Ormai per tutti è il letto maledetto, dopo le 8 morti avvenute in terapia intensiva ora arriva la nona. Si chiamava Claudio Contessa ed è morto il 21 maggio dopo alcuni interventi chirurgici andati a buon fine. A raccontare la storia è il fratello Luciano che a distanza di mesi ancora non si spiega come Claudio abbia trovato la morte.
Raffaella Troili de Il Messaggero raccoglie la testimonianza di Luciano Contessa:
“«I deceduti hanno occupato tutti, per periodi più o meno lunghi, il letto numero otto nel reparto deputato alle normali trattazioni – racconta – e mio fratello, Claudio Contessa, ricoverato al San Giovanni per disturbi circolatori, dopo aver subito alcuni interventi chirurgici ben riusciti, il 21 maggio è improvvisamente morto. Aveva – ricorda – per alcuni giorni, occupato il letto numero 8 del reparto di terapia intensiva»”.
Claudio però non è iscritto nell’elenco delle morti sospette, ma i familiari chiedono chiarimenti. Domande già fatte da tempo ma a cui non hanno ancora ricevuto risposta, spiega Luciano:
“«Dalla documentazione fornita dall’ospedale non risulta la causa del decesso, noi familiari abbiamo chiesto chiarimenti attraverso fax al direttore sanitario e al direttore generale dell’ospedale San Giovanni, al primario del reparto (II medicina) dove è avvenuto il decesso e anche al Tribunale dei diritti del malato. Ma nessuno per ora ci ha risposto». In realtà il Tribunale per i diritti del malato si è attivato: «Proprio domani (l’11 dicembre per chi legge,n.d.r.) avremo un incontro con il direttore sanitario proprio per avere chiarimenti dall’azienda sul caso Contessa»”.
Le morti sospette accertate causate dal batterio Clostridium difficile sarebbero per ora otto:
“Gli inquirenti stanno indagando anche sul decorso ospedaliero di altri pazienti che sono stati contagiati, per capire se nella trasmissione incontrollata del virus sia configurabile una responsabilità dei sanitari. Da accertare se tra gli operatori sia ravvisabile una possibile negligenza che abbia incentivato il contagio, ovvero se lenzuola e materasso non siano stati disinfettati e puliti, dal momento che la maggior parte dei pazienti deceduti sarebbe stata ricoverata in un unico padiglione. E, soprattutto, avrebbe occupato lo stesso letto, quello con la targhetta numero otto”.