reversibilità in Italia è molto alta, circa il 30-40% in più del resto d’Europa. Non abbiamo presentato proposte ma ci stiamo lavorando. Ci sono margini per ridurre qualcosa, certo non le pensioni basse”. Il problema è che proprio di pensioni basse stiamo parlando. Nel bilancio dell’Inps, la spesa per pensioni ai superstiti – questo è il termine tecnico della reversibilità – è di 28 miliardi per 3,8 milioni di pensioni erogate. Importo medio: 565 euro. Come sempre, si tratta della “media del pollo”, ci sono assegni più alti e altri più bassi. Ma con quella media è difficile andare a pescare privilegi corposi, non stiamo parlando di pensioni d’oro.

Il Fatto spiega in cosa consista la pensione di reversibilità,

quella percepita in caso di decesso del coniuge: in Italia ci sono milioni di pensionati di questo tipo, in prevalenza donne, una vita di casalinghe alle spalle. La pensione ai superstiti (reversibilità) spetta ai familiari del defunto: coniuge, figli minori e fino al compimento degli studi, fratelli, nipoti e genitori purché a carico. Al coniuge spetta il 60% della pensione, l’80% se ha un figlio, il 100% con due figli. Al figlio senza coniuge va il 70% che sale all’80 e al 100% con più figli. Il 15% a ogni altro familiare, diverso da questi, avente diritto. Se si possiede un altro reddito, la pensione è ridotta del 25% quando si superano i 1.400 euro, del 40% oltre i 1.860 e del 50% oltre i 2.330 euro.

Vivaci sono state subito le reazioni e tutte ostili:

Antonio Pellegrino, tecnico previdenziale dello Spi Cgil, ha detto “Renzi fa i conti con tasche che non sono le sue, fa vergogna perché parliamo di redditi in genere bassi e comunque già regolati”.

Alla morte di un titolare di pensione, questa è dovuta al coniuge, ai suoi figli ma anche ai genitori o ai fratelli. In proporzioni ridotte e con alcuni limiti di reddito oltre i quali scattano le riduzioni “Si tratta di una delle condizioni di vita più difficili e dolorose” aggiunge Pellegrino. Un settore in cui i 3.000 euro della “nonna renziana” costituiscono una chimera. L’idea, però, potrebbe trovare cittadinanza all’interno dell’Inps dove si fa notare che la spesa reale, in realtà, è più alta, 39 miliardi. Alle pensioni erogate a chi non ha altri redditi vanno aggiunte quelle di chi possiede altre entrate. In tal caso la media è più alta, 856 euro al mese: ancora anni luce dalla nonna di Renzi. “Sembra ossessionato dalle pensioni” ha detto Carla Cantone, segretario dello Spi-Cgil, organizzazione di oltre 2,5 milioni di iscritti. segretario dello Spi-Cgil, replica con nettezza, più di quanto fatto finora dalla Cgil nei confronti del futuro segretario Pd: “Matteo Renzi è proprio ossessionato dai pensionati e ancora di più da quelli che liberamente e democraticamente hanno deciso di iscriversi al sindacato. I pensionati non sono mica tutti come sua nonna che prende 3.000 euro al mese”. Cantone dice di comprendere le necessità della “campagna elettorale” ma, aggiunge, “Renzi sbaglia bersaglio e non fa il bene del paese continuando ad aizzare le folle contro chi è andato in pensione dopo una vita di lavoro”.

Sei di sinistra? Non ti puoi tesserare… stop da lunedì!

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La decisione sembrerebbe venire proprio dalla segreteria del partito, che ha condiviso la riflessione del Segretario Guglielmo Epifani che aveva commentato:  “Credo che la segreteria abbia assunto una linea seria e responsabile. Credo che questa sia la strada giusta. Una decisione che, a mio parere, conviene a tutti perché fatta nell’interesse di tutti, anche dei singoli candidati”.

Queste le condizioni poste per lo stop dalla segreteria: accordo di tutti i candidati, apertura dei circoli ancora per questo weekend e una verifica tecnica sulle modalità. A dare l’annuncio è stato il responsabile dell’organizzazione, Davide Zoggia, spiegando che la segreteria ha “condiviso la considerazione di Epifani, che ha chiesto una riflessione sul tesseramento”. Ed ecco i paletti, messi in chiaro dallo stesso Zoggia: “Che questo fine settimana i circoli siano aperti anche in vista delle convenzioni che si terranno dal 7 al 17 novembre; che i candidati siano d’accordo e su questo il segretario farà le verifiche del caso” e che la commissione congresso valuti le modalità della proposta.

“Lo si fa – ha evidenziato ancora Zoggia – per tutelare il partito” e per “evitare che nonostante si tratti di sei o sette casi si continui a parlare prevalentemente di questo”. Se la proposta sarà confermata il tesseramento chiuderà lunedì.

A porre con forza la questione era stato appunto il segretario dicendo che, sui casi di segnalazioni di irregolarità nei congressi provinciali, il Pd intende “procedere in assoluta trasparenza”. Epifani aveva poi spiegato come sia “nostro interesse andare fino in fondo e prendere decisioni serie e rigorose” in merito a “fenomeni che fanno male al partito”. “Per quello che mi riguarda c’è l’indicazione di procedere con rigore assoluto”.

E intanto, non si placano le polemiche tra Renzi e Cuperlo attraverso la “guerra” dei numeri. Messe in circolazione cifre diverse completamente discordanti che hanno mandato in tilt il partito provocando reazioni durissime sia da una parte che dall’altra. Tensione, dunque, altissima con i riflettori accesi sul fenomeno del rigonfiamento delle tessere registrato in più di una provincia. Dopo l’intervento del segretario del Pd, ecco il commento apparso sulla pagina Facebook di Matteo Renzi: “Mi va benissimo qualsiasi decisione prendano Epifani e gli altri candidati. L’importante è che si parli di questioni serie e che l’8 dicembre alle primarie possano votare tutti i cittadini”.

Scende in piazza anche Gianni Cuperlo che in un’intervista radiofonica non si tira indietro: “Questa idea che ci si possa iscrivere al partito fino all’ultimo giorno a un minuto prima del voto, ma perché? Non ho mica detto blocchiamo il tesseramento all’anno scorso? Fermiamolo al giorno prima, il giorno prima dei congressi di circolo che decideranno la guida, la linea e la piattaforma politica del Pd dei prossimi anni, e facciamo in modo di dare un po’ di ordine, di disciplina, a questa discussione”.

#Cambiaverso: la campagna online di Renzi e i manifesti fai da te

cambiaverso-tuttacronacaSi chiama Cambiaverso ed è il sito che rientra nella campagna per le primarie del Partito Democratico di Matteo Renzi. Qui gli utenti possono creare il loro manifesto scegliendo il proprio slogan per poi condividerlo in rete. Un’occasione ghiotta non solo per chi vuole lanciare la propria idea sul cambiamento di cui ha bisogno l’Italia ma anche per chi ne approfitta per scherzare o fare dell’ironia. Ecco allora che accanto a temi quali il lavoro e il tesseramento Pd spuntano gli scontri tra Juve e Milan, il sudore contrapposto al deodorante e anche i Pokemon.

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Pippo Civati: “Superare il sistema delle tessere”

Civati-tuttacronacaContinua la campagna elettorare dei candidati alla segreteria del Partito Democratico e Pippo Civati, durante un incontro ad Ascoli Piceno durante il quale è stato registrato un boom di presenze, ha dichiarato che “E’ ora di superare il sistema delle tessere. E’ una storia indecorosa che mi ricorda le tessere telefoniche prepagate”. Durante l’incontro, che per la notevole partecipazione di pubblico è stato spostato da una sala conferenze al vicino Palazzo dei Capitani, il dem ha anche sottolineato come “Il Pd deve compiere una battaglia tra le idee e non un conflitto tra persone”.

