Può darsi che sia uno dei soliti giochi al massacro che ci sono ogni volta che le elezioni si avvicinano e i candidati si delineano. Oggi tocca a Romano Prodi stare “sotto tiro” ed è Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, che invia una lettera, dai toni pacati, che suona, però, come un atto di accusa all’amministrazione Prodi. Il presidente dell’Inps scrive ai suoi “ministri vigilanti”, quello dell’Economia Vittorio Grilli e del Welfare Elsa Fornero e sconfessa la politica previdenziale e soprattutto il bilancio del 2007. Secondo Mastrapasqua, il governo Prodi decise di modificare le normative, e le prassi, vigenti nella contabilità dell’Inpdap, l’ente previdenziale dei dipendenti pubblici che all’epoca era ancora indipendente dall’Inps. Obiettivo, cancellare dal “monte” del debito pubblico ben 23,7 miliardi di euro (valori di oggi) che erano appunto il passivo dell’Inpdap, rappresentato dal disavanzo tra le minori entrate contributive (dovute al blocco del turnover e ai prepensionamenti: meno assunzioni e quindi meno contributi che entrano, più pensionati e quindi più contributi che escono). Da quando l’Inpdap (insieme all’Enpals) è stato “affibbiato” all’Inps, il passivo dell’istituto è entrato a far parte a tutti gli effetti del bilancio dell’Inps, producendovi quindi un “buco” che prima non c’era. Ma questa “voragine di bilancio” creata da Prodi non è stata sanata nè dal governo Berlusconi nè da quello Monti.
Spiega Mastrapasqua nella sua lettera a Grilli e Fornero: dal 1° gennaio 1996 la normativa disponeva che lo Stato “garantisse il pagamento dei trattamenti pensionistici statali”. Successivamente, “con l’entrata in vigore della legge 24 dicembre 2007 (un bell’”autoregalo” di Natale, che il governo Prodi ha fatto a se stesso, ndr) quella disposizione “è stata soppressa, con conseguente ricorso, da parte dell’Inpdap, all’avanzo di amministrazione per la copertura del relativo deficit finanziario, e soprattutto alle anticipazioni di bilancio (…) con corrispondente riduzione del patrimonio netto (che è passato da una sostanziale parità alla fine del 2007 ad un deficit di oltre 15 miliardi di euro nel bilancio di chiusura 2011”. Ciò significa che si è fatto un lavoro di “candeggina” sul rapporto tra debito e pil che fu di circa 7 miliari di euro di quel periodo. Ma come fu possibile? L’Inpdad diventa debitore dello Stato e non incassa più i “trasferimenti” come faceva prima, che sarebbero andati ad “appesantire” il bilancio statale complessivo (che all’epoca serviva lindo e pulito per l’Europa), ma ne chiede le “anticipazioni”. Un’anticipazione va scritta a bilancio come una somma di soldi da restituire e quindi un attivo e non più un passivo. Una specie di “derivato” anche se qui la partita si è giocata in casa e con un abile “gioco di denominazioni” la mano di poker da sfavorevole è stata trasformata in vincente.
“Minori trasferimenti, riduzione dell’avanzo patrimoniale, strutturale contrazione delle entrate contributive della gestione pubblica ex Inpdadp: sulla scorta di tali considerazioni”, conclude la lettera, “sembrerebbe auspicabile che, nella sedes materiae costituita da codesti dicasteri vigilanti, sia opportunamente approfondita e valutata ogni più utile iniziativa tesa a garantire l’efficiente ed efficace implementazione della più grande operazione di razionalizzazione del sistema previdenziale pubblico”. Mastrapasqua spera insomma in un governo che smetta di “giocare” con le pensioni italiane che al popolo quella “bugia” è già costata molto perchè oggi con l’assorbimento dell’Inpdap nel bilancio Inps, emerge drammaticamente questo problema di ben 23,7 miliardi di deficit in più, un importo pari a quello che è stato stanziato per iniziare a rimborsare gli “inconteggiabili” esodati. Come mai Mastrapasqua proprio ora spedisce la lettera? Nel vuoto più assoluto delle istituzioni e con lo spettro di nuove elezioni, come spera che la sua richiesta possa essere accolta? E’ solo per far emergere scomode realtà dell’amministrazione Prodi?