La Stampa aveva pubblicato un editoriale di Luca Ricolfi in cui la segreteria di Renzi era stata paragonata a Qui Quo Qua. Ora il neosegretario del Pd ha risposto con una lettera in cui si legge. “Non riusciamo a a capire come come si possa ancora insistere con la tiritera: ‘Vuole solo logorare Letta’. Il primo ministro è il capo del governo. Se si logora, si logora per le cose che fa. O che non fa. Non per il tentativo di altri di realizzare finalmente le riforme attese da vent’anni”. Dopo di che, una nuova stoccata al premier: “Se facciamo la legge elettorale, lo facciamo per dare una speranza agli italiani, non per logorare. Se Letta si logora, è perché governa male, non perché c’è un nuovo segretario del Pd. Da parte mia mi sento obbligato a dare una mano perché Letta governi bene: gioco nella stessa squadra. E non per lui o per me, ma perché è la cosa giusta per l’Italia”. E riguardo i tre nipoti di Paperino, “sono disegnati come molto antipatici”, scrive Renzi, “ma – almeno nella rappresentazione disneyana – qualche problema lo risolvono. Zio Paperino è più simpatico ma non ne azzecca una. E soprattutto l’attuale classe dirigente somiglia molto a Paperoga: dove tocca, sbaglia. Persino volenterosa, intendiamoci. Ma rompe e non paga. E accade da troppi anni”. E prosegue: “Se fino ad oggi si sono perse occasioni su occasioni – scrive il segretario – è difficile dare la colpa a chi non c’era. “Presentando il JobsAct ho cercato di sottrarre ai soli addetti ai lavori la discussione sull’occupazione, per caricarla sulle spalle del Pd, il primo partito del Paese. Non si tratta infatti di materia semplicemente giuslavoristica, ma della principale sfida politica per una classe dirigente che finge di non vedere come la disoccupazione giovanile al 42% sia una sconfitta terribile per l’Italia”. Per quel che riguarda la sua segreteria, il sindaco fiorentino ammette che la squadra “ha molti limiti, certo. Ma siamo volenterosi, pieni di passione, ricchi di grinta e soprattutto desiderosi di mostrare come le cose – volendo – si possono fare”.
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“Se Letta si logora non è colpa mia”: così Renzi
Pubblicato da tdy22 in gennaio 15, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/15/se-letta-si-logora-non-e-colpa-mia-cosi-renzi/
Nessuna apertura da Alfano: “se Pd propone nozze gay ce ne andiamo”
La legge elettorale approderà alla Camera il 27 gennaio, da decisione della conferenza dei capigruppo della Camera dopo un ampio dibattito che ha visto perplesso il Nuovo centro destra per il timore che non si dia sufficiente tempo alla Commissione Affari costituzionali per completare l’esame dei testi. Ma non è l’unica preoccupazione di Alfano, che sbarra la porta a diversi temi di cui parla Matteo Renzi: “Se propongono il matrimonio gay – minaccia il vicepremier al governo – ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate e denunciandolo all’opinione pubblica. Siamo in un governo con la sinistra, ma è sufficiente leggere la rassegna stampa delle ultime 96 ore per rendersi conto che se non ci fossimo noi, la sinistra riterrebbe normale legalizzare la canna, i matrimoni e le adozioni ai gay e spalancherebbe le frontiere. Questo è il riformismo della sinistra, il loro universo valoriale”. E insiste: “Siamo al governo per fare scudo a delle cose che la sinistra farebbe se non ci fossimo noi che crediamo che la famiglia sia composta da un uomo e da una donna. Siamo i riformatori di un campo alternativo alla sinistra. Sappiamo quello che c’è da riformare e quello che c’è da conservare”. Per quel che riguarda la legge elettorale, tuttavia, Alfano esprime fiducia al nuovo segretario dem per quanto riguarda la tempistica: “Renzi dice che per lui il governo può andare avanti fino al 2015. E io mi fido – ha detto -. Renzi lo ha detto pubblicamente, è un leader di nuova generazione e ha tutto l’interesse a dire una cosa e fare la cosa che ha detto. Era tipico dei vecchi leader dire una cosa e farne un’altra. Sulla sua volontà di mandare avanti il governo mi fido di lui. Manterrà quel che ha detto”. Discorso diverso per il Jobs Act: “Job act si the same old soup, è la stessa zuppa di sempre”. Non risparmia critiche il ministro dell’Interno al piano di Renzi per il lavoro. “In questo momento siamo alle perifrasi – ha aggiunto – e lo dimostra l’apertura da parte della Cgil”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/09/nessuna-apertura-da-alfano-se-pd-propone-nozze-gay-ce-ne-andiamo/
Giovannini e il Jobs Act di Renzi: “Richiede forti investimenti”
