Il mare è troppo caldo: a Sanremo pescato un barracuda

barracuda-sanremo-tuttacronacaE’ Sanremo news a pubblicare le foto della “super pesca” di Massimiliano Ravizza: un barracuda di oltre 1 metro di lunghezza, 111 centimetri. “E’ vero, in Liguria ci sono sempre più barracuda”, conferma Maurizio Wurtz, docente di Cetologia all’Università di Genova. La causa andrebbe cercata nella tropicalizzazione del mare: acque sempre più calde attirano nel Golfo pesci di altre latitudini. Gli esemplari nuotano vicini alla costa in cerca di cibo: si muovono in branchi di trenta esemplari e qualche volta mostrano i denti uncinati, che hanno anche sul palato per masticare meglio molluschi, crostacei e pesci, di cui si nutrono. “Li peschiamo con le lampare – confermano i pescatori di professione -. La carne è buonissima e adesso li vendiamo alle pescherie”.

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Cadavere di bimbo di 3 anni ritrovato in spiaggia, è mistero

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Macabra scoperta quella avvenuta nel Nord della Francia dove il corpo di un bambino, dell’età apparente di 2-3 anni, è stato trovato stamattina sulla spiaggia di Berck. Lo riferisce il quotidiano locale La Voix du Nord, citando fonti della polizia locale. A scoprire il cadavere sono stati un gruppo di pescatori locali di gamberetti, che intorno alle 8.15 di stamattina hanno allertato i pompieri. Il corpo era interamente vestito e giaceva fuori dall’acqua, non bagnato. La polizia ha aperto un’inchiesta per determinarne l’identità, ricerca resa più misteriosa dal fatto che nell’area negli ultimi giorni non è stata segnalata la sparizione di nessun bambino.

Marinai tedeschi: uccisero un pescatore in India, ora sono liberi. E i nostri marò?

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I due marinai tedeschi arrestati il 17 febbraio,  dopo che la loro nave cargo era entrata in collisione con un peschereccio al largo di Chennai, nell’India sud orientale, provocando la morte di un pescatore, hanno riavuto i loro passaporti e sono liberi di lasciare il Paese. Lo ha riferito oggi il loro avvocato, Anita Thomas, dopo che lo scorso 23 luglio il tribunale di Chennai aveva prosciolto i due marinai per insufficienza di prove. E i nostri marò? In tempi brevi risolveremo la questione… c’è solo chi è stato più veloce di noi!

 

Due morti in Messico per il passaggio dell’uragano Barbara

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Sono due le persone morte a causa dell’uragano Barbara, che ha colpito le coste meridionali le Messico. Le vittime sono un surfista mericano di 61 anni, annegato mentre si trovava sulla sua tavalo, e un ragazzo 26enne messicano, morto mentre tentava di di attraversare un fiume. I media locali hanno riferito anche che 14 pescatori dello Stato di Oaxaca risultano attualmente dispersi. L’uragano, che ha allagato le strade e abbattuto gli alberi, si è poi indebolita a tempesta tropicale e spostarsi nell’interno.

I marò sotto accusa non solo dall’India ma anche da Repubblica?

