Medici vs avvocati: la guerra si fa con gli spot

avvocati-avvoltoi-tuttacronacaGli avvocati, con uno spot arrivato nei mesi scorsi, hanno invitato i pazienti a denunciare gli errori della malasanità. Ma i medici non sono rimasti in silenzio e la replica ora è pronta: “Per qualcuno siamo prede da spolpare”. La loro risposta arriva con un altro spot, nel quale gli avvocati sono rappresentati come avvoltoi, con una voce fuoricampo che recita: “Questa gente sta lì, in attesa, pronta a gettarsi sul medico che non ha saputo fare miracoli. Si approfitta della buona fede dei pazienti promettendo un facile arricchimento con cause milionarie”.
Dell’accaduto ne parla Cristiana Salvagni su Repubblica, dove spiega:

L’avvoltoio si guarda attorno con sguardo obliquo, le ali pronte a alzarsi in volo per scagliarsi sul prossimo boccone. «Per alcuni i medici sono prede gustose», spiega una voce fuori campo, mentre l’uccello gira e rigira in cielo, «questa gente sta lì, in attesa, pronta a gettarsi sul medico che non ha saputo fare miracoli. Si approfitta della buona fede dei pazienti promettendo un facile arricchimento con cause milionarie». Dura sessanta secondi il video che assesta l’ultimo colpo nella guerra degli spot tra medici e avvocati. Una sequenza che l’Amami, “Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente”, ha presentato lunedì scorso contro gli “avvoltoi della malasanità”, appena qualche settimana dopo le polemiche per la pubblicità televisiva che invita a denunciare gli errori dei camici bianchi.
Fatto sta che i legali si sono riconosciuti nella metafora del rapace: il Consiglio nazionale forense ieri ha avviato una formale diffida per ottenere il ritiro dello spot e ha chiesto al ministero della Salute di prendere le distanze dal video, presentato durante un convegno sotto il suo patrocinio. «È di assoluta evidenza la volgarità dell’operazione diffamatoria, altamente lesiva della dignità di una professione deputata costituzionalmente alla difesa deidiritti dei cittadini», rileva il Cnf, riservandosi di procedere in tutte le sedi penali e civili.
A lanciare il pomo della discordia era stato qualche mese fa “Obiettivo risarcimento”, un gruppo di avvocati, medici legali e esperti che assiste a pagamento i malati, con uno spot che invitava i pazienti a far valere i propri diritti in tribunale. «Se sei vittima di un caso di malasanità hai dieci anni di tempo per reclamare quello che ti spetta. Chiamaci, uno staff sarà a tua disposizione a zero anticipi e zero rischi» dice il video. Apriti cielo: i chirurghi, a loro volta, avevano chiesto al ministro Lorenzin lo stop alla programmazione.
Da qui un’escalation di botta erisposta, fino a qualche reciproca caduta di stile. «Amami risponde a uno spot poco intelligente con un altro ancora più stupido e anche volgare — attacca l’Unione camere penali — in una gara al ribasso tra medici-macellai e avvocati- avvoltoi che sembra la fiera della stupidità». L’ultima parola, per ora, è toccata ai camici bianchi, che in serata hanno fatto ammenda. Ma con gli avvoltoi. «L’Amami chiede scusa a chi si è sentito offeso dal nostro spot, che con una metafora descrive il clima di pressione in cui lavorano i medici — spiega una nota — gli unici che hanno diritto a offendersi e ai quali siamo pronti a chiedere scusa sono i volatili».
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Il chirurgo che sfida la bufera per salvare un paziente

