La sonda diretta sulla Luna, Ladee, è partita regolarmente e dopo 30 minuti ha già inviato un segnale e si è potuto verificare che la rotta era perfetta. La missione della Nasa è iniziata quindi sotto i migliori auspici. Ora la sonda – lanciata con un razzo Minotaur (ex missile balistico riconvertito) dalla base americana di Wallops Island, in Virginia – avrà il compito di studiare la debolissima atmosfera lunare. In particolare studiando l’atmosfera si vuole trovar risposta alla formazione dei pianeti. E come ha detto al momento del rilascio della sonda in orbita, il direttore di lancio “Buon viaggio verso la Luna”!
Luca Parmitano era partito con del cibo italiano. Lassù fra le stelle aveva deciso di mangiare i prodotti della sua terra. Ma in un collegamento in diretta dalla Stazione Spaziale organizzato nel centro dell’Esa a Frascati (Roma), l’Esrin, l’astronauta ha confessato: ”E’ praticamente finito tutto” e poi ha aggiunto ‘Quando abbiamo finito di trasferire il materiale dalla navetta europea Atv ‘Albert Einstein’ ero responsabile di questa operazione e ho voluto ringraziare l’equipaggio con una cena italiana. Eravamo in sei e ho offerto primo e secondo” e ha poi concluso ”ho ancora una lasagna, magari l’aprirò una domenica per ricordarmi come si pranza in Italia la domenica e poi è rimasto un tiramisù che non credo riuscirò a mangiare perché Karen ha una passione per questo dessert: credo lo darò a lei”. Il cibo italiano è davvero spaziale!
E’ iniziata l’avventura nello spazio per l’astronauta italiano Luca Parmitano: partita alle 22.31 dalla base russa di Baikonur, in Kazakhstan, la Soyuz ha completato il suo secondo viaggio “rapido” verso la stazione orbitale, alla quale è arrivata in meno di sei ore anziché in due giorni e si è così agganciata alla Stazione spaziale internazionale (Iss). Il primo a entrare nella stazione è stato il comandante della Soyuz, Fyodor Yurchichin. Quindi è stata la volta dell’astronauta italiano, sorridente e felice di essere a bordo, poi è entrata l’americana Karen Nyberg. I tre sono andati a completare l’equipaggio della Stazione spaziale, unendosi a Pavel Vinogradov, Aleksandr Misurkin e Christopher Cassidy. La Souyz è partita dalla stessa rampe dalla quale decollò, nel 1961, la Vostok con a bordo il primo cosmonauta della storia, Yuri Gagarin. Quello della navicella è stato un viaggio record, un vero e proprio inseguimento rapido che ha permesso agli astronauti per la seconda volta, di agganciarsi alla Stazione spaziale poche ore dopo il decollo.
Countdown a -1 per Luca Parmitano, l’astronauta 36enne di Paternò, che domani salirà a bordo della navicella Soyuz, dal cosmodromo di Baikonour, in Kazakistan, diretto verso la Stazione spaziale internazionale. Il siciliano è sposato con Kathy e ha due figlie, di 3 e 6 anni. Diplomato al liceo scientifico Galilei di Catania e laureato in Scienze Politiche a Napoli frequentando al tempo stesso l’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, nell’Arma azzurra ha raggiunto il grado di maggiore e conta oltre 2.000 ore di volo con abilitazione al pilotaggio di 20 modelli tra aerei ed elicotteri ed è, dal 2009, nel novero degli astronauti dell’Agenzia spaziale europea. Ma soprattutto, sarà il primo italiano a poter vantare una passeggiata nello Spazio. In missione, però, Parmitano troverà un po’ d’Italia, considerato che ormai più della metà dei moduli abitativi pressurizzati del laboratorio è “made in Italy” dalla progettazione alla costruzione. E’ lui stesso a raccontarlo: “Mi ritroverò in orbita circondato da tecnologia italiana, segno che il nostro settore della ricerca e dell’industria e il coordinamento dell’Agenzia spaziale italiana hanno sempre più crediti nel ristretto club dei paesi che si occupano di spazio. Il ruolo dell’Italia, evidente anche nell’ideazione degli esperimenti, è importante sia nella realizzazione dall’A alla Z di parti della stazione, sia quale paese guida di molti progetti dell’Agenzia spaziale europea, ad esempio la Cupola, il luogo più spettacolare dell’Iss”.
Ma gli astronauti non avranno troppo tempo per godersi la bow window, la più grande finestra mai costruita nello spazio. Dovranno infattti “seguire oltre 150 esperimenti sceintifici, curare e sviluppare la parte tecnologica della stazione e infine ci sono compiti legati ai futuri scenari esplorativi che già adesso creano i presupposti per raggiungere nei prossimi anni altri pianeti”. Gli investimenti sono ingenti, per questa missione che prende il nome di “Volare”, ma sono tutti giustificati. “Con queste missioni contribuiamo a costruire un futuro migliore e non solo perché con il lavoro di oggi qualcuno domani potrà andare su Marte. Grazie agli esperimenti sulla Stazione spaziale si stanno raccogliendo importanti risultati ad esempio per la medicina, vedi le cure per l’osteoporosi, dato che in assenza di peso le ossa si indeboliscono. E poi si lavora per migliorare la lotta all’inquinamento, per scoprire nuovi carburanti ecologici con test che possono essere eseguiti solo in assenza di gravità. Per i frutti di tanti di questi esperimenti sarà necessario attendere anni, forse decenni, ma è questo il modo di procedere della ricerca che non si può fermare”. Iss, la Stazione spaziale internazionale, è in orbita, con il suo nucleo primario, dal 1998. Dal 2000 è abitata senza soste (fino a 8 astronauti) e l’anno prossimo dovrebbe essere completata per restare in esercizio fino al 2028. Visibile a occhio nudo dalla Terra, viaggia a una velocità media di quasi 28mila chilometri orari ad un’altezza che varia tra i 278 e il 460 chilometri. Compie 16 volte al giorno un’orbita completa. Alla realizzazione e al funzionamento del grande laboratorio di ricerca scientifica contribuiscono Nasa (Usa), Rka (Russia), Esa (Europa, ovvero Italia, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera), Jaxa (Giappone) e Csa (Canada). I costi stimati dell’Iss sono di circa 100 miliardi di euro nei 30 anni di attività.
Si sono corsi molti pericoli, ma alla fine c’è stato l’happy end! Nonostante si siano rotti 3 motori su quattro in fase di manovra, la capsula Dragon, lanciata qualche giorno fa è riuscita comunque ad agganciarsi alla stazione spaziale internazionale per rifornire l’esperimento Growth-1. Ma di cosa si tratta? In poche parole di un esperimento di giardinaggio in condizioni di microgravità.
Di esperimenti sulle piante nello spazio ce ne sono stati molti, ma l’obiettivo che ci si è prefissati con questa missione è veramente arduo. I giardinieri spaziali dovranno far fiorire un esemplare di Arabidopsis thaliana che, per chi non lo sapesse, è la “pianta cavia” per eccellenza, utilizzata in innumerevoli esperimenti anche sulla Terra, oltre che in orbita. Forse un evento così meritava la diretta tv!
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