“Vendeva” posti di lavoro al Ministero degli Esteri!

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Una delle truffe più vecchie del mondo ma che soprattutto in tempo di crisi, con la disoccupazione che ha raggiunto livelli record trovava un terreno fertile. B. L. 60 anni, è stato incastrato per la seconda volta con la stessa accusa: truffa aggravata, millantato credito e falso. Gli investigator di Torpignattara sono partiti da una denuncia presentata da 7 persone nei confronti di un dipendente del Ministero Affari Esteri, il quale aveva promesso loro un posto di lavoro alla Farnesina in cambio di 1665 euro a testa. L’uomo con una scusa si era anche fatto “prestare” 1000 euro da una delle sue vittime con la promessa, mai mantenuta, di restituirli in breve tempo. La vittima però ha capito di essere stata raggirata e quindi ha sporto denuncai insieme agli altri. Quando il dipendente del ministero ha chiesto altri documenti e soprattutto altri soldi è scattata la trappola. All’incontro la vittima si è presentata con registratore e videocamera nascosta fornita dal Commissariato e l’uomo è stato colto in flagranza di reato.

 

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John Elkann amareggiato: contro di lui “polemiche demagogiche”

Fiat deputy chairman John John Elkan looJohn Elkann aveva lanciato una bomba dicendo che i giovani italiani “stanno bene a casa” e le polemiche sono fioccate da ogni parte. Ora il rampollo di casa Agnelli respinge le critiche parlando di “polemiche demagogiche, strumentalizzazioni”. Il presidente di Fiat afferma: “Personalmente sono rammaricato che un messaggio nato per essere di incoraggiamento alla fine sia stato interpretato come un segnale di mancanza di fiducia nei giovani”. Elkann cerca il chiarimento con un intervento sul sito della Fondazione Agnelli: “Non credo e non ho mai detto che il problema della disoccupazione, quella dei giovani in particolare, non esista né che tutto dipenda dalla mancanza di determinazione di chi cerca lavoro. Ho invece posto l’accento su cosa è possibile, anzi si deve fare, proprio ora che la debolezza dell’attuale quadro economico, soprattutto in Italia, rende tutto più difficile”. La strada, secondo lui, è studiare: “Si sente spesso dire che studiare non serve a niente, perché non garantisce un lavoro. Dati alla mano, le ricerche più attendibili in questo campo dicono il contrario”, ovvero che in media “chi ha un diploma di scuola superiore ha maggiori probabilità di trovare lavoro rispetto a chi si è fermato alla licenza media. E chi ha una laurea, ha ancora maggiore probabilità di trovare lavoro rispetto a un diplomato e nell’arco della vita migliori prospettive di carriera e di retribuzione”. A questo si aggiunge, prosegue Elkann che “alcune lauree offrono maggiori possibilità: conseguire un titolo di studio tecnico-scientifico richiede grande fatica e determinazione, ma nella stragrande maggioranza dei casi lo sforzo viene ripagato. Ad esempio più di 9 laureati in ingegneria su 10 risultano occupati a 4 anni dalla fine degli studi”. Sottolinea ancora che “soprattutto oggi, chi sa essere ambizioso, investe su se stesso e sulla propria istruzione, ha l’atteggiamento giusto”. Il senso della dichiarazione di Elkann è quindi che “non bisogna mai rinunciare, ma avere la forza di credere in se stessi ed essere molto determinati. E chi dice che è tutto inutile e che non vale la pena provarci, sbaglia”.

La rete contro il “self-made man” John Elkann: “Quello dotato di cervello è Lapo”

