Continuano a susseguirsi le ipotesi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Dopo la recente accusa lanciata dalla giornalista romana Donatella Papi che su Facebook ha puntato il dito contro l’ex marito Angelo Izzo, ora Antonio Goglia, ex carabiniere che dalla provincia di Napoli studia da tempo il mistero della scomparsa sia della Orlandi che di Mirella Gregori, sostiene che le due ragazze sarebbero state vittime dell’opposizione alla “Operazione Condor” che bagnò di sangue il Sud America negli anni ’70. E’ lui stesso a raccontare la sua teoria a Pino Nicotra e a spiegare che si è orientato “al continente americano, a scoprire la storia misconosciuta della tortura e della negazione dei diritti civili ed umani in Brasile seguendo un percorso deduttivo”, spiegando di aver basato la sua ricerca”esclusivamente sul materiale di indagine senza divagare o immaginare chissà cosa”. Parlando della pratica della tortura nel grande paese sudamericano, Goglia sottolinea da una parte “l’impegno dei prelati cattolici brasiliani contro la dittatura, devono sottolinearsi in particolare gli sforzi dei Cardinali Avelar Brandao Vilela, Paulo Evaristo Arns, Helder Camara e Ivo Lorscheider. Relativamente a quest’ultimo osserviamo (…) che come altri suoi compatrioti si allontanò dalla Chiesa di Roma frustrato dall’indifferenza della Santa Sede di fronte alle sofferenze patite dalla popolazione brasiliana.” Dall’altra, il fatto che “il Primate del Brasile, Cardinale Avelar Brandao Vilela, e l’Arcivescovo emerito di San Paolo, Cardinale Paulo Evaristo Arns, è certa e notoria la loro adesione alle loggie massoniche brasiliane che operavano contro il regime di segurança nacional.” L’ex carabiniere passa quindi a spiegare: “proponendomi di trovare ulteriori conferme alla mia tesi inerente il collegamento tra la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum e le posizioni della resistenza brasiliana ho ripreso in mano la documentazione inerente il ‘comitato direttivo’ che amministrò l’istituto pontificio dedicato al culto memoriale dei protomartiri tra il 1980 e il 1987. L’Accademia svolge, tutt’ora, anche un’attività di conservazione e promozione della tradizione rinascimentale della liturgia stazionale della Via Crucis. Di questo istituto, ricollegabile anche al Pontificio Istituto di Archeologia e Musica Sacra, parla anche la lettera anonima pervenuta nel 2005 alla trasmissione “Chi l’ha visto”, mai resa nota. Incontrai il riferimento alla Pontificia Accademia approfondendo la rivendicazione dell’Americano, l’interlocutore delle famiglie Orlandi e Gregori che parlava a nome dei sequestratori, del 6 settembre 1983 inerente la scadenza del 20 luglio e la Basilica di Santa Francesca Romana, rivendicazione riferibile, a parere fondato dello scrivente, ad un episodio avvenuto durante la settimana santa del 1578 quando una confraternita di frati conversi, “marrani” brasiliani, venne sciolta e i suoi componenti arsi vivi. Fu un noto giornalista che, valutando questa mia riflessione dimostrata da testi letterari che riportavano l’episodio narrato, mi mostrò la lettera anonima sopra citata nella quale si faceva riferimento proprio all’ Accademia Cultorum Martirum e alla liturgia stazionale!” In seguito, Goglia racconta di aver approfondito “lo studio sull’Accademia Cultorum Martyrum” restando colpito “dal legame dei suoi componenti dell’epoca con la realtà brasiliana e dalla veste di alcuni di questi di missionari e missionologi che avevano operato nel grande paese sudamericano.” Proseguendo nella sua ricerca, sempre lui racconta, “più Brasile veniva fuori, fino a immaginare e a sostenere l’operatività di una loggia massonica brasiliana o filobrasiliana a Roma a cavallo degli anni settanta e ottanta che si batteva per il rispetto dei diritti umani ed il ripristino del diritto di habeas corpus preventivo di cui all’art. 158 del Decreto Lei 1002/69 recante il Codigo do Proceso Penal Militar”. L’ex carabiniere ritiene che tutto questo sia in linea con quanto lui sostiene, ossia “che le ragazze, anche quelle statunitensi, furono sequestrate da ‘un gruppo brasiliano missionario a vocazione politica’ intenzionato a spingere i governi italiano, americano e vaticano, che a diverso titolo appoggiarono l’Operazione Condor, ad impegnarsi per il ristabilimento dei diritti umani e per un’amnistia per i detenuti politici in Brasile.” Goglia sottolinea poi che l’Accademia praticava la rievocazione teatrale del supplizio di Santa Agnese, “una giovinetta …come …Mirella ed Emanuela…testimonianze viventi di spontanea e fresca fede cristiana, adolescenti, caste vergini, coriste che inneggiavano al Signore.” Creando una correlazione tra la martire e le due ragazze, “ho scritto a Monsignor Vergari esponendogli il mio pensiero. Monsignor Vergari è stato cappellano della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum, definita nella lettera già menzionata come
” una associazione molto chiusa che si occupa di culto memoriale, ma della quale certi membri hanno attività ben poco religiose….cioè fanatiche”..
Il prelato mi ha così risposto:
”Oramai sono tutti in paradiso”………
Ho diversi motivi per dissentire da questa affermazione…..e resto con un’ansiosa domanda – conclude l’ex carabiniere – : quale loggia massonica brasiliana o filobrasiliana che includeva religiosi, laici, diplomatici e sportivi era attiva a Roma sul principiare degli anni ottanta?”