Mezz’ora con Delrio e…. tremano i pensionati con i Bot!

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Tassare i Bot, cioè quei soldi che i cittadini prestano allo Stato per avere dei rendimenti e che ora invece saranno tassati. Non è meglio quindi prendere titoli di stato stranieri se il Paese in cui viviamo aumenta la tassazione sul prestito che gli facciamo? Ma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio dichiara:

«Se una signora anziana ha messo da parte 100mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute. Vediamo».

Insomma i cittadini italiani non sono tutti uguali, chi ha risparmiato per una vita e ha investito in Bot sostenendo il proprio Paese ora viene considerato un ricco speculatore a cui aumentare le tasse? Ma il problema non sono i 20 o 30 euro, è il concetto alla base del ragionamento… E Naturalmente questa è solo la punta dell’iceberg… poi arriva l’Imu! Delrio anche qui ha le idee chiare «Io sono contrario personalmente a cambiare le regole ogni sei mesi, ma non decido io. L’Imu è stata una tassazione molto criticata ma a regime avrà una sua dignità. Manderemo milioni di dichiarazioni precompilate sulle tasse locali».

Poi c’è la patrimoniale? «Non la faremo – dice Delrio -. L’Imu fu una patrimoniale a tutti gli effetti, il governo Monti la introdusse perche Paese aveva bisogno di sistemare i conti». E i dipendenti statali: «Il tema non è tagliare la P.a., ma renderla più efficiente e amica. C’è moltissimo efficientamento da fare. Non credo che in questo momento questo Paese si possa permettere di licenziare». Così a In mezz’ora Graziano Delrio, che immagina «percorsi di conversione da un lavoro inutile a un lavoro utile».

L’Italicum è stato congelato come aveva chiesto Alfano? «No, non è congelato – dice Delrio -. Io ero presente alle consultazioni, ho sentito tutti i colloqui, dal partito più grande al più piccolo, ed a tutti è stata detta la stessa cosa; bisogna approvare la legge elettorale alla Camera» poi sulle tante polemiche scoppiate in questi giorni Delrio afferma «È giusto che giornali e corpi intermedi mantengano un atteggiamento di distanza dal governo che è assolutamente sano. Noi dobbiamo dimostrare con i fatti di essere all’altezza»e poi aggiunge «Se faremo male è giusto che ci critichino. Ma non siamo interessati da alleanze strutturali per sostenere il governo. Se faremo bene al Paese convinceremo gli industriali».

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L’austerity non basta più ora si mira alla patrimoniale

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Di austerity si muore, ma soprattutto non basta più all’Unione Europea e il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ipotizza un’altra stagione lacrime e sangue con una raffica di patrimoniali di Stato. “Lo slancio riformatore non dovrebbe diminuire” dichiara Weidmann “Prima di chiedere aiuti agli altri e alla banca centrale – è il ragionamento – in un paese minacciato dall’insolvenza si potrebbero tassare i patrimoni una tantum, anche perché in più di un caso gli stati sovraindebitati sono quelli che detengono un alto patrimonio privato”. Il riferimento all’Italia è insito nel discorso di numero uno della Bundesbank. “Bisogna andare a prendere i soldi dove sono – ha detto il segretario della Fiom, Maurizio Landini, alla Telefonata di Belpietro – e se si vuole davvero dare un elemento di cambiamento bisogna anche dire che chi in questi anni ha pagato meno, e al limite ha avuto dei vantaggi per il tipo di situazione che si è determinata, adesso è il momento di chiederli se davvero vogliono fare qualcosa per il paese che se ne facciano carico”. Per il momento l’ipotesi della patrimoniale è stata scartata da Filippo Taddei. “Il nostro obiettivo è offrire una riduzione del carico fiscale che sia duratura e certa – ha spiegato il responsabile Economia del Partito democratico – la dobbiamo finire con le operazioni straordinarie e i fantomatici gettiti da rientro dei capitali”.

Si può andare avanti così in Europa?