Ieri sera è arrivata la bozza del Jobs Act messo a punto da Matteo Renzi e ora iniziano ad arrivare i primi commenti. Il ministro del Lavoro Giovannini, intervenuto a Prima di tutto su Radio 1 ha affermato: “La proposta di Renzi sulla natura dei contratti e le tutele ad essi collegati non è nuova, ma va dettagliata meglio”. E ha aggiunto: “C’è poi da dire che molte delle proposte presentate da Renzi in questa lista prevedono investimenti consistenti”. Il ministro ha continuato: “Nel passato vi sono state due proposte contrapposte una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro al’inizio attraverso un indennizzo monetario, per poi invece con il passare degli anni lavorati tornare per il lavoratore a una situazione standard, quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi bisogna capire di cosa si sta parlando”, precisa Giovannini. “Noi adesso abbiamo ogni trimestre circa 400 mila assunzioni a tempo indeterminato e circa 1 milione e 6 a tempo determinato. Allora riuscire a trasformare contratti precari in contratti di più lunga durata è un obiettivo assolutamente condivisibile”. Ma, dato il “momento di grande incertezza”, il fatto che “come imprese siano disponibili ad andare in questa direzione” è “da verificare”.Quanto all’operato dell’esecutivo di cui fa parte, “il governo in tutti questi mesi ha dovuto prendere moltissime decisioni per fronteggiare una crisi che dura da molti anni, quindi direi che non annaspa affatto – ha aggiunto il ministro del Lavoro – Il patto di governo per il 2014 deve essere estremamente concreto, anche per rispondere alla drammaticità dei dati sul mercato del lavoro – aggiunge – siamo a un livello inaccettabile di disoccupazione giovanile”. Per il ministro non bastano le assunzioni” di 35mila tra giovani, donne e over 50 per effetto degli incentivi varati” dal suo Governo: “Abbiamo bisogno di far ripartire l’economia, ci sono segnali che il settore manifaturriero sta ripartendo, si sta riducendo la cassa integrazione e quindi stanno aumentando le ore lavorate per questo settore, ma settori come l’edilizia, il terziario, il commercio sono ancora in grandissima difficoltà”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 9, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/09/giovannini-e-il-jobs-act-di-renzi-richiede-forti-investimenti/
Il lavoro secondo Renzi: arriva la bozza del Jobs Act
La newsletter di Matteo Renzi questa sera ha presentato, nero su bianco, la bozza del Jobs Act, il grande piano sul lavoro del segretario del Pd. Vi si trova l’impianto delle nuove regole che costituiranno lo scheletro dellla riforma, con “un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti” e un “Assegno universale per chi perde il posto di lavoro”. L’obiettivo, spiega il segretario, è la “riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile”. Il tutto accompagnato da un nuovo codice del lavoro da presentare “entro otto mesi”. Il sindaco fiorentino ha individuato tre maxi capitoli nell’ultimo dei quali si parte dalla semplificazione delle norme, con la “Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero” alla riduzione delle forme contrattuali caratterizzata, ed è questo uno dei capitoli più attesi, dal nuovo contratto di inserimento a tutele crescenti. Questo il testo originale della newsletter:
L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto
Parte A – Il Sistema
1. Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
2. Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
3. Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
4. Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
5. Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici.
6. Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
7. Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
8. Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B – i nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C – Le regole
I. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
II. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V. Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.
Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l’idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 8, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/08/il-lavoro-secondo-renzi-arriva-la-bozza-del-jobs-act/
Marina Berlusconi scende in campo come candidata premier?
Una svolta che aprirebbe una voragine sulla sponda forzista: chi candidare premier? Problema che finora il capo ha imposto ai suoi di rimuovere. Una qualsiasi investitura anzitempo lo avrebbe indebolito sotto il profilo politico, ma soprattutto giudiziario. Adesso il quadro cambia rapidamente. Bisogna correre ai ripari. Ecco perché in queste settimane natalizie ha fatto testare proprio Giovanni Toti e, a sorpresa, Angelino Alfano, in una prospettiva da ritorno del figliol prodigo. I risultati dei sondaggi — da qui la preoccupazione crescente — non sono stati affatto incoraggianti. Il direttore che di fatto non si è concesso ferie per restare ad Arcore, sogna la poltrona da vicepresidente unico del partito e lavora per organizzare le celebrazioni del ventennale del 26 gennaio, è risultato un tipo che «funziona» in tv. Ma nulla più di quello. Alfano non sarebbe andato meglio rispetto a quando guidava Forza italia da segretario. Col vicepremier i contatti sono stati «affettuosi» anche in questi giorni festivi, ripresi ora sulla legge elettorale. La Santanchè sferza Angelino, invitandolo a «lasciare l’amante e tornare alla famiglia».
