“Età dell’innocenza” e sexting: sempre più giovani inviano materiale hard

sexting-cellulare-tuttacronacaL’innovazione tecnologica ha semplificato l’invio di materiale fotografico e di video in ogni momento della giornata e da qualsiasi luogo e accade che un bambino di 9 anni invii a una compagna di classe una foto di se stesso mentre fa la doccia. L’idea la copia da un suo amico, che ha ricevuto la foto di una ragazzina in costume. E’ l’inizio di una catena con toni che si fanno via via più espliciti. Il fenomeno si chiama sexting e prende vita tramite cellulari e computer. I problemi arrivano quando la situazione degenera: un ragazzino che si toglie la vita perchè minacciato o deriso in Facebook, un uomo arrestato con l’accusa di produzione e divulgazine di materiale pedopornografico, diffamazione e minaccia dopo aver pubblicato le foto hard della fidanzata. E sono solo alcuni casi. Gli psicologi Andrea Marino e Roberta Bucci dell’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale di Roma hanno raccolto dei dati allarmanti al riguardo: sono anche ragazzi molto giovani, con un’età media che tocca anche bambini di 8-9 anni, a inviare questo materiale. Un’indagine del 2009 di Associated Press e MTV ha intervistato 1.247 giovani tra  i 14 e i 24 anni: il 13% delle donne e il 9% dei maschi hanno dichiarato di aver inviato una foto o un video di se stessi nudi o semi-nudi.  Nel 2012, un’indagine conoscitiva di Telefono Azzurro ed Eurispes ha evidenziato che un ragazzo su 5 ha trovato proprie foto imbarazzanti in Rete: un anno prima la percentuale era solo di uno su 10. Il 12,3% dice di aver inviato materiale a sfondo sessuale e comunque nel 41,9% dei casi i giovani dicono di non veder nulla di male nel sexting.

Emiliano Lambiase, psicologo all’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale, si occupa del rapporto tra i problemi sessuali e la tecnologia e spiega: “In generale i ragazzi non si preoccupano: è quasi normale inviare e ricevere foto o video pornografici, anche perché molto spesso sono così giovani da non cogliere la pericolosità della loro azione”. “I bambini arrivano da noi quando i genitori si accorgono che qualcosa non va. I ragazzi più grandi quando si rendono conto di avere problemi sessuali a causa di una dipendenza da videochat e sesso “virtuale”. Il percorso per uscirne è lungo”. Il problema è che “Nella testa delle persone più fragili si crea una specie di cortocircuito” tra linguaggio reale e linguaggio virtuale “che fa perdere l’equilibrio, c’è un sovraccarico. Così siamo più distratti, abbiamo meno memoria e meno capacità di avere un rapporto emotivo con gli altri. La perdita di un punto fisso definisce la realtà virtuale come unica: è una dipendenza.” In un simile circolo, cambia anche il rapporto con il sesso: “La dipendenza da cybersesso brucia le tappe. Se prima un dipendente sessuale ci metteva più tempo ad essere totalmente assuefatto, ora i tempi sono immediati.” Per quel che riguarda i giovani, il rischio è che venga a mancare “una sana crescita sessuale.” Se internet permette di superare l’ansia da rifiuto, infatti, i problemi poi sorgono quando arriva il momento dell’approccio reale. “Il cybersesso e il sexting hanno conseguenze pericolose: i ragazzi non riescono più a lavorare, studiare e sono colti da depressione.” Ma il sexting, vissuto inizialmente come qualcosa in cui non si ravvisa nulla di male, può avere serie ripercussioni, come spiega sempre lo psicologo al Corriere della Sera. “Tra 16 e 18 anni almeno un ragazzo su 10 si è trovato in pericolo dopo avare messo online foto si se stesso nudo. Spesso le immagini vengono spedite a gente di cui ci si fida. Ma non si è al corrente della fine che poi faranno e soprattutto i messaggi vengono inviati senza il consenso dell’altro. Poi girano in rete e l’utilizzo da parte di altri può essere pericoloso. Si può entrare nella sfera della pedofilia, ma anche del cyberbullismo che fa leva su meccanismi psicologici davvero delicati. Il suicidio è l’ultima tappa, ma bisogna tenere conto che le persone che finiscono in questi vortici sono sempre le più deboli e fragili.”

