Accordo trovato nel disaccordo e nella tensione… Genova quasi la Grecia

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Tanta rabbia, tensione e disaccordo nell’assemblea dei lavoratori di Amt che alla fine ha approvato la bozza di accordo  raggiunto nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 dal comune diGenova, la Regione Liguria e i sindacati. Proprio quest’ultimi, i cui rappresentati sono stati anche ampiamente criticati, hanno chiesto ai lavoratori di votare la bozza.

Nel documento visionato dall’Ansa si legge: “Il combinato disposto dalla legge nazionale 422/97 e la legge regionale 33/2013 ha reso possibile dare vita ad un forte piano di riorganizzazione e rilancio del sistema di trasporto pubblico attraverso la creazione di un’agenzia che sarà pienamente operativa nella primavera del 2014. E’ questo l’appuntamento al quale arrivare con una Amt più efficiente e forte che rimarrà comunque pubblica”.

“Al fine di portare l’azienda all’appuntamento della gara per l’affidamento dei servizi nel bacino unico regionale, che rimane l’unica prospettiva strategica di sviluppo del servizio di trasporto pubblico in Liguria – prosegue il documento – è necessario mettere in atto misure di rafforzamento e razionalizzazione aziendale su più fronti. In primo luogo deve essere irrobustito l’investimento nel parco mezzi”.

Su questo punto la Regione si è impegnata a costituire e rendere operativa l’Agenzia regionale e a reperire fondi europei per il rinnovo del parco mezzi circolante: “Attraverso questo maggiore investimento nel parco mezzi – è spiegato nel documento – si otterrà l’obiettivo di un miglioramento del servizio e di una consistente diminuzione degli oneri a carico dell’azienda per l’attività di manutenzione”.

Per quanto riguarda il disavanzo previsto dal conto economico previsionale 2014 ammontante a circa 8,3 mln, “l’azienda e il comune reperiranno le risorse per 4,3 mln”. “In tale processo – si legge ancora – il Comune e l’azienda si impegnano, unitamente ad altre azioni, a verificare la possibilità di ricostituire il capitale sociale attraverso diverse misure”. I rimanenti 4 mln saranno ottenuti, attraverso opportune intese con le organizzazioni sindacali e a tal proposito verrà attivato un tavolo di confronto che dovrà produrre l’articolazione della proposta.

Genova quasi come la Grecia? I 4 milioni ricadranno sui lavoratori nel 2014? Chi sarà sacrificato per il debito?

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L’acqua non è uguale per tutti!

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Si chiama tariffa sociale dell’acqua in realtà pone una discriminante tra cittadini, ma fa parte del quadro di populismo che ormai aleggia in Italia e sta facendo lentamente sprofondare il nostro Paese a livelli di Terzo Mondo. Si sta lentamente andando verso quella spaccatura sociale che sussiste nei Paesi più arretrati: i ricchi e i poveri in lotta perenne fra loro. Tutto questo genera povertà, perché non si riesce  a convogliare energie nella produzione, ma solo nella lotta alla sopravvivenza. Non c’è da rallegrarsi quindi se l’acqua costerà di meno ai redditi più bassi e di più a quelli più elevati, perché la tariffa “sociale” è l’ennesimo passo verso il baratro. Colpire la classe media, quella che davvero s’impoverirà fino a diventare povera e gravare ulteriormente sullo Stato. Chi ora è benestante diventerà un competitors dei più poveri, una moltitudine in più alla ricerca di diritti che la classe ricca, che pagherà anche l’acqua di più, ma nessuno potrà scalfire il predominio e la razzia. Levata la classe media di un paese, si schiacciano anche di più i poveri. E’ una vittoria? Eppure sembra uno dei provvedimenti migliori del governo Letta. La decisione di staccare l’acqua aa un cittadino moroso non sarà più nelle mani dell’azienda che eroga il servizio, ma dello stato.

Spiega il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando:

“Non si può lasciare all’azienda la facoltà di decidere del distacco dell’acqua. Bisogna garantire procedure vista la specificità del bene acqua, che è un bene fondamentale per la vita umana”.

