Pier, Davide e Daniele sono tre ragazzi italiani del Trentino che hanno inventato il “treefisting”, ovvero una pratica sessuale con gli alberi che ha anche l’intento di essere una performance artistica. I tre ragazzi raccontano la loro “passione” a Lucignolo e attraverso un video mostrano le azioni principali del treefisting che consiste nello scavare nicchie tra le radici degli alberi, nicchie in cui vengono infilate le braccia esprimendo così tutto il loro amore, anche fisico, per gli alberi e la natura. “A mani nude è più soddisfacente”, provare per credere?
Scontri duri, tanto che Lachlan Connors, 19enne di Denver, da sempre appassionato di lacrosse, che si vedeva già proiettato verso il professionismo, ha dovuto rinunciare a una delle sue passioni a seguito di una commozione cerebrale. “Sono caduto all’indietro durante una partita e ho battuto la testa.
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Quando mi sono svegliato ero molto stordito: era successo qualcosa di brutto”, ma il giovane non si è arreso e ha continuato a giocare. Fin quando non ha iniziato ad avere crisi epilettiche e allucinazioni tanto che è stato necessario il ricovero in ospedale. Proprio qui dopo qualche settimana di cura, si è reso conto che era in grado di suonare 13 strumenti. prima dell’incidente la musica era solo una passione, dalla quale però aveva sempre avuto scarsi risultati. Ora gli è stato vietato di tornare in campo in sport da contatto, ma potrà comunque suonare.
Renato Zero è impegnato in questi giorni nella promozione del suo nuovo album Amo – Capitolo II e per l’occasione ha anche rilasciato una lunga intervista all’Huffington Post in cui parla dell’attuale situazione italiana, trattando anche il tema dell’immigrazione. “Non possiamo continuare ad assorbire l’arrivo di persone da altri paesi non avendo le strutture adeguate per riceverle: case, lavoro, assistenza. Noi, in quanto italiani, abbiamo tutto il diritto di preservare i nostri figli garantendo loro un’istruzione ed un’assistenza sanitaria adeguate, ma dall’altro lato c’è questa Europa che fa tanto la signora, soprattutto tedeschi e francesi, che però si defilano davanti al problema: perché non si accollano anche loro l’assorbimento di questi flussi migratori di extracomunitari? Onestamente noi abbiamo da risanare delle situazioni talmente arretrate che non ce la facciamo ad accogliere tutte queste persone”. Crisi, giovani, razzismo, speranza, futuro e mancanza di futuro. Zero, da sempre impegnato a favore dei diritti dei detenuti, risponde anche a domande inerenti il sovraffollamento carcerario: “Anche le carceri hanno cominciato ad affollarsi grazie alla presenza degli stranieri, si parla tanto di persone che vengono da noi che lavorano e che sono oneste e ben integrate, ma ce ne sono tante altre che non hanno percorso la stessa strada”, continua il cantante. “Tutto questo porta ad una situazione, per le condizioni in cui ci troviamo, ingestibile. Stiamo parlando di un paese dove in questi giorni è venuta fuori la notizia di un ospedale in Abruzzo che cade a pezzi perché è stato fatto con il cemento impoverito…queste sono cose gravissime. Se avessi le soluzioni in tasca avrei fatto un altro mestiere nella vita, ma so per certo che questa classe politica deve prendere seriamente coscienza di come siamo messi, deve ricompattare l’Italia perché non ci può essere una sanità di serie A e una di serie B in base alla geografia del paese”.