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Il videogioco con i bimbi-avatar per scoprire gli abusi sessuali

intervista_con Avatar_EIT-tuttacronaca

Sono due professori esperti di psicologia e di criminologia, l’italiano Angelo Zappalà e il finlandese Pekka Santtila, e hanno ideato e brevettato un  “simulatore di intervista a minori presunti abusati”. Il prototipo verrà presentato a Maastricht, nell’ambito della più significativa conferenza internazionale dedicata alle interviste investigative.  Lo hanno chiamato EIT (Empowering Interviewer Training), è un “serious game”, adatto agli allievi che vengono posti davanti a un video e devono intervistare dei bimbi virtuali, programmati per rispondere vocalmente. Al momento sono disponibili 8 avatar: 4 bambine e 4 bambini in età compresa dai 4 ai 6 anni che riproducono le risposte ottenute da bambini veri all’interno degli interrogatori. Alcuni avatar, se posti sotto stress, piangono, proprio come farebbero dei bambini. Naturalmente ogni avatar ha una storia a sè, un abuso più o meno grave, collegato a maltrattamenti o devianze. Il problema per l’allievo sarà riconoscere chi davvero ha subito violenze e capire la dinamica dell’abuso.

«In casi di abuso – avverte Zappalà,  criminologo torinese, giudice onorario per il Tribunale dei minorenni e direttore scientifico del Crimelab -, se non c’è la confessione, o le riprese di una videocamera oppure le tracce di dna sulla vittima, i processi si basano su ciò che affermano i bambini. Ecco perché un colloquio con il minore condotto in modo appropriato diventa fondamentale. Ora – prosegue il professore – mentre per fare esperienza nel trattare, per esempio, con pazienti depressi possiamo chiedere a qualcuno di simulare quello stato, non possiamo domandare a un bambino di quatto anni di fingere di essere stato violentato. Da qui l’idea di costruire bambini virtuali: così facciamo esercizio in ambiente protetto secondo l’approccio dell’ “imparare facendo”, perché queste situazioni non si possono certo imparare dai libri».

Arriva la maglietta che monitora lo stato d’animo!

maglietta-che-cura-la-mente- tuttacronaca

Può una maglietta monitorare il nostro stato d’animo? Sembra che integrandola con sensori ed elettrodi si possa davvero monitorare il nostro stato psichico attraverso una T-shirt intelligente. La maglietta in questione è stata testata su soggetti bipolari seguiti dai centri clinici di Pisa, Strasburgo e Ginevra. Dopo 3 anni di studio i dati sono stati sorprendenti. Il progetto nasce come una collaborazione a livello europeo del centro di ricerca ‘E. Piaggio’ dell’Universita’ di Pisa e diversi partners multidisciplinari (università, aziende  private e ospedali) provenienti da Italia, Svizzera, Francia, Germania, Spagna e Irlanda. Come spiegano gli esperti ‘durante lo studio, al paziente viene chiesto di indossare la maglietta due volte la settimana per un periodo di follow-up di 14 settimane. La maglietta sensorizzata consente l’acquisizione sia di parametri fisiologici quali l’elettrocardiogramma (ECG) e la frequenza respiratoria, sia di parametri biomeccanici quali il movimento e la postura. Due volte la settimana, qualche ora prima di andare a letto, il paziente indossa la maglietta e utilizza lo smartphone per registrare la propria voce, compila test psicologico/cognitivi, e annota il proprio stato emotivo. Durante la notte, poi, la maglietta continua a registrare i dati fisiologici’

Senza esami è possibile laurearsi… i furbetti dell’Università!

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Laurearsi senza sostenere neanche un esame. Neanche nei sogni degli studenti più svogliati si osa desiderare tanto, eppure un pugliese di 28 anni ci è riuscito: si è laureato alla triennale di Psicologia discutendo una tesi a Padova senza aver mai affrontato gli esami.
La laurea “senza sforzo” è costata una denuncia allo studente. Secondo un’indagine interna dell’Università patavina e le successive risultanze degli accertamenti dei carabinieri disposti dalla procura, il giovane avrebbe utilizzato falsa documentazione scaricata da internet per convincere la commissione a consentirgli di esporre la tesi per la laurea triennale. La vicenda risale al 2011 quando lo «studente» aveva illustrato una tesi sui simboli religiosi e il loro effetto sul senso di inclusione o esclusione nei bambini cattolici e musulmani. Solo qualche mese più tardi gli uffici del Bo si sono accorti che la documentazione presentata dallo stesso era incompleta, del tutto irregolare e falsa.

I politici inglesi sono pazzi?

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I deputati di sua maesta’ sono sempre piu’ stressati e rischiano una crisi di nervi. Per aiutarli e’ stato deciso di aprire una clinica psichiatrica a Westminster, su consiglio dei medici del Parlamento britannico, che hanno visto aumentare molto rapidamente i casi di ansia e depressione. Per pagare un’equipe di specialisti dell’ospedale St Thomas, che seguiranno giorno per giorno i politici, saranno stanziati fondi per 25 mila sterline l’anno

“Io ti salverò” I sogni aiutano a superare i traumi

Domani vengono presentati i risultati dell’intervento su oltre 2500 persone colpite dal terremoto dell’Emilia, trattate con la tecnica EMDR, per la gestione dei traumi.

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