insulti-elkann-tuttacronacaJohn Elkann, rampollo di casa Fiat, ha dichiarato che “il lavoro c’è” spiegando che se i giovani non lo trovano è perchè “stanno bene a casa”. Ovviamente le sue parole hanno fatto esplodere la polemica in rete, dove si sta riversando una pioggia d’insulti tra cui si legge anche: “Quindi tra i due Elkann, quello dotato di cervello è Lapo”. Il presidente Fiat ha compiuto un passo falso e su Twitter non mancano i riferimenti al suo essere un “figlio di papà”. Qualcuno si chiede “quante camicie abbia sudato nella sua vita il caro John”. “Poi apre la bocca John Elkann e da convinto pacifista diventi un potenziale serial killer”, scrive un utente; “Vi siete mangiati l’Italia con i soldi degli italiani, almeno risparmiateci le inutili prediche”, chiosa un altro. Ancora: “John, ma tu hai mai iniziato a lavorare perché io non me ne sono accorta”, chiede una ragazza. E poi: “John Elkann che parla di giovani disoccupati mi fa assumere l’espressione che avrei davanti a Cicciolina che parla di castità prematrimoniale”. Infine: “Rampollo di una famiglia che ha saccheggiato il Paese fa la morale mentre scappa per non pagare le tasse”. Ma non sono solo gli utenti della rete a commentare le sue parole: anche dal mondo dei media arrivano delle frecciate. Gad Lerner prova rammarico per le esternazioni soprattutto perché lo “stereotipo” espresso dal presidente Fiat “non solo è sbagliato, ma temo lo renda ombroso, privandolo del senso di gratitudine che uno come lui dovrebbe coltivare per il paese da cui ha tratto le sue fortune”. Per il corrispondente a New York di Repubblica Federico Rampini “quando uno nasce privilegiato, qui negli Stati Uniti, di solito ha il buon gusto di non insultare chi deve combattere partendo da condizioni molto più sfavorevoli”. Non solo: Elkann è la sintesi “di una classe parassitaria e incapace di competere sui mercati globali” ed è uno che ha “ereditato tutto, e non è da questa questa cattedra che i giovani italiani possono ricevere lezioni utili per il loro futuro”.

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Galbani lascia l’Italia? A Rischio 226 posti di lavoro

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La crisi è passata? Per Galbani sembra invece che l’Italia non dia le giuste prospettive per seguitare la produzione nel nostro PAese e così il gruppo  francese Lactalis della famiglia Besnier vuole chiudere due stabilimenti, l’impianto Galbani di Caravaggio (Bergamo) e quello Cademartori di Introbio (Lecco), specializzato nella produzione di Gorgonzola e Taleggio, situato vicino a delle grotte naturali di stagionatura. Il nuovo piano industriale prevede infatti di ridistribuire i volumi produttivi negli stabilimenti di Casale Cremasco (Cremona), Certosa di Pavia e Corteolona (Pavia), dove verrebbero ricollocati i lavoratori, con percorrenze medie superiori ai 50 km per il trasferimento. A rischio ci sarebbero quindi 226 posti di lavoro. I sindacati hanno indetto lo sciopero per il 7 febbraio. Ma c’è chi vede in questa ristrutturazione un progetto per abbandonare l’Italia e andare a produrre all’estero.

In una nota sindacale si legge:

”Il coordinamento unitario esprime un giudizio estremamente negativo in quanto tale decisione modifica sostanzialmente la strategia del gruppo francese, decidendo di intervenire in modo drastico sulla struttura Lactalis Galbani in Italia”.

  

Fiat compra tutta Chrysler, ma a Termini Imerese si licenzia

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Un successo manageriale per la Fiat, quello dell’acquisizione  definitiva della Chrysler, ma in Italia i dubbi che questa operazione possa portare benefici restano alti. Nonostante la piccola ripresa del settore dell’auto che ha fatto segnare a dicembre un dato positivo che mancava ormai da troppo tempo, ciò che preoccupa è che da questa ripresa la grande esclusa è proprio la Fiat. A Termini Imerese si continua infatti a licenziare, stavolta a perdere posti di lavoro è proprio l’indotto con 174 operai che hanno perso il lavoro: 155 erano addetti della Lear, che per la Fiat produceva sedili e 19 erano quelli della Clerprem, che curava la fornitura di gomma piuma e materiali sempre inerenti ai sedili.

Queste le parole rilasciate da Roberto Mastrosimone, segretario provinciale Fiom di Palermo, intervistato da Giornalettismo: 

È una vicenda che si trascina di anni, da quando la Fiat ha annunciato la chiusura di Termini Imerese, c’era un progetto di reindustrializzazione che però non è mai stato avviato. Così Lear e Clerprem nonostante avessero la possibilità di utilizzare la cig di licenziare i propri dipendenti. C’era la possibilità di utilizzare altri tre mesi di deroga, come hanno fatto altre aziende.  

