Dopo Alfano, Schifani! Il capogruppo del Pdl al Senato si dimette

schifani-tuttacronacaLe divisioni all’interno del Popolo della Libertà hanno portato alla scissione divenuta definitiva con la rinascita di Forza Italia. E se, in attesa del 16 novembre, quando si terrà il Consiglio Nazionale, Angelino Alfano ha annunciato la rottura mentre si organizza la nasciata di una nuova forza politica, Nuovo Centrodestra, anche il capogruppo del Pdl al Senato Renato Schifani si è dimesso in attesa della nascita del nuovo gruppo.

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Lettera aperta al Presidente Napolitano: l’ultima mossa di Forza Italia

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Il Giornale ha pubblicato la lettera aperta dei capigruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati e al Senato, Renato Schifani e Renato Brunetta, indirizzata  al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Secondo i capigruppo sulla legge Severino vi sono “consistenti dubbi di legittimità”.

Ecco il testo della lettera a Napolitano:

”Signor Presidente della Repubblica, nella nostra veste di Presidenti dei gruppi parlamentari di Forza Italia, intendiamo rappresentarLe alcune considerazioni a seguito della sua Dichiarazione relativa all’assemblea dei nostri gruppi parlamentari svoltasi ieri. I gruppi parlamentari, nella loro autonomia costituzionalmente garantita, hanno ritenuto di riunirsi, per esaminare le prospettive di vicende prossime che investiranno direttamente attribuzioni rimesse in via esclusiva agli organi parlamentari dall’articolo 66 della Costituzione. L’assemblea non era finalizzata né ad assumere decisioni sul governo del paese né, tantomeno, anche per l’evidente illegittimità di simili ipotesi, ad assumere orientamenti operativi sulle decisioni della magistratura o sulle prerogative del Capo dello Stato. Né la riunione era istituzionalmente volta a manifestare solidarietà al Presidente Berlusconi, parlamentare anch’egli e leader del Partito, pur essendo questa una eventualità che non costituirebbe, com’è di tutta evidenza, alcuna ipotesi di comportamento inappropriato o ingiustificabile da parte di coloro che condividono, con il Presidente Berlusconi, i medesimi orientamenti politici e le medesime battaglie.

L’oggetto della riunione riguardava viceversa l’atteggiamento da assumere, ciascuno nella propria libertà, come si addice a parlamentari che rappresentano la Nazione e godono delle guarentigie di cui all’art. 67 della Costituzione, rispetto all’orientamento del Senato della Repubblica, che sembra ormai farsi strada e che comunque rappresenta un’eventualità molto concreta, in ordine alle determinazioni sull’applicazione al Sen. Berlusconi della c.d. Legge Severino. In particolare, si tratta, come Ella sa, di una pronunzia che il Senato dovrà assumere nella propria qualità di organo della verifica dei poteri ai sensi dell’art. 66 della Costituzione, qualità che, secondo costante orientamento della Corte di cassazione e della Corte costituzionale, costituisce esercizio, seppure speciale, di funzioni giurisdizionali. Sotto questo punto di vista, la riunione del gruppo era volta ad esigere il rispetto dell’organo parlamentare, allorché, come nel caso di specie, in questione è proprio lo Stato di diritto nella sua manifestazione suprema che è la Costituzione. Com’è infatti noto, le norme sul sindacato incidentale di costituzionalità delle leggi impongono che qualsiasi organo eserciti funzioni giurisdizionali sia tenuto, allorché ritenga una questione di legittimità rilevante e non manifestamente infondata, a investirne la Corte costituzionale. Si tratta di un dovere cui l’organo giudicante non può sottrarsi quando rilevi l’esistenza di un dubbio, senza necessità – va aggiunto – che sia previamente raggiunta da parte sua una certezza sulla incostituzionalità.