Ma il Cavaliere non ci pensa proprio a organizzare le primarie per coinvolgere il vicepremier:
«A me interessa solo l’alleanza elettorale » assicura il Cavaliere ai dirigenti. Ma sta di fatto che in campo «c’è solo Marina». Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale. Berlusconi ufficialmente tiene le carte coperte ma, racconta chi gli ha parlato ieri, esclude fin d’ora il Mattarellum corretto: «Saremmo spettatori della sfida tra Renzi e Grillo, per noi improponibile». Verdini invece sembra lo abbia convinto a puntare sullo spagnolo. «Un proporzionale rivisto ci consente di giocarcela ancora da protagonisti ». Ma non è detto si vada in quella direzione. E allora l’unico «jolly» resta la figlia Marina. «Il presidente sa che se scegliesse un uomo in chiave anti Renzi, sarebbe comunque un clone — spiega un ex ministro berlusconiano dell’inner circle — l’effetto sorpresa funzionerà solo con una donna. E il nome resta solo uno». Quello più fidato, che salverà il brand nel simbolo e forse lo zoccolo duro alle urne.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 4, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/04/marina-berlusconi-scende-in-campo-come-candidata-premier/
Renzi e il patto ai grillini “per cambiare la storia italiana”
Ha rilasciato un’intervista al Fatto Quotidiano il segretario del Pd Matteo Renzi, durante la quale ha proposto un patto al M5S “per cambiare la storia italiana”: trasformare subito il Senato in una Camera degli enti locali per risparmiare un miliardo di euro”. Dice il sindaco fiorentino: “La madre di tutte le battaglie è la trasformazione del Senato in Camera delle autonomie locali. Basterebbe un sì dei senatori Cinque Stelle e cambieremmo la storia italiana. Ma loro nicchiano, chissà perché”.E’ questo il messaggio che Renzi manda ai pentastellati: se si vuole davvero cambiare le cose, gli accordi in politica servono. “Grillo da solo non può fare niente, perché mancano i numeri. Non è colpa sua, è la politica. Alcune battaglie – anche sacrosante – del M5S possono essere portate a termine solo se i cittadini pentastellati fanno accordi. Limitati, circoscritti, in streaming, dal notaio, in piazza, al bar, come vogliono: ma accordi. Da soli si fa testimonianza, non si cambia l’Italia”. Secondo il segretario del Pd,”per i parlamentari Cinque Stelle il 2014 sarà l’anno chiave, quello in cui devono decidere se cambiare forma mentis: ci sono quelli che credono alle scie chimiche e ai microchip nel cervello, e questi fanno ridere, ma sta anche nascendo un gruppo dirigente molto interessante […]”. È a quest’ultimo che Renzi si rivolge. “Molti di loro stanno imparando il mestiere. Su alcuni temi hanno fatto cose giuste, sul Milleproroghe, sugli affitti d’oro alla Camera. Ma le loro posizioni sono passate solo perché qualcuno nel Pd ha deciso che bisognava andare in quella direzione; in altri casi l’iniziativa è stata nostra, come per bloccare l’emendamento sulle slot machine”. Sono tutte dimostrazioni – aggiunge – del fatto che non si può fare a meno di “accordi seri, trasparenti e alla luce del sole”. Ma Renzi si rivolge anche a Enrico Letta al quale dice che “sforare il 3% del deficit si può, eccome”. “Si tratta di un vincolo anacronistico che risale a 20 anni fa. Non è l’Europa che ci ha cacciato in questa crisi, ma la mancanza di visione”. Quanto alla web tax, il segretario ribadisce la sua posizione: “Tutti devono pagare le tasse, ma le modalità con cui questa battaglia è stata impostata da qualche nostro parlamentare sono un errore”. Riguardo il job Act, il suo piano per il lavoro, la cui presentazione è attesa nei prossimi giorni, spiega che “Non si tratta di un trattato giuslavoristico ma di un documento con alcune cose concrete da fare subito e altre più di prospettiva”. Un’impostazione che gli ha fatto già guadagnare il sostegno di Maurizio Landini, segretario generale Fiom. Con lui – spiega Renzi – “condividiamo un concetto semplice: chi ci ha portato fino qui, con polemiche ideologiche e scarsi risultati, non è adatto a portarci fuori da qui”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 2, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/02/renzi-e-il-patto-ai-grillini-per-cambiare-la-storia-italiana/
I Renziani e l’ultimatum a Letta