Il parmigiano reggiano ucciso dalla burocrazia?

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Brutti tempi per l’Italia, nonostante gli annunci entusiastici, e ancora peggiori per una delle eccellenze gastronomiche del nostro Paese: il parmigiano reggiano. Sembra infatti che ora uno dei formaggi più famosi al mondo non abbia un magazzino. La notizia è riportata da Il Sole 24 Ore:

“«In base all’articolo 15 della legge regionale sulla tutela del territorio questo investimento non si può fare, lo riformuli utilizzando invece l’articolo 14 e fra sette-otto mesi ne riparliamo». È questa, in soldoni, la risposta che ha incassato poche settimane fa Dante Bigi della Nuova Castelli Spa, azienda alimentare reggiana. Un imprenditore che ha fretta di crescere (le vendite di formaggi sono cresciute del 20% quest’anno) ed è pronto a investire 30 milioni di euro nella sua terra, per costruire il più grande magazzino automatizzato al mondo di stagionatura del parmigiano reggiano. Trenta milioni che ha già rilanciato a 60, perché a fianco del Fort Knox delle forme vorrebbe costruire 20mila metri quadrati di nuovo stabilimento produttivo, visto che l’attuale scoppia e ha bisogno di raddoppiare (o quasi) capacità produttiva e occupazione”.

Così se da un lato c’è la Provincia, che si è opposta alla cementificazione industriale di un’area agricola in disuso, dall’altro c’è il sindaco che tenta la mediazione preoccupato dalla disoccupazione e dalla chiusura delle aziende:

“La Provincia ha infatti negato l’8 ottobre scorso il suo consenso alla variante comunale che avrebbe permesso di trasformare aree e ricoveri agricoli abbandonati in un parallelepipedo di 7.600 mq di base e 27 metri di altezza, dove 680mila forme di Dop avrebbero potuto invecchiare gestite da robot, sopperendo alla carenza di posti di stagionatura causata dal crollo delle scalere dopo il terremoto di 17 mesi fa ed eliminando con la tecnologia gli storici problemi di sicurezza legati allo spostamento di cilindri da 40 kg a decine di metri di altezza da terra. Una guerra tra legali di Provincia e Comune in punto di diritto, con il consorzio di tutela del parmigiano che sostiene il magazzino, ma la Coldiretti che lo avversa”.

Ma Bigi, spiega il Sole 24 ore, non ha certo otto mesi di tempo per aspettare la burocrazia:

“«I mercati non aspettano, io ho bisogno di spazi per produrre di più e in modo più efficiente e non so dove andare a stagionare le forme. Se qui, dove ho le radici, non posso crescere, me ne andrò a Modena o Parma: sono almeno una decina i sindaci che mi hanno chiamato offrendomi aree e autorizzazioni immediate», assicura”.

Sonia Masini, presidente della Provincia di Reggio Emilia, non coglie la minaccia:

“«Non è questione di lentezza burocratica, ma di muoversi rispettando le regole e in linea con le strategie dell’amministrazione. Quell’intervento non è di livello comunale e le procedure adottate fin qui non erano conformi, ma ciò che più conta è che non siamo ancora convinti di bontà e utilità di un investimento di quelle proporzioni. Perché finirà col danneggiare le piccole latterie che presidiano la tutela del territorio e del paesaggio, la tradizione artigianale, la tipicità di una Dop che rischia di essere mescolata con altri formaggi. Per qualche decina di posti di lavoro potrebbero esserne cancellati molti di più nella filiera agricola. Per non dire che siamo pieni di capannoni industriali dismessi»”.

Oreste Zurlini, sindaco di San Martino, lavora per trovare un dialogo tra le parti e intanto Bigi riflette:

“«In Inghilterra, Francia, Ungheria, dove ho altri siti, sono abituato ad essere aiutato dalle amministrazioni se si portano lavoro e ammodernamento. Qui no. E ho un’azienda – riflette Bigi – che chiuderà il bilancio con 25 milioni di utili da reinvestire e un team di soci pronti a cofinanziare il magazzino»”.