Ma se difende i diritti dei carcerati, “Tutto questo fa parte della vita, ci sono da considerare gli sbagli che si possono commettere, ed è giusto che si sconti una pena, però non è accettabile che non si prendano provvedimenti per rendere questi spazi più decorosi e vivibili”, mette in discussione l’indulto e l’amnistia: “Credo che bisogna essere abbastanza saggi ed equi per non commettere errori né da una parte né dall’altra: chi deve scontare una pena è giusto che lo faccia, ma se nel corso del tempo mantiene un comportamento tale da meritare una riduzione è giusto concedergliela, del resto si sta lì per recuperarsi, non per essere bollato a vita. D’altra parte, fare di tutta l’erba un fascio non credo che sia corretto, nel senso che quando c’è un dolo vuol dire che c’è qualcuno che piange, che chiede giustizia, quindi svuotare le carceri in modo così indiscriminato non mi sembra la soluzione giusta. Una cosa del genere non rende giustizia neanche a chi sta dentro, nel senso che magari chi è appena uscito dopo aver scontato tutta la pena vede altri detenuti uscire così per decreto, non è corretto e non è un buon insegnamento né per i giovani né per gli uomini in generale. Bisogna guardare caso per caso e applicare riduzioni della pena in base al comportamento dei detenuti, svuotare un carcere per il sovraffollamento non è un modo per risolvere il problema”. Il problema è che in Italia “le amministrazioni azzerano quello che è stato fatto prima e ricominciano da capo, non si è portati a proseguire un lavoro, magari iniziato da altri, per conseguire dei risultati.” E il problema si riflette sulla politica: “non ci si può assumere la responsabilità di governare se non si tiene conto di lasciare, alla fine di un mandato, un percorso coerente che gli altri possano proseguire”. Ma Zero, che non vuole entrare nel merito della questione Cancellieri-Lingresti perchè “se ci sono state delle responsabilità personali verranno accertate, non sta a me dirlo”, parla dei dimenticati: “L’ultimo occupa una posizione che non è certo invidiabile, però chi ha veramente fatto la storia sono sempre gli “ultimi”, quelli che non vengono creduti, che non agganci e spintarelle. Gli ultimi non fanno paura, ma alla fine sono loro che riescono a modificare certi aspetti della società e della vita. Se avessi dato retta ai detrattori che mi apostrofavano come “nullità”, costringendomi ad adottare lo pseudonimo di Zero, non avrei combinato niente, invece ho alimentato con la passione e l’impegno le grandi aspettative che avevo riposto su di me e sul mio rapporto con la musica. Oggi posso dire di aver ricevuto affetto e stima sincera da parte del pubblico italiano, quindi penso che gli ultimi – con grande sorpresa e meraviglia – sono quelli destinati a vincere”.
L’artista passa quindi a sottolineare come non si parli più con i giovani, o lo si faccia in maniera insufficiente, sia a casa che a scuola, e che comunque “la politica deve impegnarsi di più per i giovani, troppi ragazzi non vanno all’università perché pensano che tanto non troveranno lavoro, l’unico pensiero è sopravvivere. Invece è necessario investire di più sulla cultura, non sono solo i soldi che fanno felice la gente, se ci fosse più cultura in Italia si spenderebbe meno in sanità perché le persone sarebbero più appagate e più sane”. Ma parlando di giovani, non si può non pensare alle baby prostitute del Parioli o al ragazzo gay che si è tolto la vita: “Tutto questo è imbarazzante, come ho detto prima questi giovani sono lasciati soli, in tutto: nelle loro scelte, nella loro voglia di avere un’identità, sono diritti che reclami anche a 14 anni. Oggi i ragazzi si pongono delle domande: chi sono? Cosa voglio diventare? Noi li vogliamo belli cresciuti e attivi, appena un figlio si ammala lo si riempie di antibiotici per rimetterlo su in due giorni…forse dico un’eresia, ma prima quando ci si ammalava si stava a casa una settimana e questo ti dava l’opportunità di mantenere acceso il dialogo con i tuoi genitori, di riscoprire la tenerezza o un semplice consiglio. Oggi c’è troppa distanza tra genitori e figli e non c’è dialogo. Ma poi che il razzismo arrivi a lambire fasce così giovani è gravissimo, sono gli stessi ragazzini che feriscono e mostrano cattiveria verso i loro coetanei…ma mi chiedo: da chi la imparano? L’apporto educativo va dato proprio a quell’età, quando sei ancora in tempo per raddrizzare una spina dorsale, altrimenti certi atteggiamenti con il tempo diventano una regola”.
