La giunta del regolamento oggi discuterà la proposta sul voto palese legato alla decadenza di Berlusconi. Proprio per manifestare contro il voto segreto si sono riuniti davanti al Senato, in piazza delle 5 Lune, una decina di attivisti di Avaaz, organizzazione che ha lanciato una raccolta firme online: biancheria intima e cartelli “Non abbiamo niente da nascondere e tu senatore? Stop al voto segreto!” tutto quello che indossavano. Vincenzo Santangelo, Senatore M5S membro per la giunta per il regolamento è andato ad incontrarli: proprio dal suo partito è partita l’iniziativa per l’abolizione di questa pratica.
Gli attivisti hanno spiegato che “noi non abbiamo segreti” mentre sul loro sito sono state raccolte oltre 80mila firme per questo: e non solo per il caso Berlusconi. Allargando la richiesta a tutte le votazioni che si tengono al Senato, infatti, “si eviterebbero anche altri casi come quello dei 101 franchi tiratori che hanno colpito Prodi, nella corsa alla presidenza della Repubblica”.
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Del resto la lotta contro il voto segreto non è una peculiarità italiana: il 18 settembre, a Brasilia, un gruppo di giovani ha manifestato nudo fuori dal Congresso per chiedere la fine di ogni votazione segreta nelle assemblee legislative. ”La democrazia non e’ condotta con voti segreti, quindi abbiamo bisogno di un voto aperto,” ha detto Michael Mohallem, uno degli organizzatori della protesta. ”Non abbiamo nulla da nascondere” o ”Io sono qui e ho esposto me stesso” si legge in alcuni dei cartelli innalzati dai manifestanti.
Il presidente della Giunta per le Immunità del Senato, Dario Stefano, al termine della camera di consiglio ha comunicato che è stato deciso, a maggioranza, di proporre al Senato di deliberare la mancata convalida dell’elezione di Silvio Berlusconi. Sì alla decadenza di Berlusconi, dunque. Immediata la reazione del presidente dei senatori del Pdl Renato Schifani: “Peggio del previsto. Il copione era stato già scritto e se ne conosceva la trama ma si è andati oltre ogni limite di tollerabilità”. La seduta pubblica, che si era aperta con un piccolo dibattito tra il presidente Stefano e la senatrice Pdl Maria Elisabetta Alberti Casellati che aveva chiesto di prendere la parola, è durata poco più di un’ora, vista l’assenza dei difensori del cav. Come ha spiegato Stefano, Casellati poteva intervenire in camera di consiglio ma non nella fase della seduta pubblica, dove non è possibile porre questioni pregiudiziali nè intervenire sull’ordine dei lavori. Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini, legali del leader di Forza Italia, hanno motivato la mancata partecipazione spiegando in una nota che “Il diritto a un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico. Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del presidente Berlusconi”. “Non vi è dunque – argomentano in una nota – possibilità alcuna di difesa nè vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza nè legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti”. Nello speciale TgLa7 Benedetto della Vedova, componente della giunta, ha ribadito che difende la legge Severino “perchè non penso che sia un’argomentazione politicamente forte quella della retroattività”.
Il presidente della giunta e relatore di maggioranza Dario Stefano (Sel) spiega che “dalla radio al tablet abbiamo voluto operare nella direzione, che reputo doverosa, di attivare tutta la strumentazione oggi tecnologicamente disponibile al fine di consentire a tutti i cittadini interessati, oltre agli addetti ai lavori, di seguire in tempo reale la seduta”.
“Verso palazzo madama, verso la sala Koch. Oggi inizia un’altra storia. Più giusta”. Lo dice Mario Michele Giarrusso, senatore 5 stelle, membro della giunta per le elezioni.
A seduta della giunta per le immunità. Del Senato che voterà la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi si è aperta con il ricordo della strage di Lampedusa.
A prendere la parola e ad esprimere “il cordoglio di tutta la giunta” – con tutti i suoi componenti in piedi – è stato il presidente Dario Stefano
Inizia con uno scontro tra il Pdl e il Presidente della giunta per le immunità e le elezioni Dario Stefano la seduta pubblica del ‘tribunalino’ del senato dedicata al caso Berlusconi.