Che sulla c.d. Legge Severino vi siano consistenti dubbi di legittimità qualora la si voglia applicare al caso Berlusconi è dimostrato dalle tantissime voci, di ogni orientamento culturale, che tra i giuristi ed esperti si sono nelle ultime settimane levate. Il rifiuto di ascoltare questi dubbi da parte di molti parlamentari, malgrado ci si trovi in una sede di verifica dei poteri, è stato ritenuto dalla totalità dei partecipanti alla riunione dei gruppi di Forza Italia, un’inaccettabile negazione dello Stato costituzionale di diritto, tale da rendere intollerabile la permanenza in un Parlamento che si dimostrasse cosi sordo alle ragioni della legalità. Nessuno ha voluto interferire con la vita del governo o con le decisioni del presidente del Consiglio e del Capo dello Stato. In gioco è solo, ma si tratta della questione più importante per dei parlamentari, il rispetto della Costituzione da parte dell’organo che rappresenta direttamente la sovranità nazionale: il Parlamento della Repubblica. Desumere ulteriori intenzioni non corrisponde alle motivazioni dell’iniziativa che è e rimane rimessa alla sola libera coscienza di ciascun parlamentare di Forza Italia”.

Schifani dall’Annunziata: mezz’ora tra crisi politica e grazia a B.

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L’intervista di Schifani alla trasmissione 1/2 diretta da Lucia Annunziata è stata chiarificatrice di molte posizioni del Pdl e della crisi che serpeggia nel governo Letta e che potrebbe portare alla frattura delle larghe intese.

“Sono pessimista sul destino del governo”, ha detto Schifani, augurandosi però che una crisi “non avvenga”, così ha esordito l’ex Presidente del Senato che poi ha aggiunto “È evidente che si vuole arrivare a una rottura e che il Pd vuole andare a votare”.

Parlando della Giunta, Schifani ha sottolineato che “Questo calendario dei lavori, queste modalità, questo clima, creano le condizioni per l’invivibilità della coalizione e per la crisi di governo” e ha aggiunto “Mi auguro che fino a mercoledì vengano recepite le nostre osservazioni, non chiediamo di non applicare la norma, ma chiediamo una norma interpretativa attraverso un ricorso alla Corte Costituzionale o alle corti europee, non facciamo melina, nè ostruzionismo. Abbiamo subito un calendario con sedute notturne, come se si dovesse espellere un delinquente”.

Invece si tratta solo di un pregiudicato.

Sempre secondo l’ex presidente del Senato, il ritiro dei ministri Pdl dal governo Letta: “Non è nell’agenda immediata. E’ evidente che si vive momento per momento e ci auguriamo di arrivare a respirare un clima di maggior responsabilità”, ha detto Schifani a proposito dell’eventuale ritiro dei ministri Pdl dal Governo. “Al ritiro dei ministri ancora non ci siamo”, ha detto. “Non mi piace la politica delle minacce. La mia esperienza mi porta a fare delle riflessioni. L’atteggiamento del Pd è inspiegabile se non in funzione di un preciso disegno che sarebbe contro l’interesse del Paese. Le elezioni porterebbero il Paese al baratro.” e poi ha sottolineato che “È chiaro che Berlusconi non tornerà in Parlamento”, riferendosi all’interdizione dei pubblici uffici e all’applicazione della legge Severino. “In ogni caso, non siamo preoccupati per la sua agibilità politica”.

Quanto al voto segreto della Giunta, Schifani ha detto “Noi siamo per il voto segreto” semplicemente perché “c’è un regolamento” che dice che in questi casi si voti così, “siamo contrari a blitz” per cambiarlo.

Sulla grazia da chiedere al Presidente della Repubblica, Schifani ha dichiarato che “Sono fatti esclusivamente personali e non politici che attengono alla sfera personale del cittadino Silvio Berlusconi. Sta riflettendo giustamente nell’ambito della propria famiglia. È una faccenda troppo delicata perché noi dirigenti si possa fare una riflessione”.

