Victoria’s Secret vieta a una mamma di allattare il bimbo in negozio

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Chi potrebbe pensare che un negozio che vende reggiseni vieti a una mamma di allattare il proprio figlio di 4 mesi in negozio? Eppure questo è quello che è successo ad Ashley Clawson, una mamma 27enne, che si trovava all’interno di un centro commerciale in uno dei punti vendita di Victoria’s Secret a Austin, in Texas. Quando suo figlio ha iniziato a piangere che aveva fame la donna si è rivolta a un commesso chiedendo se poteva usare uno dei camerini per allattare il piccolo. Il commesso non ha avuto neppure il tempo di rispondere poiché si è avvicinato alla donna un’altro addetto che le ha “suggerito” di recarsi fuori dal negozio, in un viale nei pressi del centro commerciale. La Clawson umiliata e confusa si è recato presso un bagno pubblico per allattare il figlio, poi è andata all’attacco anche perché aveva sempre ritenuto che Victoria ‘s Secret era un marchio che aveva da sempre celebrato i corpi delle donne e che spesso aveva appoggiato le battaglie di quest’ultime, perciò il fatto era di una gravita assoluta.

La mamma poi ha condiviso la sua esperienza su Facebook e ha presento un reclamo ufficiale a Victoria ‘s Secret dopo che la rete  locale di Fox in Austin ha mandato in onda la sua storia. La Clawson ha ricevuto le scuse ufficiali e le è stata offerta un buono di 150 dollari da spendere nel negozio.

Victoria ‘s Secret ha anche rilasciato questa dichiarazione: “Prendiamo la questione molto seriamente. Abbiamo una politica di lunga data che consente alle madri di allattare i loro figli nei nostri negozi e ci dispiace che non è stata seguita in questo caso. Abbiamo chiesto scusa alla signora Clawson, e stiamo prendendo misure per garantire che in tutti i negozi  sia possibile accogliere le madri e farle allattare i figli”.

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La villa della Santanchè a Cortina che è un negozio ai fini fiscali

daniela-santanche-cortina-casa-tuttacronacaE’ Marco Lillo del Fatto Quotidiano a parlare della villa a due piani di Cortina d’Ampezzo dove Daniela Santanchè trascorre le sue vacanze ma che viene classificato, ai fini fiscali, come locale commerciale al catasto e affittato dalla società Visibilia, di cui detiene il 60% (il resto è della società quotata Bioera, controllata dall’ex marito Canio Mazzaro). In sintesi: il conto per quella che si reputava una classica seconda casa di montagna, cioè il canone di locazione pagato alla BazziCase S.a.s. di Cortina, viene ammortizzato come costo per la società e quindi deducibile dal reddito. Lillo è andato a vedere le carte del processo intentato alla Banca Popolare di Milano e al suo ex amministratore Massimo Ponzellini e ha ricavato due elementi che reputa rilevanti: la Bpm concedeva fidejussioni e prestiti a una società, quella della Santanchè, che esibiva fatture non ancora incassate (a inizio 2011 3/4 di fatture non incassate); il canone di locazione di Cortina anticipato da Bpm è registrato per un immobile adibito a locale commerciale. Un negozio, insomma, non una seconda casa da 215 mq. e relativa pertinenza da 75 mq. Interpellata dal Fatto, Santanchè conferma la natura commerciale dell’immobile:

Non c’è nulla di male. Quella casa serve per le cose della società. Non è una casa in cui vado tutti i week-end a sciare. Ho ritenuto fosse giusto perché la utilizzo per le pubbliche relazioni e gli eventi che dobbiamo realizzare per Visibilia. Inoltre mi pare di ricordare con un margine di certezza del 99 per cento che paghiamo solo metà del canone tramite Visi-bilia. Non è una villa ma una casa che ha un piano su strada senza camere da letto dove ho organizzato un incontro con i miei migliori clienti e presto farò un evento per la rivista che edito: Ville e giardini.