Giù la maschera: la patrimoniale c’è e si sente nella Legge di Stabilità

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Giù la maschera sulla patrimoniale. Ci hanno detto che non vi era la voce, il che è verissimo, peccato che dalla Trise, all’imposta di bollo sui Bot e sul risparmio la patrimoniale verrà pagata da moltissimi italiani, per non dire tutti! Sono state abilmente mascherate da semplice tributo, ma come spiegano   Massimo Fracaro e Nicola Saldutti sul Corriere della Sera bisogna far chiarezza sul concetto fiscale:

A pensarci bene, con il terzetto Trise-Tari-Tasi viene introdotta la patrimoniale comunale, visto che saranno i sindaci a fissare il livello dell’imposta. Certo la tassa rifiuti serve per coprire i costi della raccolta. Ma la Tasi? Non sembra esserci in questo caso un collegamento diretto tra prelievo e servizi erogati. Ricordiamo che servirà a pagare dagli stipendi della Polizia municipale all’illuminazione cittadina, all’arredo urbano. Non è, quindi, una vera e propria tassa.

Sempre dalla Legge di Stabilità, l’aumento dell’aliquota sull’imposta sul bollo giunta al 2 per mille, aggredisce gli investimenti finanziari, Bot, Btp, fondi, azioni, depositi vincolati alle obbligazioni bancarie, nonostante la tutela della Costituzione.

E, guarda caso, l’unica patrimoniale a viso aperto mai pagata dagli italiani fu il prelievo straordinario del 6 per mille su tutti i conti correnti introdotto dal governo Amato nel 1992. Una patrimoniale senza metafore che consentì all’Italia di evitare la deriva, ma che è stata oggetto di un duro confronto arrivato fino alla Corte costituzionale. Finora è l’unica imposta chiamata con il suo vero nome di patrimoniale

La guerra della terza età? I pensionati pronti alla piazza

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I pensionati sono pronti all’attacco? E’ possibile che se non arrivino segnali forti dalla legge di stabilità, i pensionati invaderanno le piazze nei primi di novembre. La decisione definitiva sarà  presa dai direttivi unitari di Spi-Cgil, Fnp -Cisl e Uilp convocati il 21 ottobre. Già in una lettera inviata al presidente del Consiglio a fine settembre si denunciavano «le difficili condizioni di vita della popolazione anziana del nostro Paese», a nome dei «circa 6 milioni di pensionati che rappresentiamo unitariamente» i tre sindacati sollecitavano una «decisa inversione di tendenza nelle politiche fin qui attuate», chiedendo che «venga garantita l’indicizzazione delle pensioni all’inflazione» e che si «utilizzi la leva fiscale per restituire ai pensionati parte del potere d’acquisto perso negli ultimi anni».

«I pensionati sono gli unici ad aver pagato una patrimoniale – ha detto Carla Cantone -. Spero non rinnovino il blocco delle rivalutazioni. Se il governo pensa di colpire ancora i pensionati altro che mobilitazione. Chiederemo alle altre categorie, gli attivi, di scendere in piazza con noi».

Come ricorda il Sole 24 ore:

…Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, intervenendo recentemente ad un convegno della Fiom, aveva annunciato l’intenzione di non confermare dal 2014 il blocco delle indicizzazioni per le pensioni fino a sei volte il minimo (2.886 euro lordi), introdotto per il biennio 2012-2013 dal governo Monti. Sopra questo livello , quindi, il blocco rimarrebbe. Evidentemente le parole del ministro non hanno rassicurato i sindacati che chiedono al Governo di fare di più.

Nuova manovra? Gli italiani saranno ancora tartassati in autunno?

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E’ Stefano Feltri a lanciare l’allarme dalle pagine de “Il Fatto Quotidiano” su cui ipotizza la possibilità di una nuova manovra finanziaria in autunno:

Il report rivelato dal Fatto Quotidiano, nel quale si sostiene che l’Italia rischia di dover ristrutturare il debito pubblico nei prossimi sei mesi, è stato preso molto sul serio, al ministero del Tesoro lo stanno studiando da giorni. La dimostrazione che l’analisi di Guglielmi è fondata sta nei numeri. Mentre il governo litigava su Iva e Imu, venerdì sui mercati succedeva questo: il Btp decennale emesso il 2 maggio 2003 con una cedola del 4,25 per cento e scadenza il primo agosto 2013 pagava un rendimento di 74 punti base. Cioè prestando alla Repubblica Italiana soldi per un mese circa si incassa lo 0,74 per cento di interesse. Un Bot a sei mesi emesso il 31 gennaio 2013 con scadenza il 31 luglio, quindi un giorno prima del Btp, pagava invece un rendimento di 48 punti base, cioè 26 punti in meno del Btp. Rispetto al Bot, il Btp rende il 50 per cento in più.

Cosa succederà?

