Quando una foto racconta storie lontane: la mostra di Aniello Barone

aniello-barone-mostra-tuttacronacaC’era un tempo nel quale i genitori, costretti dalla povertà, abbandovano i propri figli nei brefotrofi, istituti che accoglievano e allevano i neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono. Tra questi, anche la Real Casa Santa dell’Annunziata di Napoli, uno dei più grandi d’Europa. Proprio nell’Archivio Storico di questo si è recato, nel 2008, il fotografo napoletano Aniello Barone, classe 1965, per una ricerca. E qui ha immortalato le immagini che compongono Archivio, primo appuntamento espositivo del 2014 della Galleria Doozo, in via Palermo, a Roma, dove sarà possibile, dal 20 febbraio al 30 maggio, ammirare la mostra fotografica. Quindici scatti, tutti in bianco e nero, che Barone, che da alcuni anni insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, ha realizzato nell’istituzione fondata nella prima metà del XIV sec e attiva fino alla metà del secolo scorso. Si tratta di dettagli delle carte dei registri d’archivio e di oggetti, denominati cartule, appartenuti ai neonati immessi nella Ruota degli Esposti e  simbolo della speranza dei genitori di poter un giorno tornare ad abbracciare i propri figli. Le cartule, infatti, si compongono dei fogli con i quali i neonati venivano registrati e di oggetti appartenuti agli stessi bimbi, come medagliette spezzate o brandelli di vestiti. A distanza di decenni, quando non di secoli, le stesse cartule permettono all’osservatore di riportare alla memoria storie dimenticate e vite lontane. E proprio questo è quanto scaturisce dalle foto di Archivio, così come dai precedenti lavori dell’artista: il racconto di vite passate, di drammi familiari e speranza. In questo modo, inoltre, Barone offre il suo personale memento di rispetto per l’uomo. E ancora, ci permette di non perdere il contatto con una realtà che spesso si preferisce ignorare. Non solo nel passato, infatti, la difficile condizione economica costringeva ad abbandonare i propri figli. In Cina, a Nanchino, è possibile trovare un ricovero in strada, con culle, coperte e riscaldamento, dove lasciare il neonato. In questo caso, un pulsante permette di avvisare gli ospedali della presenza del piccolo. Del resto tra le caratteristiche dell’opera di Barone c’è proprio il partire da temi storici e antropologici che non si limitano a documentare ma che si arricchiscono di una connotazione emotiva, come dimostrano ad esempio i suoi libri, tra i quali ricordiamo Sahrawi, la terra sospesa (2001), Detta Innominata (2006) e il più recente (   ) casa (2012).

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Baci rubati: coppie gay nelle favolose chiese di Roma

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Una provocazione o meglio un  “atto d’amore per la Santa Romana Chiesa” così lo chiama l’artista e fotografo Gonzalo Orquìn, 31 anni, sivigliano trasferito da anni a Roma, che ha voluto fare un progetto fotografico nelle chiese romane. Un suo messaggio universale un po’ flash mob, un po’ iconografia da album di nozze, ma forse anche una velata protesta. I protagonisti, amici o conoscenti, si sono scambiati un atto d’amore, nelle prime ore della mattina, in chiese deserte per non urtare la sensibilità di nessuno ” Comunque nessun parroco si è accorto di nulla e non abbiamo mai avuto problemi”, ha rivelato il fotografo. Gli scatti di Orquìn sono in mostra a Roma da mercoledì 25 settembre.

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Cosa succede se si fotografa un uomo… come se fosse una donna

foto-femminino-tuttacronaca“Con il mio lavoro cerco di riflettere una componente della mascolinità che è stata repressa a causa dei ruoli sociali. La dolcezza, le emozioni o la vulnerabilità sono state viste come inadatte al personaggio maschile. La stessa cosa accadeva, o accade, con le lacrime.” Così il fotografo israeliano Nir Arieli spiega all’HuffPost Arts la sua serie di ritratti intitolata Men, per la quale ha fotografato degli uomini utilizzando i canoni tradizionali della fotografia al femminile così come appare nelle pubblicità e nelle riviste. Arieli colloca i suoi modelli maschili in ambienti e posizioni, illuminazione e gesti che sono stati associati con il femminile per riflettere proprio su questo contrasto tra i ruoli.