Renzi come Virna Lisi? All’attrice piace il paragone: “mi sta simpatico”

virna-lisi-tuttacronacaMassimo D’Alema, in un’intervista rilasciata oggi, parlando dei contenuti del sindaco fiorentino Matteo Renzi alla Leopolda, aveva dichiarato, facendo riferimento ai caroselli del dentifricio Chlorodont, la cui protagonista era Virna Lisi: “Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti. Mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, ‘con quella bocca può dire ciò che vuole. Salvo poi dimenticare che in gran parte le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Pd”. L’attrice, commentando l’accostamento tra lei e il dem ha dichiarato: “Per tanti anni hanno detto che solo io potevo dire quello che volevo ‘con quella bocca’, ma il paragone mi fa piacere, perché Renzi mi sta simpatico”. Anche il sindaco di Firenze ha preso la parola al riguardo: “Ho mandato un mazzo di fiori a Virna Lisi adesso per darle la mia solidarietà per l’accostamento”.

Sono sempre ricercato… D’Alema attacca Renzi!

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A D’Alema, sembra proprio che il “format Renzi” non piaccia e non perde occasione per denigrare il sindaco di Firenze assoggettandolo a quelli che secondo lui sono modelli da evitare e, questa volta, tira in ballo anche la pubblicità di Virna Lisi:  “Con quella bocca può dire ciò che vuole“. Così Massimo D’Alema dà sfogo al suo attacco diretto a demolire Matteo Renzi, in un’intervista del quotidiano il Mattino.  “Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti”, e poi conclude con ”Renzi mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, ‘con quella bocca può dire ciò che vuole’. Salvo poi dimenticare che in gran parte le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Pd”. Il video per chi vuole rispolverare la memoria, o per chi, probabilmente come molti sostenitori di Renzi, questa pubblicità proprio non l’hanno mai vista:

Secondo D’Alema poi, “non è affatto scontata” la premiership per il sindaco di Firenze qualora diventi segretario: ”Può darsi – dice – che possa sorgere un’altra candidatura, che qualcuno cioè voglia sfidarlo proprio com’è successo tra Bersani e lui”. E Renzi ”non potrà sottrarsi a questa sfida, tanto più che andremo alle elezioni con una coalizione, non certo da soli”. Per l’ex premier, infatti, il Pd ”non può avere la presunzione di andare al voto da solo” e oltre a Sel, D’Alema immagina una coalizione ”ampia”, che raccolga ”anche forze di centro e della società civile”. Quasi una Democrazia Cristiana spostata a sinistra?

La tenuta del governo, comunque, non dipende dal sindaco di Firenze ma ”da quella parte del Pdl che non vuole far cessare anticipatamente l’esperienza Letta. Se quella parte non tiene, non c’è Renzi che tenga”. Sembra proprio che D’Alema voglia allontanare dall’orizzonte politico Renzi. Magari D’Alema, rottamato dall’ex rottamatore, ora ha:

…le idee a profusione
e ne fa collezione

 E infatti sul tema giustizia, D’Alema si aspettava dal post-rottamatore “qualche spiegazione in più. C’è stato un eccesso del ricorso alla carcerazione preventiva. Sono per la piena salvaguardia dell’indipendenza e autonomia della magistratura, che però deve fare una valutazione attenta della professionalità dei pm nel considerare gli avanzamenti di carriera”.

Quanto a Silvio Berlusconi,  D’Alema ritiene “che dovrebbe saggiamente dimettersi da parlamentare. Questo non gli impedirebbe di esercitare un ruolo politico ma toglierebbe da disagi e imbarazzi il Parlamento ed eviterebbe questa inutile drammatizzazione. Io sono uscito dal Parlamento per… reati meno gravi – essere un leader della sinistra – e, come vede, questo non mi impedisce di occuparmi ancora di politica”.

Chissà se D’Alema, sempre pronto a rispolverare i vecchi spot pubblicitari, si riconosce in un vero e proprio modello “mitico” come quello portato a teatro da Petrolini: il ricercato Gastone! Ma saprà D’alema come Gastone ironizzare oltre che su gli altri anche su se stesso?

Ticket? Forse c’è tra Cuperlo e Renzi!

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“Bisogna fare la stessa cosa che ha fatto Mandela. Cuperlo è molto bravo, è una persona che pensa e pensa bene. Lui può organizzare e poi avremo un grande strumento per ripartire tutti insieme, per cambiare le coscienze degli italiani”, a dirlo è un renziano doc, Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, che chiude questo sabato fiorentino lanciando una proposta di collaborazione (meglio chiamarlo ticket?).

Forse è la fine della guerra fratricida che dilania il Pd.

D’altra parte c’era stato anche Umberto Contarello, sceneggiatore di cinema, spesso presente alle Leopolde renziane che oggi aveva chiamato Gulliver a sostegno dei suoi concetti politici: il gigante legato dai lillipuziani. Il grande sottomesso da tanti piccoli e così Contarello invita anche a ritrovare l’avventura e afferma: diventare troppo giudiziosi, sapienti, ma andare avanti con l’ingenuità onnipotente che ci ha mosso finora. Siamo come Gulliver, imbrigliati. Dobbiamo solo alzarci in piedi, prendere le forbici e tagliare ciò che ci mantiene a terra. Ritrovare l’avventura per liberare il paese: fare la seconda guerra di liberazione contro la burocrazia, l’amministrazione dei partiti, l’ingerenza dello Stato…”.

Assemblea dell’Anci: Renzi e i sindaci pedalano verso il futuro

MATTEO-RENZI-sindaci-tuttacronacaRenzi da tempo invoca la rivendicazione dei territori e proprio di questo si parla all’assemblea dell’Anci in corso alla Fortezza da Basso a Firenze, dove si è aperto il ‘processo’ al governo. E’ un partito dei sindaci quello che viene a formarsi alla vigilia della Leopolda, con Matteo Renzi, Piero Fassino e la carica dei sindaci, tra renziani e meno renziani, tutti compatti a chiedere autonomia dai livelli centrali. E il neo-partito dei sindaci corrisponde all’idea che il primo cittadino di Firenze vorrebbe mettere in pratica una volta eletto al Nazareno, per spazzare via il centralismo democratico, costruire una struttura con spina dorsale mobile e snodata sui territori e cancellare lo schema piramidale fino ad oggi conosciuto, ossia con un livello centrale alla guida del popolo. Ma oltre al contraccolpo che subirà il governo da una simile formazione, va sottolineato come Renzi lo immagina. Come spiega l’Huffington Post: “Il progetto di Matteo è attuare una vera e propria riforma al Nazareno, valorizzare le riunioni degli eletti, per dire, costruire un corpo a vocazione maggioritaria ma eliminando le “contraddizioni” rimaste dall’era Veltroni. Per esempio, aprire anche l’elezione dei segretari provinciali ai non iscritti. Un vero e proprio piano di riforma non c’è ancora, dipenderà dalla percentuale con cui Renzi vincerà le primarie, dipenderà dagli equilibri della nuova assemblea nazionale, organo deputato a modificare lo statuto. Però la tendenza che si respira bene già a Firenze è questa.” E’ dunque il giorno degli interventi di Napolitano e Letta: ieri parlava il governo, ora la parola la prendono gli interessati.

