Soldi per gli alluvionati non ce ne sono… ma la Sardegna li dà a Mediaset

SWEET_SARDINIA_gruppo-tuttacronacaAvete presente il reality Sweet Sardinia? No? Non c’è di che meravigliarsi, visto che la scorsa estate ha ottenuto, su La 5, canale del gruppo Mediaset, appena lo 0.7% di share. Eppure questo show sconosciuto è stato coprodotto dalla Regione Sardegna, insieme alla Showlab di Torino, con soldi pubblici. Il programma, che vedeva otto coppie di giovanissimi fare a gara per chi “s’innamorava di più” e girare in barca, sarebbe dovuto essere un veicolo di promozione turistica dell’isola. Proprio a questo reality Il Fatto Quotidiano ha dedicato un pezzo intitolato “La Sardegna alluvionata regala i soldi a Mediaset”, sottolineando che la Regione ha sborsato 900mila euro mentre altri 50 mila sono arrivata dalla Film Commission Sardegna, sempre casse pubbliche. Il programma, si è detto, non l’ha visto nessuno. Spiega Emiliano Liuzzi:

“Grande veicolo di promozione turistica”, disse Cappellacci ai suoi. C’è un piccolo problema: l’idea del programma era anche buona, ma lo share è stato dello 0,7 per cento. Non l’ha visto nessuno. Dentro e fuori dalla Sardegna. Confessa in maniera molto candida di non averlo visto nemmeno la conduttrice Barzaghi, 34 anni ancora non compiuti, curriculum di tutto rispetto, famosa per aver partecipato alla fictionElisa di Rivombrosa e, alcune settimane fa, a Ballando con le stelle, eliminata dalla giuria e uscita con una costola rotta: “Lavoravo al programma di Milly Carlucci quando è andato in onda il reality”, ha detto. “Purtroppo non l’ho visto. Mi hanno detto però che era molto carino”. Non sappiamo chi abbia potuto riferire una cosa del genere, visto che il programma de La 5, canale digitale Mediaset, non ha avuto il minimo successo. Nessun giornale che ne abbia parlato. Sui soldi c’è poco da aggiungere. Buona parte ce li ha messi la Regione Sardegna. 950 mila euro. Tondi tondi. Se facciamo un conto alle famiglie rimaste senza casadopol’alluvioneCappellacci ha potuto offrire 600 euro. Di più non poteva fare. Con i soldi pagati per il reality avrebbero potuto dare a ogni famiglia il doppio. Invece sono serviti per fare tivvù. Lo spiegherà Cappellacci agli alluvionati nei prossimigiorni il motivo. Difficile che gradiscano. Ma è abile. Può farcela.

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L’ultimo scandalo della Rai? Andrà in onda Mission?

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Quello che sembra essere l’ennesimo scandalo Rai potrebbe essere fermato solo da un miracolo. Nonostante la petizione #nomission su Change.org per chiedere alla Rai di non mandare in onda lo show umanitario “Mission”  sembra invece che a poche ore dalla messa in onda ci sia la ferma volontà di non rivoluzionare il palinsesto. La mobilitazione è comunque in campo e il direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi, e il direttore di Rai1, Giancarlo Leone, hanno ricevuto anche Andrea Casale, lo studente di Farmacia che aveva lanciato la petizione e che ha raccolto 100mila firme che proprio oggi sono state consegnate. Mission, nonostante tutte le critiche è stato comunque portato avanti e  terminato grazie anche alla collaborazione con l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite e Intersos. Mission vuole raccontare il dramma dei rifugiati attraverso i racconti di vari personaggi noti a iniziare da Emanuele Filiberto di Savoia a Paola Barale e da Barbara de Rossia a Michele Cucuzza, solo per citarne alcuni.

Andrà in onda o sarà fermato Mission?

In cerca di “brividi”? Non perdetevi questi video!

got-talent-tuttacronacaI partecipanti dei talent show spesso ci fanno sorridere quando non proprio ridere apertamente con le loro esibizioni a volte al limite dell’assurdo. Spesso, ci pensano gli stessi giudici, con le loro espressioni, a regalrci dei sorrisi. Poi arrivano i concorrenti che ci affascinano e riescono a strapparci un applauso. E poi ci sono loro, i veri talenti, che tolgono ogni parola. Nel 2009, nell’edizione inglese di Got Talent, si era presentata Susan Boyle. Forse non la migliore prima impressione di sempre quando si è presentata ma poi… non si poteva far altro che ammirare la sua voce.