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<<Riletto con calma, il rapporto dell’ammiraglio Alessandro Piroli sull’incidente della Enrica Lexie è un testo approfondito, dettagliato, ma soprattutto intelligente. Piroli (che non è la fonte che ha illustrato il testo a Repubblica) mette in fila i brandelli di informazione disponibile, ragiona sulla concatenazione degli eventi e difende fino al limite del ragionevole la tesi difensiva dei due marò. Ma non trascura di citare elementi che concorrono non tanto a individuare una possibile colpa di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.(il periodo resta fra l’altro grammaticalmente appeso). Sono invece elementi che, se considerati sin dall’11 maggio del 2012, potevano offrire al Ministro della Difesa, a quello degli Esteri e allo stesso presidente del Consiglio informazioni preziose su un fatto che l’Italia ha profondamente deformato…L’inchiesta difende quasi acriticamente il comportamento del Nucleo militare che interviene il 15 febbraio 2012 a protezione della Lexie. Ma, per esempio, individua una serie di pesanti anomalie nel comportamento del comandante della petroliera, anomalie che non solo evidenziano il mancato rispetto delle procedure previste in caso di sospetto attacco di pirati, ma possono aver contribuito a rendere più caotico l’intervento dei marò. È scritto nell’Inchiesta: “Il comandante di N. Lexie ha messo in atto solo una parte delle azioni di difesa passiva raccomandate per evitare l’attacco di pirati. Si è limitato ad incrementare la velocità (di un nodo) senza manovrare per modificare la cinematica di avvicinamento, azionando i fischi e le sirene solo nella fase terminale dell’azione”.>>

Così l’estratto dell’articolo tratto da Repubblica. Ma allora perché non è a processo il comandante?

<<Le procedure prevedono invece che la nave cambi velocemente e in maniera repentina rotta, e continui con variazioni di rotta per contrastare una eventuale rotta di attacco o comunque per segnalare il pericolo di una possibile collisione. L’inchiesta aggiunge che “tra la nave e il Nucleo sono probabilmente mancate più stringenti forme di coordinamento per la gestione unitaria dell’evento e l’individuazione delle migliori cinematiche/soluzioni da porre in essere”>>.

Ma quando non c’è il tempo e la possibilità tecnica di cambiar rotta è chiaro che bisogna comunque arginare un possibile attacco pirata… e in quel caso sparare era uno dei modi previsti dalle procedure. Ma ci può essere un motivo in più: la Lexie non si è spostata proprio per favorire, secondo le regole della navigazione, le manovre del natante che veniva da destra per metterlo in grado di superarlo o passargli davanti.

<<Altra critica: “Si sarebbe potuto anticipare l’uso delle sirene di bordo, nonché fare ricorso a getti d’acqua ad alta pressione. Inoltre sarebbe stato opportuno ricercare un contatto radio con l’imbarcazione sul canale VHF di emergenza (il canale 16, ndr) quantomeno per dirimere i dubbi sulla cinematica”, ovvero sulle rotte seguite dalle due unità. “In definitiva la nave con i suoi mezzi avrebbe potuto attuare migliori forme di coordinamento e supporto all’azione di contrasto della pirateria”>>.

L’inchiesta valuta poi il comportamento del peschereccio St. Anthony e qui Repubblica si permette di fare una sottile precisazione  su come il peschereccio sia  fra l’altro dedicato a Sant’Antonio, e quindi che i pescatori fossero cattolici. Quasi a voler intenerire gli animi degli italiani e coalizzarli contro Massimiliano e Salvatore che hanno sparato su poveri ed inermi pescatori per di più cattolici?

Tanto per fare un solo esempio, la crudele persecuzione degli Indios americani. In quel caso la patente di cattolico non ha impedito, come altre  volte nella storia, crudeltà e ingiustizie. Non c’è quindi nell’affermazione di Repubblica un rapporto di causa ed effetto di cattolico uguale mitezza, ma solo gratuità e superficialità di giudizio.

<<“Il natante proveniva da lato dritto della Lexie, pertanto aveva diritto di precedenza (…) È singolare, oltre che estremamente pericoloso, che pur avendo diritto di precedenza, una piccola imbarcazione facilmente manovrabile rimanga su rotta di collisione di una petroliera fino a una distanza inferiore ai 100 metri”. Il rapporto conclude sostenendo che “la manovra posta in essere dal natante che non ha alterato gli elementi del moto nonostante gli avvertimenti ottici e acustici nonché quelli a caldo (colpi di avvertimento) unitamente all’avvistamento di personale armato a bordo sono stati percepiti dal team come minaccia per la nave e il suo equipaggio”. Nel suo ragionamento, l’ammiraglio Piroli arriva ad ipotizzare che il St. Anthony possa essere stato utilizzato per operazioni sia di pesca che di pirateria.>>

