Femminismo 2.0!

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La storia del femminismo è lunga e complessa. Eccessive, trasgressive, provocatorie, ribelli, disubbidienti… in poche parole oniche e utopistiche, queste sono le donne che da sempre si impegnano per una parità di diritti.  La  prima donna che alzò la testa fu  Olympe de Gouges che nel 1971 scrisse  Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina per  rivendicare il ruolo pubblico delle donne. Appena un anno più tardi ci fu l’inglese  Mary Wollstonecraft che nella sua  A Vindication of the Rights of Woman (Rivendicazione dei diritti della donna) scrisse “è ora di effettuare una rivoluzione nei modi di vivere delle donne – è ora di restituirle la dignità perduta – e di far sì che esse, in quanto parte della specie umana, operino riformando se stesse per riformare il mondo”. Stava sorgendo la rivoluzione industriale e con essa molte donne trovarono impiego nelle fabbriche. Molte erano discriminate, sfruttate e sottopagate. Spesso maltrattate e violentate, alcune volte irrise, altre volte isolate. 

Era il  1848, quando a Seneca Falls, presso New York, si tenne un’assemblea di circa trecento donne, nella quale Elizabeth Cady Stanton (1815-1902) formulò una dichiarazione dei diritti delle donne all’eguaglianza. Vi si affermava che uomini e donne sono eguali e «dotati dal loro Creatore di diritti inalienabili; che tra questi vi sono la vita, la libertà, il perseguimento della felicità».

Fu una tematica ripresa e sviluppata nel femminismo sociale che sorse in Francia e si pose come movimento autonomo all’interno del grande movimento socialista che portò alla seconda Rivoluzione.

Dopo passaggi più o meno bui, rischiarati ogni tanto da qualche ondata di luce le donne ripresero a gridare a metà degli anni ’60. Era l’America che andava incontro alla sua stagione migliore. L’entusiasmo di un rinnovamento, la voglia di libertà, di fraternità, di levare le “regole” per vivere in una comunità capace da sola di autolimitarsi per non ledere i diritti di nessuno. Senza imposizioni dall’alto, senza giudizi, senza ruoli… solo tendendosi la mano e credendo in un futuro in cui l’eguaglianza fosse il primo scalino su cui fondare una nuova società.

Qui si inseriva anche la “mistica della femminilità” di Betty Friedan, pubblicato nel 1963, che denunciava la situazione di discriminazione nei confronti delle donne sia nel mondo del lavoro sia dal punto di vista giuridico, la mancanza di tutele e di servizi sociali, chiedendo invece una nuova legislazione per garantire una equa retribuzione, il congedo per maternità, la costruzione di asili-nido.

Poi ancora la svolta con il movimento del ’68 italiano, che era un’indiretta emanazione di quello scoppiato in America, sulla costa pacifica, a Berkeley già nel 1964. Qui c’erano diverse correnti di femminismo da quello più “soft” a quello più estremista, da quello politicizzato a quello anarchico. Femminismi spesso in lotta fra loro, movimenti in guerra con altri movimenti.

Il primo movimento femminile organizzato nel nostro paese è il Movimento di liberazione della donna, nato nel 1969. I suoi obiettivi primari sono la legalizzazione dell’aborto e la creazione di asili-nido. È aperto sia alle donne sia agli uomini.
Nel 1970 è la volta di Rivolta femminile (primo gruppo separatista) che esordisce con il manifesto intitolato “Sputiamo su Hegel”. Viene rifiutato l’uomo come portatore di un ruolo predominante. «Della grande umiliazione che il mondo patriarcale ci ha imposto noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: essi hanno mantenuto il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione dell’umanità. Hanno giustificato nella metafisica ciò che era ingiusto e atroce nella vita della donna».

Quello che predominava in quegli anni era il dibattito, il parlare di uguaglianza, di essere un’orchestra a più voci, in cui emergeva la volontà di affermare il ruolo della donna.

Poi venne il nulla. Venne l’idea che tutto si era già ottenuto, che tutto era palese. E l’uomo riprese il sopravvento.

E’ il 2008 quando a Kiev nasce un movimento femminista di protesta. Si chiamano FEMEN! Ben presto diventano famose a livello internazionale, anche grazie ai metodi trasgressivi che usano per affermare i loro diritti. Utilizzano il topless come protesta contro la prostituzione, il turismo sessuale e rivendicano i diritti civili.