Anche Graziano Delrio, ministro delle Autonomie, si trova alla Fortezza da Basso, intento in un processo al governo di cui fa parte e che deve difendere anche perchè il contraccolpo lo si sentirà nelle Aule dove, in caso, bisegnerà rimetter mano alla Legge di Stabilità, come i sindaci chiedono. Enzo Bianco, sindaco di Catania, dice: “Sono anni che il peso dei tagli viene scaricato sui comuni, sono anni che si tagliano tasse a livello centrale per poi indurre i sindaci a introdurle a livello locale e noi finiamo nel mirino”. Rincara Marino: “Negli ultimi dieci anni i fondi ai comuni hanno subito 7.5 miliardi di tagli”. “Non siamo più disponibili a mettere le tasse che il governo taglia al livello centrale. Quindi o cambia la legge di stabilità o purtroppo aumenteranno le tasse e non per colpa nostra”, dice il sindaco di Bologna Virgino Merola. Ma non si tratta solo di tasse e soldi. Ancora Merola: “Le riforme istituzionali di cui parla Napolitano sono necessarie perchè abbiamo troppi livelli di governo, troppi passaggi burocratici. Ci viene richiesta innovazione. Ma il problema è che questo è un governo a minimo comune denominatore sulle riforme, invece ci vorrebbe il massimo…”. Fassino, sindaco di Torino, spiega: “C’è un problema generale non c’è consapevolezza da parte delle amministrazioni centrali dello Stato e del sistema dell’informazione del ruolo che Enti locali e sindaci svolgono. Chiediamo di cambiare passo e modo di affrontare i problemi. Chiediamo di essere messi nella condizione di poter assolvere al meglio la nostra funzione, il che significa avere risorse adeguate e garantire la nostra autonomia. Non siamo amministratori che devono essere messi sotto tutela, di cui ogni giorno bisogna controllare l’operato, non siamo erogatori di spesa parassitaria. Siamo a amministratori responsabili che fanno ogni giorno spending review perché dobbiamo amministrare bilanci che in questi anni hanno subito grandi tagli”. Renzi si guarda attorno. E immagina il suo futuro… in attesa dell’8 dicembre.

Il documento di Renzi che shocca la sinistra: voglio i voti di Pdl e Grillo

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A chi lo accusa di parlare agli elettori del centrodestra e agli “arrabbiati” del M5S, Renzi risponde con un documento in cui dichiara a chiare note che:  “Si vince recuperando consensi in tutte le direzioni: centrodestra, Grillo, astensioni”.

“Vuoi anche i voti del centrodestra? Sì. E vuoi i voti di Grillo? Assolutamente sì. Non è uno scandalo, è logica – spiega il sindaco di Firenze -: se non si ottengono i voti di coloro che non hanno votato il Partito democratico alle precedenti elezioni, si perde. Tra di noi abbiamo spesso dato l’idea di essere interessati a parlare soprattutto a chi c’era già: non basta più, se mai è bastato. Non parliamo solo ai gloriosi reduci di lunghe stagioni del passato. Vogliamo parlare a chi c’era, e coinvolgerlo. Ma anche a chi non c’era, a chi ci sarà, a chi ci potrebbe essere se solo fossimo capaci di generare apertura e di lasciarci ispirati dalla curiosità”.

Secondo Renzi infatti “il Pd deve accogliere le speranze tradite di chi ha creduto in un progetto – diverso dal nostro, certo – e che poi ha fallito: le speranze delle persone non hanno bollini, non hanno etichette. Hanno bisogno di risposte. Il Pd deve essere spalancato alla curiosità, non rinchiuso nelle proprie certezze. Siamo stati bravi a farci del male. Abbiamo respinto ai seggi persone, uomini e donne che, armati della propria passione, erano usciti di casa per esprimere un voto, una scelta per noi. Abbiamo escluso chi voleva partecipare. Cosa c’è di più sbagliato, se non arroccare un partito? Nel voto, nelle idee. Dobbiamo fare l’esatto contrario, andare casa per casa a convincere, far uscire la nostra gente di casa e riportarla a partecipare, a scegliere insieme, a stabilire relazioni, a parlare di politica, a costruire l’idea che il partito ha del mondo. I tanti, non i pochi”.

Renzi è un rivoluzionario o l’Italia è anestetizzata?

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Intorno a Matteo Renzi si addensano odi e speranze del popolo della sinistra o meglio di quei cittadini che non sono ancora del tutto anestetizzati dalla politica e che non hanno privilegi da difendere. Renzi è un rivoluzionario? Forse non lo è, anzi potrebbe essere l’ala moderata della sinistra, ma nel contesto italiano diventa un’estremista. Deve dribblare le faide del partito, allo stesso tempo non deve calpestare il segretario in carica e traghettare il Pd lontano da quella voglia incalzante di Democrazia Cristiana latente che sta diventando di giorno in giorno il fulcro intorno al quale si muovono le diverse correnti. Cosa dire in questa posizione scomoda della legge di Stabilità che assomiglia molto a una purga travestita da gelato alla fragola che ondeggia tra populismo e immobilismo?

«Il Pd ha un segretario, si chiama Epifani; è giusto che la commenti lui. Chi pensa che da qui alle primarie io faccia il controcanto al Pd, o peggio al governo, si sbaglia. Dobbiamo parlare dell’Italia dei prossimi dieci anni, non della contingenza»

Così cerca di levar le castagne dal fuoco il Sindaco di Firenze che poi dà la stoccata:

«Credo che ci sia bisogno di una svolta radicale. Una rivoluzione capillare che non passa dalla legge di Stabilità, ma dalla riconsiderazione del sistema italiano. Lo sostengo da tempo. Ho un unico rammarico: non aver spiegato a sufficienza che la rottamazione non è solo il sacrosanto ricambio generazionale. Quello di cui l’Italia ha bisogno non è cambiare tutto, ma cambiare tutti. Ognuno nella sua testa dovrebbe cambiare un pezzettino. Anche l’establishment economico e finanziario, che ha colpe forse non più gravi di quelle dei politici, ma ha fatto perdere tempo e occasioni all’Italia».

I dati d’altra parte parlano fin troppo chiaramente: gli altri paesi stanno ripartendo, mentre in Italia la stagnazione regna sovrana. Ma per far davvero una svolta radicale le risorse l’Italia non le ha, avrebbe bisogno di sforare il famoso 3% vero spettro che si sta avventando a far diventare zombies le nuove generazioni e a far morire i quarantenni e i cinquantenni. Renzi prende le distanze anche da questo vincolo che definisce “anacronistico”: «L’Europa deve cambiare; non per l’Italia, per se stessa. Ma prima di chiedere all’Europa di cambiare, dobbiamo fare in casa le riforme che rinviamo da troppo tempo. La formula per risolvere la crisi italiana non è un algoritmo complicato; è la semplicità. Semplificare la burocrazia, il fisco, la giustizia, le norme sul lavoro. Perché non possiamo avere le stesse norme sul lavoro della Germania?».

Per la semplificazione del fisco e più in generale la cura c’è secondo Renzi che può affermare tranquillamente:

«Mi trova lei un altro sindaco che in piena crisi abbia abbassato l’Irpef?».

Dello 0,1%…

«Dallo 0,3% allo 0,2%, il 33% in meno. Per il Comune, milioni di euro in meno di entrate. Ma è importante il messaggio: la sinistra non può essere considerata il partito delle tasse. Durante la scorsa campagna per le primarie avevo proposto un intervento sul cuneo fiscale da 21-22 miliardi, per cui un signore che guadagna 2 mila euro al mese se ne sarebbe ritrovati in busta paga cento in più».

Come li prende i soldi? Ai pensionati?

«Io parlo delle pensioni d’oro. C’è chi prende 5 o 10 mila euro al mese. Sulla parte retributiva della sua pensione – che di fatto costituisce un regalo dello Stato – è legittimo chiedere un contributo. Per non parlare di alcune reversibilità. E dei tagli alla spesa pubblica, che vanno fatti, individuando i settori su cui intervenire. Oggi faccio un passo indietro. Quando toccherà a noi, le proposte le faremo in modo chiaro. Di queste cose parlerò in un incontro nelle prossime settimane a Milano»

Ma quale sarebbe la politica economica di Renzi?

«Tutto ciò che viene dalla dismissione del patrimonio pubblico va a ridurre il debito. Tutto ciò che viene dal recupero dell’evasione va a ridurre la pressione fiscale. Lo Stato non può intervenire con la logica degli ultimi anni. E ogni riferimento alla Telecom dei capitani coraggiosi e all’Alitalia è puramente voluto. Non possiamo continuare con un modello dirigista, con lo Stato che decide e la Cassa depositi e prestiti che fa da tappabuchi».