chirurgo-eroe-tuttacronacaL’America è commossa dall’impresa del suo eroe quotidiano, il dottor Zenko Hrynki, che ha rischiato di morire assiderato per salvare la vita a un paziente che aveva assoluto bisogno di lui. Il medico si trovava  al Brookwood Medical Center di Birmingham, in Alabama, quando è stato chiamato per compiere un intervento chirurgico delicatissimo e d’urgenza al cervello: questione di vita o di morte. il paziente, però, era ricoverato in un’altra struttura, il Trinity Medical Center, a 10 chilometri di distanza. Non una spazio incolmabile, se non fosse che la bufera di neve che ha colpito il sud degli Stati Uniti ha paralizzato le strade e bloccato migliaia di automobilisti per ore. Muoversi in auto, dunque, era impossibile. E neanche le autorità locali hanno potuto aiutarlo. A questo punto Hrynkiw, l’unico neurochirurgo dell’ospedale, sapendo che se non operato subito il paziente aveva il 90% di possibilità di morire, ha deciso di avventurarsi a piedi sotto la bufera, mettendo in pericolo la sua stessa incolumità. I media statunitensi ripostano che il medico ha impiegato ben cinque ore per raggiungere la meta. Dopo l’intervento, il paziente ora si trova in condizioni stabili. Spiega il chirurgo: “Se avessimo aspettato sarebbe morto. Così ho pensato che questo non poteva succedere per colpa mia”. Steve Davis, caposala del reparto di terapia intensiva dove ha avuto luogo l’intervento, afferma: “Questa storia racconta la dedizione di un uomo”. “Poco prima che iniziasse a operare, tutto ciò che sono riuscito a dirgli è stato: ‘Tu sei un uomo buono'”. Nonostante milioni di americani lo ritengano un eroe, Hrynkiw non si sente un uomo speciale: “Non ho fatto nulla di eccezionale – ha detto – solo il mio lavoro”.

Panico all’ospedale, paziente afferra l’arma e minaccia i sanitari

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Panico e terrore al Policlinico Casilino di Roma dove, questa mattina intorno alle 10, il personale medico ha trovato un’arma tra gli effetti personali di un paziente ricoverato al pronto soccorso nella giornata di ieri. Lo staff sanitario ha immediatamente segnalato il ritrovamento alla sicurezza interna, che dopo aver allontanato i medici si è avvicinato all’uomo insieme a un ausiliario. Il paziente immediatamente è andato su tutte le furie e ha minacciato, pistola alla mano, il personale paramedico e il vigilante. La guardia giurata è riuscita a entrare in bagno e ha armato la sua pistola, ma a causa del pavimento bagnato il vigilantes è scivolato ed è partito un colpo che per fortuna non ha procurato danni. Quando il paziente ha sentito il colpo è fuggito, ma è stato intercettato dagli agenti del commissariato Casilino intervenuti sul posto. Il paziente è stato quindi condotto al commissariato, ma poi è stato rilasciato ed è tornato al Policlinico Casilino dove ha avuto ancora un atteggiamento aggressivo tanto da esser necessario un secondo intervento da parte della polizia. E’ emerso anche che la pistola dell’uomo era ad aria compressa, un’imitazione di quelle reali. Il paziente è stato denunciato dagli agenti del Casilino per minacce, procurato allarme ed interruzione di pubblico servizio.

 

Il Sant’Eugenio è al collasso, pazienti gravi lasciati in corridoio

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Il Sant’Eugenio, uno dei più importanti ospedali di Roma è un paziente grave. La struttura non regge più, tra il personale insufficiente e l’afflusso continuo di malati, le condizioni sono davvero inaccettabili. Almeno 98 pazienti attendono infatti una visita o un posto letto e almeno 51 di questi sono in condizioni critiche.

E’ La Repubblica a riportare la difficoltà quotidiana che si vive tra i muri del Sant’Eugenio:

Il personale medico si sfoga:

“Non era mai accaduto”, si sfogano i medici della prima linea inchiodati al lavoro, quattro, cinque ore oltre l’orario. “Così non abbiamo faticato mai”. “Qui”, spiegano, “da giorni l’affluenza non molla la presa”. E la conferma arriva dagli equipaggi delle ambulanze del 118: “Dopo tre ore di fermo del nostro mezzo in un altro ospedale, ci hanno restituito la lettiga di bordo dopo la morte del paziente che la occupava”. “Qui al Sant’Eugenio”, aggiunge Monica Rinaldi, “aspettiamo da un’ora che si liberi la barella per poterci rimettere in marcia”.  

I codici verdi attendono nei corridoi, mentre i pazienti gravi con infarti in corso vengono curati nelle corsie, dato che nell’Unità di terapia intensiva non c’è posto, spiega Lucio Alessandro, direttore del Dea:

“L’Unità di terapia intensiva coronarica”, ancora Alessandro, “è piena e siamo costretti a trattare qui i pazienti con infarto in corso”. Con le ambulanze del 118 ne sono approdati cinque quasi in contemporanea e solo per due di loro si è riusciti a eseguire l’angioplastica, a liberare cioè la coronaria ostruita. E gli altri? “Aspettano il loro turno coperti da un trattamento farmacologico”.