Alitalia: azioni svalutate da Air France

Aerei-Alitalia-e-Air-France_tuttacronacaAlla presentazione dei conti trimestrali della società franco-olandese Air France-Klm, si accompagnano degli allegati finanziari che riferiscono: “Considerata l’incertezza della situazione di Alitalia, il gruppo Air France-Klm ha deciso di svalutare totalmente il valore delle azioni detenute”. Nel documento viene inoltre sottolineato come tale decisione sia stata presa dopo il Cda del 14 ottobre, durante il quale era stato  approvato l’aumento di capitale da 300 milioni di euro.

Alitalia, la cloche passa a Air France? Clamoroso, ma vero!

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Richiesta ufficiale di una due diligence su Alitalia, cioè di una valutazione approfondita dei conti, finalizzata a conquistare la cloche della compagnia. La decisione, per certi aspetti clamorosa, sarebbe stata comunicata sia all’ad Gabriele Del Torchio che ai principali azionisti. Ma è evidente che si vuole innanzitutto sondare la disponibilità dei soci minori e di chi, pur approvandolo, ha mal digerito l’aumento di capitale. Tuttavia Parigi punterebbe soprattutto a guadagnare tempo. Per gli analisti l’obiettivo sarebbe fissare un valore definito, basso in questo momento, per acquistare tutto a un prezzo molto conveniente. Mediando – è lo scopo – tra il prezzo d’ingresso pagato nel 2008 e quello post aumento di capitale, approfittando della evidente svalutazione. Difficile ipotizzare il «risparmio» che potrebbe essere generato e quale possibilità di successo abbia l’operazione. Di certo Lazard, advisor di Air France, sta elaborando i dati per stimare i possibili vantaggi.

Oggi il tema due diligence verrà affrontato dal cda di Alitalia che deciderà probabilmente l’avvio di una data room aperta non solo ai francesi, ma anche alle Poste e ad altri vettori interessati, da Etihad ai cinesi. In attesa della due diligence, procede la definizione del piano stand alone voluto da Del Torchio in collaborazione con Boston Consulting. Lavoro che si completerà prima del 16 novembre, data in cui dovrà partire la ricapitalizzazione. Si tratta di un documento che ribalta la logica seguita finora. Per consentire alla compagnia di reggersi finalmente sulle proprie gambe, con un piano sostenibile in grado di avvicinare il break-even in poco tempo e poter trattare così alla pari con i possibili partner. Gli interventi, sintetizzati in varie slides che “Il Messaggero” ha potuto visionare, sono ad ampio raggio: dai tagli di personale (gli esuberi sarebbero oltre mille con il blocco di almeno 2000 contratti a termine), ai sacrifici che saranno chiesti ai manager, in una sorta di spending review globale. Verranno poi rivisti i contratti, dalle forniture al leasing, alle manutenzioni. Come suggerito da Boston Consulting, saranno quindi ridisegnate le rotte e la configurazione degli aerei, eliminando le aree dove ci sono perdite secche. Nuove frequenze poi per i voli che viaggiano non a pieno carico e spostamento degli equilibri sulle tratte a maggior valore aggiunto. Un piano da lacrime e sangue – dice un azionista influente – che però ha la possibilità di funzionare davvero, «per consentirci di trattare alla pari con Air France».

I fragili posti di lavoro messi a rischio dalla truffa sul vetro!

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Sono a rischio e diventano fragili quei posti di lavoro a Murano. Un’inchiesta di Striscia la Notizia, infatti avrebbe scoperto una maxi truffa sul vetro che riguarderebbe almeno 4 milioni di pezzi falsi, venduti come vetro originale di Murano.  Moreno Morello ha fatto visionare degli oggetti acquistati in isola a 3 famosi maestri vetrai i quali hanno concordemente dichiarato che il vetro acquistato non era originale. “Questi venditori, con il loro comportamento, mettono a repentaglio centinaia di posti di lavoro” hanno commentato.