Anna Hutsol è la leader di questo movimento in ucraina. Ora protesta a Roma, in Italia contro il “berlusconismo”, contro il merchandising della donna ridotta a femmina… lo fa con toni violenti, crudi e impietosi. Lo fa chiedendo alle donne di andare in piazza e usare il loro corpo per richiamare l’attenzione, per fare baccano, per dire no a chi vuole relegare il genere femminile a oggetto sessuale.

“Se gli italiani sono ancora pronti a sopportare questo fango allora se lo meritano. Un Paese che sceglie come primo ministro un uomo accusato di aver pagato una prostituta minorenne è un Paese molto strano, o molto malato”.

E oggi c’è chi ha detto no, ed è scesa in piazza a seno nudo a protestare contro Berlusconi.

Benvenuto Femminismo 2.0! 

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“ONE BILLION RISING” FROM MODENA AND MILANO

 

 

 

“ONE BILLION RISING” FROM OXFORD!

“ONE BILLION RISING” FROM CAGLIARI!

“ONE BILLION RISING” FROM ROME: Piazza del Popolo

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Ogni istante è buono per dire basta alla violenza che tutti i santi giorni, offende, minaccia, spaventa, violenta e uccide un miliardo di donne in tutto il pianeta. Si ha paura per madri, figlie, sorelle, amiche, colleghe di qualcuno, con la consapevolezza che prima o poi toccherà anche a loro, perché il carnefice è spesso lo stesso padre, fratello, amante, fidanzato, marito, collega…

STOP ALLA VIOLENZA!

A Piazza del Popolo, a Roma  alle 12.30 si è aderito al ONE BILLION RISING!

“ONE BILLION RISING” FROM ROME: Trinità dei Monti

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A Roma la mobilitazione è partita dall’obelisco di Trinita’ dei Monti, nel cuore di Roma, per arrivare alla vicina piazza di Spagna al grido di “Basta la violenza sulle donne! Donne, donne, donne! L’Italia danza contro la violenza! Viva le donne e gli uomini che le sanno trattare bene”. A dare vita al ballo di gruppo nella giornata di San Valentino è stata l’associazione  “Hands off Women” che a Piazza di Spagna ha esposto un guanto bianco sporco di sangue, un indumento rosso e la bandiera dell’Italia. A ritmo di tamburi, il movimento guidato da Isabella Rauti ha dato la sua adesione al flash-mob  One Billion Rising.

 

 

ONE BILLION RISING: INDIA!

Donne e uomini provenienti da tutti i ceti sociali si sono riuniti oggi per impegnarsi a porre fine alla violenza contro le donne e le ragazze.

Una serie di eventi culturali sono in programma in tutta l’India, che parteciperà al flash mob  globale che viene chiamato ‘One Billion Rising’.

Alla luce anche degli ultimi eventi di violenza contro le donne in India, quest’evento ha un’importanza notevole.

A Nuova Delhi, il suo momento clou è stato l’evento culturale che si è svolto a  Parliament Street tra 5 e 8 PM, che ha visto partecipare gli studenti di Lady Shri Ram College, Miranda House e Kamala Nehru College.

 

ONE BILLION RISING: in Italia c’è un motivo in più per farlo!

14 febbraio, San Valentino dedicato a fermare la violenza sulle donne. Manifestazioni, flash mob in tutto il mondo per l’evento che si prepara ad essere “il più globale della storia”. Grazie a internet, a youtube e siti di sharing il mondo si prepara a vedere, nel giorno degli innamorati, ONE BILLION RISING. In Italia c’è un motivo in più: rispetto per le donne e buon esempio anche dai politici che nonostante abbiamo varcato la soglia del 2013 non perdono il vizio di vecchie “battute” volgari e gratuite. Offese, ma soprattutto mentalità che considera la donna come un oggetto che deve sottomettersi all’uomo sempre e comunque!

Tsunami culturale “One billion rising”: il flash mob contro il femminicidio

Flash mob planetario  che il 14 febbraio vedrà donne e uomini di ben 198 paesi nel mondo ballare nelle strade, nelle piazze, nei luoghi pubblici per dire no alla violenza maschile sulle donne che ogni anno conta milioni di vittime in ogni latitudine, no ai femminicidi che solo in Italia e solo nel 2012 ha raggiunto l’orribile record di  124 donne morte per mano di mariti, compagni, fidanzati, fratelli, padri.

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