Altra nebbia sul caso Borsellino… non è ancora ora della verità?

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19 luglio 1992. E’ la mattina dopo il massacro. L’ufficio di Paolo Borsellino, al secondo piano del palazzo di giustizia, è ancora con i sigilli. Sono i figli Lucia a e Manfredi Borsellino che insieme alla polizia li rimuovono e scoprono che i cassetti di Giovanni Falcone sono stati manomessi, svuotati. «Nostro padre era ordinatissimo. Era chiaro che qualcuno aveva messo le mani in quella stanza. Non c’erano carte, fascicoli, interrogatori legati alle inchieste sulle quali lui lavorava. E nessun appunto importante su Capaci», così i figli di Borsellino.  Nebbia su nebbia, documenti che come al solito, quando si parla di mafia, scompaiono. Sono come tanti testimoni che non ricordano e se ricordano poi cambiano versione. I figli lo dissero alla madre e fu Agnese che lo rivelò al suo giornalista “confidente” Sandro Ruotolo, chiedendogli però di non farne cenno, attendere gli sviluppi giudiziari. Un «patto» che Ruotolo ha tenuto fermo fino al 5 maggio quando, deceduta dopo lunga malattia la signora Agnese, ha chiesto ai figli di essere svincolato dall’intesa e di potere raccontare l’amarezza e la rabbia della madre.

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Colpo grosso al Palazzo di Giustizia di Sanremo: scassinato bancomat

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Furto clamoroso al Palazzo di Giustizia di Sanremo, la scorsa notte. Un vero colpo da professionisti quello sferrato al cuore della giustizia sanremese: i ladri, armati di fiamma ossidrica, avrebbero scavalcato il cancello dell’entrata principale, forzando poi la porta finestra del bar del tribunale per introdursi nella struttura. Violati i sistemi di sicurezza del palazzo, hanno aperto il banconat che si trova nell’atrio dell’immobile sottraendo un totale di 7 mila euro. Il tutto, organizzato fin nel dettaglio, è avvenuto in 15 minuti.  A dare l’allarme è stata una poliziotta in servizio che, passando dalle parti del tribunale, ha notato del fumo uscire dal palazzo di giustizia. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della compagnia di Sanremo, che ora condurranno le indagini, sperando che le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza diano qualche indizio, anche se pare che la zona battuta dai malviventi non fosse ben coperta dal sistema.

La protesta di Ruby: “Voglio essere ascoltata al processo”

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Karima El Mahroug, meglio nota come Ruby, dichiarandosi “dispiaciuta di aver fatto una cavolata spacciandomi per parente di Mubarak”, ha manifestato oggi davanti al Palazzo di Giustizia di Milano per chiedere di essere ascoltata al processo che porta il suo nome e che vede come imputato Berlusconi con l’accusa di sfruttamento di prostituzione minorile. Ruby è la figura chiave, oltre che in questo processo, anche di quello in cui sono imputati Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede. Aspettando il 22 aprile, data in cui riprenderà il procedimento per il Cavaliere dopo la sospensione delle udienze decisa dai giudici in attesa della decisione della Cassazione sull’istanza di legittimo sospetto presentata dalla difesa del Cavaliere, Ruby ha preparato un lungo comunicato che ha letto alla stampa evitando però di rispondere alle domande. La ragazza ha esordito affermando di essersi sentita “strumentalizzata da parte della stampa e dalla magistratura” e di aver deciso “dopo due anni di rompere il silenzio”, lo ha fatto con questa protesta “per mia figlia Sofia e per la mia famiglia”. Tra le tante affermazioni contenute nel suo comunicato, Ruby ha dichiarato: “Non ho nulla di cui vergognarmi e nulla da nascondere. Chiedo di essere sentita dai giudici di Milano, spero che mi chiamino. Chiedo che qualcuno ascolti quello che ho da dire, e che questo avvenga nelle sedi istituzionali.” E ancora: “Non sono una prostituta, devono ascoltarmi. Per colpire Berlusconi la stampa ha fatto del male a me”. Dopo essersi scusata per le sue bugie, anche per quelle raccontate a Berlusconi, che afferma le servissero per “costruire una vita parallela, un’origine diversa dalla povertà”, non ha risparmiato un attacco alla magistratura: “La violenza che più mi ha segnato è stata quella del sistema investigativo. Dei ripetuti interrogatori che ho subito solo alcuni sono stati messi a verbale. Ho subito una tortura psicologica, un atteggiamento apparentemente amichevole ma improvvisamente mutato quando non ho accusato Silvio Berlusconi”, ha letto ancora Ruby. “A 17 anni non sapevo nemmeno chi fossero i pubblici ministeri, non leggevo i giornali, a malapena sapevo chi fosse Berlusconi. Oggi ho capito che è in corso una guerra nei suoi confronti che non mi appartiene, ma che mi coinvolge, mi ferisce. Non voglio essere vittima di questa situazione. Non è giusto. Chiedo che qualcuno ascolti quello che ho da dire, voglio raccontare l’unica verità possibile e lo voglio fare in sede istituzionale” E ancora: “Oggi ho capito che è in corso una guerra contro di lui e io ne sono rimasta coinvolta, ma non voglio che la mia vita venga distrutta”. Quindi Ruby si è congedata con un: “Quello che dovevo dire l’ho detto. Adesso spero che mi chiamino.”

Monitorato il cuore d’oro di Berlusconi… mentre il malato ferma la piazza!

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Domani i parlamentari del Pdl saranno davanti al Palazzo di Giustizia per sfilare silenziosamente per testimoniare la loro solidarietà a Silvio Berlusconi. A confermarlo è l’ex ministro Mariastella Gelmini. Quanto all’ipotesi di una analoga manifestazione davanti al Csm «non è stata decisa, anche se non escludiamo niente».
«Ho ritenuto, pur ringraziando di cuore tutti i parlamentari per la loro dimostrazione di fiducia e di affetto, di chiedere di soprassedere a tale iniziativa per il rispetto che ho sempre portato alle istituzioni repubblicane. Nonostante tutto, continuo ancora a confidare che la verità sia più forte di ogni pregiudizio e di ogni strumentalizzazione politica anche da parte di chi deve pronunciare una sentenza in nome del Popolo italiano in un procedimento che mi vede in base alla realtà dei fatti come incontestabilmente innocente», lo afferma in una nota Silvio Berlusconi riguarda la manifestazione in programma domattina a Milano.

Intanto Silvio Berlusconi è “sotto stretto monitoraggio cardiovascolare da questa mattina”. A spiegarlo è stato Alberto Zangrillo, medico personale del leader del Pdl e primario del reparto di Anestesia dell’ospedale San Raffaele, dove lo stesso Berlusconi è ricoverato da due giorni per uveite. Zangrillo ha precisato che nelle ultime ore si è verificata “l’alterazione dell’equilibrio emodinamico, con picchi di ipertensione arteriosa”.

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