Anche perché aggiunge Orlando, con  l’applicazione delle tariffe basate sul principio di copertura dei costi le tariffe sono aumentate e di conseguenza sono aumentati anche i morosi.

La strada che prende il governo, invece, è diversa. Con la norma in questione “l’Autorità per l’energia elettrica ed il gas al fine di garantire l’accesso universale all’acqua assicura agli utenti domestici a basso reddito del servizio idrico integrato l’accesso a condizioni agevolate alla quantità di acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni fondamentali”. La sostenibilità dell’intervento e la copertura dei costi viene garantita dalla “previsione di un’apposita componente tariffaria” per le “utenze non agevolate del servizio idrico integrato”.

Come si può far pagare di più un servizio solo per il reddito? Acqua è di tutti, ma a quale prezzo?

Non è reato! La Cassazione assolve l’uomo che fa pipì in strada

uomopipc3acstradaNon è reato! Lo ha deciso la Cassazione accogliendo il ricorso dell’avvocato dell’uomo che all’1,30 del 2 gennaio 2009 era stato scoperto a orinare in una stradina  vicina a un ristorante in piazza a Lamon, in provincia di Belluno. La Corte di Cassazione ha cancellato la condanna di 200 euro e assolto il 55enne A.T., dipendente pubblico del Comune al quale era stata contestata l’accusa di atti contrari alla pubblica decenza.

«Sono dispiaciuto – cercò di spiegare il 55enne – ma sono stato costretto a usare questa stradina buia come toilette. I tentativi di utilizzare i servizi del ristorante sono falliti». L’avvocato ha commentato: «La condanna, seppure insignificante, aveva inoltre causato una serie di problemi al 55enne che, quale dipendente pubblico, si era visto precludere la partecipazione ad alcuni concorsi, non essendo più incensurato».

Non sarà reato, non saranno atti contrari alla pubblica decenza, ma il degrado resta.

Atene: sgomberata dalla polizia la sede della tv pubblica

atene-scontri-tuttacronacaEra giugno quando il governo, senza preavviso, chiudeva l’emittente radiotelevisiva nazionale greca Ert, giudicandola troppo onerosa nella morsa della stretta finanziaria imposta dalla troika (Ue, Bce, Fmi). All’epoca, il provvedimento aveva portato al licenziamento di circa 2.600 persone creando scompigli nel Paese. La sede dell’Ert, che sorge alla periferia nord di Atene, era occupata da qualche decina di persone, per lo più giornalisti licenziati, e la polizia antisommossa, che ha circondato l’edificio nelle prime ore del mattino, ha rotto le serrature per entrare. Mentre una parte degli agenti procedeva allo sgombro dei locali dai suoi occupanti, un’altra parte all’esterno respingeva con l’uso di lacrimogeni la protesta di alcune centinaia di manifestanti che si sono radunati in breve tempo per opporsi all’azione delle forze dell’ordine, non appena si è diffusa la notizia. Sono anche scoppiati dei tafferugli. Gli agenti hanno sparato lacrimogeni contro alcune centinaia di manifestanti radunatisi fuori e arrestato almeno tre persone, in seguito rilasciate.

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L’articolo di Bansky che il New York Times non pubblica

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Forse l’editoriale di Bansky che critica il complesso in costruzione a Ground Zero era davvero troppo underground e poco politically correct. Fatto sta che l’artista di murales non si è perso d’animo e dopo che il suo articolo è stato rifiutato dal New York Times, ha pensato bene di pubblicarlo sul suo sito

“Non abbiamo trovato un accordo sull’articolo, e lo abbiamo rifiutato”, ha confermato la portavoce del Nyt, Eileen Murphy.

Bansky risponde così “Oggi doveva esserci un mio editoriale sul Nyt, ma hanno rifiutato di pubblicare ciò che ho scritto”, si legge sul sito dell’artista britannico. Il pezzo, dal titolo ‘Shyscraper’ – giocando sulla parola ‘shy’, timido, e ‘skyscraper’, grattacielo – spara a zero sul Freedom Tower, od One World Trade Center, il palazzo costruito nel luogo dove sorgevano le Torri Gemelle.

