Mala-università: assemblea permanente allo Iuav

assemblea-iuav-tuttacronacaCirca 200 studenti entrati in assemblea permanente. E’ successo ieri allo Iuav, l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, dove i giovani si sono riuniti davanti alla sede dell’ex cotonificio, a Santa Marta, preoccupati per l’impossibilità di seguire le lezioni e di non riuscire a fare gli esami del proprio piano di studi a causa della nuova offerta formativa dell’ateneo. Gli universitari non gradiscono la riorganizzazione dei dipartimenti, trovandosi ad affrontare problemi logistici e organizzativi. “Aule strapiene e un’offerta didattica che peggiorerà”, dichiara chi protesta. Gli studenti, durante l’assemblea, hanno redatto delle proposte comuni, consegnate nel pomeriggio al rettore Amerigo Restucci nel pomeriggio. Nel frattempo, il collettivo Lisc ha indetto per l’11 ottobre una manifestazione in difesa del diritto allo studio. “Tra vecchi ordinamenti e nuovi ordinamenti, i direttori di dipartimento attraverso l’area della didattica hanno creato delle tabelle di equivalenza che costringono 1200 studenti a seguire corsi che prima non dovevano frequentare – dichiarano i manifestanti così siamo costretti a ragionare in continua emergenza”. Chi protesta guarda anche alla conferenza di Ateneo del 31 ottobre prossimo che, dicono, “dovrebbe servire a trovare delle soluzioni.” La riorganizzazione, entrata in vigore quest’anno, secondo gli studenti ha portato a una totale disorganizzazione e un’offerta didattica palesemente impoverita. Intanto il rettore prende tempo: “Ascolterò le proposte e le segnalazioni che arriveranno dagli studenti e dopo l’assemblea cercheremo di dare le dovute risposte” dichiara Americo Restucci. Ma non sarà affatto facile: gli studenti hanno già bocciato i nuovi ordinamenti dei corsi dei laurea nati dai dipartimenti, dopo l’abolizione delle facoltà. Ma nel frattempo ben 160 studenti del biennio della laurea magistrale si sentono in un limbo perché senza una collocazione nei tre dipartimenti che hanno preso il posto dei tradizionali corsi di laurea; inoltre nel passaggio dal vecchio al nuovo ordinamento alcuni esami non vengono riconosciuti o sono da ripetere. Oppure si rischia di laurearsi saltando alcuni esami fondamentali.

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Iniziata distruzione delle armi chimiche in Siria

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E’ iniziata oggi la distruzione degli arsenali e dei centri di produzione di gas tossici in Siria. Sono gli esperti dell’Organizzazione per la proibizione della armi chimiche (Opac) insieme alle Nazioni Unite a Damasco a darne notizia e precisare che questa prima fase dell’operazione per essere completata avrà bisogno almeno di 30 giorni.

RAPITA LA FIGLIA DEL RE DELLA COCA IN BULGARIA!

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E’ stata rapita a Sofia la figlia di 10 anni del presunto ‘re della cocaina’ bulgaro, Evelin Banev, detto ‘Brendo’. La ragazzina, in viaggio verso la scuola sull’auto del padre, e’ stata prelevata da tre uomini, che hanno sparato all’autista, ora ricoverato. Banev e’ stato condannato a febbraio a 7 anni e mezzo di carcere per riciclaggio. E’ sospettato anche di aver messo in piedi un’organizzazione criminale specializzata nel traffico di cocaina verso l’Italia, con la ‘ndrangheta calabrese.

Educazione siberiana di Gabriele Salvatores!

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”Ai cattivi maestri della politica, preferisco Nonno Kuzja, il cattivo maestro che ha il volto di John Malkovich, protagonista di ‘Educazione siberiana”’: cosi’, alla vigilia delle elezioni, Gabriele Salvatores presenta il suo nuovo film, tratto dal bestseller omonimo di Nicolai Lilin. Del resto, spiega il regista, meglio confrontarsi con cattivi maestri che con nessun maestro.  E poi, precisa, il ‘cattivo’ e carismatico personaggio protagonista del film ha anche principi condivisibili. Il denaro, ad esempio, ”non deve entrare nelle case perche’ e’ sporco”, mentre la regola regina dell’educazione siberiana è risassunta nella massima ‘Un uomo non puo’ possedere piu’ di quanto il suo cuore possa amare’.

Il codice di comportamento della comunita’siberiana (un’organizzazione criminale, con risvolti mistici, fatta da ‘delinquenti onesti’) prevede, tra le altre cose, il disprezzo del denaro e del potere, il rispetto e la difesa dei piu’ deboli, l’odio per poliziotti e comunisti e l’amore per armi e tatuaggi, oltre ad una nostalgia un po’ ‘no global’ per un mondo che si sta dissolvendo.

‘Educazione siberiana’,con John Malkovich, Peter Stormare e Eleanor Tomlinson, rappresenta una svolta nella carriera di Salvatores. A 60 anni, spiega, ”esco dal guscio”. ”E’ la prima volta di una produzione in cui non sono coinvolto, la prima volta con attori con cui non avevo mai lavorato prima, la prima volta di un film internazionale a tutti gli effetti, concepito in Italia ma che trova coproduzioni europee con una storia comprensibile anche fuori dai confini nazionali”.

‘Educazione siberiana’ ”non e’ un film sociale ne’ politico”, spiega Salvatores, ma l’intento e’ quello di ”creare, nell’indifferenza dilagante, qualche crepa emotiva in cui si puo’ infilare una riflessione”.

Dispiaciuto per l’assenza del film al Festival di Berlino, il regista racconta il motivo della mancata ammissione di ‘Educazione siberiana’ tra i film in concorso. ”Non e’ stato riconosciuto come un film italiano – spiega – a differenza di altri miei film come ‘Io non ho paura’ in cui le cannottiere, i bambini, i campi di grano e il sud rimandavano direttamente all’Italia”.

A pochi giorni dalla Notte degli Oscar, Salvatores rivela di avere apprezzato soprattutto l’interpretazione di Daniel-Day Lewis in ‘Lincoln’ di Steven Spielberg e quella di Joaquin Phoenix in ‘The Master’ di di Paul Thomas Anderson. Il regista, Premio Oscar per il miglior film straniero con ‘Mediterraneo’ (1991), rivela che il suo film preferito, tra quelli in corsa per l’ambita statuetta, e’ ‘Vita di Pi’ di Ang Lee. ”In pochi saranno d’accordo con me – conclude Salvatores – ma io premierei ‘Vita di Pi’ perche’ mi ha fatto vedere immagini che non avevo ancora visto al cinema”.

Purtroppo però il film di Salvatores, presentato ieri sera in anteprima alla critica italiana non ha convinto i giornalisti. Sicuramente penalizzato dall’essere tratto  un grande libro, che da tutti è adorato, il film, pur avendo dietro la macchina da presa un regista lontano anni luce dalla retorica, risente comunque di una matrice didascalica che viene a interrompere troppe volte la narrazione per poter avvicinare lo spettatore a una realtà lontana e non conosciuta. Il misto tra religione e mafia, tra riti ed esecuzioni e una storia immensa che copre una arco temporale di 10 anni (dal 1980 al 1990) sicuramente non ha convinto fino in fondo, ma resta comunque un perno di sperimentalizzazione e di partenza per un “nuovo” (se mai verrà) cinema italiano che si ponga con un occhio più internazionale.

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