Mentre sul memoriale di Lavitola, il parlamentare del Pdl ha concluso “Non ne sappiamo nulla”.

La battaglia del voto palese!

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A Berlusconi rimaneva un’ultima carta e ha portato la battaglia sul voto palese o voto segreto. Dopo la Lega e l’ M5S che avevano ribadito la necessita del voto palese, ora a questa decisione sembrano unirsi anche Pd e Udc.

Nicola Latorre del Pd dichiara all’Ansa: ”Mi auguro che si voti con voto palese, bisogna avere il coraggio delle proprie posizioni, ancor più in passaggio così delicato. Sono assolutamente tranquillo, – aggiunge LaTorre – il Pd è compatto su questo”, osserva pur ricordando come il regolamento preveda voto segreto.

Sullo stesso tema interviene il segretario dell’Udc Pierferdinando Casini. Alla festa dell’Udc in corso a Chianciano Terme, casini spiega: “Il regolamento del Senato è inequivocabile e prevede voto segreto. Sotto il profilo personale mi augurerei la trasparenza di un voto palese perché è giusto che in quella sede ciascuno si assuma la propria responsabilità, in Senato, davanti agli italiani”.

Contro la decadenza di Berlusconi… il foglietto di Schifani

Renato-Schifani-tuttacronacaParla ai senatori del Pdl Renato Schifani e mette in chiaro la situazione: “Noi dobbiamo tanto, se non tutto, a Silvio Berlusconi. Solo a lui spetta decidere cosa fare” delle sorti del governo: “l’importante è essere uniti. Il nostro è un grande partito, con una grande storia. Siamo già stati all’opposizione: dobbiamo essere pronti a tutto, anche a tornare all’opposizione”. Quello che serve è ricompattare il Popolo della Libertà per evitare voci dissonanti da parte dei presunti “aperturisti” che non seguono la linea del partito. E serve anche a spiegare che, da Arcore, non sono ancora giunte chiare indicazioni su quello che va fatto. Ai giornalisti ha poi spiegato:  “La crisi dipende da altri partiti, non da noi. Il Pdl è unito, pronto a qualsiasi battaglia”. Altre dichiarazioni non ci sono perchè “ho detto troppo”. Solo poco prima, e lontano da orecchie indiscrete, aveva detto ai suoi che i segnali “ostili e ideologici” che arrivano dal Pd sono “chiari: hanno l’occasione di eliminare Berlusconi, non la perderanno”. Quello che c’è sul piatto è l'”agibilità giuridica e personale” di Berlusconi: l’ha anche scritto su un biglietto, rimasto nella stanza della riunione.

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Gli avvisi di Schifani che “gridano” all’instabilità del Governo!

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Definiamoli “avvisi” anche se quelli di Renato Schifani sembrano vere e proprie grida che minano la stabilità di governo. Il capogruppo del Pdl  al Senato, avverte il Pd in vista del voto in Giunta al Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore. La tenuta del governo sarebbe seriamente compromessa “se il Pd respingesse – sottolinea Schifani – le richieste del Pdl di approfondire la legge Severino sull’incandidabilità. Per noi sarebbe impossibile parlare di un percorso comune”. Il messaggio del Centrodestra è chiaro: se il Pd accelerasse a settembre sulla decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, l’esecutivo potrebbe cadere. Al centro del dibattito c’è il decreto legislativo del 31 dicembre 2012, che dà attuazione alla legge anticorruzione (la cosiddetta legge Severino) nella parte riguardante l’etica in politica, quella in cui si stabilisce l’incandidabilità a parlamentare italiano ed europeo di chi sia stato condannato in via definitiva a pene superiori ai 2 anni di reclusione per delitti non colposi punibili nel massimo con almeno 4 anni di carcere. Ma può esistere, ci si chiede, un governo di servizio al cittadino a prescindere dall’etica politica? 