“L’11 settembre ha rappresentato un attacco contro tutti noi e la risposta qual è? 104 piani di compromesso”, scrive Banksy, spiegando che il palazzo non mostra i muscoli e non rappresenta una degna ‘reazione’ all’attacco. Da qui la definizione di ‘grattacielo timido’. L’artista sostiene che il One World Trade Center ricorda “un ragazzo molto alto ad una festa, che goffamente curva le spalle cercando di non distinguersi dalla folla”.

Salta Benigni… costa troppo!

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Dopo Crozza, la Rai deve dire addio anche a Roberto Benigni! Lo show del comico toscano previsto per il periodo natalizio, “Dieci comandamenti”, non si farà. La motivazione ufficiale sono gli impegni all’estero di Benigni. In realtà in questo modo si risparmieranno 4 milioni di euro. Quei soldi pubblici che ormai sono sotto gli occhi dei contribuenti che si trovano a pagare un canone per vedere poi perennemente i conti in rosso della tv pubblica che viene anche foraggiata dallo stato… forse il vero giro di vite dell’Italia è la Rai?

Annullata “temporaneamente” la chiusura della tv pubblica greca

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Nei giorni scorsi il governo di Atena aveva deciso la chiusura della tv pubblica Ert, ma ora il Consiglio di Stato,  la piu’ alta giurisdizione dello stato, ha annullato ”temporaneamente” la decisione di chiudere l’emittente. Ne è stata quindi disposta la riapertura, in attesa si costituisca un nuovo soggetto radiotelevisivo pubblico. Anche il premier Samaras aveva avanzato oggi la proposta di una riapertura parziale, mentre il sindacato Ert si era rivolto all’alta corte contro la chiusura. Ma una “nota stonata” resta: la chiusura, dopo 75 anni di vita, dell’Orchestra Sinfonica Nazionale greca, che ha salutato il proprio pubblico eseguendo l’inno nazionale nel corso di un concerto che ha suscitato commozione sia nei presenti che negli negli stessi esecutori, le cui lacrime non potevano passare inosservate.

Chiusa la tv pubblica in Grecia…

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Una decisione presa dalla sera alla mattina e la decisione di chiudere la Tv di Stato in Grecia anche se mancano le firme di 4 ministri che si erano opposti. L’ERT non ce l’ha fatta e immediatamente 2000 dipendenti sono corsi a presidiare gli uffici e gli impianti ma il governo ha già pubblicato sulla gazzetta ufficiale la chiusura della televisione. Da qui a fine anno saranno 2800 i posti che andranno persi e sembra proprio che il governo abbia deciso di prenderli dai dipendenti che lavoravano presso l’ente televisivo. L’ERT è l’equivalente della nostra RAI e ha sempre trasmesso una televisione generalista che andava dall’informazione allo sport, da programmi d’intrattenimento ad approfondimenti politici, oltre a film e fiction.

 

Illusioni della P.A.: i 40 miliardi alle imprese non arriveranno in tempi brevi

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Per chi credeva che il calvario fosse finito, la doccia fredda è arrivata come una mannaia.

Ieri, 30 aprile, giorno entro il  quale circa 22 mila enti pubblici, di cui 10 mila importanti, dovevano registrarsi nella piattaforma telematica allestita presso la Ragioneria dello Stato dalla Consip, si è verificato invece uno stallo. La registrazione non è avvenuta ed è scattata la denuncia di Rete Imprese Italia – la superconfederazione imprenditoriale che riunisce commercianti e artigiani – “Il decreto legge sui pagamenti dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione, mostra fin da subito la debolezza di un impianto normativo basato su farraginosi adempimenti burocratici, fallendo nel suo primo obiettivo. Sul portale online del ministero dell’Economia, ad oggi, la maggior parte delle amministrazioni non ha ancora avviato la registrazione”.

 Ma se Rete Imprese Italia tuona, c’è anche la Ragioneria che minimizza e fa sapere che solo una piccola percentuale degli enti tenuti a iscriversi avrebbe mancato all’appuntamento informatico, che avverrà comunque nei prossimi giorni.