Ora Susan ha trovato la sua “erede”. Ha soli 9 anni, si chiama Amira Willighagen e ha tolto il fiato sia ai giudici che al pubblico di Holland’s Got Talent con la sua interpretazione di O Mio Babbino Caro di Puccini. Il video che vi proponiamo, semplicemente, fa venire la pelle d’oca. La piccola, che non ha mai preso lezioni di canto ma si è limitata a seguire, stando a quanto racconta, i tutorials presenti su Youtube, si è guadagnata il Ticket d’oro, che le permette di accedere direttamente al concorso senza ulteriori selezioni.

Ma non pensiate che sia l’unico talento giovane scoperto. La scorsa estate, infatti, aveva spopolato in rete un’altra incredibile esibizione. A cantare Aaralyn O’Neil, di soli sei anni. Al reality  America’s Got Talent, c’è da scommettersi, difficilmente parteciperanno altre bimbe altrettanto “heavy”! Il brano originale, che la piccola ha eseguito con l’accompagnamento del fratello Isaiah, s’intitola Zombie Skin. Semplicemente… da brividi!

Scena “machista e denigrante”: Burger King ritira la pubblicità dal reality

noemi-merino-cioccolato-tuttacronacaDurante il reality spagnolo Campamento de verano una dei concorrenti, Noemì Merino, ha ricevuto un castigo sotto forma di bagno di cioccolato. La donna si arrabbia, grida di essere allergica e che, oltre tutto, non vuole passare per “la chica porno” del programma. Pronto il commento del presentatore del programma, Joaquìn Prat: “Noi volevamo solo addorcire un po’ la notte di Noemì. In effetti, avevamo pensato che anche i suoi compagni avrebbero potuto godere della sorpresa aiutandola a togliersi il cioccolato leccandolo”. La scena è passata in diretta lo scorso lunedì e le conseguenze non si sono fatte attendere. La catena Burger King, infatti, venerdì ha annunciato in Facebook che aveva ritirato il suo patrocinio al programma. “Non vogliamo essere relazionati con nessun format che presenti attitudini machiste, denigratorie o che possano ferire la sensibilità delgi spettatori”. Il ritiro sarà un sintomo isolato o realmente le grandi aziende iniziano a dare più importanza alla responsabilità sociale piuttosto che il profitto? E allo stesso tempo, la scena a cui gli spettatori hanno assistito, è davvero attribuibile a semplice intrattenimento o piuttosto rientra nella sfera del sessimo? Ángeles Álvarez, deputata del PSOE e membro della commissione per l’Uguaglianza del Congresso, ha dichiarato: “Questi reality sono pornografia pure. Se si fosse trattato di una pubblicità, sarebbe stato qualificato come pubblicità illecita”. E ha spiegato come il ruolo dei pubblicitari, molto discusso da quando è stato coniato il termine “TV spazzatura” è “fondamentale”: “dobbiamo sostenere  chi si ritira da programmi di questo tipo e condannare coloro che non lo fanno”. Alvarez osserva quindi che “Il pubblico ha bisogno di vedere al di là del morboso, che sappia cosa questi programmi significano per la donna”. E mette in guardia: “Quello che non si può fare è mantenere un discorso ipocrita contro la violenza pur consentendo programmi che la favoriscono.” Contattato da The Huffington Post, Telecinco dà le sue opinioni: “Non commentiamo su questioni di inserzionisti.” A proposito del bagno al cioccolato, la sua posizione ufficiale è stata la stessa.

Mission: “perchè non mandavamo Strada al posto della Canalis?”