Del resto anche lui, a inizio carriera, ha subito diversi attacchi, “ma venivano da persone adulte, non da ragazzini come me. Poi all’epoca certi comportamenti erano normali perché non c’era l’abitudine a navigare su internet e vedere che il mondo è a colori, si veniva da due guerre e se ti imbattevi in un personaggio come me ti infastidivi perché mentre cercavi di rimettere insieme i cocci c’era chi si divertiva e viveva sereno. Ma in realtà non ero forse così felice, magari i lustrini servivano per fare in modo che la felicità si accorgesse di me. Oggi, dagli anni ’70, molte impalcature sono crollate e l’umanità è andata avanti, eppure si rimettono in moto certe forme di razzismo e violenza gratuita che dovrebbero essere cancellate per sempre. Mancano i buoni esempi e i ragazzi inseguono il “qualunque” brutto e privo di aspirazioni”. Il cantante ha anche una parola per Papa Francesco: “È soprattutto un uomo di fede che incarna l’uomo qualunque, una novità assoluta. Sta smontando tutte le infrastrutture che tengono lontano i fedeli dalla chiesa, il suo è un invito totale e senza condizioni…è una cosa magnifica. Conosce la pazienza, il sacrificio, l’abnegazione: sono tutte doti che in una figura così importante come un pontefice fanno un certo effetto”. Quindi, per concludere, una parola sui suoi due ultimi capitoli discografici, Amo I e II: “La cosa che mi piace di questo lavoro è che se noi cancellassimo il mio nome dalle copertine e ci mettessimo il nome di un emergente sarebbe perfettamente uguale: è un complimento che faccio a me stesso e al mio modo di rimanere adeguato alle esigenze dei giovani. Credo che il pregio di questo lavoro sia proprio una giovinezza ritrovata”.
Walter Veltroni sta girando un documentario dal titolo “Quando c’era Berlinguer”. Torna così alla sua “primordiale” passione che aveva abbandonato per la politica. Ora però riesce a coniugare insieme cinema e politica e a parlare della realtà di oggi facendo un salto nel passato. D’altra parte l’oggi ha molte incognite come spiega lo stesso ex segretario del Pd:
“temo si stia dando l’impressione che abbiamo già vinto le elezioni, e l’unico problema sia ripartire i posti del governo che verrà. Sinceramente, lo eviterei», dice Veltroni che aggiunge: «Perché vedo una certa leggerezza nell’affrontare la durezza di questo momento storico in Occidente, come se fosse una fase ordinaria. La politica dovrebbe analizzare tutti gli elementi di un passaggio d’epoca sconvolgente. Invece prevale dovunque la politica dell’istante, senza passato e senza futuro, proiettata nella polemica del giorno. Tutto è gridato, tutto è personalizzato, con la violenza di polemiche che per il solo fatto di esistere finiscono sui giornali».
Alla domanda del giornalista del Corriere della Sera che gli chiede se è da tempo che vige questa triste realtà, l’ex sindaco di Roma risponde così: «Sì, ma ora rischiamo di caricarci di una responsabilità storica molto pesante: sottovalutare l’effetto del combinato disposto tra recessione e crisi istituzionale. E questo non vale solo per l’Italia. Mi piacerebbe che si guardasse la situazione come dall’alto, per cogliere tutti i cambiamenti rispetto al ‘900. La recessione, che dura da un tempo tanto lungo dall’averci fatto dimenticare quando non c’era. L’invecchiamento di tutta la popolazione europea: oggi in Italia ci sono la metà dei bambini rispetto agli anni 70. Il mutamento della composizione delle società occidentali: la politica è ferma all’idea dei blocchi sociali consolidati, statici, mentre ora durante un’esperienza di vita si cambia orizzontalmente e verticalmente, si cambiano lavori e condizioni sociali, più a precipitare che a crescere. L’assedio di una società a copertura totale e permanente della comunicazione, con l’elevatissimo grado di condizionamento che la gigantesca rete comunicativa comporta su ogni discorso pubblico».