Ma si chi è la responsabilità?

«Ma il sistema capitalistico italiano ha responsabilità atroci. Inutile lamentarsi solo della politica; anche le banche hanno le loro colpe da emendare. Ogni euro investito in operazioni di sistema e perduto è un euro tolto alle aziende, alle famiglie, agli artigiani consegnati all’usura che alimenta la criminalità. Il sistema bancario è entrato in mondi da cui dovrebbe uscire. Compresa l’editoria. Posso dirlo?»

E poi il sindaco di Firenze aggiunge:

«Considero positivo che si sia sciolto il patto Rcs. L’Italia è stata gestita da troppi patti di sindacato che erano in realtà pacchi di sindacato. Faccio il tifo per i manager che stanno cambiando il sistema. Deve finire il capitalismo relazionale, in cui spesso lo Stato ha finito per coprire le perdite. L’eccesso di vicinanza tra politici, imprenditori e banche ha creato operazioni sbagliate. E’ assurdo che per salvare un’azienda come Ansaldo Energia si metta mano alla Cassa depositi e prestiti, cioè ai soldi della vecchietta o dell’immigrato, cui viene chiesto a propria insaputa di pagare i giochi spericolati di chi ha fatto impresa con i soldi altrui».

Non è senza responsabilità neppure il Pd:

«È per questo che mi candido alla guida del Pd. Per cambiarlo. Non per fare il grillo parlante di quello che fa oggi il governo, ma per costruire un partito nuovo, che non conclude affari con i capitani coraggiosi, che sta in mezzo alla gente. A Civiltà Cattolica che gli chiedeva perché non sia entrato nell’appartamento papale, Francesco ha risposto proprio così: non perché sia troppo lussuoso, ma perché renderebbe più difficile il contatto con la gente».

A proposito di capitani coraggiosi, D’Alema dice che lei, per non logorarsi, logorerà Letta. 

«È un giudizio sbagliato. D’Alema è una persona intelligente, ma questa sua qualità non lo mette al riparo da clamorosi errori di giudizio. Nel caso di D’Alema non è il primo, purtroppo per lui. Io ho 38 anni: posso aspettare. Il punto è che l’Italia non può aspettare. Compito di tutti noi che abbiamo responsabilità è dare una mano perché le cose si facciano. A Enrico do volentieri una mano».

Respinge anche le accuse di aver “remato contro” a Letta:

«La cronaca di questi sei mesi ha smentito chi mi accusava di cospirare. Continuo a non dare alcun alibi a chi mi accusa di voler criticare il governo per anticiparne la fine. Io non attacco il governo. Parlo di quel che serve all’Italia nei prossimi anni. Convinto che l’Italia possa avere un futuro straordinario».

Che legge elettorale ci sarà?

«Il Pd farà il congresso e le primarie, con candidati che propongono soluzioni diverse anche per la legge elettorale. Io faccio la mia proposta. Sono per una legge che garantisca l’alternanza, il bipolarismo, e un risultato chiaro. Chi vince le elezioni non potrà mai avere il diritto di dire “non mi hanno fatto lavorare”. No all’inciucione generalizzato: le larghe intese devono essere l’eccezione, non la regola» .

Ancora al giornalista del Corriere della Sera che lo preme sulla legge elettorale e sul “no” ricevuto dalla Finocchiaro sulla sua proposta di spostare la legge elettorale dal senato alla Camera risponde così:

«Se in Parlamento si forma una maggioranza favorevole a una norma chiara e trasparente, per cui chi vince governa e non si ritorna ad accordicchi nelle segrete stanze, io sono il primo a festeggiare. Ma se si pensa di poter ulteriormente bloccare il Paese con un’operazione da prima Repubblica, senza statisti da prima Repubblica, allora sia chiaro che ci sarà il dissenso non solo mio ma della maggioranza dei senatori del Pd; come la Finocchiaro ha avuto modo di verificare in queste ore in modo riservato. Il Pd è vincolato dalle primarie. Decidono gli elettori che vanno al gazebo, non una senatrice che ha l’unico titolo di essere lì da trent’anni».

Sempre sul corriere della Sera si legge:

«La riforma della giustizia è una priorità per gli italiani, non per la destra. Non so se riuscirà a farla questo Parlamento o il prossimo. So che è indispensabile, dopo 20 anni di provvedimenti ad personam. Non è possibile reggere lo spread tra Italia e Germania, per cui un provvedimento di natura civilistica da loro richiede un anno e da noi 4. Non è possibile ricorrere alla custodia cautelare nella misura di oggi. Non è possibile che i tempi della giustizia amministrativa siano sempre un incognita: se voglio togliere una bancarella dal mercato devo aspettare che si pronunci il Tar, per aprire la caffetteria di Palazzo Vecchio deve attendere due mesi in più per il ricorso sull’appalto… Ormai sugli appalti pubblici lavorano più gli avvocati dei manovali».

Sindaco e segretario?

«Se i fiorentini lo vorranno, sì. Non voglio diventare un pezzo di burocrazia romana. Voglio mantenere la freschezza che mi viene dal girare in mezzo alla gente, senza lampeggiante, con la mia bici».

Come può fare entrambe le cose?

«La storia del doppio incarico è ridicola. Il segretario di un partito ha quasi sempre un altro incarico. Bersani era segretario e parlamentare, Epifani è segretario, parlamentare e presidente di commissione. Il segretario del Pdl è ministro dell’Interno, il leader di Sel è presidente di Regione. Martine Aubry era sindaco di Lilla e segretaria del Ps. E poi dipende da cosa deve fare un partito. Se si vuole un Pd tutto centrato su Roma, è logico che il segretario ci passi tutta la settimana. Se, come spero, porteremo alla guida amministratori locali, avremo un Pd molto più snello. Vorrei che il pastone del tg la sera non mi trovasse mentre salgo ed esco dalle stanze di partito, ma mentre inauguro una biblioteca, come ho appena fatto».

Renzi è ancora un rivoluzionario o forse è solo l’Italia anestetizzata?

Lapo Elkann: da una vita al massimo allo shock dell’abuso

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Chi l’avrebbe mai potuto immaginare? Chi riesce ad andare oltre alle apparenze? Chi riesce a percepire il disagio invece di voler fare gossip? L’intervista di Lapo Elkann, rampollo di casa Fiat, è destinata a suscitare clamore e shock. Dai media già sono partiti i fiumi d’inchiostro tipici delle grandi rivelazioni, dei grandi gossip, dei grandi misteri. Quelle parole gettate sulle tv, sulla stampa, sul web per richiamare l’attenzione, per far esplodere la “notizia bomba”. Tra i titoli a effetto e la ricerca di drammatizzazione non c’è testata che oggi non riporti l’intervista di Lapo.

Così quelle parole di Elkann rimbalzano e si amplificano, ma forse per capire il dramma bisogna fare silenzio e percepire le cicatrici così profonde che si celano dietro a quelle esternazioni:

“È il momento di dire la verità: dai 13 anni, in collegio, ho vissuto cose brutte. Parlo di abusi fisici. Sessuali. Non ne ho mai parlato perché voglio che questa storia serva a qualcuno. Sto pensando a una fondazione”.

Lapo poi spiega: “Cose capitate a me e ad altri ragazzi. Parlo di abusi fisici, sessuali. Mi è accaduto, li ho subiti. Altre persone che hanno subito cose simili non sono riuscite ad affrontarle. Il mio migliore amico, che era in collegio con me per quasi 10 anni e ha vissuto quello che ho vissuto io, si è ammazzato un anno e mezzo fa”.

Ora, aggiunge Elkann, “voglio aiutare chi ha passato quello che ho passato io. Parlare è giusto, ma facendo qualcosa di utile, di positivo”. Per questo Lapo sta pensando di aprire una “fondazione”, “fare qualcosa di utile”.