-1reality-tuttacronacaSe Michele Anzaldi, deputato Pd e segretario della Commissione di Vigilanza Rai si chiede , riguardo il nuovo reality Mission, “Perché non mandavamo Gino Strada al posto di Elisabetta Canalis?”, Laura Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati con un passato in prima linea all’ONU, ha inviato a La Repubblica una lettera in cui spiegava che l’idea del format fosse, originariamente, diversa. “L’anno scorso, in qualità di portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), partecipai ai primi contatti con la Rai. Sull’esempio di analoghe trasmissioni prodotte da tv di altri Paesi, si ipotizzò una trasmissione che avesse l’obiettivo di rendere più comprensibile all’opinione pubblica italiana la condizione vera dei rifugiati, troppo spesso e troppo sbrigativamente raffigurati come una minaccia alla nostra sicurezza. In particolare venne da me suggerito un format australiano (Go Back To Where You Came From, ndr.), molto apprezzato, in cui ad essere coinvolte erano persone comuni, con idee molto diverse tra loro in tema di asilo, e comunque non certo vip. Si pensava dunque ad un’operazione di sensibilizzazione, non ad un reality o qualcosa di analogo, come invece indicherebbero le anticipazioni uscite nell’ultima settimana“. Ma il democratico non è convinto: “Bisogna capire dove sta la verità. La notizia del format australiano non è così esatta come si pensa. La prima puntata di Mission doveva uscire nel dicembre 2012, quindi non è vero che c’è un format australiano dietro. Detto questo, la scelta di accoppiare un tema del genere, così drammatico, con un pubblico da reality è una scelta azzardata. Sicuramente meglio Gino Strada che Elisabetta Canalis”. E ancora: “Bisogna capire se si fa qualcosa di formativo o no. Questo è un tema così delicato che da parte della Rai, il Servizio Pubblico in Italia, c’è bisogno di essere molto chiari nel presentare un programma del genere!” E chi è impegnato nel sociale non può non chiedere perchè proprio la Canalis passi dallo yatch ai campi profughi: “Siamo stati assaliti da mail delle associazioni volontarie. C’è gente che in Italia non fa ferie per andare in zone pericolose a dare una mano. Ci hanno scritto, anche insultandoci a volte: ‘chi ci guadagna in questo programma? La Commissione Vigilanza Rai che ci sta fare allora?’. Dobbiamo dare dei chiarimenti”. Pronte le risposte della Rai, con Giancarlo Leone che in Twitter scrive: “Tv. Due deputati sollecitano presidente Vigilanza di visionare un programma @RaiUno prima della messa in onda. o ?” Ma Anzaldi non risparmia nè una risposta, nè una frecciatina: “Giancarlo Leone ha parlato attraverso un tweet. Forse la Vigilanza Rai meritava qualcosa di più. Noi non vogliamo vedere tutta la puntata, ma alcuni minuti. Ci siamo appellati a Fico perché c’è bisogno di valutare: il presidente della Vigilanza deve visionare dato il tema delicato e drammatico delle missioni umanitarie. Dobbiamo rassicurare il mondo del volontariato.” Ma al parlamentare non piace che siano stati i giornali i primi a parlare del reality: “Siamo sotto pressione: noi parlamentari del caso di ‘Mission’ sapevamo tutto, tanto che c’è pure un’interrogazione parlamentare che è uscita prima di Repubblica. Una volta che è uscita la notizia in un grande giornale ed è stata data in pasto a tutti i media, c’è bisogno da parte nostra di lanciare un messaggio chiaro e rassicurante su quanto sarà fatto.” E intanto la Rai rassicura: “Il servizio pubblico saprà muoversi nel rispetto della dignità delle persone, dei rifugiati e della sensibilità dell’opinione pubblica“.

Polemiche alla Rai, il nuovo reality è nei campi profughi!

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E’ allucinante solo l’annuncio: il nuovo reality show targato Raiuno sarà ambientato in alcuni campi profughi. Qui otto “vip” tra cui Albano, Michele Cucuzza, Barbara De Rossi, Emanuele Filiberto sono chiamati ad aiutare gli operatori dell’Unhcr e e dell’Ong ‘Intersos’.