Dario Nardella ed Ernesto Carbone sono i due renziani che fanno arrivare un messaggio forte, chiaro e diretto quanto duro e privo di politicismi: “Il rimpasto noi non lo chiediamo, ma se Letta, già a metà gennaio, non riesce a mettere mano, e subito, ad alcune cose, poche, ma tutte da fare, allora è molto meglio riconosca che non ci sono più le condizioni per andare avanti, passi la mano e si vada, al più presto, a elezioni anticipate”. Nardella, parla al Fatto quotidiano che lo intervista, il secondo (Carbone) all’Huffington Post, cui aggiunge: “Sulle riforme non si è fatto nulla, tranne i caffè tra Violante e Quagliariello, sulla legge elettorale siamo alla farsa e l’unica vittoria, il suo spostamento dal Senato alla Camera è tutto e solo merito di Renzi, e sulla spesa pubblica, tra buoni propositi e commissari, non si vedono tagli. Ribadisco: se il governo Letta va avanti così, è meglio andare a votare”. La morale che arriva da Renzi e i suoi è chiara: “Il governo va avanti ‘solo’ se fa le cose. Altrimenti…”, dove il guaio sta tutto in quell’altrimenti. Come sottolinea l’Huffington Post:
Una cosa è certa. A metà gennaio dell’anno nuovo, il 2014, il governo Letta e i soci della sua maggioranza metteranno mano non solo al famoso “patto alla tedesca” per il rilancio dell’azione di governo su alcuni precisi punti programmatici (lavoro, a partire dal Job Act, ma anche riforma degli ammortizzatori sociali, scuola, legge sullo ius soli, legge sui diritti civili, tagli alla spesa pubblica, è l’esigente “catalogo” snocciolato dai renziani, ndr.), ma anche, appunto, a un rimpasto. Che, poi, si tratti di un mini-rimpasto (sostituzione delle caselle svuotate dalle dimissioni di due viceministri, Archi e Micciché, e due sottosegretari, Biancofiore e Santelli, di FI) o di un mega-rimpasto (ridimensionamento dei cinque ministri cinque NCD magari spedendo Lupi dalle Infrastrutture a curare il partito e sostituzione di un paio di ministri di area Pd tecnici come Giovannini o bersaniani come Zanonato o dalemiani come Bray, i più invisi ai renziani) è ancora tutto da vedere. Certo, la prospettiva cambia, e di molto: in caso di “mini-rimpasto”, infatti, basterebbe una piccola “aggiustina” al governo, promuovendo in quel caso non solo un esponente del Psi, Craxi o Di Lello, a sottosegretario, ma anche un nome di Centro democratico di Tabacci, che via Nello Formisano dice “prima del rimpasto servono risposte nette”.
Ove si trattasse di un “rimpastone” (un ministro, tipo il Lavoro, a Scelta civica, che dimostra di avere un buon appetito, magari a Ichino; un altro, tipo lo Sviluppo economico, al Pd, magari a Epifani; un altro, ma di peso, a un renziano stra-doc), le cose prenderebbero ben altra piega e, oltre alle opposizioni, già agguerrite di loro, di forzisti, leghisti e grillini, forse anche gli stessi renziani chiederebbero un passaggio formale a Letta con tanto di apertura della crisi, rimpasto e voto di fiducia a un Letta-bis. Si vedrà. Una cosa è certa. Se i renziani premono, i lettiani fanno muro.
Da palazzo Chigi si evita ogni commento, anche solo uno spiffero, sulle parole tranchant e poco gentili usate da Renzi versus Letta (e Alfano…) e si puntano i riflettori sul tweet del premier che rivendica il risultato di aver abbassato, nel 2013, le tasse su famiglie e imprese, azione che proseguirà nel 2014, mentre sul rimpasto si dice solo che “se ne parlerà all’interno della stipula dell’Agenda 2014 (nome che Letta usa per indicare il “patto alla tedesca”, ndr.) se è necessario un riaggiustamento o no della squadra”. I lettiani, invece, qualcosa in più dicono. Francesco Russo, fondatore di “360”, l’associazione storica che fa capo a Letta, spiega: “Il rimpasto non è una priorità ma non è neppure un tabù. Il 2014 sarà un anno decisivo per l’azione del governo, se alla luce dei nuovi equilibri politici Pd-NCD-Sc si individueranno personalità che possono rafforzarne l’azione, ben vengano. Una cosa voglio dirla, però, a Renzi – spiega Russo all’Huffington Post – che è cresciuto, come Letta, nei giovani del Ppi e poi nella Margherita, ed è questa: dimentica troppo facilmente che se, nel Pd, la novità è lui, sul piano politico nazionale sono stati Letta e Alfano a rendere marginale, politicamente, Berlusconi. È stato il loro capolavoro, nell’anno 2013”.