Non vorrà dire pure lei che si stava meglio negli anni 70.
«No. La società di oggi potenzialmente ha dentro di sé tutte le risorse per essere la migliore delle società possibili: non ci sono mai stati un così lungo periodo di pace in Occidente, tanto sapere diffuso, tanta tecnologia, tanta lunghezza della vita. Ma le rivoluzioni tecnologiche postulano la capacità della politica di saper trovare i nuovi equilibri. È stato così dalla rivoluzione industriale in poi. Oggi sento la difficoltà delle democrazie a governare una società strutturata come quella moderna. E se la democrazia non decide, muore. Lo si vede nel più consolidato dei modelli, quello americano: per la prima volta, quella democrazia si dibatte con la sensazione che non esista più, per dirla con Schlesinger, la “presidenza imperiale”. In Francia, nel totale disinteresse il primo partito è il Fronte xenofobo e antieuropeo di Marine Le Pen mentre appare in crisi l’esperienza di gauche traditionelle di Hollande. L’estrema destra cresce in Grecia e in Austria. La socialdemocrazia arretra in Germania e nei Paesi scandinavi. Alle prossime elezioni europee rischiamo di avere un Parlamento antieuropeo. E in Italia la destra, con tutto quello che ha combinato, è in testa ai sondaggi».
Perché, secondo lei?
«La sinistra è sempre andata meglio nelle fasi di espansione economica. Le fasi di recessione sono sempre state un’occasione per la destra. Si reagisce alla recessione su una linea di isolazionismo sociale e di disinteresse per gli altri. Prevalgono posizioni che tendono a difendere la propria condizione individuale, spingono all’odio verso gli immigrati, animano pulsioni di egoismo sociale, di superiorità identitaria. La mia paura è che si stia facendo strada nel nuovo millennio un modello diverso dalla democrazia, una forma semplificata di decisione politica, di cui Russia e Cina sono la testimonianza più evidente».
Come le sembra la campagna di Renzi?
«Penso che Renzi abbia l’ispirazione giusta, capisca che questa non è una fase ordinaria, sappia che l’Italia non può essere governata con palliativi paternalistici, ma ha bisogno di riforme radicali che scuotano i conservatorismi di ogni specie».
Cosa gli manca, invece?
«A Renzi ho detto, pubblicamente e privatamente, che deve trasferire al Paese l’idea di coltivare quella che per me è la parola-chiave della nostra stagione storica: profondità. Tutto in Italia è molto leggero, volatile, privo di radici e nello stesso tempo di prospettiva. Non basta mettere insieme pezzetti di programma; ci vuole una visione generale, un’idea dell’Italia. Quello che Renzi deve fare è ribaltare il modello di politica che la destra ha imposto nei toni, nei linguaggi, persino nella rapsodicità di un discorso pubblico di continuo spezzettato e contraddetto».
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Le pare che questo Pd sia in grado di parlare a tutti gli italiani?
«Il Pd per me deve tornare a lavorare su quello che cercai di fare nel 2008: riscrivere il rapporto tra finalità e ideologia. La storia della sinistra italiana è stata grande perché legata a una storia di liberazione, di diritti, di riscatto. Il suo limite oggettivo è stato il legame storicamente determinato con l’ideologia. Dopo l’89 queste due cose potevano virtuosamente separarsi. L’impressione, specie negli ultimi anni, è che si siano perdute ambedue. Dobbiamo recuperare la sostanza dell’identità di una sinistra riformista: la battaglia per l’uguaglianza, nel senso che le attribuiva Bobbio; l’uguaglianza delle opportunità».
Nell’attesa, il Pd è considerato il partito delle tasse.
«Il Pd non deve essere il partito delle tasse. L’Italia non può reggere l’attuale pressione fiscale. Resto convinto che la strada sia pagare meno, pagare tutti. Il contrasto all’evasione e il calo della pressione fiscale devono andare di pari passo, insieme a una radicale riduzione della spesa pubblica. In Italia ci sono due tassazioni, una economica e una burocratica; e la seconda non è meno onerosa della prima. Tante imprese chiudono o non nascono perché sono oppresse dalle tasse e dalla burocrazia, fatta per consentire la corruzione. La lotta contro il conservatorismo passa da qui».