Il servizio pubblico probabilmente, volendo far colpo sul sensazionalismo e sulla tv del dolore, non si è accorto che probabilmente ha superato il limite della decenza e del buon gusto. Già molte associazioni e organizzazioni non governative hanno alzato la voce e si sono scagliate contro il programma, che dovrebbe andare in onda a novembre, definendolo  «inaccettabile» e «lesivo della dignità di chi deve fuggire dal proprio paese a causa di guerre o persecuzioni».  Il web insorge e si attiva con due petizioni online per bloccare il programma. I promotori, tra cui l’Ong Intersos continuano invece a difendersi dichiarando che il reality sarà un modo per dare riconoscimento ai profughi e sensibilizzare l’opinione pubblica».

La sensibilizzazione pubblica già c’è senza bisogno di inutili strumentalizzazioni che, almeno sulla carta, sembrerebbero andare solo a vantaggio di un programma che cerca di sfruttare il dolore, la sofferenza e il dramma sociale di quei profughi costretti anche alla privazione dell’anonimato. E’ dignitoso, ci si chiede, costringere i più deboli a essere ripresi da un obiettivo senza che possano avere mezzi e strumenti (culturali ed economici) per sottrarsi dall’ennesima “violenza” che li costringe a mostrarsi al pubblico?

«La strumentalizzazione è di chi parla ora senza aver visto e capito il programma», replica Emanuele Filiberto di Savoia. «Forse è vero che al peggio non c’è mai fine, ma questa cosa è incredibile», tuona il Gruppo Umana Solidarietà (Gus). «Fermatevi!!», è l’invocazione. «Siamo una Ong che si occupa di profughi in Italia da ormai vent’anni e all’estero facciamo cooperazione con un’idea differente dal facile pietismo. Abbiamo difficoltà, nel nostro lavoro quotidiano, anche perché non abbiamo il supporto di una comunicazione oggettiva e spesso ci troviamo a gestire le conseguenze di articoli o servizi che cercano lo scoop su questa o quella organizzazione o su questo o quel gruppo di migranti», afferma il Gus.

«Siamo certi – proseguono – che anche il Papa, nel suo recente viaggio a Lampedusa, non si riferisse a un ‘reality’, quando auspicava e desiderava che si ponesse attenzione al dramma di chi fugge dalla propria terra, ma forse siamo noi a sbagliarci. Abbiamo difficoltà a credere che gli ideatori di questo programma abbiano mai visto territori martoriati dalle guerre o fatto esperienze di Cooperazione internazionale. L’aiuto ai popoli in fuga, ai profughi nei campi di accoglienza non passa da uno spettacolo che cerca di impietosire il pubblico di casa al quale chiedere poi un sms ‘solidale’ a favore di organizzazioni che, con una mera operazione commerciale, hanno reso possibile questo programma».

«Se la Rai avesse voluto raccontare il lavoro di tante Ong nei territori di guerra o nei campi lo avrebbe potuto fare in altri modi». «Purtroppo – conclude il Gus – si è spesso dedicata, anche nelle ultime emergenze, a far vedere gli sbarchi e poco più e ad amplificare le polemiche di italiani contro i migranti, di poveri contro disperati».

Dello stesso avviso padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati. Non ci sta alla spettacolarizzazione del dramma di migliaia di persone che soffrono perché costrette a lasciare la propria terra. «Tutto ciò che finisce in televisione – dice il gesuita all’Adnkronos – diventa spettacolo, al di là delle intenzioni di chi vorrebbe portare all’attenzione dell’opinione pubblica la vita di queste persone. Il pericolo è di provocare l’emozione dello spettatore per il solo tempo della visione, poi si cambia canale e si passa ad altro».

A padre La Manna, da una vita impegnato al servizio dei rifugiati, ‘The Mission’ ricorda un programma di qualche anno fa, ambientato a Parigi, che offriva la possibilità di vivere per qualche giorno l’esperienza di un clochard. «Peccato – dice – che dopo il protagonista di turno tornava nel suo bell’albergo a 5 stelle». E allora «è vero che molti sono alla ricerca di esperienze forti, ma bisogna chiedersi come sensibilizzare la gente, non solo a livello emotivo. La nostra posizione è quella di promuovere un incontro diretto fra i veri rifugiati e le persone in un contesto però – ammonisce – dove diritti e dignità siano salvaguardati». «Ci chiediamo che senso abbia tutto questo – prosegue – quale sia l’intento. Facciamo in modo che i protagonisti veri siano testimoni della loro esperienza. Noi lo facciamo con incontri nelle scuole, dove possono raccontare la loro esperienza. Dove è tutto vero».

