Votazione sulla fiducia domani, 24 lulio, sul decreto “del fare”. Oggi il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, ha spiegato: “Abbiamo un calendario molto complicato: 6 decreti, le leggi europee, il disegno di legge di riforma costituzionale, le leggi sui partiti e l’omofobia, votare su 800 emendamenti non permette di rispettare tempi”. Come spiega Il Fatto, Franceschini ha riassunto in aula la situazione che si era venuta a creare dopo, appunto, la presentazione di 800 emendamenti al decreto legge: su richiesta dell’esecutivo di “scendere a un numero ragionevole” Sel e Lega “avevano detto sì”, la maggioranza aveva accettato di ridurre a 10 gli emendamenti mentre una trattativa con il M5S era saltata e i parlamentari “grillini” avevano deciso di tenere tutti le modifiche presentate, cioè oltre 400. “Se il tema è costruire un percorso che consente all’aula di esprimersi in tempi ragionevoli sui singoli emendamenti è un conto, se invece il tema è l’accoglimento di un certo numero di emendamenti la cosa cambia”, ha spiegato il ministro. Rispetto alla trattativa sugli emendamenti tra M5S e governo, i pentastellati si erano dichiarati disponibili a ritirare gran parte degli emendamenti, riducendoli a 8. Ma il governo avrebbe risposto di poterne accogliere la metà, cioè quattro.
Nel frattempo M5S, Lega e Fdi non hanno accettato la diretta televisiva sulle dichiarazioni di voto finali: questo lascia intendere l’intenzione di praticare l’ostruzionismo, avvalendosi degli strumenti regolamentari che concedono tempi larghi di intervento ai deputati sui decreti legge. Un no dell’M5S è arrivato anche per la possibilità che le commissioni Affari costituzionali e Ue possano esaminare la legge sul finanziamento ai partiti e la legge comunitaria. A conseguenza di ciò, saranno solo le commissioni che esaminano decreti legge a riunirsi.Il capogruppo Pd Roberto Speranza, ha spiegato che tale ostruzionismo “Rischia di rallentare provvedimenti decisivi, di cui il Paese ha bisogno”. Sono i pentastellati che spiegano: “Alla fine avevamo presentato otto-nove punti qualificanti di modifica al decreto ‘del Fare’. Punti che avrebbero migliorato un testo pressoché impresentabile. Al governo, però, evidentemente non interessa affatto licenziare norme utili al Paese”. Quindi gli eletti M5S elencano: “Estendere la riduzione del Cip 6 anche agli inceneritori, togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia, aprire un fondo di sostegno alle Pmi in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading, ricalibrare l’Iva sui servizi portuali, vincolare infine gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale”. Con queste misure, se fossero state introdotte, concludono i deputati del Movimento, il decreto sarebbe stato “almeno presentabile: al ministro Franceschini abbiamo lasciato intendere che non ci interessa la mera contabilità degli emendamenti presentati o approvati. E tantomeno le pantomime mediatiche su sterili battaglie, tipiche di una certa opposizione. A noi interessano le modifiche concrete e puntiamo sempre a portare a casa i risultati”.
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