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8 posti di lavoro a tempo indeterminato vacanti da 4 anni

tuttacronaca-Maglificio Ferdinanda - lavoratori

L’Italia della crisi e l’Italia delle sorprese. A quanto sembra infatti, in un panorama di desolante disoccupazione e di licenziamenti ci sarebbe invece chi vuole assumere ma a quanto sembra non si troverebbero persone disposte a lavorare. Otto sarebbero i posti, otto contratti di prova nel settore della moda destinati a trasformarsi a tempo indeterminato. Le aziende sarebbero due e ognuna offre quattro posizioni eppure da quattro anni nè alla  Tiemme Sas di Badoere di Morgano nè nel Maglificio Ferdinanda di Visnà di Vazzola questi contratti riescono a trovare qualcuno che voglia firmarli. Un caso più unico che raro visto che le due aziende citate operano anche con i marchi leader della moda nazionale ed internazionale.

La Tiemme di Giuliano Secco è un’azienda nata 30 anni fa e che per passare indenne la crisi si è inventata una strategia sempre vincente: trasformarsi. In particolare ha iniziato a diversificare il lavoro relegando a un solo settore la produzione di bottoni e occhielli che prima era il fulcro dell’azienda.

«E in questo modo racconta Secco che ora ha 15 dipendenti – ce l’abbiamo fatta». Da Armani a Louis Vuitton: le grandi griffe sono state conquistate. Ma dove sono i lati deboli? La concorrenza dei cinesi e il personale che non si trova. Da 4 anni Secco non riesce a trovare dipendenti adatti alle sue lavorazioni: «Il dramma è che molto spesso le persone sono specializzate nel realizzare un solo tipo di prodotto oppure sanno lavorare esclusivamente un materiale. Invece noi ora cerchiamo persone che abbiano la capacità di adattarsi alle diverse mansioni».

Quello che appare sorprendente è come le aziende ricercano personale, ma non trovino quello adatto alle loro esigenze. Come nel caso del Maglificio Ferdinanda di Vazzola che è a caccia di quattro o cinque persone capaci ma soprattutto di «giovani umili e di buona volontà» e incontra solo, secondo quanto hanno riferito, persone che si sentono già stilisti consumati. Un dipinto inedito di un’Italia che sembra davvero lontana da quella dove gli uffici di collocamento sono assediati, i giovani sono alla ricerca costante di lavoro e la disperazione dilagata e spesso porta i ragazzi a trasferirsi all’estero. Sarà forse per quest’ultimo fattore che le aziende non trovano lavoratori?

Arriva il Tap… ed è già polemica!

letta-gas-tuttacronacaVola in Azerbaigian Enrico Letta, dove domani incontrerà a Baku il presidente del Paese ex sovietico Ilham Aliyev. Il presidente del Consiglio, come aveva annunciato in occasione del bilaterale con di Atene con l’omologo greco Antonis Samaras a fine luglio, con l’occasione ringrazierà personalmente Aliyev per la decisione presa di convogliare il gas estratto dall’immenso giacimento di Shah Deniz nelle condotte della Trans-Adriatic pipeline (Tap), progetto italo-greco-albanese con cui “l’oro blu” azero, dopo essere transitato attraverso la Turchia, raggiungerà l’Europa. Stando a quanto detto da Letta, il Tap ha un’importanza strategica sia in chiave europea che italiana e la realizzazione del gasdotto “avrà effetti per i prossimi 20 anni […] spostando il cuore degli hub energetici europei e rendendo l’area adriatico-jonica al centro della futura politica energetica europea”. Del resto già la Ue aveva reso noto l’intento della diversificazione dell’approvvigionamento energetico per tagliare la dipendenza dalla Russia e creare solidi legami energetici con l’Asia Centrale, ricca di materie prime. Shah Deniz, le cui riserve sarebbero pari a un triliardo di metri cubi, è al momento il più importante bacino da cui l’Europa intende abbeverarsi. Il Tap dovrebbe venir realizzato a partire dal 2015 e dovrebbe essere realizzato nel 2019 e, sempre da come riferito da Letta, dovrebbe avere ricadute positive anche sull’Italia, aiutando a tenere giù i prezzi dell’energia e a favorire dunque la competitività del paese. Ma il Tap creerà anche posti di lavoro. Dovrebbe trattarsi di 2mila, secondo quanto spiegato dal country manager della Tap, Giampaolo Russo, in una recente audizione al Senato. Nel frattempo, però, monta la protesta nel Salento, a opera del moviemtno No Tap, là dove i tubi del gasdotto dovrebbero raggiungere il territorio italiano. Come spiega l’Huffington Post: “È una rete di municipi e associazioni che denuncia i possibili danni ambientali, paesaggistici e turistici che la pipeline potrebbe causare. I No Tap, recentemente, hanno conquistato alla loro battaglia lo scrittore Erri De Luca, secondo il quale il progetto del gasdotto va contrastato facendo leva sul diritto alla bellezza paesaggistica. Se in Italia il gasdotto incontra l’opposizione dei No Tap, a livello internazionale – viene da pensare – potrebbe alimentare polemiche da parte russa. Del resto la pipeline italo-greco-albanese e la relativa strategia europea che ne ispira la realizzazione cozzano teoricamente contro un altro programma di politica energetica che vede l’Italia impegnata: il South Stream, il maxi gasdotto promosso da Gazprom che, risalendo la dorsale balcanica e terminando al Tarvisio, porterà in Europa il metano russo. Eni fa parte del consorzio internazionale che gestisce il segmento offshore della pipeline, nel Mar Nero. In altri termini l’Italia si ritrova coinvolta in due distinti schemi. Da una parte appoggia Gazprom e dall’altra promuove lo sforzo europeo orientato a diminuire la dipendenza dall’energia russa.”