Si chiede Padre La Manna: «perchè la signora benestante si commuove e invia i due euro con l’sms solidale per i poveri profughi afghani visti in tv, e poi la stessa signora incontra gli stessi ragazzi fuggita dal loro paese, che vivono e dormono sotto la stazione Ostiense di Roma, non si commuove più?. La Rai – conclude – poteva fare un documentario senza usare Vip. Così è inevitabilmente una cosa artificiosa, dietro la quale c’è sempre l’interesse di fare ascolti. E non si può sensibilizzare davvero su un tema se a muovere tutto ci sono logiche di mercato». «Tutto questo mette grande tristezza», conclude.

Il reality «sicuramente potrà avere un effetto positivo, quello di far conoscere al grande pubblico il tema dei rifugiati, in un contesto caratterizzato da una totale penuria di spazi informativi. Ma il prezzo da pagare è, per noi, troppo alto», commenta Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir). «Il rischio di strumentalizzazione, di un utilizzo inappropriato di immagini, storie e pezzi di vita di persone in condizione di estrema vulnerabilità, è davvero elevato».

«Qual è il messaggio che verrà fatto passare? E quale è il costo che i rifugiati coinvolti dovranno pagare?», si chiede Hein. «Il reale cambiamento comunicativo è quello di riuscire a parlare dei rifugiati non attraverso un uso spettacolaristico delle loro storie, ma riuscendo a cambiare la cultura dei media in questo paese». «E come Consiglio Italiano per i Rifugiati non crediamo davvero che questo programma possa raggiungere questo obiettivo». Contro ‘The Mission’ si muove anche la rete, dove sono già due le petizioni online per chiedere lo stop del reality. La prima, lanciata sulla piattaforma Change.org, chiede alla Rai di «fermare questo scempio che specula sul dolore della gente e spettacolarizza i drammi umani di chi vede ogni giorno negati i propri diritti!».

L’altra petizione è lanciata dal sito Activism.org per chiedere «l’interruzione delle riprese, la sua cancellazione da parte della Rai e un passo indietro da parte dell’Unhcr». «Riteniamo inaccettabile che la tv pubblica realizzi questo progetto. Lo sfruttamento della sofferenza cui sono sottoposti i profughi a fini di spettacolo – si legge – non può essere tollerato ed è per noi motivo di indignazione». «Ancor più inaccettabile è il comportamento di Unhcr e Intersos, che si sono prestate a questa iniziativa, rinnegando i valori di umanità ed etica professionale che dovrebbero caratterizzarle».

«A tale proposito ricordiamo la Carta di Roma del 2008, ossia un protocollo deontologico concernente l’utilizzo dell’immagine e dell’identità di rifugiati, richiedenti asilo, migranti e vittime di tratta redatto dall’Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana in collaborazione proprio con l’Unhcr». «Esistono altri codici per fare informazione – prosegue il testo della petizione – e dare visibilità alle varie comunità di rifugiati nel mondo. ‘The Mission’ servirebbe piuttosto a rilanciare l’immagine dei cosiddetti Vip, non certo darebbe una spiegazione delle cause dall’origine della condizione di queste persone, dei problemi che affrontano quotidianamente, delle loro prospettive per il loro futuro. Perché la Rai non realizza dei documentari o dei reportage al posto di un becero reality? In Italia abbiamo le risorse umane per fare dell’ottima informazione, che non necessariamente deve essere noiosa».

«Quando abbiamo deciso di aderire a questo esperimento di comunicazione eravamo ben consapevoli di esporci a critiche, commenti e di suscitare interrogativi purtroppo, anche qualche insulto», afferma Marco Rotelli, Segretario generale di Intersos, Ong impegnata in 30 paesi nel mondo. «Da molti anni le organizzazioni umanitarie dibattono sulla comunicazione, su metodi e limiti del loro rapporto con il pubblico. Quanto alle crisi umanitarie, l’opinione condivisa da molti è che se ne parli troppo poco: tranne in rare eccezioni, solo quando gravi tragedie scuotono le emozioni del grande pubblico e si accende la luce mediatica sulla sofferenza di milioni di persone, altrimenti dimenticate».