Un serata focosa e molto costosa quella che una coppia tedesca ha voluto sperimentare a danno dell’auto di un suonatore di tuba bavarese. A Neuhaus, infatti Rupert Beer e la compagna si sono ritrovati con la vettura piena di ammacchi e graffi dopo che una coppia ha scelto la vettura com “giaciglio” per dar libero sfogo alla passione. La polizia però non ci ha messo molto a rintracciare la coppia che sul luogo “del delitto” aveva abbandonato anche un una giacca a vento, un mazzo di chiavi, un preservativo, un cerchietto e un elastico per capelli. Ora la coppia dovrà risarcire Rupert sborsando 2700 euro per i danni recati alla vettura. Alla fine il suonatore di tuba si è detto soddisfatto perché dalla spiacevole avventura ne ha ricavato anche una canzone intitolata «Lack-Fuck» e ora si augura che possa diventare un successo.
Gli italiani disinnamorati della politica o forse è che attendono risposte definitive per avere un quadro più chiaro? La domanda sorge perchè, nonostante si sia parlato molto della situazione italiana in questa settimana, sembra non sia stato il tema più seguito. Si attende il futuro, per capire cosa accadrà dopo la battaglia sull’Imu e come terminerà lo scontro sull’Iva: come “pagheremo” le nuove decisioni? Si attende anche di conoscere le sorti del governo, con Berlusconi che prima minaccia di farlo cadere salvo poi dire che deve continuare. Ma anche negli altri schieramenti politici non sembra esserci maggiore certezza del futuro: gli espulsi del Movimento 5 Stelle pensano a creare un gruppo riformulato mentre sul fronte PD si attende di scoprire dove porterà la sfida (sui palchi) a distanza tra Letta e Renzi. Occhi puntati sul “che sarà” quindi, e al riguardo non passa mai inosservato il tema delle pensioni: ora si parla di prestito da elargire a chi è a uno o due anni dalla pensione e che verrà ripagato negli anni successivi. Ma non possiamo certo dimenticarci che il futuro si costruisce passo dopo passo, per tutta la vita, partendo da una scuola che, in Italia, sembra avere ancora troppe lacune da colmare e una nuova direzione da trovare. Ma questa settimana, forse perchè l’estate è ormai agli sgoccioli ma ancora abbiamo voglia di evasione, ha tenuto banco anche il calciomercato: che “domani” attende i giocatori delle nostre squadre? Sono le ultime giornate utili per sferrare i colpi sul mercato e uno ha avuto a dir poco dello sconvolgente: il Milan ha ceduto Boateng, autore di una splendida doppietta nella partita che ha permesso al club l’accesso in Champions, e ora potrebbe arrivare Kakà, dopo che già Matri, con il rammarico di Conte, ha raggiunto la panchina rossonera. Il calcio fa sempre parlare… molti, ma non tutti però! Soprattutto in questo week-end e in special modo a Sperlonga, dove sono state “vietate” le partite trasmesse in tv per non subire la defezione maschile dalla processione per i santi Rocco e Leone. Insomma, nel nostro variegato panorama, non resta che aspettare che tutti i pezzi trovino il loro posto.