Peggio dei ragazzini! Il chirurgo che incide le iniziali sul fegato del paziente

chirurgo-iniziali-tuttacronacaAvete presente i ragazzini che scrivono le loro iniziali in ogni dove? Beh, non possono competere con la “bravata” di un affermato chirurgo 48enne, Simon Bramhall. Il medico è finito infatti al centro dello scandalo in quanto accusato di aver inciso le sue iniziali “SB” sul fegato di un paziente durante un’operazione. Il “marchio” sarebbe stato realizzato utilizzando del gas argon. A scoprire il fatto, sarebbe stato un altro chirurgo nel corso di una successiva operazione. Il Queen Elizabeth Hospital di Birmingham ha sospeso il medico in attesa che si concluda l’inchiesta aperta dopo che i fatti sono stati resi noti.

Anziana cade dal letto troppo alto: ospedale condannato a pagare il risarcimento

anziana-cade-letto-ospedale-tuttacronacaEra il 2002 quando una 78enne sarda, ricoverata nel Policlinico Universitario di Cagliari, si fratturò il bacino e il femore cadendo dal letto dell’ospedale. La donna morì in seguito per le complicazioni. Gli eredi dell’anziana avevano presentato ricorso e ora il Tribunale di Cagliari ha obbligato l’ospedale e la sua assicurazione a pagare il risarcimento, 80mila euro più gli interessi, nonostante i letti rispettassero comunque le norme europee. Secondo il giudice, infatti, la struttura ospedaliera non poteva non tenere conto della paziente, di 154 centimetri, altezza diffusa in Sardegna soprattutto tra le persone anziane. Nelle motivazioni della sentenza si legge: “Il letto di degenza attesa la bassa statura della paziente, peraltro non eccezionale ma, al contrario, piuttosto ricorrente fra la popolazione sarda, tanto più fra quella anziana, era certamente inadeguato a garantire la sua incolumità”. Secondo quanto riporta l’Unione Sarda, il tribunale ha inoltre riscontrato anche un concorso di colpa: la paziente era stata invitata a rimanere a letto e ad avvalersi dell’ausilio del personale infermieristico a sua disposizione. Il procedimento penale a carico di madici e infermieri è stato archiviato, mentre il caso verrà comunque discusso in Appello.

Roberto Vecchioni confessa: operato per un tumore al rene

roberto-vecchioni-tumore-tuttacronacaRoberto Vecchioni si apre ai suoi fan e lo fa mentre firma l’introduzione del libro “C’era una volta il medico di famiglia”, scritto a quattro mano da Maurizio Bruni e Francesco Carelli. Parla proprio di salute e sanità, confessando: “L’anno scorso sono stato operato per un piccolo tumore al rene e ora sto bene. Ho visto dieci professori tra l’Italia e l’estero e ho ricevuto dieci pareri in cui ognuno mi prospettava con freddezza un intervento diverso. E posso dire che il paziente ha bisogno anche di sensibilità, del lato umano del medico”. Attraverso questo ruolo inedito di paziente il cantautore racconta uno spaccato della sua vita e coglie l’occasione per fare un appello:  “Bisogna valorizzare la figura del medico di famiglia, quello di una volta, che sa tutto di te e dei tuoi parenti, che ha in mano le certelle di tutti, che non si chiude nella sua torre d’avorio ma vive sul campo, ti segue, si sbatte, va in giro”. E aggiunge: “Non dico che il medico deve essere innamorato del paziente ma non può lasciarlo ad operazione fatta, dargli una cura e poi andarsene. Il medico rimane ancora una figura che cura non solo il corpo, ma l’anima. E le due cose devono essere riportate insieme”.  Il professore conclude spiegando che il camice bianco “è soprattutto un artista, ho questa concezione un po’ romantica di un professionista che sappia avere intuizioni, e le intuizioni sono artistiche”.