«Proprio per dare riconoscimento a queste persone, in particolare ai rifugiati – spiega – abbiamo accettato di partecipare al programma». «Molti giornalisti della tv, della radio, della carta stampata e più del web ci hanno cercato, sono venuti a trovarci nei programmi in vari paesi, hanno condiviso con noi fatica, passione, pericolo, successi, frustrazioni, competenza e talvolta fallimenti. Purtroppo, raramente tutto questo è potuto esser trasformato in un messaggio, un’informazione destinata a molti. L’umanitario è sempre rimasto nelle ultime pagine dei giornali quotidiani, nei piccoli box a margine dei settimanali o nei programmi della mezzanotte della tv».

«Noi sappiamo con certezza che quel che facciamo è importante, vitale, essenziale, oltre che meraviglioso», spiega ancora Rotelli. «Per questo vogliamo portare questo messaggio e questa consapevolezza alla gente che oggi non li trova nell’informazione. Ci è stata offerta questa possibilità. L’abbiamo valutata, considerata rischiosa per l’immagine dell’organizzazione ma unica per il potenziale di diffusione che portava con sè. Abbiamo quindi chiarito bene le cose, gli obiettivi, i limiti e le modalità, a garanzia di tutto quello che cerchiamo quotidianamente di salvaguardare, a partire dalla dignità di ogni essere umano. Infine, abbiamo deciso di partecipare. La causa ci è sembrata più importante dei rischi di una simile operazione», conclude.

Perchè la Rai, tv di stato, in grave indebitamento, continua a perseguire la strada di una tv che propone programmi irriverenti verso la sofferenza umana?

Le Femen attaccano Heidi Klum!

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Il nuovo attacco a suon di topless, organizzato dalle Femen, ha preso di mira il palco del Germany’s Next Top Model, il popolare show condotto da Heidi Klum. La protesta è stata organizzata nella maniera standard: seno nudo e scritte sulla pelle. In particolare la scritta riportava la dicitura: “Heidi Horror Picture Show”. La protesta, organizata sul palco della trasmissione, una delle più seguite in Germania, era per contestare l’uso delle donne in televisione. Le due manifestanti sono state allontanate dai bodyguard mentre l’ex modella e presentatrice, fasciata in un lungo abito rosa di Versace, manteneva una calma imperturbabile. E considerato che The show must go on… la finale del reality è poi proseguita come se nulla fosse accaduto.

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Si vuole suicidare, la polizia inscena un reality

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Un 28enne romano tenta di suicidarsi. Arriva un mediatore per capire cosa spinge il giovane a fare un atto così estremo: vuole partecipare a un reality! Si cerca una mediazione su ogni fronte, ma il giovane sembra determinato. Minaccia di lanciarsi dal balcone di casa e tiene in pugno un coltello. Dopo un breve consulto l’unica via è quella di assecondarlo. Si fa arrivare una limousine e una troupe giornalistica con tanto di telecamere e microfoni. Il ragazzo la vede arrivare e si convince a scendere in strada, ma non rinuncia al coltello. Mentre stava salendo sull’auto, approfittando di un momento di distrazione, un agente del Commissariato Ponte Milvio ha disarmato il ragazzo ed è riuscito ad immobilizzarlo. Il giovane è stato poi affidato alle cure del personale medico. A suicidio scongiurato si smantella il set fittizio… nessun reality, solo un’abile mossa delle forze dell’ordine per evitare il peggio!

 

“La realtà pone grandi limiti alle aspirazioni umane, …

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… mentre non pone alcun limite alla sofferenza. La fantasia e l’immaginazione sono la rivincita (meglio, “la rivolta”) della mente umana nei confronti di una natura insensibile e insensata.”
Vasco Rossi– (La versione di Vasco, 2011)

“Non ridurre la realtà a una cosa statica, …

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… per poi inventare metodi che ti consentano di arrivare a essa.”

-Bruce Lee-

Si suicida il medico di Koh Lanta… Maledizione?