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I ragazzi che “rubano” i vestiti alle compagne… ma solo per una foto!

jon-uriarte-coppia-tuttacronacaThe men under the influence... è la serie fotografica realizzata da Jon Uriarte, fotografo spagnolo classe 80, che ha ritratto alcuni amici vestiti con gli abiti delle loro compagne all’interno delle rispettive abitazioni. L’intenzione dell’artista era creare “una sensazione di perdita” negli uomini che sono ritratti. “Io non sono nè uno scienziato nè un antropologo, questo è un modo per esprimere la mia visione”, afferma Uriarte, che vive a Barcellona dove insegna fotografia nella Escuela Superior de Imagen y Diseño. L’idea nacque nel 2007, mentre rifletteva con gli amici su come era cambiato il concetto di coppia eterosessuale. Poi, resosi conto che non esistevano progetti simili, diede il via alla sua serie, alla quale ha dedicato “2,3 anni”. Circa il processo, lui stesso spiega: “Non è facile. Sono tutti amici e non è comodo: case estranee, abiti delle loro compagne, ambienti intimi.” Uriarte è diventato famoso dopo aver pubblicato la serie in Feature Shoot, una pagina di progetti artisitici. Solo in seguito diversi siti, come il blog del New York Times o il Daily Beast si sono interessati al suo lavoro. “Ora mi arrivano diverse richieste d’intervista che mi portano via molto tempo e ho dovuto ampiare l’hosting del mio sito e spenderci soldi” racconta. “Il lavoro ha avuto una notevole ripercussione, però fino ad ora non ho ricevuto nessuna retribuzione economica”. Alcune persone dicono che i ragazzi sembrano contenti nelle foto. “Io non credo, appaiono disorientati, sorpresi. A volte, per di più, facevo domande scomode per vedere come reagivano”.

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“Sei davvero mio amico”? Viaggia per il mondo per conoscere i contatti in Fb

tanja-fotografa-facebook-tuttacronacaQuante persone sono davvero “amici” tra tutti i contatti in Facebook? La fotografa Tanja Hollande voleva una risposta per questo quesito e così ha deciso di partire per un lungo viaggio intorno al mondo per cercare, e infine conoscere, tutte le 678 persone con cui è in contatto tramire il social blu. Il suo peregrinare è durato due anni e l’ha portata dall’Afghanistan a Jakarta. In questo lasso di tempo, Tanja ha incontrato tutti i suoi “amici social” e ne ha approfittato per fotografati nelle loro case, durante le loro attività domestiche quotidiane. Al termine della sua “missione”, ha realizzato sia un mostra fotografica che un libro in cui ha raccontato l’avventura vissuta in giro per il mondo.

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The Neighbors: il fotografo che spia i dirimpettai e li mette in mostra

vicini

Il fotografo Arne Svenson ha presentato la sua nuova mostra alla Saul Gallery di New York, dal titolo “The Neighbors”. Gli scatti, per i quali ha utilizzato un teleobiettivo ereditato da un amico,immortalano quello che Svenson ha osservato per mesi dalla finestra del suo studio di Tribeca: i suoi “vicini”. Occhi puntati dunque sugli inquilini di un condominio di lusso fatto interamente di vetro e acciaio, che svolgevano le loro normali attività quotidiane completamente ignari dell’occhio indiscreto. Ma il progetto, dove non appaio i volti delle persone immortalate, ha dato l’avvio ad un acceso dibattito, con alcuni dei soggetti che hanno minacciato una denuncia per violazione della privacy. E, in riferimento all’impostazione voyeuristica, i molti si sono domandati fino a dove ci si possa spingere in nome dell’arte, per non violare le libertà individuali. Svenson, una sua versione ce l’ha e l’ha spiegata in un comunicato stampa. Secondo il fotografo, si legge, per i suoi soggetti “non esiste privacy, perché sono attori inconsapevoli che recitano davanti a uno schermo di vetro, dove il sipario è sempre alzato”. Aggiungendo che l’identità dei soggetti non è importante, perché i protagonisti del progetto rappresentano tutto il genere umano

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