Psichiatra uccisa dal paziente

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Una psichiatra di 53 anni,  Paola Labriola, in servizio presso il Sim (servizio di igiene mentale) di Bari è stata uccisa questa mattina con una coltellata all’addome da un paziente in cura presso la struttura sanitaria in cui lavorava la donna. L’omicidio è avvento questa mattina nei locali che ospitano il Sim, in via Tenente Casale, nel quartiere Libertà, a ridosso del centro cittadino. A quanto si è appreso, l’uomo è stato fermato da agenti della squadra volanti subito dopo l’omicidio

Taglia la strada all’ambulanza, questa si ribalta e la paziente muore

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Un’ambulanza a sirene spiegate, con a bordo una donna di novantacinque anni in grave condizioni di salute, stava percorrendo la via Domiziana a Castel Volturno, in provincia di Caserta, quando un auto le ha tagliato la strada. Il conducente del mezzo di soccorso nel tentativo di evitare l’auto ha sterzato violentemente e l’autoambulanza si è ribaltata su se stessa  finendo contro il guard rail. La paziente è morta sul colpo, feriti anche il conducente e i due paramedici a bordo. Illeso il conducente dell’auto.

Niente più “pazienti”: si chiameranno “persone assistite”

persone-assistite-medici-tuttacronacaNella bozza del codice deontologico dei medici è stato introdotto un nuovo termine: non si parlerà più di “paziente” ma di “persona assistita”. La Fnomceo, la federazione nazionale degli ordini dei medici, tornerà ad esaminarla a settembre per poi approvarla entro l’autunno. Rispetto alla versione del 2006, il testo è stato aggiornato in alcune parti e sottoposto a un restyling semantico mentre sono previste delle piccole modifiche. La nuova terminologia ha messo d’accordo tutti. Come spiega Amedeo Bianco, presidente di Fnomceo e senatore Pd, parlare di persona assistita è meglio perchè “trasmette il significato immediato di chi ha diritto a ricevere cure e assistenza senza passività. Anzi deve essere più che mai al centro del sistema. È un cambiamento importante. C’è stato un ampio dibattito, non va considerato un esercizio accademico”. Resta da capire se, nella pratica quotidiana, la nuova definizione verrà utilizzata, sia nel linguaggio tra colleghi che per iscritto. La probabilità, infatti, è che il termine paziente mantenga il predominio in quanto entrato ormai a far parte della professione. Questo non toglie che sia stato compiuto un tentativo di emancipazione, un nuovo passo avanti rispetto a quando il malato veniva identificato col numero del letto. A storcere la bocca è l’ematologo Franco Mandelli, che ha trascorso una vita a combattere le leucemie in corsia:  “Preferisco dire paziente perché si addice a un malato che deve avere pazienza nell’accettare le cure e aspettare di guarire. Il concetto legato ad assistito non mi piace perché si può avere bisogno di un medico ma non della sua assistenza. Penso ad esempio a chi ha un valore sballato di globuli bianchi e non ha necessità di restare in ospedale. Continuerò a esprimermi come sempre ho fatto”. A favore della nuova scelta linguistica si schiera Giuseppe Lavra, segretario generale della Cimo, la confederazione dei medici ospedalieri: “Trovo felice la nuova definizione in quanto richiama alla nostra funzione e al rapporto con il malato. Paziente non mi è mai piaciuto però ha scontato i pregiudizi generati da un equivoco. Ricordo la celebrazione del centenario della Fnomceo da parte del ministro della Giustizia con il governo Prodi, Giovanni Maria Flick. Criticò il termine facendo riferimento al pazientare”. Roberto Lala, presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia, il più grande d’Europa per numero di iscritti, è a sua volta favorevole al cambiamento: “Ogni passaggio che agevola il processo verso la centralità del cittadino che ha bisogno di cure è benvenuto. A volte in ospedale si sentono espressioni che fanno rabbrividire. La peggiore è utente. Ne approfitto per lanciare una proposta a chi fa le leggi. Perché non ritornare all’antico termine di primario? Oggi sul camice veniamo identificati come dirigenti medici e il paziente, pardon, la persona assistita, fa confusione”.

Dimesso dall’ospedale con un antidolorifico, muore d’infarto

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Aveva 45 anni l’imprenditore edile di Oglianico in provincia di Torino, che si era recato al pronto soccorso dell’ospedale di Cuorgnè, per un problema ortopedico. Il medico ha somministrato al paziente un  normale antidolorifico, ma poche ore dopo che l’imprenditore era stato dimesso dall’ospedale è morto per un infarto. Ora si è aperta un’inchiesta per accertare se l’uomo è stato vittima di un presunto caso di malasanità. Questa mattina, sul corpo, sarà effettuato l’esame necroscopico disposto dallo stesso ospedale.

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