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Si sta trasformando in un programma maledetto il reality francese Koh-Lanta. A dieci giorni dalla morte di un concorrente di 25 anni durante il primo giorno di riprese in Cambogia, in una delle prove più impegnative, quella del ‘naufragio’, si è suicidato il medico del programma dell’emittente privata TF1. Thierry Costa, 38 anni, lavorava per la produzione del reality da quattro anni. L’uomo ha lasciato un biglietto per la sua famiglia prima di togliersi la vita. Il programma era stato sospeso proprio il giorno della morte del concorrente, Gerald Babin, stroncato da un attacco cardiaco.

Subito dopo TF1 aveva annullato le riprese della 12esima stagione del reality e con molta probabilità lo show non andrà più in onda per tutto il 2013.

I bambini “posseduti” diventano un reality show!

ghost inside my child

Negli Stati Uniti è in preparazione un nuovo reality show, con protagonisti un gruppo di bambini “posseduti” dagli spiriti. Il programma – dal titolo “The Ghost Inside My Child” – sarà trasmesso da Bio Channel a fine anno, mentre l’episodio pilota è già andato in onda qualche mese fa. I produttori Joke Fincioen e Biagio Messina hanno aperto i casting, alla ricerca di altri giovani protagonisti che abbiano memoria di vite passate.

Un progetto controverso che viene però difeso a spada tratta dai giovani produttori Joke Fincioen e Biagio Messina. I due, che sono marito e moglie, hanno sentito il bisogno di fare chiarezza sui fenomeni soprannaturali legati all’infanzia.
“Ero incinta quando ho avuto per la prima volta questa idea – ha dichiarato Fincioen – Pensavamo che cosa avremmo dovuto fare se fosse capitata una cosa del genere a nostra figlia. Sono cose che è meglio ignorare o approfondire? “. Ma farsi curare da uno specialista invece che impestare la tv con programmi spazzatura che potrebbero anche ledere alla psiche dei bambini? Poi naturalmente lo importeremo in Italia? Forse questo ce lo risparmiamo perché c’è la Chiesa?

Tragedia al reality, muore un concorrente!

Koh-Lanta- tuttacronaca

Un concorrente di ‘Koh-Lanta’, reality della tv francese TF1, versione locale di “Survivor”, è morto oggi per una crisi cardiaca. Il sito online del settimanale “Le Point” rende noto che si tratta di un ragazzo di 25 anni, che si sarebbe sentito male all’inizio delle riprese del gioco, che si svolgono in Cambogia. Trasportato d’urgenza con un elicottero, il concorrente è deceduto in ospedale.

La produzione dello show si è riunita per decidere il da farsi ed è molto probabile che sarà annullata l’intera stagione del reality.

“Koh Lanta”, trasmesso in Francia dal 2001, è una sorta di “Survivor” con protagonisti un gruppo di naufraghi. Il titolo è particolarmente azzeccato in quanto si rifa al nome di un’isola tailandese, il cui significato è “isola dai milioni di occhi”.

Lo show ha all’attivo ben dodici stagioni ed è una della punte di diamante del network TF1. “Koh Lanta” è infatti riuscito a fidelizzare il proprio pubblico e ogni stagione è stata seguita in media da 7 milioni di telespettatori.

“La poesia, per un poeta, è il lavoro più remunerativo del mondo. …

poeta

… Una buona poesia è un contributo alla realtà. Il mondo non è più lo stesso dopo che una buona poesia gli si è aggiunta.”

-Dylan Thomas- (Da ‘Sulla poesia’, trasmissione radiofonica alla BBC, il giugno 1946)

NULLA FERMA I REALITY NEPPURE LA MORTE!

Tropika Island of Treasure

Il reality non si ferma, nemmeno di fronte alla morte di una sua concorrente. Tropika Island of Treasure, la versione sudafricana dell’Isola dei Famosi arrivata alla sua quinta edizione, verrà trasmessa dall’emittente Sabc1 come nulla fosse successo. Mancano due giorni alla messa in onda del reality e il conto alla rovescia continua, indifferente alla morte per omicidio di Reeva Steenkam, la fidanzata di Pistorius, una delle celebrities protagoniste dello show. “We are deeply saddened and extend our condolences to Reeva’s family and friends”, si legge in una nota nella home page del sito accanto all’immagine di una candela. Nessun riferimento però all’omicidio. E nella sua scheda vengono raccontate al presente le passioni e i divertimenti della modella, accanto a una sua foto in bikini.