Marco Meloni, vicinissimo a Letta, è molto meno conciliante di Russo: “Esiste Renzi, che ha fondato i renziani e guida il Pd, che è il mio partito, ed esistono i renziani, che trovo meno autorevoli di lui. Faraone è stato smentito da Renzi stesso e sarebbe meglio si occupasse bene di scuola (il suo incarico in segreteria, ndr.), altre voci neppure le voglio considerare”. “Renzi – puntualizza Meloni all’Huffington Post – ha detto che rimpasto è parola orribile e da Prima Repubblica e così penso anch’io. L’azione del governo va rilanciata e rafforzata sulle cose da fare e molte delle proposte di Renzi stanno già nelle leggi varate dal governo come Destinazione Italia anche se, poi, molto dipende dalle risorse, oltre che dal tempo, disponibili. Chiedo solo, a Renzi, che dice sempre di non voler ‘finire’ come Veltroni, rispetto alla sua segreteria, di non ‘iniziare’ neppure come fece Veltroni”. E qui, per onore della cronaca e della storia, va ricordato che, appena vinte le primarie e diventato leader del Pd, il primo atto di Walter Veltroni fu quello di far cadere di fatto il governo Prodi e andare a elezioni anticipate.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 29, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/29/i-renziani-e-lultimatum-a-letta/
No all’espatrio per Berlusconi: è polemica
No all’espatrio per Berlusconi e, nonostante gli impedimenti legali parlino chiaro, non mancano le polemiche. Anche il Csm è intervenuto, con una reprimenda durissima: “Basta delegittimazioni”. A tuonare contro i giudici, e anche contro il Ncd di Alfano, ora è Sandro Bondi, esponente di Forza Italia. I magistrati hanno imposto all’ex premier il divieto di uscire dai confini dell’Italia a seguito della condanna in Cassazione per frode fiscale e ora Bondi scrive: “se la magistratura impedisce al presidente Berlusconi di recarsi al vertice” belga “del Ppe, senza che nessuna voce delle istituzioni avverta il dovere di segnalare una grave anomalia della nostra vita democratica, consiglierei ad Alfano di declinare l’invito per onorare una storia di cui ha fatto parte e per sollevare un problema che riguarda la nostra democrazia, che pure il suo partito solleva almeno nelle enunciazioni di principio”. Pronta la reazione della magistratura, con il Csm che ha approvato a larga maggioranza la pratica a tutela delle toghe aperta in relazione alle numerose dichiarazioni rilasciate negli ultimi mesi da Berlusconi, contro la magistratura. “Questi episodi di denigrazione – si legge nel documento del Csm – sono del tutto inaccettabili, compromettendo la fiducia dei cittadini nella giustizia, condizione imprescindibile di un’ordinata vita democratica”. Ventidue i voti favorevoli espressi in plenum, tra cui quelli del vicepresidente, Michele Vietti, del presidente e del pg di Cassazione, e del laico del Pdl, Annibale Marini. Solo quattro i voti contrari, espressi dai laici Zanon, Romano più Palumbo (Pdl) e Albertoni (Lega). Come spiega Repubblica:
Sotto la lente di ingrandimento dei consiglieri chiamati a votare sono finiti articoli di stampa ma anche il video-messaggio con il quale il leader di Forza Italia aveva definito “mostruosa e politica” la sua condanna da parte della Cassazione e accusato la magistratura di essere diventata un “contropotere dello Stato” che vuole “realizzare per via giudiziaria il socialismo”. E il più recente comizio, pronunciato davanti a Palazzo Grazioli nel giorno della sua decadenza, con cui il Cavaliere aveva accusato Magistratura Democratica “di aver abbracciato le idee estremiste delle Brigate Rosse”. E’ da tanto che il Csm non concede le cosiddette “pratiche a tutela” della magistratura, un istituto il cui ricorso eccessivo era stato apertamente criticato dal capo dello Stato. Ma stavolta si tratta di un intervento “insostituibile” – assicurano i consiglieri – per “tutelare il prestigio e la credibilità dell’istituzione giudiziaria nel suo complesso”. Perché l’accusa ai giudici di strumentalizzare le proprie funzioni a “fini politici”, compromette “la fiducia dei cittadini nella giustizia”.