Per affrontare un trauma simile – spiega – “ho dovuto fare un enorme lavoro su me stesso, anche vedere cose che non avevo voglia di vedere. Non nasconderle più. Non nascondermi. Ho dovuto essere sincero con me stesso e con gli altri. Anche perché – aggiunge – quando si ammazza il tuo miglior amico ti metti in discussione. Ti fai delle domande. Avrei potuto fare qualcosa? Stargli più vicino? Me lo sono chiesto anche quando è morto mio zio Edoardo”.

Un’altra perdita dolorosa nella vita del manager. “A mio zio penso molto spesso. Mi manca. Mi mancano anche tutti gli altri: mio nonno, Giovannino, Umberto, mio cugino Filippo, che se ne è appena andato. Tutti. Però Edoardo era una persona speciale. Atipica. Che ha vissuto una vita estremamente travagliata. Certe cose dure che ha vissuto, oggi le capisco ancora meglio di ieri. E ho sempre un gran dolore nel pensare che si sarebbe potuto fare di più”.

Lapo prende anche la distanza dal mito di famiglia, Gianni Agnelli, l’Avvocato: “ho capito che il nonno era il nonno e io sono io. Oggi non ho più nessuna voglia di essere come lui, il che non vuol dire che non lo rispetti. Però io sono diverso”.

Forse un esempio Lapo lo ritrova invece nel Papa e spera che l’esempio di Francesco possa essere una guida anche per la politica anche se l’Italia, come ammette lo stesso Elkann, non è il Vaticano. Ma Bergoglio per il fondatore di LA Holding,  “è fantastico, moderno, umano”.  Secondo Lapo “L’Italia soffre, ma non è sconfitta. Solo che dovremmo evitare di prenderci a schiaffi da soli. C’è un enorme potenziale inespresso”. Elkann dichiara anche di aver votato nel 1994 Silvio Berlusconi il “nuovo che avanzava” poi ne è rimasto deluso “molto di quel che era stato promesso non è stato fatto, e io non l’ho votato più. Come imprenditore e italiano il mio scopo non è dimenticarmi delle tasse. Guadagno e sono contento di pagarle”. Detto questo, “Berlusconi non mi sta affatto sulle palle”, pur non essendo “un mio amico […]. Non partecipo al tiro al bersaglio. Qui da sempre prima si fa un applauso, poi si prepara il plotone di esecuzione. Troppo comodo”.

Non Berlusconi, dunque, non Grillo. Ma chi allora, Renzi? Maybe. “Non ho mai parlato male di Renzi”, dice. “Mi pare uno che si comporta nello stesso modo che abbia davanti un cameriere o il presidente della Repubblica. Un atteggiamento che mi piace. Troppo facile giocare a fare il duro con chi lavora per te, meno semplice farlo con chi ha più capacità, intelligenza o pa**e di te”.

D’Alema: Renzi rischia di logorarsi o di logorare il governo Letta

massimo-dalema-tuttacronacaMarco Damilano, nel suo libro “Chi ha sbagliato più forte. Le vittorie, le cadute, i duelli dall’Ulivo al Pd”, fa parlare Massimo D’Alema, che dedica molte parole al sindaco di Firenze: “Lui mi ha combattuto ma non gli voglio male nel modo più assoluto. Ho cercato e cerco di condurre un dialogo con lui, che spero sia utile a tutti noi”. Da qui il primo avvertimento. “Tenga conto , Renzi, che il Pd è un partito plurale, che può sostenere con convinzione un candidato, ma che difficilmente accetterà un capo plebiscitario”. A D’Alema non piace la strategia dell’ex rottamatore: “Ritengo sbagliata la pretesa di Renzi di impadronirsi del partito con l’idea di farne il tramite per la presidenza del Consiglio. E’ un errore grave, destinato a creare una ferita seria e rendere il suo cammino verso la premiership non più agevole ma più difficile”. Dopo di che, palesa un suo dubbio: “Non so se Renzi abbia davvero voglia di impegnarsi a fare il segretario del partito e comunque temo che lo guiderebbe in un quadro di fortissima conflittualità. Rischia di logorarsi, e per non logorarsi ha una sola via d’uscita: logorare il governo Letta. Ma non è il Pd che può assumersi la responsabilità di far cadere il governo Letta per la fretta di qualcuno”. Ma se D’Alema prende in considerazione il lasso di tempo che è andato dalle elezioni alla formazione del governo Letta, non può esimersi dal bersagliare Bersani: “Ha perso lucidità, era dominato dall’idea che senza avere la maggioranza avrebbe comunque potuto fare il governo, cosa palesemente infondata”. L’ex premier, spiega allora che “Gli consigliai di fare un gesto, di cambiare lo scenario, di candidare Rodotà alla guida del governo”. “Il Movimento 5 Stelle sarebbe stato messo in difficoltà e forse la legislatura sarebbe cominciata diversamente”. Le cose sono andate diversamente e hanno coinvolto anche l’elezione del capo dello Stato, con il secondo mandato di Giorgio Napolitano. “Trovo grave che dopo il disastro che era accaduto con Marini la segreteria non abbia sentito il dovere di aprire una discussione politica: si poteva votare scheda bianca e intanto riflettere su cosa fare”. Infatti dopo è arrivata anche la caduta di Prodi, sacrificato dagli stessi dem. Da parte sua l’ex segretario Bersani ha replicato tramite l’anticipazione di un altro libro “Giorni bugiardi”, di Stefano Di Traglia e Chiara Geloni. “Quelle di D’Alema sono ricostruzioni che non mi sento di condividere. Ho già smentito più volte: nessuno mi ha mai suggerito altri nomi per l’incarico. Tutti sanno che non avrei mai impedito nascita governo se l’ostacolo ero io”.

“Indagate sulla vita privata di Matteo Renzi”

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Se fosse vero bisognerebbe davvero non fare un provvedimento per svuotare le carceri, ma per svuotare il Parlamento. Si ipotizza infatti (e c’è chi asserisce che poi non è solo un’ipotesi), che ci sia un sms che inviterebbe a indagare sulla vita di Matteo Renzi.

Il Corsera scrive:

Lo hanno accusato di tutto. Ovviamente. I bersaniani mandano anche sms a giornalisti amici e ai fedelissimi per invitarli a scavare nella vita del superfavorito alle primarie dell’otto dicembre. Roba che in un partito come il Pd, finora, non si era mai fatta. Ma, come si dice a Roma, lì dove il potere centrale guarda storto il fiorentino, bizzarro, «la guerra è guerra». Tra i capi d’imputazione che pesano sul collo di Matteo Renzi quello di aver lisciato il pelo al Movimento 5 Stelle con il suo «no» all’amnistia. Anzi, peggio, quello di essersi mosso in base ai sondaggi che davano per sgraditissima una proposta del genere tra i grillini. Ecco perché l’ultrà bersaniano Flavio Zanonato si è scagliato subito contro il primo cittadino del capoluogo toscano accusandolo di intelligenza con il nemico, ovverosia con il comico genovese. Una tirata che ha lasciato esterrefatto persino il solitamente flemmatico Walter Veltroni, che in genere è portato a evitare i conflitti e stemperare le tensioni: «I ministri dovrebbero avere più misura quando parlano: si debbono evitare queste polemiche continue».
Quanto a lui, il reprobo, fa spallucce. I sondaggi non li ha fatti prima per decidere se dare o meno l’affondo sull’amnistia. Li ha fatti dopo. E i risultati sono giunti sul suo tavolo giusto appunto ieri sera. «Un balzo avanti rispetto a Letta», enfatizzano i suoi. Il sindaco ha nuovamente staccato il premier di più di cinque punti in percentuale. Del resto, il presidente del Consiglio sapeva bene che questa storia dell’amnistia poteva essere solo foriera di guai. Per questa ragione a un certo punto aveva cercato di disinnescare una bomba che invece di esplodere alle soglie del palazzo del Quirinale minacciava di deflagrare nel governo, con tutte le conseguenze del caso. Per questo motivo ha chiesto ai ministri di «non intervenire più sull’argomento» e di «non attaccare più Renzi»: «Besta polemiche sull’argomento, abbiamo altri e più pressanti problemi da fronteggiare» è stato il suo monito. E alla fine i rappresentanti dell’esecutivo hanno capito che aveva ragione il premier. L’amnistia è invisa all’80 per cento del popolo della sinistra e non piace nemmeno alla destra tutta legge e ordine, quindi meglio mettere la sordina a tutta la vicenda e parlare d’altro. Ma anche «l’altro», a volte, può essere imbarazzante. Soprattutto se si tratta di legge elettorale. Su questo punto Renzi non ha dubbi: «Non ci siamo sposati mica il Pdl». Il che, tradotto dall’italiano al politichese (perché alle volte con il personaggio bisogna fare così), significa che questo legame non può durare a vita. La pensa più o meno allo stesso modo il prudentissimo Walter Veltroni: «Il governo non è un bene in sé perché c’è, ma è un bene se fa». Per questa ragione il mese prossimo, il 20 novembre, il sindaco di Firenze metterà a punto la sua proposta sulla legge elettorale: «Una legge – spiega – che ci consenta di tornare alla dialettica normale del sistema bipolare tra maggioranza e opposizione. Bisognerà restituire dignità al confronto politico spiegando che stiamo ancora insieme per qualche mese o anno, poi alla fine dell’esperienza del governo Letta ridaremo la dignità allo scontro politico». La «tentazione di cancellare il bipolarismo», secondo il sindaco di Firenze, c’è ancora: «C’è – confida a qualche amico – chi potrebbe pensare di spaccare il Pdl e chi, vedendo la scissione da quella parte, potrebbe essere tentato in casa nostra, di fare una scissione a sinistra, per questa ragione dobbiamo assolutamente blindare il bipolarismo». E siccome Renzi appare determinato e tra poco meno di due mesi sarà segretario del Partito democratico tutti in realtà aspettano lui prima di mettere le carte sul tavolo della riforma elettorale. Il che, naturalmente, non significa che la strada del sindaco sia in discesa, anche se lui è convinto di continuare a fare le sue scorribande, tenendosi fuori dai palazzi del potere romano, e conta di vincere pure nei circoli di partito. Ma si rende conto che la sfida è ben più ampia: «L’establishment italiano probabilmente non mi vuole perché voglio cambiare una situazione cristallizzata che fa comodo anche a tanta classe dirigente imprenditoriale e finanziaria che ha le stesse colpe della classe politica e non può pensare di tirarsi fuori».

La guerra civile del PD… D’Alema contro Renzi, ma ad essere ucciso è il partito

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Caino e Abele continuano le liti, il “sangue” scorre nel Pd e il Pdl trae linfa energetica dal dilaniarsi delle vecchie faide. Non c’è più neppure un ring dove affrontarsi, il conflitto avviene nelle strade, nelle piazze, e persino nei cieli con la questione Alitalia che mina il cuore del partito democratico.

“Per Alitalia, sarebbe stata meglio un’intesa con le Ferrovie dello Stato”, la dichiarazione di Massimo D’Alema al Sole 24 Ore suona come l’ennesima freccia scagliata al cuore del partito, l’ennesima battaglia di quella guerra civile mai finita. Secondo D’Alema, un accordo con Ferrovie sarebbe stato preferibile per “due ragioni”. “Credo ci sarebbero state sinergie più robuste e si sarebbero anche svalutate le partecipazioni, risolvendo il problema dei francesi”.

Per l’ex premier, l’alleanza con Air France non è convincente. “Mi pare che abbiano una situazione, anche debitoria, complicata. Ma soprattutto penso che, in vista dell’Expo, sarebbe stato meglio puntare su una compagnia non europea che offrisse più opportunità anche al nostro Paese, anche nel traffico turistico”.

Ma se Alitalia è un “cavallo di battaglia”, il vero nemico è invece il sindaco di Firenze, candidato alla segreteria del Pd “Non è ragionevole destabilizzare il governo, magari per le ambizioni personali di chi ha troppa fretta…”. L’ex ministro non ci sta a a sentirsi parte di una intera classe dirigente che, nella lettura di Renzi, ha fallito, impedendo al Paese di crescere. “Bisognerebbe distinguere le responsabilità nel corso di questi venti anni. Almeno per dare una giustificazione a quella parte dell’establishment che sta lì ad applaudire entusiasticamente ai ceffoni di Renzi”.

E D’Alema cerca di nuovo il vecchio baluardo… Renzi simile a Berlusconi… la solita nenia con cui gli elettori di sinistra ormai si addormentano davanti ai talk show in cui i politici ormai sono solo autoreferenziali “Non mi è mai piaciuto lo stile di un uomo solo con i riflettori puntati addosso, che passeggia sul palco con il microfono in mano. Mi pare di averlo già visto in questi anni…”.

Infine, sangue e arena anche al federalismo: “così come lo abbiamo praticato – afferma D’Alema – è stato uno dei maggiori responsabili dell’aumento della spesa pubblica. Per non parlare dei danni in termini di efficienza che sono venuti dalla moltiplicazione dei centri decisionali, dalle competenze confuse tra centro e periferia, dal sommarsi delle autorizzazioni”.

Gli italiani intanto hanno il mutuo da pagare, le tasse che fanno fallire le aziende creditrici nei confronti dello stato e i figli a cui pagare la mensa… ma questi non sono temi interessanti, meglio la guerra civile!

La sfida di Renzi e la rivoluzione al contrario parte da Bari!

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Basta confrontare i loghi di Renzi dal 2012 al 2013 per capire quanta strada abbia fatto l’ex rottamatore per traghettarsi oggi a Bari e partire con la sua campagna elettorale in vista delle primarie.

Sono otto parole su sfondi colorati tra passato e futuro. Ogni parola un punto di programma, qualcosa da rivoluzionare per cambiare verso all’Italia.

«Cambiare-lamentarsi»: «non passeremo il tempo a recriminare su come potrebbero andare meglio le cose. Le cambieremo».

«Futuro-conservazione»: «se pensiamo solo a conservare quello che abbiamo, presto non avremo più nemmeno quello. Crescere vuol dire creare, innovare, cambiare».

«Coraggio-paura»: «paura degli extracomunitari, paura della recessione, paura di cambiare. Da oggi ci riprendiamo la fiducia, la voglia di fare, il futuro».

«La strada-il palazzo»: «conoscere il prezzo di un litro di latte, usare i mezzi pubblici, fare la fila alla posta. Tre ottimi modi per costruire un programma di governo».

«Gli italiani-il Cavaliere»: «da vent’anni la politica si occupa di una sola persona. Noi ci occuperemo di tutti gli altri».

«Vincere-perdere bene»: «l’importante, si sa, è partecipare. Ma per cambiare l’Italia bisogna fare qualcosa in più: vincere».

«Bravi-raccomandati»: «la meritocrazia è l’unica medicina per la politica, per l’impresa, per la ricerca, per la pubblica amministrazione. Gli amici degli amici se ne faranno una ragione».

«Semplicità-burocrazia»: «il rispetto delle regole non ha niente a che vedere con la tortura cui sono sottoposti cittadini e aziende per ottenere un banale permesso. Spenderemo quel tempo ritrovato per far crescere l’Italia».

Inizia il suo discorso con la chiarezza di pensiero che lo contraddistingue, in un giorno difficile in cui a Roma si sfila per la difesa della Costituzione e intanto i sondaggi vedono il nuovo sorpasso del Pdl sul Pd.

Renzi è sponsorizzato anche dal sindaco di Bari, Emiliano che esordisce dicendo:

“Sinceramente non so bene chi sia Cuperlo, non l’ho mai conosciuto, non ho mai avuto a che fare con lui e credo che questo sia un problema del 95% degli italiani. Per votare una persona bisogna conoscerla. Com Matteo ho avuto un sacco di scontri, anche molto duri ma lui è uno che impara dagli errori”.