Corto circuito in un negozio, panico in Viale Marconi a Roma

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Viale Marconi, una delle vie più commerciali della Capitale oggi è stata interessata da un incendio, probabilmente dovuto a un corto circuito nel negozio Guess, sito al numero civico 25. Le fiamme si sarebbero sviluppate nel magazzino del negozio intorno alle 13 e i dipendenti avrebbero chiamato i soccorsi e si sarebbero precipitati in strada. I Vigili del Fuoco, intervenuti con 4 squadre, sono ancora a lavoro. Il fumo è arrivato fino al primo piano, ma fortunatamente non ci sono stati feriti. Il negozio è distrutto e il traffico è in tilt.

Il ladro che entra dalla porta… ed esce buttato fuori dalla finestra!

ladro-finestra-tuttacronacaIl ladro entra dalla porta… ed esce dalla finestra, gettato fuori! In Brasile, due ladri avevano organizzato il colpo perfetto: arrivare al negozio di una strada desolata e, mentre uno attende in strada, il complice entra, fa il colpo e poi si dà alla fuga. Tutto facile? Solo a parole. Infatti il proprietario si è rifiutato di farsi rapinare e ha pensato bene di lanciare fuori il malvivente. Al che il motociclista scappa via mentre al compagno non resta che seguirlo. Il video era stato girato da una telecamera di sorveglianza a fine agosto ma solo ora è saltato all’attenzione del popolo della rete.

Fanno una rapina e fuggono a cavallo, come nel West!!!

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Anche la polizia vedendo il filmato delle telecamere di sorveglianza di un negozio a Fortaleza, nota località turistica del Brasile,  è rimasta, stupita e ha commentato “Rapine effettuate in questo modo sono una novità. Non pensavamo che, dopo aver effettuato il colpo si potesse fuggire a cavallo”.

Nelle immagini infatti si vedono quattro uomini in sella a due cavalli che scippano due donne che escono dal supermercato e poi scappano al galoppo. Proprio come una rapina nel buon vecchio west!!!

 

Marocchini aprono negozio nel loro Paese, in Italia hanno massacrato una 80enne

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La massacrarono con un oggetto contundente, probabilmente un portacenere in marmo, mai più trovato. La vittima Maria De Freitas, 80 anni, non si è più ripresa. Portata in rianimazione dopo il massacro ha infatti riportato danni che i medici hanno dichiarato permanenti. I criminali Adil Channita, 22 anni, e Mohamed Lamghari, 25, entrambi marocchini, hanno aperto un negozio in Marocco e si occupano di moda. All’anziana portarono via 20 mila euro, anche se non trovarono i 104 mila euro in contanti che la donna teneva in un cassetto. Forse questa sarà l’unica pena che sconteranno visto che nonostante la condanna i due criminali ora sono imprenditori all’estero.

 

Quel “negozio” di Prada in mezzo al deserto che rischia di essere distrutto

prada-deserto-tuttacronacaNel desrto del Chihuahua, in Texas, dove i passanti sono asinelli e qualche sporadico automobilista, sorge una vetrina di Prada. Siamo sulla Route 90 a pochi chilometri dalla cittadina di Valentine ed è qui che sorge il negozio che espone borse e scarpe della nota marca. Inaugurato nel 2005, ora rischia però di chiudere a causa di una legge texana che risale al ’65 per la quale la piccola costruzione costituirebbe una “pubblicità illegale”. Come mai? Il “negozio” non è tale, semmai si tratta di un’installazione artistica chiamata “Prada Marfa” e ideata dai danesi Michael Elmgreen e Ingar Dragset. Costata 80mila dollari, l’opera, che non verrà riparata in caso di danni da agenti atmosferici, ha richiamato numerosi turisti nonostante lo “store” sia eternamente chiuso. In esposizione, borse e scarpe selezionate personalmente da Miuccia Prada dalla collezione autunno/inverno del 2005. A protezione dell’installazione, una serie di telecamere di sicurezza che hanno il compito di evitare eventuali furti e atti di vandalismo. Un simile episodio si era infatti verificato pochi giorni dopo la sua inaugurazione, quando il “negozio” è stato danneggiato e gli articoli presenti al suo interno sono stati trafugati. Ora però il Dipartimento dei Trasporti del Texas sta valutando la possibilità di radere al suolo l’installazione perché nessuno dei suoi autori ha mai chiesto l’autorizzazione per porre una pubblicità ai bordi della Route 90. Michael Elmgreen si è rifiutato poiché non la ritiene tale: “Costruire un negozio nel deserto – ha detto al New York Times – per noi rappresenta una critica all’industria del lusso”.