In apertura, prima che Stefano inizi ad illustrare la vicenda, il Pdl chiede che sia posta una questione pregiudiziale. Ma Stefano rigetta la richiesta: “non c’è ordine dei lavori, né possibilità di porre pregiudiziali in seduta pubblica, non posso darle la parola in seduta pubblica. L’articolo 16 mi dà la discrezionalità di farlo, io non le do la parola”, dice Stefano rivolto a un senatore con ogni probabilità del Pdl (le riprese della seduta non inquadrano il ricorrente, ma Stefano si rivolge verso i posti occupati dal Pdl). (ag, Dire)
I Banchi della difesa di Silvio Berlusconi come già preannunciato sono vuoti, né lui né i suoi legali si sono presentati in Giunta.
Nella sala Koch c’è l’avvocato Salvatore Di Pardo che rappresenta il senatore Ulisse Di Giacomo, controparte di Silvio Berlusconi perché primo dei senatori non eletti in Molise, la circoscrizione scelta dal Cavaliere al momento della proclamazione della sua elezione.
Ulisse di Giacomo classe 1950, è stato assessore alla Sanità della Regione Molise fra il 2006 e il 2008. Membro della Direzione Nazionale del PdL, sarà lui a subentrare nel caso di caduta del Cavaliere: “Se il senatore Berlusconi fosse stato sottoposto come tutti i cittadini a una decisione di un giudice terzo e imparziale non sarebbe più senatore perché la giurisprudenza sulla legge Severino è granitica. Il consiglio di stato ha chiarito che non è incostituzionale”
“Il diritto ad un giudizio imparziale è evidente fondamento di ogni procedimento in un sistema democratico”. E’ quanto dichiarano in una nota gli avvocati di Silvio Berlusconi Franco Coppi, Piero Longo e Niccolò Ghedini. “Molti dei componenti della Giunta delle elezioni del Senato si sono già più volte espressi per la decadenza del Presidente Berlusconi. Non vi è dunque possibilità alcuna di difesa nè vi è alcuna ragione per presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza nè legittimazione può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Il non partecipare era dunque non più una scelta, ma un obbligo. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti”.
Il Pdl attacca, poi frena sulle dimissioni di massa, poi ritorna alla carica sul 4 ottobre data in cui dovrebbe essere decretata la decadenza dell’ex Premier da senatore. Insorge il Pd che richiama il centro destra alla responsabilità con Franceschini che arriva ad affermare «pressioni a vuoto», forse anche per ridimensionare il clima caldo vissuto nell’intera giornata di oggi. Intanto il Cavaliere, ai big del partito riuniti a pranzo, ma in assetto di guerra, parla di situazione insostenibile e conferma la linea dura «Dobbiamo denunciare che è in atto un colpo di Stato» per poi aggiungere, qualche ora dopo «Io non mollo, devo resistere a tutti i costi anche se ho contro tutti». Ma il clima era rovente da ieri quando Alfano era tornato a Palazzo Grazioni dopo aver parlato con Napolitano con esito negativo.
Ecco giungere quindi l’ultimatum, ma poi ci si ripensa e in tarda serata arrivano le parole più concilianti di Renato Brunetta e per il momento è nulla di fatto. Ma l’assedio è in corso, la crisi al buio continua e si prepara la decisione di bloccare i lavori del Parlamento a cui si unirebbe anche la Lega (oggi ci sarebbero stati contatti tra il Carroccio e i pidiellini). Ecco quindi lanciata la “molotov” contro Letta e Napolitano. Pare che la decisione di bloccare i lavori sia dettata anche dalla preoccupazione di nuove indagini, soprattutto quella della compravendita di senatori.
I parlamentari del Pdl, secondo quanto confermano fonti di partito, consegneranno questa sera ai capigruppo di Camera e Senato Renato Brunetta e Renato Schifani le proprie dimissioni alla presenza del presidente Silvio Berlusconi. Il gesto per ora appare più simbolico che altro volto a dare un segnale di fiducia in previsione del voto sulla decadenza del Cav. Infatti le dimissioni saranno consegnate soltanto nella mani dei capigruppo. È dunque forte l’agitazione tra i parlamentari del Pdl a poche ore dalla riunione dei gruppi con Silvio Berlusconi prevista per le 19.
