Cosa c’è nel passato di Sergio Chiamparino?
C’è il cimitero monumentale di Torino, c’è una storia di esumazioni sbrigative e di tante famiglie a cui viene sottratto il proprio caro e non hanno neppure più una tomba su cui deporre i fiori. Possiamo pure pensare che non è in un cimitero che si trovano le anime dei defunti o che tutto finisca con la morte o che sarebbe meglio per tutti spargere le ceneri in mare senza avere posti di culto che se ci si pensa bene possono anche risultare macabri. Ma la libertà delle persone è di poter scegliere per i propri cari una tomba, un cimitero, un luogo dove portare anche i nipoti a pregare o magari solo a portare un fiore. Se pure ci può suonare retorico, non abbiamo nessun diritto di vietarlo e soprattutto non dovrebbero eliminare questo diritto le istituzioni.
Al centro dello scandalo essenzialmente una società, la Ics e due calabresi, Antonio Marchio di Albi e Ilario Umbaca di Locri. Alla società il comune affidò un progetto per 24mila esumazioni in due anni esatti e per 9 milioni di euro. Dovevano essere 34 esumazioni al giorno e invece finirono per essere 108 per ottimizzare le spese per le ossa da traslare e gli operai da pagare. Inizia il contenzioso tra la ditta e il Comune. I familiari non trovano più i loro cari. Ammassati insieme agli altri. Tombe profanate da escavatori impazziti, senz’arte e senza grazia. La polvere e lo scandalo sotto la Mole. La Procura indaga per vilipendio delle bare. La storia va su tutti i giornali. Nella sala del Consiglio salta la poltrona dell’assessore di allora, Beppe Lodi, con delega ai Cimiteri. Il sindaco pro tempore, Sergio Chiamparino, chiede scusa ai cittadini. Ma ormai la frittata è fatta. La proposta choc è quella di cremarli al costo di 430 euro o di rimetterli in terra a soli 830.
Dopo sei anni la tegola della giurisdizione. C’è stato un difetto di giurisdizione, la vicenda va trattata non in sede civile ma in un Tribunale amministrativo. Lo scandalo si riduce ad un pugno di mosche. Il comitato dei parenti è sconcertato. A pagarne solo i due calabresi. Rimasti senza lavoro. Sono accampati sul tetto del cimitero monumentale da più di un mese. Chiedono il diritto di sfamare le loro famiglie. All’Ics subentra un’altra ditta che non ne vuole più sapere. Eppure il contratto prevedeva l’obbligo del reintegro.
C’è un capro espiatorio in questa storia. I calabresi calzano bene. Hanno provato pure ad infangarli per furto di bare, Marchio, e molestie sessuali, Umbaca. Non ci sono riusciti. E li hanno licenziati. Sotto la Mole c’è un forte desiderio di dimenticare quella che è ancora una ferita aperta. Tutto questo avveniva nel lontano 2004 quindi ora Chiamparino è un uomo nuovo, senza macchia nè peccato?
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...