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A Milano il flash mob che inscena il suicidio degli imprenditori

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Il movimento Economia Popolare voleva “affermare l’indignazione contro i tanti suicidi di imprenditori italiani vittime della crisi economica che stiamo vivendo e per sensibilizzare su temi quali la concorrenza sleale operata da grandi multinazionali, dumping, sfruttamento del lavoro nei paesi sottosviluppati ed evasione fiscale”. Per farlo ha optato per un flash mob che si è tenuto oggi in coincidenza con il primo giorno di Milano Moda Uomo. In corso Vittorio Emanuele, davanti al negozio di Zara, hanno inscenato un suicidio di massa di imprenditori vittime crisi. Il tutto è durato alcuni minuti durante i quali i dimostranti hanno inscenato suicidi con varie modalità. Solo al termine del flash mob sono state spiegate, ai passanti incuriositi, le motivazioni del flash mob.

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Pagare per… guardare!

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Georgina, proprietaria di un negozio specializzato in prodotti senza glutine in Australia, ha appeso un cartello sulla porta del suo negozio in cui rende noto che chi entra dovrà pagare 5 dollari. In caso di acquisti, questa cifra verrà sottratta al momento del conto. Insomma, una tariffa per chi entra “solo per guardare”. L’idea è nata perchè in molti chiedono chiarimenti sulle caratteristiche dei prodotti o per farsi consigliare, salvo poi acquistare il prodotto in rete o al supermercato, cercando così di risparmiare qualche dollaro. Georgina ha motivato la sua decisione: “non sono qui per fare un servizio di beneficenza, a favore delle grandi catene di supermercati”. La nuova policy del negozio è entrata in vigore d inizio febbraio ed ha avuto riscontri discordanti: alcune persone sono tornate sui loro passi mentre altre hanno accettato di pagare la tariffa. Russell Zimmerman, direttore esecutivo dell’Associazione dei rivenditori australiani, commenta negativamente l’iniziativa, affermando che un simile atteggiamento può avere come unico effetto quello di allontanare la clientela. In realtà nel Queensland ci sono già alcuni negozi che hanno attuato una politica simile, anche se in un contesto diverso. Si tratterebbe di negozi di abbigliamento e di scarpe, che “tariffano la prova”. Quello di Giorgina è però il primo caso in cui si paga esclusivamente per guardare.

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Bambino spacca la vetrina di un negozio per rubare un gioco!

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Gli avevano negato dei giocattoli e lui per tutta risposta ha infranto la vetrina del negozio. E’ successo in piena notte a Vicenza e ha richiesto l’intervento di una ‘volante’. Il ladro, un ragazzino ghanese di 10 anni che, in pigiama e ciabatte, aveva sfondato la vetrina per accaparrarsi l’agognato ‘desiderio’ che i genitori gli avevano sempre negato di comprare. E già che c’era aveva pensato ad un ‘omaggio’ anche alla sorellina. Poco dopo mezzanotte al 113 è giunta una telefonata di un cittadino che segnalava la vetrina spaccata ad un negozio. Entrambi lavoratori e ben inseriti nella contesto sociale, dormivano pacificamente, ed hanno avuto non poche difficoltà a credere al racconto degli agenti, sicuri che il loro figlio fosse a letto, nella sua camera.

Ruba i maglioni per i fratelli, “hanno freddo”!

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Ha rubato cinque maglioni per poterli regalare ai fratelli che sentivano freddo. La protagonista e’ una ragazza di 18 anni di Catanzaro sorpresa mentre compiva un furto in un negozio di una famiglia cinese. La ragazza ha raccontato ai carabinieri che la sua famiglia ha gravi problemi economici e che i fratelli avevano bisogno di indumenti per ripararsi dal freddo. Il pm di turno, Carlo Villani, ha deciso di non farla arrestare e di denunciarla per furto.

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