Il sindaco di Firenze parte proprio dagli errori:

“Dobbiamo fare una lettura critica su ciò che è successo in passato” spiega Renzi nel suo intervento da Bari. E aggiunge: “Alle ultime elezioni abbiamo sbagliato un calcio di rigore. L’Italia in 20 anni non può che essere l’Italia che ha perso tempo con discussioni continue ma non ha risolto problemi, l’establishment ha fallito. Noi siamo qui per ridare speranza e per cambiare”.

Ma c’è anche un attacco diretto al Pd nelle parole del sindaco di Firenze:

“Qualcuno” – ha proseguito – sembra pensare che “dopo di me c’è solo il mago Otelma, poi le abbiamo provate tutte”.

E anche al Governo Letta:

“Il governo non si caratterizza per quanto dura ma per le cose che fa. Se fa le cose utili noi lo sosteniamo. Non vogliamo mettere bandierine come Brunetta ma fare in modo che le cose si facciano”.

E al M5S:

“Non ci sono alternative al Pd, lo dico con amarezza, non con soddisfazione. I cinque stelle intervengono per farci la morale, ma li perdiamo sui tetti di Montecitorio”.

E assicura che entro novembre ci sarà la proposta presentata dal suo gruppo per la riforma elettorale.

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Parla anche del problema di amnistia e indulto, indicandoli come un “clamoroso autogol”:

“Come facciamo a spiegare ai ragazzi il valore della legalità se poi ogni sei anni quando abbiamo le carceri piene buttiamo fuori qualcuno”, ha sottolineato il sindaco. “Si possono cambiare la Bossi-Fini e la Giovanardi. Bastano i cognomi per capire perchè…”, ha ironizzato. “Ma non è per quello che li cambiamo, le cambiamo perchè non hanno funzionato”, ha proseguito.

Torna anche sul tema delle pensioni d’oro e della sua proposta di abbassare l’assegno mensile attraverso un contributo significativo:

“Essere di sinistra non significa rinunciare al merito, il sistema non è inclusivo. Mi hanno criticato per la proposta di un contributo alle pensioni d’oro ma è un principio di giustizia in un momento di difficoltà per il paese. Per avere più stato non vuol dire avere ancora più macchina pubblica ma dobbiamo premiare le associazioni che lavorano per il bene comune”.

Cerca anche la strada di per la partecipazione popolare:

“Sembra che il Pd debba chiudersi ed invece noi i circoli dobbiamo aprirli, spalancarli. Noi vogliamo un Pd curioso che va incontra alle persone giudicandole interessanti per superare la crisi profonda degli iscritti”.

Su Twitter intanto il popolo della rete si scatena:

Renzi e le condizioni per la “stabilità”: mirino sulle pensioni oltre i 2000 euro

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Renzi e le sue proposte per la legge di stabilità. Le detta a Epifani ed è pronto a far guerra in parlamento. Le condizioni che ha posto sembrerebbero essere due:

  • la manovra non strozzi le amministrazioni locali, già affrante dal patto di stabilità europeo, che vengano assicurati investimenti per favorire la ripresa.
  • il reddito di cittadinanza: da finanziare con prelievi alle cosiddette ‘pensioni d’oro’.

Sulla questione il ragionamento dei renziani è noto da tempo. E il sindaco lo ha spiegato al segretario del Pd. Le cose stanno così: “2 milioni di pensionati con una pensione di oltre 2mila euro al mese costano allo Stato esattamente quanto costano gli 11 milioni che prendono nemmeno mille euro al mese. Questo non è accettabile. Il 57 per cento della spesa sociale in Italia se ne va per pagare le pensioni: noi siamo anche per toccare i diritti acquisiti di chi ha maturato la pensione con il sistema retributivo e non con il contributivo”. Che significa: “Chiedere di mollare sul passato per investire sul futuro: quei soldi andrebbero alle politiche per l’occupazione”.

Quindi torna prepotentemente la voglia di andare a intaccare i diritti acquisiti, quei diritti su cui la Corte Costituzionale già si espressa ampiamente e ha riconosciuto intoccabili.

L’Italia secondo Renzi, ecco le sue linee guida

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Partito liquido? No forse ora Renzi si sposta sull’idea di un partito agile, ma radicato sul territorio in cui molto spazio devono occuparlo i sindaci e gli amministratori locali e dove gli organismi centrali devono solo pensare al coordinamento. Un partito che abbia idee e lanci grandi campagne dal basso. Un partito che sia partecipativo. Nel documento i protagonisti sarebbero la scuola, l’economia, il fisco, la riforma della burocrazia e l’Europa. Un ruolo fondamentale poi sarebbe stato dedicato alla riattivazione del credito alle imprese per la ripresa della pmi. A redigere il testo hanno collaborato Dario Parrini, Enrico Morando e Giorgio Tonini.

 

Matteo Renzi, inizia la campagna per le primarie!

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Matteo Renzi ha iniziato la sua campagna elettorale per le primarie Pd dell’8 dicembre. Lo ha fatto sulla sua e-news:

”Il Partito Democratico – scrive il sindaco di Firenze –  celebrerà le primarie, l’8 dicembre. Saranno libere e aperte, per tutti. Non ci sarà obbligo di preregistrazione, non sarà necessario portare le analisi del sangue, non ci saranno i vincoli che peraltro non ci sono mai stati in tutta la storia delle primarie, tranne lo scorso anno. Bene! Possiamo farcela”, scrive Renzi nelle e-news. “Chi vuole iscriversi al Pd potrà invece partecipare anche alla fase congressuale precedente (convenzione nazionale, congressi comunali e provinciali) e ovviamente porte aperte”.

E la news finiva con:

”Segnatevi la data in agenda. Dal 25 al 27 ottobre è di nuovo Leopolda. Ne parliamo la settimana prossima”.

Il tweet di Renzi, che augura al governo “buon lavoro”!

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Matteo Renzi ha twittato un messaggio di commento alla concitata giornata politica di ieri che ha visto consumarsi il dramma del Pdl spaccato e scisso e di un Silvio Berlusconi costretto per la priam volta ad adeguarsi alle decisioni dei “dissidenti” capitanati da Angelino Alfano.

Poco prima il pensiero del sindaco di Firenze però era andato all’immane tragedia che si è consumata a poche miglia dall’isoal di Lampedusa:

Domani si svelano le carte. Giovanardi: ci sono i numeri, sì alla fiducia

fiducia-governo-tuttacronacaGiornata intensa oggi per quel che riguarda la vita politica, con gli incontri che si succedono in vista del voto alla fiducia previsto per domani. Dopo l’incontro con Matteo Renzi, “un pranzo lungo e cordiale” svoltosi  in un “clima molto sereno”, come riferiscono fonti vicine al presidente del Consiglio, il premier Letta ha incontrato anche l’ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta. A Palazzo Chigi è poi arrivato Angelino Alfano, dopo l’incontro con Berlusconi. Con lui anche l’ex capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto. Nel frattempo, secondo quanto si apprende, gli ex ministri del Pdl sarebbero riuniti tra di loro nel palazzo del governo. A parlare con i cronisti all’esterno di Palazzo Chigi è stato il senatore Carlo Giovanardi: a proposito del voto sul governo Letto, il politico ha assicurato: “Abbiamo i numeri, siamo anche più di 40, e siamo fermi nel voler mantenere l’equilibrio di governo. Per questo voteremo la fiducia. Il problema dei numeri al massimo è degli altri”. Per scoprire che ne sarà del governo, bisognerà comunque attendere ancora un giorno.

La cena di Trimalcione diventa un pranzo: Letta invita Renzi

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Un invito a pranzo in tempo di crisi, un invito, quello che ha fatto il Premier al sindaco di Firenze, che potrebbe segnare una svolta nella politica italiana. Forse trovare un patto e un passaggio di consegne nel 2015. Forse il pranzo tra Renzi e Letta si concluderà con un nulla di fatto o con un accordo traballante. Sul banchetto insomma ci possono essere infinite ipotesi… Proprio come le infinite portate del banchetto di Trimalcione! Chi si unirà alla “festa”?

