“Giustizia per Joele”: la truffa che specula sulla morte del 19enne

joele-leotta-tuttacronacaE’ stato massacrato di botte lo scorso ottobre a Maidstone, nel Kent, dove si era trasferito da pochi giorni per costruirsi un futuro, il 19enne Joele Leotta. E ora c’è chi specula su quella tragedia. La truffa organizzata prevede la vendita online di braccialetti tricolori con la scritta “Giustizia per Joele” con il ricavato che dovrebbe servire per sostenere i genitori e pagare parte delle spese legali, oltre che per il rimpatrio del feretro. Ma la madre Patrizia Leotta dichiara: “Io di questa iniziativa non ne so proprio niente, non mi risulta nulla del genere”, senza aggiungere altro. E ad essere all’oscuro del fatto sono anche gli altri familiari e gli amici di Joele. Il promotore della raccolta fondi sarebbe un sedicente cugino inglese del ragazzo italiano che in Facebook spiega: “Lui era venuto in Inghilterra per imparare la lingua e lavorare. Era qui da meno di due settimane quando è stato attaccato. Purtroppo ha perso la vita. Chiediamo di manifestare il proprio sostegno acquistando bracciali con i colori italiani con incise le parole ‘Giustizia per Joele'”. Come spiega Il Giorno, il costo del prodotto è di un pound, più il prezzo della spedizione di due euro e mezzo, da versare tramite il sistema Paypal. Parrebbe ne siano già stati piazzati alcune centinaia. Chi gestisce l’affare tuttavia non sembrerebbe affatto britannico, almeno dal linguaggio che utilizza, sebbene sostenga di essere figlio di papà inglese e mamma italiana. Ma non solo: sembra che l’autore della truffa non conosca nemmeno il giovane lecchese assassinato né la brutta vicenda che gli è costata la vita. Quello che fa, insomma, è usare foto che si trovano in rete per dimostrare un legame che probabilmente non c’è: una parentela con Joele. Sempre sempre sul social blu specifica che il denaro raccolto andrà a beneficio dei volontari di un’associazioni che si occupano dei congiunti delle vittime di omicidio. “Il resto invece verrà versato ai genitori di Joele in Italia”. I quali però tuttavia garantiscono di non conoscerlo. Per quello che riguarda la salma, venerdì il coroner del Kent avrebbe rilasciato agli inquirenti il nulla osta per il rilascio e Joele potrebbe quindi tornare a casa nel giro di pochi giorni, una volta organizzato il viaggio.

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Rivolta nel carcere di Maidstone, nella cittadina dove è stato ucciso Joele

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Durissima protesta nel carcere di Maidstone, nel Kent, dove oltre 100 detenuti stanno dando vita alla rivolta. Sky News britannica ha commentato così la notizia: «in un’ala del carcere è in corso un incidente e sono state dispiegate forze di sicurezza nazionali». Secondo alcune fonti tra 160 e i 180 detenuti stanno mettendo a ferro e fuoco un’area della prigione che si trova nella cittadina dove lo scorso 20 ottobre è stato ucciso, massacrato di botte, Joele Leotta, diciannovenne della provincia di Lecco.

L’omicidio di Joele Leotta: l’udienza preliminare rinviata a lunedì

joele-leotta-tuttacronacaUn inconveniente tecnico ha obbligato a rimandare a lunedì l’udienza preliminare dei quattro lituani accusati dell’omicidio di Joele Leotta. I quattro, che avrebbero massacrato il 19enne lecchese fino a ucciderlo nella sua camera a Maidstone, nel Kent, dove si era recentemente trasferito per lavorare, sarebbero dovuti comparire oggi via videolink di fronte alla locale Magistrates Court. Nel frattempo, l’autopsia ha confermato che Joele è morto a causa delle gravi ferite riportate alla testa durante il pestaggio.