 Ma se anche questo adempimento verrà rispettato da tutte le amministrazioni nei prossimi giorni sarà solo il primo passo di una lunga e farraginosa procedura burocratica: tra il primo giugno e il 15 settembre, sempre attraverso la piattaforma elettronica, le amministrazioni che si sono registrate presentino l’elenco completo dei loro debiti “certi, liquidi ed esigibili” maturati fino al 31 dicembre 2012, con la specifica dei dati dei vari creditori. Solo all’indomani di questa “confessione”, si procederà alla liquidazione dei crediti fino a impiegare i 40 miliardi di euro che verranno raccolti dal governo emettendo nuovi titoli di Stato. Quaranta miliardi sugli oltre 90 stimati, forse 120 secondo molti, e addirittura 150 secondo altri.

Sembra quindi che le imprese abbiano tutto il tempo di collassare definitivamente in attesa di quei soldi… e poi parliamo di ripresa e di occupazione che non si riesce a trovare una procedura snella nell’adempimento dei debiti della P.A. con le imprese?

A rate… ma finalmente la P.A. comincia a pagare i debiti!

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Il provvedimento per pagare i debiti della P.A. serve a “immettere liquidità nel sistema economico e a far ripartire più rapidamente la domanda interna già da metà dell’anno in corso”. Così il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, in audizione in Parlamento. “L’obiettivo di saldo strutturale dovrebbe essere comunque raggiunto” nonostante il pagamento degli arretrati, ha aggiunto. “Il limite del 3% di Pil è comunque invalicabile”.

Il pagamento dei debiti della P.a., ha spiegato Grilli, non è “un’operazione senza costi: nel 2013 ci sarà un aumento di 400 milioni” a valere sul debito e quindi un aumento degli interessi da pagare. Anche se di recente grazie ad un attenuarsi dei tassi si sono risparmiati 5,4 mld. Sarebbe “pericoloso – ha poi aggiunto – introdurre il principio che le banche non vengono pagate. Se si introduce questo principio, la possibilità per le imprese di ricevere credito sparisce”.  Ma il Ministro evita di dire che nell’ultimo anno, quando le banche sono state pagate alle aziende non sono comunque stati erogati i prestiti, di fatto è molto dubbio che si possa sperare per il futuro prossimo  nel credito per le piccole e medie imprese da parte degli Istituti bancari.

Il seno lo paga lo Stato. Ora è pronta per una nuova vita!

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Il sogno di Josie Cunningham, 22enne inglese che per lavoro fa televendite, è quello di assomigliare alla procace modella Katie Price. L’unico (non marginale) problema era la taglia di seno, troppo piccola per un’aspirante indossatrice di intimo. Per la giovane la cosa era diventata traumatica. Si è rivolta al medico, il quale ha elaborato la seguente diagnosi: grave stress emotivo. Unica cura: un seno nuovo di zecca, pagato dalla sanità pubblica.

Il problema di Josie è stato ritenuto più psichico che estetico e, quindi, la trasformazione da piatta a formosa l’hanno pagata i contribuenti inglesi. Lei, evidentemente soddisfatta, al “Sun” ha dichiarato: “Le mie tette nuove hanno cambiato la mia vita”. “I medici – ha spiegato – hanno detto che non avevano mai visto nulla di simile e mi hanno creduto quando sono scoppiata a piangere. L’essere piatta stava rovinando la mia vita. Ora, invece, non vedo l’ora di fare servizi fotografici in topless e costume da bagno e diventare la nuova Katie Price”.

Come puoi sbagliarti? Ci vediamo ai libri della biblioteca!

tuttacronaca- Kansas-City-Public-Library

Gli americani si sa che odiano i contrattempi, quindi hanno deciso di andare sul sicuro… costruire una biblioteca con volumi giganteschi, in modo da non avere dubbi! Ecco quindi la biblioteca di Kansas City. Prima della costruzione, è stato chiesto agli abitanti di questa città quali fossero stati secondo loro i libri più importanti per la loro città, i libri più votati sono stati utilizzati nella realizzazione della facciata.

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