Il gip di Palermo ordina nuove indagini su Schifani

renato-shifani-indagini-mafia-tuttacronacaRespinta la richiesta di archiviazione dell’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, fatta dalla procura. Il gip di Palermo Piergiorgio Morosini ha inoltre ordinato ai pm di fare nuove indagini motivando l’esigenza di ulteriori approfondimenti investigativi. Il gip ha stabilito in 120 giorni il termine entro il quale i pm dovranno compierli.

Grillo: scoppia il caso vacanze scontate o speculazione?

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Il Settimana Panorama che sarà in edicola da giovedì sembra che abbia ricostruito dettagliatamente quando e come il comico Beppe Grillo, abbia usufruito di vacanze a prezzi scontati dal tour operator Valtur. Dopo le accuse ad alcuni uomini politici, tra cui erano spiccati i nomi di Angelino Alfano e Renato Schifani, ora sembrerebbe che l’attacco sia rivolto anche  al Semplice Portavoce del M5S. In particolare sembrerebbe che a Grillo vengono contestati alcuni soggiorni nelle strutture Valtur di Baia di Conte in Sardegna e al Sestriere.

Secondo Panorama dal 2002 al 2007 Grillo, i suoi familiari e amici avrebbero usufruito delle strutture con sconti fino al 70%. Da alcuni documenti in possesso di Panorama sembrerebbe poi che  Grillo non avrebbe pagato i 12mila euro del conto per un “cambio merci”, probabilmente per uno spettacolo agli ospiti del villaggio. Dove è dunque lo sconto? Il lavoro di un comico non deve essere retribuito? Le strutture non effettuano prezzi diversi per il proprio staff o mentre sono in tourneé i lavoratori dello spettacolo non hanno diritto a vitto e alloggio? Speriamo che nell’articolo si possa evincere davvero qualcosa di diverso rispetto alle anticipazioni che sembrano al momento prive di ogni fondamento?

Valtur regalava vacanze ai politici?

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Valtur, il noto tour operator italiano, aveva già i suoi problemi essendo finito sotto inchiesta l’ex patron dell’azienda leader del settore vacanze specializzata in villaggi turistici per famiglie. Carmelo Patti, all’epoca dei fatti, proprietario di Valtur e secondo l’inchiesta in corso prestanome di Matteo Messina Denaro, il superlatitante di Cosa Nostra, avrebbe applicato sconti esorbitanti per mete esotiche e spiagge da sogno a un esercito di parlamentari per circa 10 anni.

C’è chi suda un anno per potersi concedere con la famiglia una settimana e chi può avere una vacanza quasi gratuita in uno dei tanti paradisi terrestri? Sembra che della “generosità” di Patti abbiano, anche se tutto è da verificare, usufruito Renato Schifani, Osvaldo Napoli, Salvatore Cuffaro, Angelino Alfano, Simona Vicari e Ignazio Abrignani. Gli inquirenti stanno cercando di ricostruire le relazioni che potrebbero aver portato Valtur a essere un leader del settore proprio grazie a queste presenze influenti che potevano usufruire di vacanze da sogno a prezzi stracciati.

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A viaggiare con tariffe agevolate ci sarebbe stato anche l’attuale vicepremier e ministro dell’Interno Angelino Alfano secondo quanto riportato da L’Espresso. A nome di Alfano ci sarebbero tre fatture per resort da sogno:

La prima è relativa a Capodanno 2009 sull’isola di Mauritius: al villaggio Valtur Le Flamboyant arriva con aereo in business class e soggiorna una settimana con moglie e figli in una suite vista oceano. Paga 18.748 euro usufruendo di uno sconto di 3.600 euro. L’anno successivo festeggia il primo di gennaio alle Maldive, nel Valtur Gioia Resort di Kihaad, dove resta una settimana con famiglia in una matrimoniale Deluxe fronte mare. Il tutto per 12mila euro, pagati, con uno sconto di circa 4.800 euro. L’ultimo soggiorno, stando ai documenti esaminati da “l’Espresso”, è nell’agosto 2011, pochi giorni prima del commissariamento di Valtur. Alfano si concede una settimana in Grecia con moglie e figli, la famiglia di Fabio Bartolomeo, direttore generale di statistica del Ministero della Giustizia, e altri amici. La fattura, di 13.122 euro, risulta scontata di quasi 3.500 euro: per Alfano e per Bartolomeo è segnato uno sconto del trenta per cento.