Repubblica che fa? Commenta così: “possibile, anche se poco probabile, perché una volta arrivato in porto al comandante del St. Anthony viene permesso di vendere ben 1.300 chili di pesce prima che il peschereccio venga sequestrato”. Come si fa a rendere opinabile la tesi dell’ammiraglio senza alcun dato al di fuori del fatto che siano poi venduti 1300 kg di pesce? Se è lo stesso ammiraglio a dichiarare che l’attività è doppia era normale che arrivato in porto, l’imbarcazione avesse pesce a bordo. C’è piuttosto da riflettere sul cinismo dei “pescatori” che nonostante due morti a bordo, la prima cosa che fanno è cercare di portare a casa più soldi possibile. E questo sarebbe comportamento da buoni cattolici?

Vi è poi l’ultimo punto a conclusione dell’articolo che i novelli Sherlock Holmes vogliono additare contro i marò:

<<Un altro dubbio che per giorni ha intralciato la ricerca di una ricostruzione verosimile dell’incidente è stato quello alimentato ripetutamente da fonti italiane. I fucilieri dichiarano alla polizia indiana e agli investigatori di non riconoscere il St. Anthony come la barca contro cui hanno sparato. Ma nell’inchiesta sommaria c’è un capitolo rivelatore: “Comparazione natante sospetto/ motopesca St. Anthony”, in cui sono accluse una foto del St. Anthony fermo in porto dopo il sequestro della polizia indiana e una delle poche foto scattate da bordo alla fine dell’incidente mentre il peschereccio si allontana. Viste di poppa le due barche sembrano simili, e infatti la relazione non lo nasconde: “È possibile osservare una sostanziale coerenza fra le descrizioni del natante coinvolto nell’evento Lexie e il St. Anthony, ovvero tipologia dell’imbarcazione, dimensione e colorazione”. Ancora: “Il confronto fra le fotografie repertate durante l’evento del 15 febbraio con quelle scattate durante la ricognizione del 26 febbraio mette in evidenza una sostanziale compatibilità fra i mezzi raffigurati”>>

Ciò non prova assolutamente che l’imbarcazione fosse la stessa e nessun tribunale corretto potrebbe assumere una “sostanziale coerenza” come prova che la barca fosse la medesima,  anche perché la foto scattata a bordo ritrae un peschereccio che si allontana con una prospettiva del tutto diversa rispetto a quella poi ritratta nelle foto della polizia indiana.

<<Non è una prova di colpevolezza per nessuno, ma è una ennesima indicazione che nessuno nel governo ha mostrato di tenere nel giusto conto dal punto di vista politico. Il peschereccio era quello, il comportamento della Enrica Lexie non è stato adeguato a prevenire in maniera pacifica un possibile abbordaggio. Tutto congiurava e congiura perché l’India ritenga di essere nel giusto, e pretendesse con forza di giudicare i 2 fucilieri che l’Italia ritiene semplicemente innocenti>>. 

Così chiude Repubblica suffragando implicitamente le accuse dell’India contro i due marò quando anche lo stesso Presidente della Repubblica si è attivato per dirimere la contesa sul giudizio dei militari italiani. Se li avesse ritenuti colpevoli non si sarebbe di sicuro posto in primo piano, per cercare una soluzione che poi il governo non ha saputo gestire e soprattutto ha portato alle dimissioni del ministro Giulio Terzi. Ragionando proprio sull’inchiesta dei due Sherlock Holmes di Repubblica riteniamo di aver fornito qualche spunto maggiore di riflessione per una ricostruzione più completa della vicenda…

SCOOP SUI MARO’… NON FURONO LORO A UCCIDERE!