 

Reality ha fatto flop al cinema, Rai Boh in Tv

Non è un’Italia per Garrone o Facchinetti… Non è un’Italia disposta alla sperimentazione. Il Reality o la tv sono cose serie per poterci ridere su! Dopo aver attraversato un inferno di cataclismi produttivi e organizzativi la nuova trasmissione di Facchinetti era approdata sulla Rai. Una puntata… e via! Sospesa all’istante senza neppure dare una seconda chance!

BENVENUTI IN ITALIA!

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Realmente… GRAZIE!

Che dire, è sempre una gioia ricevere un riconoscimento e non si può non dimostrare gratitudine a chi ha assegnato questo premio a Tuttacronaca!

Quindi UN MONDO DI GRAZIE a SUPERNOVA (Digging History) e MAARESA MARTIN. THANK YOU!!!

Le regole dell’assegnazione del premio prevedono che si risponda a 5 domande: eccole qui! The Rule: I have to answer some questions and than nominate 10 bloggers.

1. Se potessi cambiare qualcosa, cosa cambieresti? / If you could change one thing, what would you like change?

– Il cuore e la testa di tante persone… / I would change hearts and minds of many people…

2.  Se potessi, quale età rivivresti? / If you could repeat an age, what would it be?

– La prossima! / The next one!

3. Qual’è una cosa che ti spaventa davvero? / What is one thing that really scares you?

– L’avidità / The greed

4. Quale sogno non hai realizzato, ma credi di essere in grado di farlo? / What is one dream you have not completed, and do you think you’ll be able to complete it? 

– Prometto che avviso appena si realizza! / I promise that I’ll tell you as soon as the dream comes true!

5. Se potessi essere qualcun altro per un giorno, chi vorresti essere? / If you could be someone else for one day, who would it be?

– Posso essere un pesce nell’oceano? / Can I be a fish in the ocean?

Ed ora…le 10 nomination:

Ron Scubadiver

Dreamwalker’s Sanctuary

Seyisandradavid

Manon’s Maze

Yessie

Lantern Post

Addgrainonearth

Truth Seldom Heard

GYAtoday

Candid Impressions

Proposito per il 2013? Immergersi nella realtà e portarla alla luce!

Un sentito GRAZIE a Common Sense in an uncommon world per questo premio! Thank you Barbara!

Come tutti i premi va condiviso quindi… via con le nominations!

Vagenda Vixen

Jasmine Kyle

Life portOfolio

Lectures au coeur

From the Bartolini kitchens

Scanteia

Orbs Delight

Laurie27wsmith

Inside the mind of Isadora

LearnItalianForFun

Hortus Closus

A Frank Angle

Charron’s Chatter

Donna

Fat girl in New York

House of Heart

Cindy Knoke

Jamie Brazil

Tutte queste cose??? Beh, che dire… GRAZIE!!!

Grazie infinite Sweeta!!!

Ancora una volta… tempo di nomination!

From the C-sweet

La disoccupazione ingegna

I miei alti e bassi

Clanmother

Ayatao2010

Travel Culture Food

Insideout80

Fashionforlunch

Parti di lui

Krishna’s Pictures and notes

Incidentallearner

Cookie5683

Pleis bilong tu mi

Cakegardenproject

La voce nascosta

Ross (Paraisio)

Amù (Art Moves the World)

Arabica… Taste of Orient

Grazie a tutti e… pronti per un 2013 di news!

Newwhitebear's Blog

Poesie e racconti: i colori della fantasia

RunningWithEllen's Blog

Two sides of God (dog)

Que Onda?

Mexico and beyond

Just a Smidgen

..a lifestyle blog filled with recipes, photography, poems, and DIY

Silvanascricci

NON SONO ACIDA, SONO DIVERSAMENTE IRONICA. E SPARGO INSINCERE LACRIME SU TUTTO QUELLO CHE NON TORNA PIU'

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