Ci dobbiamo vergognare per Finmeccanica?

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Belgio e Olanda non vogliono più i treni della compagnia Finmeccanica. I due paesi europei hanno annullato una commessa da quasi mezzo miliardo di euro inerente alla fornitura di 19 convogli ad alta velocità Fyra V250. I treni sarebbero stati destinati al collegamento Amsterdam – Bruxelles. Con questo mancato utile sono a rischio migliaia di posti di lavoro negli stabilimenti di Pistoia e Reggio Calabria.

“I motivi addotti dai nostri clienti di sospendere la commessa sono illegittimi e strumentali”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Ansaldo Breda, Maurizio Manfellotto, annunciando che la vicenda “può essere molto devastante a livello di immagine”. E ha aggiunto: “Non ci sottraiamo alle nostre responsabilità, ma desideriamo dimostrare che quelle principali sono attribuibili ai nostri clienti, che dall’inizio hanno avuto un atteggiamento inadeguato a una situazione complessa, che si è conclusa con l’assunzione di decisioni e posizioni che giudichiamo scorrette e illegittime”. La stessa Ansaldo Breda aveva fatto sapere nei giorni che sta “valutando ogni azione a tutela dei nostri interessi”, compresa un’azione legale contro Olanda e Belgio.

I problemi riscontrati sarebbero soprattutto quando le condizioni metereologiche diventano rigide. Il freddo non sarebbe gradito ai treni italiani.

All’orizzonte si prospetta un’azione legale internazionale, con rapporti tesi tra Belgio e Olanda pronti a minare la stabilità di Finmeccanica. L’azienda olandese ha  incaricato un gruppo di esperti legali di trovare un modo per recuperare i 120 milioni di euro già pagati ad Ansaldo. “I test hanno dimostrato che continuare con i V250 sarebbe irresponsabile per i viaggiatori perché i treni sono completamente inaffidabili“, avvertono da Amsterdam, sottolineando che l’azienda italiana “non è stata in grado di rispettare un limite di tre mesi concordato per trovare una soluzione ai problemi tecnici”.

Dobbiamo davvero vergognarci dei nostri treni o è l’ennesima trappola per mettere alle strette l’Italia in ambito europeo?

Pizza calda dal… cielo!

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Il dramma di quando si ordina una pizza a domicilio è che spesso viene recapitata fredda, ma da adesso le cose potrebbero cambiare.

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La seconda più grande catena di pizzerie degli Stati Uniti, la Domino’s, sta sperimentando la consegna della pizza tramite drone, in modo da evitare il traffico e farla arrivare sempre calda… che ne sarà dei fattorini? Altri posti di lavoro persi o riconvertiti per far volare i droni?

Cresce la disoccupazione in Usa! E’ al 7,9%, creati 157,000 posti

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400 posti di lavoro in bilico! Il Cirque du soleil vuole licenziare.

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