A stretto giro di posta, tuttavia, la reprimenda del Csm viene bollata dallo stesso Bondi come “atto ridicolo e intimidatorio”. La polemica stamani era esplosa alla vigilia della riunione – fissata per domani nel castello di Meise, alle porte di Bruxelles – del Partito popolare europeo. Quella famiglia politica, cioè, che raccoglie e rappresenta in seno all’Ue le forze moderate, democristiane e conservatrici. Al summit (a cui parteciperanno il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso e la cancelliera Angela Merkel) era già stato annunciato da tempo l’invito spedito ad Angelino Alfano in qualità di vicepremier e a Ferdinando Casini come presidente dell’Internazionale cristiano-democratica. In un primo momento, però, si era sparsa la voce che Berlusconi non rientrasse nella ‘rosa’. Circostanza, questa, che secondo i bene informati aveva fatto arrabbiare, e non poco, lo stesso ex premier. A ruota, tuttavia, è stato lo stesso portavoce del Ppe a precisare che alla riunione “sono stati invitati i leader dei tre partiti” che fanno parte del Ppe, ovvero Forza Italia, Nuovo CentroDestra e Udc, senza fare alcun accenno agli eventuali impedimenti legali per il Cavaliere. Impedimenti che però sussistono visto che dopo la sentenza sul processo Mediaset l’ex senatore è stato privato del passaporto.
I pm dell’ufficio esecuzione di Milano, infatti, hanno respinto in mattinata la richiesta avanzata dai legali di Berlusconi di poter partecipare al vertice belga. Di fronte alla richiesta di nulla osta temporaneo dopo il ritiro del passaporto per l’ex premier, i magistrati hanno risposto con un no definitivo: la legge numero 1185 del 1967 “non consente alcun tipo di eccezione”. Neppure il richiamo della difesa del Cavaliere, secondo la quale la creazione dell’area Schengen, dove si intende libera la circolazione delle persone, ha sostanzialmente allentato le restrizioni precedentemente previste per i condannati dalla legislazioni nazionali, lascia margini ai legali: “Schengen prevede l’abolizione dei controlli alle frontiere, ma non prevede la possibilità di muoversi senza documenti validi per l’espatrio”, fanno sapere fonti della procura.
A questo punto ai legali di Berlusconi non resta che tentare un incidente di esecuzione ma i tempi non sarebbe così stretti: Berlusconi è destinato a saltare l’appuntamento di domani su invito del presidente Joseph Daul.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 18, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/18/no-allespatrio-per-berlusconi-e-polemica/
Berlusconi: si cambi la costituzione
Berlusconi vuole che venga modificata la Costituzione italiana ed è tornato a ribadirlo oggi, in collegamento telefonico con un incontro del partito a Cremona. Quello che ha sottolineato è la necessità di “cambiare la Costituzione”. Il leader di Forza Italia propone, tra le altre modifiche da apportare, l’istituzione di una sola Camera, l’attribuzione di più poteri al presidente del Consiglio e l’elezione del presidente della Repubblica direttamente dai cittadini e non dalle segreterie dei partiti.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 17, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/17/berlusconi-si-cambi-la-costituzione/
Renzi il ribelle: non teme le minacce di Napolitano e apre a Berlusconi
Diretta twitter #matteorisponde oggi per Renzi durante la quale ha reso nota la sua “allergia” ai “buffet istituzionali” e fatto capire che la nuova stagione inaugurata col plebiscito alle primarie non può essere chiusa dal cronoprogramma di Napolitano e palazzo Chigi. Neanche le sbandierate dimissioni del capo dello Stato in caso di crisi di governo lo fermano. Quello sul quale non ha intenzione di cedere è la scadenza del 31 gennaio per licenziare un testo di legge elettorale che blindi bipolarismo e governabilità. “Basta scherzi. Il Pd ha portato la legge elettorale dal Senato alla Camera, segno che le cose si vogliono fare. Entro gennaio la commissione deve licenziare un testo”. Altro punto del neosegretario, il confronto con Silvio Berlusconi: “Pronti a discutere nel merito con gli alleati di governo un patto di coalizione ma le riforme costituzionali e la legge elettorale si fanno con tutti”. Come spiega l’Huffington Post:
Fine gennaio: è la data più ansiogena per i governisti. Per Alfano che ha chiesto un anno di tempo per organizzare il suo movimento che nei sondaggi non supera il quattro per cento. Ma anche per Letta consapevole che, con una legge elettorale approvata, il governo si deve conquistare una difficile sopravvivenza giorno dopo giorno. Ed è nelle mani di Renzi. Ecco perché la “best option” per il governo è arrivare alla legge elettorale con qualche riforma istituzionale approvata. E non è affatto un caso che l’accelerata renziana arrivi contemporaneamente alla verifica della possibilità che l’election day tra politiche ed europee è ancora possibile. È scritto nero su bianco su un documento prodotto dagli sherpa del sindaco-segretario e pubblicato dal Foglio: in sostanza, sciogliendo le Camere entro la metà di marzo è possibile andare alle urne. Di qui a dire che Renzi ci punta come primo obiettivo ce ne passa, ma è chiaro che le date, in questo caso, sono sostanza nella trattativa. Lo scenario che ha in mente Matteo è quello di una legge elettorale approvata prima delle riforme (e prima che si chiuda la finestra per andare a votare). A quel punto, riequilibrati i rapporti di forza, il governo diventa il terreno della sua rincorsa a palazzo Chigi (nel 2015). Oppure, cade ma a quel punto per colpa di Alfano o di chi non ci sta. Ed è per questa operazione – gennaio, non oltre – che Renzi è pronto ad usare la seconda pistola. Che significa confronto con Silvio Berlusconi, sia pur al momento opportuno e senza conferire ad esso quell’enfasi che ci mise Veltroni nella sua “nuova stagione”. E cioè senza “legittimare Berlusconi”. Perché tra i due, Renzi e Berlusconi, c’è un interesse “oggettivo” su una riforma iper-maggioritaria. Attenzione, perché quando si parla di modelli il diavolo è nei dettagli. E allora andiamo alla ricerca del diavolo. Nella sua diretta twitter Renzi ha spiegato che è pronto a confrontarsi su due modelli: il sindaco d’Italia e il Mattarellum (corretto in modo maggioritario). Epperò c’è un non detto, su cui sono al lavoro gli sherpa del sindaco. Il sindaco d’Italia ha una maggioranza oggi, perché Alfano ci sta. E coincide con quella che regge il governo. Ma rischia di non darla domani, nel senso che Renzi è il primo a sapere che funziona a Firenze dove il sindaco ha potere di sciogliere il consiglio comunale, ma in Italia è diverso. Senza riforme costituzionali rischia di favorire la frammentazione e l’ingovernabilità. Non è un caso che piace ad Alfano. Il sospetto nelle segrete stanze renziane è che “Angelino voglia fare melina” su questo modello dicendo che ci sta, ma che bisogna prima fare le riforme costituzionali. E allora addio gennaio e tempi lunghi. Per questo è iniziata la strategia dell’attenzione a Berlusconi, coperta e prudente evitando che sia bruciata in nome del “mai patti col Condannato”. Epperò è proprio col Cavaliere che Renzi si sente sicuro di poter portare a casa il Mattarellum riveduto e corretto. Che ammazza Alfano ma garantisce governabilità. Nel centrosinistra piace a Pd, a Sel e Scelta civica. Nel centrodestra a Forza Italia e Lega. Sulla carta è quello che ha una maggioranza parlamentare più ampia. Se non fosse che non piace al governo, visto che costringerebbe Alfano ad andare a elemosinare i seggi ad Arcore.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 17, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/17/renzi-il-ribelle-non-teme-le-minacce-di-napolitano-e-apre-a-berlusconi/
“Restiamo ribelli”: Renzi incoronato segretario
Matteo Renzi è stato ufficialmente proclamato segretario del Pd e ha raggiunto l’assemblea generale che si tiene a Milano e che si è aperta sulle note dell’inno di Mameli. In prima fila, vicini, il sindaco di Firenze e il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Sul maxi-schermo a mo’ di slogan ‘Il meglio deve ancora venire’, frase di Renzi pronunciata nel suo primo discorso dopo la vittoria alle primarie. Renzi è stato poi proclamato nuovo segretario del Pd dal responsabile organizzativo, Davide Zoggia, mentre in sala scattava la standing ovation. All’insegna del motto “Non c’è un minuto da perdere”, il neosegretario presenta la sua road map. “Restiamo ribelli e cambiamo l’Italia. Ciascuno di noi ha il suo pantheon di ribelli – ha detto Matteo Renzi – Ma l’essere ribelli è soprattutto una sfida con se stessi. Si è ribelli se ciascuno di noi prova a cambiare la quotidianità: dobbiamo essere capaci di cambiare nel nostro piccolo l’Italia”. Nel suo intervento il sindaco fiorentino ha rivolto parole anche al suo avversario Cuperlo. “La sfida alle primarie è stata leale e l’offerta della presidenza del Pd a Gianni Cuperlo è tutto tranne il tentativo di ‘do ut des’, ma è il tentativo di un partito che non solo ha indicato la strada”. “Il voto degli elettori delle primarie è l’ultimo appello che ci hanno dato per dire: cambia il Pd per cambiare l’Italia. Non hanno votato solo il candidato ma il Pd, visto come unico interlocutore per un cambiamento senza se e senza ma”. Anche il premier Letta ha preso la parola: “Oggi, dopo 8 mesi in cui, sulla mancata elezione del presidente della Repubblica abbiamo rischiato la fine del Pd, siamo qui, e il nostro partito è il baricentro, il pilastro della democrazia. Vorrei fosse chiaro a noi stessi”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 15, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/15/restiamo-ribelli-renzi-incoronato-segretario/