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Spunta una nuova versione dell’uccisione dei due pescatori indiani al largo di Kokhi, il 15 febbraio 2012 e per la quale sono sotto processo i due marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Dalle indiscrezioni emerse dal rapporto dell’ammiraglio Alessandro Piroli, il più alto ufficiale in grado inviato in India all’indomani dei fatti, a uccidere non furono i colpi partiti dai fucili di Latorre e Girone, ma di altri due militari.

Il rapporto, in mano al governo italiano dal maggio 2012, ricostruisce l’incidente avvenuto sulla Enrica Lexie e fornisce una versione dei fatti che trova l’elemento più delicato nelle prove balisticheeffettuate dalla polizia indiana alla presenza di ufficiali dei Ros e del Ris dei carabinieri.

Secondo quanto riportato dal quotidiano “La Repubblica”, i 4 proiettili analizzati (due trovati sul peschereccio e due nei corpi dei due pescatori uccisi) sarebbero risultati di calibro Nato 5,66mm, fabbricati in Italia, ma i fucili dai quali sono partiti i colpi mortali non sarebbero quelli di Girone e Latorre, bensì di altri due dei sei membri del Nucleo del Battaglione San Marco.

E nonostante questi verbali noi abbiamo permesso il ritorno in India dei due marò?

MARO’ TEDESCHI UCCIDONO PESCATORI INDIANI. Altro errore?

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In India per la Germania si profila un caso simile a quello dei marò italiani: due marittimi tedeschi sono stati arrestati dopo che il loro mercantile avrebbe speronato un peschereccio indiano al largo della città di Chennai, sulla costa orientale, provocando la morte di almeno un pescatore. Il caso è scoppiato il 16 marzo ma solo ora ne ha dato notizia il giornale Spiegel. Il settimanale tedesco scrive in tono polemico: “Il caso dei marittimi tedeschi arrestati ieri in India “finisce nel fronte di uno scambio di colpi diplomatici fra Italia e India”, scrive oggi Spiegel on line. Il magazine tedesco cita il caso italiano dei marò “che sta sollevando molto clamore in India”. “Una storia che dimostra come errori diplomatici – commenta Spiegel – possano distruggere i buoni rapporti fra due Paesi”.

Nell’incidente due pescatori indiani sono riusciti a salvarsi lanciandosi in acqua, uno risulta disperso ed un altro è stato ritrovato morto alcuni giorni dopo. La polizia indiana ha accusato il capitano e il primo ufficiale della “Grietje”, nave di una società armatrice di Amburgo, di omicidio colposo e di omesso soccorso aver proseguito la navigazione dopo la collisione. I due sono stati in seguito liberati dietro cauzione ma gli sono stati sequestrati i passaporti e non possono lasciare il porto di Chennai.

I due ufficiali tedeschi sostengono che non c’è stato alcuno scontro con la loro nave, come confermerebbero i primi rilievi sullo scafo effettuati dalla polizia indiana, che non ha trovato tracce della collisione. Al momento dell’incidente con il peschereccio indiano erano presenti nella zona altri mercantili, che però le autorità indiane non sono state in grado di fermare.

Il presunto scontro con il peschereccio indiano è avvenuto a una distanza inferiore a 12 miglia dalle coste indiane, dunque all’interno delle acque territoriali di New Delhi. La magistratura indiana ha intenzione di aprire un procedimento giudiziario contro i due ufficiali tedeschi.

Ora gli indiani come si mettono con la Germania? Altri processi farsa? Solo gli italiani devono pagare per un incidente in acqua internazionali? Troveranno un cavillo procedurale per scagionare i marò tedeschi ma non gli italiani? Ma i pescatori indiani sono veramente così spericolati? Sono pescatori o pirati?

 

L’Elba come le Galapagos: le sule danno spettacolo

Le sule (sula bassana) sono uccelli dei paesi tropicali capaci di compiere voli acrobatici e tuffi in picchiata per procurarsi il cibo. Ora i pescatori li hanno avvistati all’isola d’Elba.

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