Ma questa settimana è anche iniziata la Mostra del Cinema di Venezia, giunta alla sua settantesima edizione, e sembra che un po’ di polvere di stelle sia rimasta attaccata anche a noi e molto si è parlato di… star! Non poteva passare inosservato l’intervento d’urgenza a cui è stato sottoposto Massimo Ranieri, ma neanche il presunto Alzheimer prima confermato e poi smentito che avrebbe colpito lo 007 più famoso di sempre: Sean Connery. Ma Mostra del Cinema sono celebrity che arrivano al lido e portano con loro il gossip. In primis George Clooney, approdato single ma… con il volante del motoscafo in mano: da qui l’arrivo di un esposto: ha la patente nautica? Perchè il tema delle imbarcazioni a Venezia è di grande attualità: si tratti degli inchini delle grandi navi o dell’incidente che ha causato la morte di un professore tedesco per la quale ora anche un gondoliere è entrato nel registro degli indagati. A Venezia, però, è atteso anche Marco Carta, cantante scoperto ad Amici e che ha curato la colonna sonora del corto Insieme: lo vedremo nei prossimi giorni sul tappeto rosso. Con lui anche un attore dell’opera: Nicolas Vaporidis: chi catturerà maggiormente l’attenzione dei fan? Di certo, anche se distante dalla città lagunare, l’ha captata Monica Bellucci, per un divorzio che nessuno si sarebbe aspettato: quello dal compagno e collega Vicent Cassel. E se sembra che l’attrice abbia già un nuovo amore in corso, oltreoceano giunge la notizia della separazione di Clint Eastwood dalla seconda moglie… ma non si sente parlare di altre passioni pronte a sbocciare. Forse una… quella per la cucina italiana: il Tricolore conquista l’America (e i divi di Hollywood volano verso la nostra Penisola)… almeno a tavola! Una moda passeggera o un rapporto destinato a durare? Lo scopriremo, con il tempo, in quel futuro che ci dovrà portare tante risposte. Del resto, così si dice, la pazienza è una gran virtù!
Ha raggiunto da sola in cinque giorni la cima del Kilimangiaro: a compiere l’impresa e’ una alpinista di Mestre, Silvia Trabucco, 42 anni, da dieci anni residente a Zanzibar. Qui Silvia e’ responsabile amministrativo della locale Scuola internazionale, ma non ha mai perso la grande passione per la montagna e le ascensioni.
Cosi’ la donna, con il supporto di sei sherpa, si e’ presa 10 giorni di ferie dal lavoro ed e’ riuscita a raggiungere la cima di quella che con i suoi 5895 metri e’ la piu’ alta montagna africana.
”In effetti ero partita con una compagna, ma si e’ sentita male per l’altitudine dopo tre giorni di ascesa e ho proseguito da sola”. Una esperienza che Silvia giudica indimenticabile. ”E’ stata soprattutto una difficolta’ psicologica – spiega – quella di mantenere sempre la calma e il controllo del corpo. Ero tesa, preoccupata, non lo nego, ma volevo a tutti i costi arrivare in cima. Si dormiva nelle tende e si camminava soprattutto di notte – dice – ed e’ stato meraviglioso una mattina ritrovarmi davanti il biancore abbacinante di un ghiacciaio che non mi aspettavo di vedere”.
E’ stata freddata nel sonno Marilena Ciofalo, 34 anni , con un colpo di pistola dalla convivente Angela Toni, di un anno più anziana. L’omicidio è avvenuto nell’abitazione che le due donne dividevano a via Donatori di Sangue a Brescia. Poi, è stata la stessa Toni, qualche ora dopo l’omicidio, a chiamare i carabinieri confessando il delitto. La donna si trova ora in carcere. L’arma con cui ha commesso l’omicidio era detenuta regolarmente. I vicini hanno riferito di aver sentito la coppia litigare nel corso della notte. All’origine dell’omicidio ci sarebbero motivi passionali, forse un raptus di gelosia, alla base dell’omicidio. Sull’omicidio stanno indagando i carabinieri.
Asako Kanda, 39 anni, si è aggiudicata il Guiness dei Primati, come la più grande fan di Hello Kitty. Dagli elettrodomestici alle tende, dai pupazzetti ai lenzuoli ogni cosa a casa di Asako è firmata dal gattino più famoso del mondo.
Il marito di Kanda non è infastidito dalla passione/mania della moglie, ma solo preoccupato per il portafoglio, così che controlla spesso le spese di Asako per l’acquisto di prodotti Hello Kitty.
Ad oggi Asako possiede 4500 gadget firmati “Hello Kitty”!
*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*