Ma se Alfano ha pagato seppur scontati i suoi viaggi c’è invece chi viaggia gratis come Salvatore (Totò) Cuffaro. Sempre secondo il settimanale:

Cuffaro sembra essere un vero habituè della Valtur: ha viaggiato gratis per 50 giorni in località che vanno dalla Sicilia alla Sardegna, dall’Egitto alle Maldive. Una passione che comincia nel 2001, quando viene eletto al vertice della Regione Sicilia. Ad agosto, un mese dopo la vittoria elettorale, trascorre due settimane nel villaggio Baia di Conte ad Alghero con moglie e figlie. Costo: zero. In occasione della Pasqua di due anni dopo, sempre con la famiglia passa un’altra settimana a Sharm el Sheikh, in suite. E per il Capodanno 2007, senza toccare il portafoglio, si riposa alle Maldive in una villa “over water”, sospesa sul mare. Il totale elencato nelle fatture sarebbe stato di 15.388 euro, azzerato dalla generosità del patron di Valtur.

Ma ci sarebbe anche Renato Schifani con signora che hanno salutato l’arrivo del 2008 sul bianco arenile delle Maldive: per il soggiorno nel villaggio di Kihaad hanno avuto uno sconto di 6.074 euro. Per una settimana di soggiorno in villaggio con camera matrimoniale comfort vista mare, aerei, idrovolante in altissima stagione Schifani ha saldato un conto finale di 3434 euro.

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Più movimentata la comitiva che si riunisce negli ultimi giorni di agosto 2009 a Favignana. Carmelo Patti ospita una compagnia di 24 persone. L’imprenditore è con moglie, figlia e nipote. Il presidente del Senato Schifani è insieme a consorte, figlio e fidanzata. Con loro il senatore Udc Salvatore Cuffaro e la senatrice Pdl Simona Vicari, attuale sottosegretario allo Sviluppo Economico, insieme ai coniugi. Completano la squadra, fra gli altri, Basilio Germanà, ex parlamentare di Forza Italia per quattro legislature e Concetta Spataro, allora assessore Pdl al Turismo del Comune di Trapani. Tutti elencati in un’unica fattura che sfiora i 20mila euro, ma che viene azzerata da uno sconto dello stesso importo. Invece per la pasqua 2009 al Sinai Grand Village Resort di Sharm el Sheik si ritrovano ancora Patti, il presidente Schifani, i senatori Vicari e Cuffaro. Tutti in compagnia dei coniugi e sempre a costo zero, grazie a un gentile pensiero offerto dall’ex proprietà di Valtur: un buono del valore di 1.120 euro a coppia.

Sconti eccessivi, vacanze gratuite che rientrano in quel quadro dei privilegi di casta? O semplici prezzi di favore ad amici?

Ora Valtur è commissionata… le vacanze non saranno più gratis?

Quanto costano agli italiani gli ex presidenti di Camera e Senato? 500 mln

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Quanto costano agli italiani gli ex presidenti di Camera e Senato? 500 milioni all’anno!

Benefit che consitono, tra l’altro, nell’assegnazione di un’auto blu, di un ufficio in pieno centro e di uno staff di personale, tutto gratuito per dieci anni. Per rinunciarci, basta dichiararlo in una lettera che, per ora, ha presentato solo Pierferdinando Casini.
La Iena Filippo Roma ha provato a chiedere spiegazioni a diversi ex presidenti della Camera, tra cui Fausto Bertinotti, Irene Pivetti, Gianfranco Fini e Renato Schifani, ma ha raccolto solo reazioni irritate.