Matteo Renzi, Enrico Letta e la “competizione virtuosa”
La chiamano “competizione virtuosa” quella tra Enrico Letta e Matteo Renzi, con un fedelissimo del neosegretario che spiega: “Enrico ha capito che deve correre più veloce di Matteo, sennò è la fine…”. Il primo gol è arrivato con la decisione del premier di abolire per decreto – seppure gradualmente per i prossimi tre anni – il finanziamento pubblico ai partiti. “E’ una vittoria di Matteo”. A confermarlo anche il popolo della rete, con Twitter che ha visto schizzare in TT l’hashtag #effettoRenzi. Forse Letta ha sfilato all'”avversario” l’arma della “sorpresa annunciata per i grillini” sul finanziamento ai partiti, ma resta il fatto che anche la legge elettorale è passata dal Senato alla Camera e anche questa è una vittoria del fiorentino. Il sindaco può dirsi quindi soddisfatto? Proprio no: è infatti pronto a rilanciare su costi della politica e legge elettorale.Il discorso di domenica prossima all’assemblea Pd alla Fiera di Milano sarà occasione per piazzare qualche altro paletto. Lì in platea ad ascoltare ci sarà con molta probabilità anche il premier Letta. Ora Renzi non può mollare, per non disperdere il vantaggio realizzato. Non sta pensando di tornare alla proposta di abolizione immediata per quel che riguarda il finanziamento pubblico ai politici ma vuole rilanciare per quanto riguarda i costi della politica. “In questo campo, le questioni in sospeso sono tante”, spiegano i suoi. Per esempio, c’è la questione dell’adeguamento degli stipendi dei consiglieri regionali a quelli dei sindaci: “Non si capisce perché guadagnino il doppio”. E poi l’abolizione delle province, del Senato. C’è poi la voglia d’incalzare i pentastellati: rinunciare ai rimborsi elettorali se Grillo firmerà per collaborare sulle riforme. In realtà chiedere ai grillini di collaborare equivale anche domandarlo a Letta e alla maggioranza di governo, soprattutto per quanto riguarda la legge elttorale. Anche su questo tema, del resto, la tabella di marcia è stilata: “Non c’è da perder tempo: la legge elettorale deve essere approvata alla Camera entro febbraio e al Senato entro la fine di maggio al massimo, comunque entro le europee”, sottolineano dall’entourage del sindaco. Da lunedì, inoltre, servirà capire cosa c’è di vero nelle aperture di Angelino Alfano su un sistema di voto maggioritario stile ‘sindaco d’Italia’. “Partiremo da un’intesa di maggioranza, senza escludere altri interlocutori, da Sel a Grillo a Berlusconi, perché la legge elettorale è materia che interessa tutti”. Renzi è già pronto a cercare appoggio altrove in Parlamento se Alfano opporrà i suoi veti. Ma il neosegretario non perde tempo neanche sul tema lavoro: ha messo i suoi esperti a studiare il ‘Jobs Act’, il documento sulle politiche del lavoro di cui ieri ha dato accenno al segretario della Fiom, Maurizio Landini. Un altro punto da presentare a Palazzo Chigi. “Il punto è fare le cose, per ora abbiamo dimostrato che con la vittoria di Renzi alle primarie, il governo si sente incalzato”, insistono i renziani.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 13, 2013
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Renzi convince Cuperlo: sarà il presidente del partito
Alla fine ha ceduto: nonostante un primo rifiuto, alla fine Gianni Cuperlo, inizialmente contrario a ricoprire un ruolo considerato di garanzia, ha accettato la proposta avanzatagli dal neosegretario del Pd Matteo Renzi,di essere il presidente del partito. La sua elezione avverrà domenica all’Assemblea del Pd che proclamerà Renzi segretario. Il sì arriva dopo un forte pressing da parte della sua area, in particolare dei ‘Giovani Turchi’. Cuperlo ha anche chiarito, tuttavia, che accetta l’incarico senza però rinunciare al coordinamento dell’area.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 13, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/13/renzi-convince-cuperlo-sara-il-presidente-del-partito/
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