Basta vedere la bombetta o il bastoncino per immergersi in quell’inimitabile atmosfera che Charlie Chaplin seppe regalare al mondo e che a distanza di 100 anni ancora le sue storie rispecchiano sentimenti ed emozioni inossidabili. Nessun cellulare, nessun computer eppure l’attualità di quello sguardo da uomo qualunque ancora oggi riesce a tenerci incollati allo schermo, a vivere insieme al protagonista le sue vicissitudini tragi-comiche.
“Quel modo di vestire mi aiuta a esprimere la mia concezione dell’uomo medio, dell’uomo comune, la concezione di quasi tutti gli uomini, di me stesso. La bombetta troppo piccola rappresenta lo sforzo accanito per poter apparire dignitoso. I baffi esprimono vanità. La giacca abbottonata stretta, il bastoncino e tutto il comportamento del vagabondo rivelano il desiderio di assumere un’aria galante, ardita, disinvolta. Egli cerca di affrontare coraggiosamente il mondo, di andare avanti a forza di bluff: e di questo è consapevole. Ne è così consapevole che riesce a ridere di se stesso e anche a commiserarsi un po’”, così Chaplin raccontava Charlot.
il 7 febbraio Charlot compirà 100 anni dalla sua apparizione (almeno da quella ufficiale che avviene con l’apparizione nel suo secondo cortometraggio intitolato “Kid Auto Races at Venice”, che segue “Per guadagnarsi la vita”, di appena cinque giorni precedente, dove aveva impersonato un giornalista) e quell’uomo qualsiasi, diventato icona, torna a raccontarci quella dignità ironica e quella semplicità che lo ha reso celebre. Nessuna parola, perché Charlot non ne ha bisogno, la sua comunicazione avviene con la mimica e per questo è ancora più universale… Laddove gli altri si fermano e hanno bisogno di effetti speciali, di traduzioni, di colori… lui trapassa lo schermo in quel silenzioso bianco e nero che ancora oggi è emozione pura.
Auguri Charlot!