Scoppia il caso… Caselli vs Grasso e il procuratore di Torino scrive al CSM!

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Dal presidente del Senato, Pietro Grasso, sono arrivate ‘accuse e allusioni suggestive’ che hanno presentato ‘in maniera distorta vari fatti e circostanze afferenti la mia attivita’ di magistrato’. E’ quanto scrive Gian Carlo Caselli, procuratore a Torino, in una lettera in cui chiede al Csm di ‘essere adeguatamente tutelato’. Caselli si riferisce all’intervento di Grasso alla trasmissione tv Piazza Pulita. Caselli lamenta un ‘comportamento lesivo dei miei diritti e della mia immagine’.

Di cosa è fatto Grasso?

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«Questa era un’occasione unica, non come quella di due Papi che pregano insieme, ma insomma… Ho fatto il colpo di testa di chiedere un confronto Tv ma nella mia carica istituzionale non è che si possa andare tutti i giorni ad inseguire i talk show», dice Grasso. «Io ho bisogno di poter avere la fiducia di cittadini e senatori per questo ho voluto spiegare. Non ho segreti. So già che giovedì mi crocifiggeranno faranno del killeraggio in video».

Insomma per Grasso l’incontro con Travaglio sarebbe stato un incontro storico quasi come quello dei due Papi vicini che pregano? Lo possiamo tacciare almeno di eresia, se non di sindrome di protagonismo acuto? E’ un colpo di testa andare in tv a parlare al popolo che ti ha eletto e spiegare che le accuse rivolte (e che accuse) sono frutto magari di una campagna denigratoria (cosa che non ha potuto per altro spiegare)? Non è compito di ciascun parlamentare fugare i dubbi? Grasso si sente già un’intoccabile? Ha così bisogno della fiducia dei cittadini che ha perso di vista il concetto base “la fiducia la si deve saper conquistare” . Sicuramente non la conquista con l’intervista farsa di questa sera, che ha fugato ogni dubbio su fatto che le accuse di Travaglio fossero fondate! Non c’è bisogno del killeraggio video… Grasso si è suicidato da solo!

Grasso a Piazzapulita… il monologo del potere!

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«Una persona che ha la coscienza pulita, a cosa può andare incontro? Io nell’insediarmi al Senato ho parlato di casa trasparente, e la mia nuova funzione istituzionale veniva sporcata, opacizzata da queste parole che è difficile contrastare nella loro genericità». Lo ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, a Piazzapulita su quanto detto da Marco Travaglio giovedì scorso a Servizio Pubblico.
«Sentendo le parole di Travaglio ho capito che quello era l’inizio di qualcosa che sarebbe continuato. Venivano strumentalizzate cose passate della mia carriera per attaccare il presidente del Senato, utilizzando tutto quello che da una vita mi sono sentito contestare», ha aggiunto.
«Io non ho mai reagito perchè ho sempre voluto tenere unita la magistratura. Per me era quasi doveroso sopportare tutto senza reagire, non ho mai minacciato una querela, ma una cosa è la libertà di critica, un’altra è una comunicazione che non informa e sporca soltanto», ha concluso il presidente del Senato.

Se Grasso è il rinnovamento… siamo messi male!

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Continua il ping pong tra Travaglio e Grasso, al centro Formigli, direttore de La7, che si sarebbe piegato alla volontà politica.

Con un nuovo editoriale sul Fatto, Travaglio torna sull’argomento: «Continuo a sperare che il confronto con Grasso si faccia in un luogo concordato da entrambi», scrive confermando il suo no all’invito di Formigli per un faccia a faccia nella sua trasmissione, Piazzapulita. Sostenendo che il direttore de La7, Paolo Ruffini, «si è accordato alle mie spalle con Formigli e con Grasso per bypassare Servizio pubblico», Travaglio incalza il presidente del Senato: «La sua fretta di chiarire tutto non si spiega se non con la speranza di diventare premier» e per questo «i suoi rapporti con Berlusconi e il Pdl vanno chiariti fino in fondo». Però, aggiunge, «se invece il presidente del Senato continua a fare giochetti con i suoi compagnucci di partito viene il sospetto che abbia optato un’altra volta per la fuga, insomma come con Caselli gli piace vincere facile».