Quando c’è uno squilibrio di questo tipo, il mercato di solito tende a chiudere “l’arbitraggio”, cioè vende Bot e compra Btp finché la differenza non si annulla. Se il mercato tollera l’inefficienza ci deve essere una ragione. La spiegazione è che c’è una differenza nascosta tra Btp e Bot. I Btp sono prestiti a lungo termine, i Bot a breve. Quando un Paese dichiara un default, anche parziale, e chiede di rinegoziare le condizioni sul suo debito, di solito i prestiti a lungo termine sono coinvolti mentre quelli a breve, usati dalle banche come collaterali (cioè garanzie) per le loro operazioni quotidiane, restano al sicuro.

Anche perché per discutere la ristrutturazione di un debito pubblico ci vogliono tempi lunghi, almeno un anno, e quindi i prestiti a breve nel frattempo vengono tutti rimborsati. Morale: o c’è una spiegazione di questo fenomeno che è sfuggita ad Antonio Guglielmi e al suo team di analisti, oppure il mercato sta “prezzando” il rischio di una ristrutturazione del debito pubblico italiano nei prossimi mesi. Questo non significa che il default è certo, ovviamente, ma che gli investitori si stanno cautelando chiedendo rendimenti più elevati per pareggiare il rischio. Al Tesoro ne sono consapevoli.

FAMIGLIE TREMATE… I RISPARMI TASSATI AL 15% ANCHE IN ITALIA?

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Mentre lo spettro del prelievo forzoso sui conti correnti parte da Cipro e contagia tutti i Paesi europei, per risolvere la crisi del debito italiano arriva direttamente da Berlino una ricetta diversa, altrettanto massiccia e per certi versi quasi più pesante. A formularla è il capo-economista della Commerzbank, seconda banca tedesca, Jörg Kramer, sulle pagine del quotidiano finanziario tedesco Handelsblatt.

Spiega Kramer “I patrimoni finanziari degli italiani corrispondono al 173% del PIL. Sono molto superiori ai patrimoni dei tedeschi che corrispondono al 124%. Per questo sarebbe utile applicare in Italia una patrimoniale”, propone l’economista. “Una tassa del 15% sui patrimoni basterebbe ad abbassare il debito pubblico italiano sotto la soglia critica del 100% del PIL”.

Un’imposta sulle attività finanziarie una tantum, su depositi e titoli, volta ad abbattere sensibilmente il debito pubblico ma che andrebbe a impattare, di fatto, come un prelievo forzoso. Anche più a fondo perché andrebbe a colpire tutte le forme di risparmio comprese le azioni e le obbligazioni. Salvadanaio, queste, di moltissime famiglie.

Una ricetta shock, per ora solo sulla carta, ma che la mossa a sorpresa decisa dal governo cipriota – che ha sdoganato di fatto una delle misure anti austerity più impopolari e difficili da digerire – rende ora quantomeno plausibile. Soprattutto dopo che anche alcune importanti banche d’affari come Morgan Stanley e Goldman Sachs oggi hanno messo in guardia sul precedente che il caso cipriota rischia di rappresentare anche per gli altri Paesi in crisi nell’Eurozona.

DEI DELITTI E DELLE PENE… SILVIO BERLUSCONI!

berlusconi povero

Tra un condono tombale, tra l’elogio alla corruzione e le spese per l’ex moglie, Veronica, il Cavaliere d’Italia sembra essere finito nelle sabbie mobili. Eppure c’è chi è pronto a scommettere su di lui, chi si augura che vinca le elezioni e faccia “piazza pulita” della sinistra oltransista. Il populismo avanza e la crisi si continua a sentire così il cavaliere parla di ricchezza e si mette nella schiera dei poveri, condannando “la ricca, straricchissima Veronica”, che si può permettere di alzarsi a pomeriggio inoltrato e avere come unico grattacapo 100 mila euro al giorno da spendere.

Parlando della patrimoniale che vuole introdurre Bersani ”e che gli ha suggerito la Cgil”, Silvio Berlusconi dice che ”a pagare 40 miliardi dovrebbero essere solo i ricchi, ma a guadagnare sopra il milione di euro sono 2.633 persone, 29 quelle sopra i 10 mln anzi 28 perche’ io sono diventato piu’ povero”.

Patrimoniale sì, patrimoniale no! Bersani rivede la sua idea.

Aveva parlato di patrimoniale, ma 60.770000 di italiani non avevano capito. Lui intendeva di rivedere l’Imu e renderla progressiva. Lanciamo i dati e vediamo quale altra cosa non abbiamo capito della politica di Bersani?

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Non pensiamo a una tassa sul patrimonio…in questo momento! Così Catricalà

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