Il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta commentando il voto della Giunta del Senato che ha bocciato la relazione Augello segnando un primo passo, di fatto, verso la decadenza di Silvio Berlusconi, si è espresso in questi termini: è stato uno “sfregio” e poi ha aggiunto “la Giunta per le elezioni del Senato ha sfregiato con questo voto il proprio decoro istituzionale. Uno strumento altissimo della democrazia ha ferito insieme democrazia e giustizia. Nell’auletta del Senato si è espressa una maggioranza diversa da quella di ‘larghe intese’ su cui si regge il governo Letta. Questa composta da Pd-Sel-M5S-Scelta Civica proporrei di chiamarla di ‘basse intese’” e ha concluso ”Fin qui, ci tengo a sottolinearlo, non è un commento, ma la cronaca di quel che è accaduto in questi giorni e ha avuto stasera la sanzione di un voto. Non resta che confidare nella saggezza e nella libertà di coscienza dell’Aula per riparare al torto dell’applicazione incostituzionale di una legge confusa. In sede di commento, esprimo l’amarezza mia e di tutti i deputati del Popolo della Libertà per il veemente e coordinato attacco contro Berlusconi pallidamente mascherato da atto dovuto”
Bocciata la relazione Augello con 14 voti contrari, a favore il solo relatore. Il nuovo relatore, dopo il no alla mozione Augello, è il presidente della Giunta Dario Stefàno, di Sel. A lui spetterà il compito di stendere una nuova relazione. Per la decadenza di Berlusconi, che dovrà passare anche per il Senato, tempi comunque non brevissimi. Difficile che l’Aula di Palazzo Madama si pronunci prima di metà ottobre. Tutto rinviato, il tunnel è ancora lungo, ma si inizia a vedere la luce?
Pregiudiziali respinte, il Pdl lascia l’aula chiamandosi ora Forza Italia. Ma il risultato non cambia: le questioni preliminari della relazione Augello sono state respinte con 14 no e 9 si la prima; 14 no e 9 si la seconda. I senatori del Pdl hanno lasciato la Giunta per protesta.
L‘Esercito di Silvio “invade” via del Plebiscito. Succede nella serata di mercoledì 18 settembre, poco prima del voto della giunta sulla decadenza e poco dopo il videomessaggio diffuso dall’ex premier in cui si annuncia il ritorno di Forza Italia.
Per dare sostegno al loro leader i coordinatori dell’ “Esercito di Silvio” sono in via del Plebiscito con bandiere, un palloncino e tanti adesivi sulle giacche. Le bandiere sono sia dell’Esercito di Silvio e sia di Forza Italia.
“Siamo i coordinatori dei vari reggimenti sparsi per l’Italia, ovvero i club della Libertà – spiega il fondatore dell’Esercito di Silvio, Simone Furlan – veniamo dalla Toscana, dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna e dalla Campania. Qui stasera siamo una cinquantina, soltanto una rappresentanza. Volevamo manifestare davanti al Senato ma per problemi di ordine pubblico non c’è stato consentito e così siamo venuti davanti all’abitazione di Berlusconi. Rimarremo qui – conclude – fin quando ci sarà il voto della Giunta delle Autorizzazioni”.
Ogni tanto dal piccolo gruppo, controllato da un cordone di forze dell’ordine, partono dei cori: “Silvio, Silvio” oppure “Silvio c’è”.
La manifestazione di solidarietà, è iniziata, secondo gli organizzatori alle 20,40 e si concluderà, poi, con una visita della nuova sede del partito in San Lorenzo in Lucina.
I “Commissari” dovranno pronunciarsi sulla relazione di Andrea Augello (Pdl) che propone la convalida dell’elezione di Berlusconi nonostante la sentenza di condanna per il caso Mediaset. Malan (Pdl) entrando afferma “Le premesse purtroppo non sono per nulla buone” e poi aggiunge: “Speriamo, almeno in questa occasione, di avere un ascolto vero e che non vengano dichiarate manifestamente infondate la questione di costituzionalità delle norme e quella della loro congruità con la normativa Ue”.
Prima di entrare in Giunta, Stefania Pezzopane (Pd) ha dichiarato “Dovrebbe essere una riunione non lunga: interverranno i capigruppo e poi il voto. Non sbrodoliamo questa situazione imbarazzante per il Paese” e poi ha aggiunto “Il discorso di Berlusconi è da anarco-insurrezionalista. E’ uno stalker del governo, più minaccioso nei confronti dei suoi ministri”.
E’ stato deciso poi che il Pdl lascerà l’aula prima del voto.
Intanto la Lega Nord annuncia che voterà “sì” alla relazione di Augello che propone la convalida dell’elezione di Silvio Berlusconi nonostante la condanna definitiva a quattro anni di carcere per la vicenda Mediaset. A confermarlo, nel corso della sua dichiarazione di voto, è Erika Stefani.
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