A stretto giro, su Facebook, è arrivata la replica di Formigli: «La ricostruzione di Travaglio sul confronto con Piero Grasso a Piazza Pulita è falsa», scrive il giornalista smontando la ricostruzione dei fatti del collega: «È vero che ho inviato a Travaglio un sms per invitarlo a Piazzapulita. L’ho fatto dopo averlo chiamato al cellulare inutilmente per due volte, e per due volte lui ha chiuso la comunicazione. E dopo che lui stesso mi ha chiesto, con un messaggino, di comunicare per sms». Formigli pubblica l’sms di risposta di Travaglio: «Dice così: No grazie. Lo faccio da Michele oppure sulla web tv del Fatto e di Servizio Pubblico». E difende Ruffini: «L’idea che il direttore di La7 Paolo Ruffini si sia accordato “alle sue spalle” con me e Grasso è semplicemente ridicola».

Travaglio travolge Grasso e il giudice lo “cita” in un confronto tv!

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Se pensate di essere stati diffamati dal vostro capo, dalla vostra ex-migliore amica, da un vicino di casa… ebbene chiedete un confronto tv! Questa sembra essere la tattica di un grande giudice antimafia come Pietro Grasso. Se un magistrato si rivolge alla tv per dirimere una questione giuridica, sicuramente dovremmo anche noi seguire il suo consiglio. Una mente illuminata come quella di Grasso sicuramente avrà vagliato molte ipotesi… ma invece di approdare in un tribunale (forse conosce bene che nelle aule non viene fatta giustizia alcuna) avrà preferito recarsi in uno studio televisivo.

Ed ecco che scatta l’invito a un confronto con Marco Travaglio: lunedì a Piazza Pulita (La7), la trasmissione condotta da Corrado Formigli. «Gentile Corrado, accetto volentieri il suo invito in trasmissione per il confronto», scrive Grasso su Twitter. Perchè la tattica è semplice dopo la telefonata in diretta, si va per social network.

Prendiamo esempio!

Grasso non ci sta e sfida Travaglio!

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“Accuse infamanti nei miei confronti, sfido a un confronto tv Marco Travaglio”. Così il neo presidente del Senato Pietro Grasso interviene a sorpresa telefonando in diretta a Servizio Pubblico, pochi minuti dopo il monologo del vicedirettore del Fatto Quotidiano, che era partito proprio dall’elezione dell’ex procuratore antimafia e del confronto con Renato Schifani. A infastidire Grasso, secondo quanto lui stesso ha riferito durante la telefonata, le ricostruzioni di Travaglio sulla sua nomina a procuratore antimafia. “Può venire in trasmissione quando vuole”, ha detto Santoro. “Non posso aspettare una settimana, devo mettere fine a queste accuse il più presto possibile”, ha risposto Grasso.

Già due giorni fa Travaglio aveva lanciato in rete un tweet che aveva sconcertato l’opinione pubblica. Aveva infatti sostenuto che Pietro Grasso, neo Presidente del Senato ed ex capo nazionale dell’antimafia, sarebbe il “cocco del PDL”.

Travaglio, a sostegno di questa pesantissima affermazione, parla di quando Pietro Grasso fu nominato Procuratore di Palermo nel 2000 e, a dire di Travaglio, si trovò ad affrontare la spinosa questione di Renato Schifani, suo avversario nei giorni scorsi nella disputa per la Presidenza del Senato, riuscendo, sempre a dire di Travaglio, a far archiviare la posizione di Schifani.

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