Il sindaco di Firenze Matteo Renzi è stato invitato a palazzo Chigi per un pranzo con Enrico Letta. L’incontro è iniziato subito dopo il rientro del presidente del Consiglio dal colloquio al Quirinale.

La linea calda di Napolitano: la Merkel chiede il voto subito

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“In Italia è meglio votare subito”, secondo Dagospia, lo avrebbe detto Angela Merkel in una telefonata a Napolitano. Sembra proprio che Berlino sia stanco della debolezza del governo Letta e che chieda all’Italia quindi di tornare alle urne e costituire una maggioranza solida. Ma torneremo a  votare con il porcellum? Sempre secondo Dagospia, il piano della Merkel sarebbe chiaro: prima la decadenza di berlusconi e poi le urne. A quel punto, in vista dell’europee, far uscire Forza Italia dal Ppe. Ma chi vorrebbe la Merkel come premier italiano? Ancora una volta Dagospia non ha dubbi e individua il nome in quello del sindaco di Firenze. Insomma un asse Berlino-Roma con una Merkel che tifa Matteo Renzi. Forse le dichiarazioni di Dagospia sono un po’ “sui generis”, ma in politica alla fine tutto è possibile. Sulla strada delle elezioni tuttavia ci sarebbe Napolitano che non vuole sciogliere le Camere e Enrico Letta sarebbe contrario a lasciare Palazzo Chigi. Poi sembrerebbe che la data per le elezioni Napolitano l’abbia già pensata: non prima del 2015. La linea è calda e tra consigli e pareri chissà se qualcosa si concretizzerà nelle prossime ore?

 

Pentola a pressione nel Pd: divisi su regole, premier e segretario

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L’assemblea del Pd, nel suo secondo e conclusivo giorno, assomiglia molto a una pentola a pressione.

«La crisi non è crisi del modello della destra, cui dobbiamo corrispondere con la nostra proposta. La crisi» della politica «interpella tutti noi. In questi 20 anni abbiamo governato anche noi, ci siamo stati anche noi. Se non siamo in grado di interpretare il cambiamento è un nostro problema», così Matteo Renzi, mette in chiaro alcuni tasselli fondamentali della sua politica e della sua idea di partito democratico all’assemblea Pd. Il sindaco di Firenze ha poi aggiunto «Continuiamo a parlare del nostro piccolo mondo, delle tv. Ma rispetto a 18 anni fa il mondo della comunicazione è cambiato. I nostri talk show pieni di politica arrivano a percentuali da prefisso telefonico, segno evidente che la nausea di chi è dall’altra parte del video sta crescendo». Renzi poi gioca il ruolo dell’ottimista e dei sogni realizzabili  «Sono qui per dirvi che sogno un partito democratico che abbia l’ambizione di governare il Paese e, lo dico a Fassina, di governare l’Italia da soli» perchè «la linea la dobbiamo dare noi». Poi come già era successo quando vinse Bersani, Renzi afferma ancora una volta la sua volontà di lottare fino alla fine e poi chi perde si mette al fianco del vincitore per sostenerlo contro l’avversario «Se dovessi essere sconfitto sarei in prima fila, accanto a Gianni» Cuperlo

Con la candidatura alla segreteria, il sindaco parla di una nuova visione «inizierò un percorso di abbattere dei tabù, anche i nostri», e poi sottolinea  «Se abbiamo il coraggio di fare un dibattito serio, ci sono dei tabù che vanno abbattuti. Continuiamo a definirci partito dei lavoratori, ma i lavoratori non votano più o per noi». Analizziamo la sconfitta elettorale o «dobbiamo far finta che non ci sia stato niente nel nostro passato?», domanda. «Fino ad oggi c’è stata un’attenzione spasmodica su regole, procedure» per il congresso del Pd, «che sottintende una visione tutta basata su quanto dura il governo, chi fa questo o quello, e anche su legittime aspirazioni personali non inserite però in una scelta strategica». «Può succedere che Berlusconi dica parole che noi condividiamo, che il gruppo dirigente del Pd condivida…», ha aggiunto Renzi riferendosi al fatto che il Cav lo ha definito un ambizioso battutista.

Renzi, nel suo discorso a 360 gradi tocca anche la tassazione e il fisco «L’ Imu è un modello di assoluta miopia. Ma come, hai un sistema fiscale che è il peggiore di Europa e non sei nelle condizioni di fare una riforma ampia» e poi si lascia andare a quel che brucia ancora sulla pelle dei democrat «Sono venti anni che consentiamo a loro di dettare l’agenda» e quindi sferra il colpo finale «L’Imu è l’emblema straordinario di un modello che dice che loro non fanno pagare le tasse e noi sì, ci siamo cascati» per poi tornare sulla progettualità di uno Stato diverso «Se siamo in grado di dettare l’agenda e spiegare che non siamo solo quelli che tassano, siamo credibili, se stiamo a rincorrere la nostalgia, noi perdiamo l’occasione di cambiare… Abbiamo bisogno di un modello di partito in cui non solo il Pd sia capace di imporre una linea, ma rifiuti la logica della bandierina, che è quella che anima il Pdl sull’aumento dell’Imu», aggiunge tra l’altro il sindaco di Firenze.

Il colpo non tarda ad arrivare neppure per il Premier Letta «Lo dico a Enrico», che va sostenuto, ma «sostenere» sullo sforamento del deficit-Pil che «compito del governo è farsi carico di un problema che deriva dall’instabilità politica è ingiusto. È antipolitica». «Se si è sforato», ha sottolineato Renzi, anche se di uno 0,1, «o si ha il coraggio di dire che quei parametri vanno rivisti» o «si rientra con l’Imu» o con altre politiche. «Il Pd sarà in grado di vincere solo se sarà in grado di dire parole nuove e che profumano di speranza e se sarà in grado di collegare le parole che dice ai fatti. In questi venti anni c’è stata totale lontananza tra quello che abbiamo detto alle elezioni e quello che abbiamo fatto. Ci vuole la coerenza e il coraggio della politica».

Quei maledetti articoli 3 e 18 che continuano a bollire in pentola sembrano sul punto di far scoppiare l’intera assemblea.

L’articolo 3 farebbe in pratica eliminare l’automatismo per cui il sottosegretario è anche candidato premier, con la cancellazione della parte che prevede che il segretario sia proposto dal partito per Palazzo Chigi. Contestualmente, all’art. 18 si prevede che il candidato alla premiership sia scelto attraverso primarie di partito o di coalizione alle quali partecipano oltre al segretario altri iscritti al Pd.

I veltroniani e i bindiani a questo compromesso non ci stanno. Soddisfatto, invece Pierluigi Bersani che tuttavia rimarca come sia tecnicamente «non semplice» la gestione del compromesso, facendo probabile riferimento anche alla parte in cui si prevede che i Congressi provinciali e di circolo si svolgano prima di quello nazionale stabilendo allo stesso tempo che i segretari regionali siano eletti con primarie aperte anche agli elettori ed entro il 31 marzo 2014.

Il termine ultimo per le candidature per la segreteria nazionale è stabilito invece per l’11 ottobre. Per la sua elezione la commissione conferma l’attuale Statuto, prevedendo la «possibilità di iscrizione all’albo degli elettori anche al momento del voto» con una quota di partecipazione suggerita di 2 euro. Tutte disposizioni che sembrano accontentare i renziani. «Pensare di arrivare all’Assemblea senza un accordo sarebbe stato un errore. Abbiamo trovato credo un buon compromesso», è il parere di Lorenzo Guerini.

Un compromesso per rifondare un partito dalle origini o altra legna sul fuoco su cui scontrarsi? La pentola a pressione continua a bollire, chissà chi disinnescherà l’ordigno?

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