Inghilterra: patria ospitale per gli stranieri o no? Parla chi ce l’ha fatta

marco_liviero-tuttacronacaIn Italia si parla in questi giorni dell’Inghilterra per la morte del 19enne Joele Leotta, massacrato di botte una settimana fa a Maidstone, in Kent. Ma sono molti i giovani italiani che decidono di trasferirsi sul suolo inglese per costruirsi un futuro. Molti ci riescono, partendo da lavori umili e crescendo giorno per giorno. Arrivano nelle banche della City, negli hedge fund, negli studi legali, nelle università. E’ il Gazzettino a raccontare le storia del 43een padovano Marco Liviero da Padova. Appena diventato padre, è finito a Eton, una delle scuole più prestigiose del mondo, la fabbriche di re e primi ministri. Diciannove premier hanno studiato sui banchi dell’austero istituto fondato nel 1440 da re Enrico VI. E innumerevoli esponenti dell’aristocrazia britannica, tra i quali anche i principi William e Harry. Qui l’uomo insegna letteratura inglese. Così racconta la sua storia e la “sua” Inghilterra, e ci tiene a sottolineare che le opinioni sono personali e che non parla a nome della scuola. “Io ero come Joele, un ragazzo normale – insiste -. Sono arrivato qui 20 anni fa, per tre ho lavorato in un piccolo supermercato. Ho studiato all’università di Padova, ho fatto l’Erasmus in Irlanda e ho vinto una borsa di studio all’università di Birmingham. Ho avuto la fortuna di fare qualche supplenza a Cheltenham e poi ho ottenuto la cattedra a Eton. Non ho nulla di speciale, ho solo sfruttato le opportunità che ti regala questo Paese”, spiega. Liviero, dopo quanto accaduto a Joele, si sente di rassicurare tutti: “Quello che è successo a Maidstone è scioccante, un evento che deve far riflettere tutta la Gran Bretagna. Ma spero non dia un’impressione sbagliata di questa nazione che è aperta e tollerante. Gli italiani che vengono qui hanno sicuramente qualcosa da imparare. Ci sono ottime occasioni di lavoro per chi ha voglia di rimboccarsi le maniche. Qui vige la meritocrazia. Proprio come a Eton. I ragazzi per entrare sostengono un esame. E non ci sono solo privilegiati. Perché uno su cinque viene finanziato da una borsa di studio. Tutti lavorano sodo. Non ci sono pregiudizi e la mentalità è molto liberal”. Ma è quindi solo l’Italia la patria del nepotismo? “Non la metterei così. Non esistono solo gli inciuci e le spintarelle. E non è vero che a Londra non esista il nepotismo. C’è anche qui, solo che gli inglesi, a differenza degli italiani, non si rassegnano, non girano la testa dall’altra parte e lo combattono perché non è insito nella loro cultura”. Lati positivi, il Belpaese li ha: “L’istruzione universitaria è eccellente, il nostro è un Paese meraviglioso ma frustrante. Non incoraggia i giovani a fare esperienze all’estero. Mi era stato offerto un lavoro in università, ma prima io avrei voluto trascorrere un periodo in Gran Bretagna. Mi è stato fatto chiaramente intendere che se me ne fossi andato il posto non sarebbe più stato mio in futuro. Quindi capisco la fuga dei cervelli, oggi più che mai perché il lavoro manca. Se fossi rimasto in Italia magari avrei avuto una buona carriera, chi lo sa. Ma sarebbe stato più difficile. Alcuni miei colleghi molto in gamba stanno facendo ancora supplenze alle medie”. Infine, un consiglio ai giovani che sognano l’Inghilterra: “Bisogna essere adattabili e tenere presente che anche se si inizia come pizzaioli non significa rimanere piazzaioli a vita. Qui non ci sono percorsi professionali già segnati. Chi studia latino e greco finisce spesso nella City e per essere un avvocato non serve neppure avere una laurea in Legge». Ritornerà mai in Italia? «Non credo, ormai il mio mondo è questo, mio figlio è nato qui, sarà inglese e italiano”.

Joele Leotta: perchè è stato picchiato a morte?

joele-leotta-tuttacronacaIeri la drammatica notizia della morte del 19enne italiano Joele Leotta a Maidstone, nel Kent, massacrato di botte poco dopo essere rincasato dal lavoro che aveva iniziato da poco. Ora il console italiano a Londra, che segue da vicino il caso, ha fatto sapere: “Teniamo alta la tensione della polizia inglese sul caso di Joele Leotta e abbiamo un loro impegno per una soluzione quanto prima della vicenda”. Al momento sono dieci i fermati: quattro di loro, tutti lituani, compariranno oggi davanti ai giudici per la formalizzazione dell’accusa di omicidio. Per quel che riguarda il movente, che inizialmente si era pensato fosse da rintracciarsi nel razzismo, ora è emersa anche l’ipotesi dello scambio di persona. Omar Galbiati, fratello di Alex, l’amico con cui Joele condivideva la stanza e a sua volta picchiato ferocemente, racconta: “Alex era sotto choc perché ha perso il suo migliore amico quando ha telefonato a casa. L’unica cosa che volevamo sentire è che stava bene e non gli abbiamo chiesto molto di quello che è successo”. E continua: “I proprietari del ristorante sono delle bravissime persone. Inizialmente ci hanno spiegato che la camera in cui dormivano Joele e Alex era prima occupata da un’altra persona ma che se ne era andata. Non so che cosa è successo. Saranno le indagini a chiarirlo”, racconta a proposito di un post su Facebook in cui si parlava di “scambio di persona”.

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Joele, l’italiano massacrato di botte in Inghilterra: “ci rubi il lavoro”

gioele-leotta-tuttacronacaAveva appena 19 anni Joele Leotta e, come molti giovani italiani, voleva costruirsi un futuro. Lui, partito da Nibonno, in provincia di Lecco, aveva scelto di recarsi in Inghilterra, per trovare lavoro e imparare la lingua. Assieme a un amico, Alex Galbiati, faceva il cameriere in un ristorante italiano di Maidstone, nel Kent, dove era giunto da circa un paio di settimane. Ma la cosa non è piaciuta ad alcuni giovani del luogo, che hanno accusato i due italiani di rubare loro il lavoro. Otto ragazzi inglesi, tra i 21 e i 25 anni, avrebbero quindi più volte importunato i due accusandoli di aver occupato il letto di un loro connazionale. Domenica sera li avevano importunati al lavoro, poi, il tragico epilogo. Hanno infatti organizzato una spedizione punitiva nell’appartamento dei due italiani, dopo che i due lecchesi avevano terminato il turno e mentre si preparavano per andare a letto. Gli inglesi li hanno picchiati a sangue, massacrando Gioele che è morto poco dopo l’arrivo in ospedale. Alex, a sua volta picchiato furiosamente e che ha riportato numerose ferite, sarebbe invece fuori pericolo. Le forze dell’ordine inglesi hanno arrestato gli otto presunti colpevoli: sette sono stati fermati subito dopo la spedizione punitiva, mentre stavano per cenare in un ristorante, l’ultimo la notte dopo.

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